CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Il piano regionale del trasporto pubblico locale aggrava i problemi della Provincia di Iglesias-Carbonia, riduce i collegamenti interni e ridimensiona il ruolo delle Ferrovie meridionali, che potrebbero diventare un'agenzia dell'Arst. Mozione del centrodestra per un nuovo piano che tenga conto della specificità del bacino di traffico.


Cagliari, 28 novembre 2005 - Lodevole il principio: evitare "parallelismi e duplicazioni" fra treno e autobus; ma il trasporto pubblico locale che emerge dalla parte del piano regionale riferita al Sulcis Iglesiente non risolve il problema dei collegamenti interni della Provincia, anzi li complica. Per il momento, l'unica prospettiva che si intravede non è quella di accrescere la mobilità dei cittadini (la dispersione della popolazione e la forte attrazione esercitata da Cagliari sono due aspetti cruciali), ma di ridurre il numero dei dipendenti delle aziende di trasporto, in particolare delle Ferrovie meridionali sarde, a gestione governativa, che la Regione vorrebbe "regionalizzare" e declassare ad agenzia del "supercarrozzone" (la definizione è dell'on. Oppi) dell'Arst.

Insomma, il piano regionale del trasporto pubblico locale, è arrivato in Consiglio regionale, rischia di peggiorare le cose in un territorio dove le cose, in fatto di trasporti, non sono andate benissimo, sino a giustificare un vettore (le Fms, appunto) a gestione statale, "l'unica società di trasporto che copre il territorio in modo capillare"  e che oggi si vorrebbe far inghiottire dal calderone "disperdendo esperienze e risorse".

Per questo motivo il centrodestra (prima firmataria l'on. Claudia Lombardo) ha presentato una mozione che impegna la Giunta a convocare le parti (Provincia, Trenitalia, Fms e organizzazioni sindacali) per "concordare un nuovo piano" che tenga conto "della specificità del bacino di traffico"; un nuovo piano da adottare contestualmente e non a spizzichi e bocconi (d'accordo, ad esempio, sulla metropolitana leggera, ma quando arriverà?).

Questo piano - ha detto l'on. Lombardo - finisce "per incentivare il mezzo privato" dal momento che, su alcune linee bisogna prendere normalmente tre mezzi per arriva a destinazione. Tutto ciò, mentre nelle altre Regioni si sperimenta, con successo, il biglietto unico e l'integrazione "effettiva" fra treno e mezzo gommato.

Non si incentivano (anzi, a conti fatti, si riducono) i collegamenti interni e paradossalmente si istituisce una linea Iglesias-Vallermosa-Cagliari "fuori bacino, ritenuta di scarso interesse per il numero dei passeggeri che la utilizzerebbero". A pochi passeggeri, ovviamente, corrispondono pochi introiti.

In questa vicenda, uno degli attori, Trenitalia, se ne sta sdegnosamente da parte; partecipa al piano, ma non modifica un solo orario dei propri treni. Non si capisce, insomma, a che titolo partecipi alla pianificazione, rispetto alla quale sembrerebbe un corpo estraneo. Le manifestazioni di protesta di etichetta sindacale hanno raccolto l'adesione di numerosi cittadini, preoccupati per il futuro; anche il comitato dei pendolari - ha ricordato l'on. Lombardo, "è sempre più insoddisfatto". Fra i pendolari, numerosi gli studenti, anche universitari, alla prese con un servizio che rende problematici i collegamenti.

Non si comprende l'atteggiamento della nuova Provincia, che ha sempre annunciato di voler difendere le peculiarità del territorio e che ora, invece, sembra arrendersi. Lo ha sottolineato l'on. Giorgio Oppi, ipotizzando che la fretta della Regione l'abbia presa in contropiede. Se la Provincia ha bisogno di organizzarsi (troppo giovane per presumere che abbia messo a punto la macchina organizzativa), non è stata agevolato da una Regione che, invece, preme per chiudere rapidamente. "In aula vigileremo", ha assicurato.

Questa - hanno detto i sindacalisti presenti - non è una battaglia di coalizione; ma, piuttosto, "una battaglia per la qualità del territorio". Il piano - sostengono - rassomiglia all'assalto alla diligenza, il cui bottino potrebbero essere le Ferrovie meridionali; o, meglio, i 30 milioni del bilancio che, con la regionalizzazione, passerebbero nelle casse della Regione; ma, attenzione, finirebbero nel fondo indistinto - ha ricordato l'on. Giorgio La Spisa - e, forse, non tutti. In ogni caso, il piano trasporti sembra riferirsi a modelli di altre regioni che così poco si rassomigliano alla Sardegna; una cosa, infatti, "è razionalizzare i trasporti in Emilia o in Lombardia, un'altra cosa nell'Isola, dove la dispersione della popolazione rende inaccettabili i parametri presi in esame".

E prima di prendere decisioni definitive, meglio riflettere un attimino, restituendo la parola alla Provincia. (adel)


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