CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
Una mozione sulla pillola RU486 ed una PL per la realizzazione di centri anti-violenza e case "protette" presentate a Cagliari dai consiglieri regionali SDI-SU e dagli esponenti de "La rosa nel pugno"
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Cagliari, 21 novembre 2005 - La richiesta di autorizzare anche in Sardegna la "tecnica farmacologia (la pillola RU486)" per interrompere volontariamente una gravidanza e la realizzazione di una rete di centri e di case "protette", nelle quali accogliere le vittime della violenza, "una mozione ed una proposta di legge per difendere lo Stato di diritto ed i diritti degli individui", sono state illustrate dai consiglieri regionali socialisti Maria Grazia Caligaris e Mondino Ibba (alla mozione ha aderito anche il consigliere sardista Giuseppe Atzeri), nel corso di una conferenza stampa che ha segnato la "prima uscita non ufficiale", nell'Isola, de "la rosa nel pugno", il nuovo partito al quale aderiscono lo SDI ed il Partito Radicale. Alla conferenza stampa, infatti, oltre ai presentatori della mozione e della proposta di legge hanno partecipato anche Maria Isabella Puggioni, portavoce regionale dei Radicali, ed Emidio Casula, segretario regionale dello SDI-SU.
I due provvedimenti, hanno ricordato Maria Grazia Caligaris e Mondino Ibba, rientrano nelle battaglie per il rispetto delle leggi e la difesa dei diritti individuali che ha sempre contraddistinto la lunga azione politica dei Socialisti, e dei Radicali. L'utilizzo immediato della pillola RU 486, infatti, non è altro che l'applicazione della legge 194, che all'articolo 15 autorizza il ricorso a tecniche "migliori, più moderne, meno invasive" di quelle autorizzate ed utilizzate quando la legge sulla interruzione della gravidanza è stata approvata, nel lontano 1978. "Niente altro che l'applicazione di una legge, ha confermato Maria Isabella Puggioni, che autorizza il ricorso a metodi che presentano meno rischi e provocano meno traumi alle donne che decidono di interrompere una gravidanza".
Una tecnica, hanno ribadito Maria Grazia Caligaris e Mondino Ibba, largamente utilizzata all'estero e la cui validità è stata riconosciuta anche dall'Organizzazione mondiale della sanità. Perché, allora, recentemente il Ministero ha posto vincoli, impedimenti di natura giuridica e morale che, di fatto, limitano il diritto delle donne italiane ad utilizzare una tecnica molto meno pericolosa di quella attualmente usata, che altro non è che "un vero e proprio intervento chirurgico, con tutti i pericoli e le conseguenze che caratterizzano queste tecniche invasive".
In Italia si seguono per la RU 486, attualmente, due strade: la sperimentazione nelle strutture pubbliche, con le lungaggini che questa sperimentazione comporta, e l'acquisto del farmaco all'estero, dove è di normale utilizzo. Il direttore della clinica ostetrica e ginecologica dell'Università di Sassari ha assicurato la sua "disponibilità" ad acquistare all'estero il farmaco necessario, serve però l'autorizzazione da parte della Regione. Il presidente Soru e la Giunta, secondo quanto prevede la mozione, "urgente, per l'urgenza dei casi", devono ora prendere le opportune decisioni e concedere le necessarie autorizzazioni alle strutture sanitarie regionali che intendono seguire questa strada.
Siamo per una maternità, ed una paternità, "responsabile", hanno aggiunto i presentatori dell'iniziativa, tanto è vero che sollecitiamo anche una incisiva azione di prevenzione e di sostegno alle donne in "difficile situazione, anche psicologica. Ma chiediamo che le leggi dello Stato vengano osservate, applicate, e la legge 194 è una legge dello Stato, in vigore".
Anche la realizzazione di una rete di centri di assistenza, di case "protette" gestite da Province e comuni, attraverso convenzioni con le associazioni di volontariato, per assistere e difendere le donne ed i minori vittime di maltrattamenti, ma a queste strutture potranno ricorrere anche gli uomini che si trovino in analoghe situazione, è una iniziativa in difesa dei diritti individuali, specialmente dei soggetti più deboli. Una scelta di civiltà per dare pratica attuazione alle leggi dello Stato che difendono la persona, che ne tutelano i diritti soggettivi, la sacralità della vita, l'incolumità personale.
In uno Stato di diritto questi sono principi irrinunciabili, hanno concluso Maria Grazia Caligaris, Mondino Ibba, Maria Isabella Puggioni ed Emidio Casula, ed a questi ed ad altri temi, che hanno sempre caratterizzato le lunghe e coerenti battaglie socialiste e radicali, la "rosa nel pugno", anche in sede isolana, presterà sempre la massima attenzione. (mc)
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