CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
Le linee per la razionalizzazione e valorizzazione della pesca illustrate, alla Quinta commissione del Consiglio regionale, dall'assessore della Difesa dell'Ambiente
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Cagliari, 15 novembre 2005 - "Chiariamo intanto che l'ambiente e la pesca sono materie di competenza primaria della UE, esclusiva dello Stato; la Regione ha solamente competenza per la pesca costiera, entro il limite delle dodici miglia, per l'acquacoltura e per le attività nelle acque interne. Abbiamo, quindi, il compito di valorizzare le nostre produzioni e far crescere, professionalmente e culturalmente, le marinerie sarde. Sempre osservando e rispettando, con attenzione, le norme comunitarie e nazionali". Sgombrato il campo da sempre possibili equivoci, l'assessore della Difesa dell'Ambiente, Tonino Dessi, accompagnato dai vertici dell'assessorato, dalla dottoressa Stara e dal professor Cau, che hanno svolto accurate ed approfondite indagini preparatorie e contribuito alla elaborazione materiale del provvedimento, ha illustrato il disegno di legge con il quale si stabiliscono nuove "disposizioni in materia di pesca", necessarie per superare una difficile fase di transizione. La Comunità, infatti, dall'ormai imminente 2007, regolamenterà in modo assolutamente diverso, anche innovativo, il delicato comparto della pesca in mare, con particolare riguardo per le numerose attività che vengono esercitate nel mare Mediterraneo (non più "nostrum", ma terreno di pesca delle marinerie di mezza Europa).
Occorre cambiare sistema, ha detto Tonino Dessi ai componenti la commissione Agricoltura ed Ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Alberto Sanna, illustrando una situazione generale che, per certi versi, appare anche contraddittoria. La Comunità vuole potenziare l'attività di pesca, per renderla maggiormente redditizia, aumentando quindi la quantità del pescato; ma vuole anche conservare l'ambiente naturale, favorirne il ripopolamento e l'accrescimento del patrimonio ittico.
Si va verso nuove tecniche, verso una differente regolamentazione della attività connessa alla pesca. Anche la Sardegna, quindi, deve fare le sue "nuove scelte", per ripopolare la fascia costiera, limitare il prelievo in quella vasta area intermedia "sino ad una certa profondità", vietare l'uso di quelle tecniche e di quelle reti che impoveriscono il mare. "E' necessario predisporre un piano regionale della pesca e dell'acquacoltura", ha aggiunto Tonino Dessi, che fissi nuovi obiettivi, nuovi limiti, anche significative "autolimitazioni", favorisca lo sviluppo di moderne tecniche di allevamento e l'opportuna valorizzazione di un pescato che "non è risorsa eterna".
Oltre a nuove norme, come hanno ricordato il professor Cau e la dottoressa Stara, occorre un differente "approccio culturale" con la materia, nel suo complesso. Intanto, sarebbe auspicabile una divisione di compiti con l'assessorato all'Agricoltura (al quale dovrebbe andare il potenziamento e controllo del momento economico e produttivo, mentre l'Ambiente dovrebbe concentrarsi sulla difesa e tutela delle "acque" marine, costiere ed interne), una più stretta e proficua collaborazione con le altre istituzioni che hanno "compiti ed interessi" ambientali e produttivi. Il punto più delicato del problema, comunque, è la elaborazione di nuovi programmi di intervento, di diverse scelte politiche, nei quali coinvolgere la società sarda, perché un piano generale non può prescindere dalle riserve marine integrali, che non possono non integrarsi con il processo di sviluppo complessivo delle aree costiere, dell'intera sardegna. Riserve, distretti nei quali esercitare tipi di pesca controllata e selettiva, nuove iniziative collaterali come il pescaturismo e l'ittioturismo, l'abbandono di tecniche distruttive come lo strascico e le spadare, l'ammodernamento della flotta per andare a pescare, ad esempio, gamberi rossi o di altra specie, dei quali i mari sardi sembrerebbero ricchi e che vengono ricercati da altre marinerie, con risultati economici di notevolissimo interesse, sono le linee "più interessanti" indicate nel disegno di legge illustrato da Tonino Dessi. Linee guida ed indicazioni delle quali dovrà tener conto la Commissione, quando inizierà l'esame del provvedimento, ha suggerito l'assessore dell'Ambiente, anche perché sono profondamente mutati i riferimenti normativi e finanziari della Ue per questo comparto. Un dato su tutti: dimentichiamo il premio per il fermo biologico, considerato aiuto di Stato, e prepariamo norme per intervenire in caso di blocco volontario e temporaneo dell'attività di pesca, per il fermo imposto dalle servitù militari e dalle esercitazioni "di guerra"; cominciamo a pensare ad interventi finanziari per acquistare nuovi strumenti di lavoro e di pesca più moderni e redditizi, potenziamo l'allevamento dei pesci che, nei laghi e negli stagni isolani, può rappresentare un'attività economica di grande redditività (alcuni esempi interessanti esistono già), utile per produrre nuova ricchezza e garantire numerosi posti di lavoro; consideriamo le riserve come grande occasione per avvicinarci meglio alla bellezza delle coste sarde, oltre che come necessario momento di riposo e di riproduzione della fauna e flora marine.
Il provvedimento, sul quale si deve concentrare l'attenzione dei componenti la Commissione Agricoltura ed Ambiente, è un'esauriente ed interessante base di partenza, hanno commentato Alberto Sanna e gli altri componenti la Quinta; l'assessore Dessi ed i suoi consulenti, inoltre, hanno assicurato la loro collaborazione per approfondire gli aspetti "più particolari del pianeta pesca"; in tempi brevi, quindi, la Commissione avvierà il lavoro preparatorio su un disegno di legge di grande importanza, particolarmente sentito, che può anche portare alla elaborazione di nuove, innovative e moderne, norme in materia di tutela e valorizzazione delle acque, delle coste, degli ambienti umidi, degli stagni, dei laghi e delle lagune della nostra Isola. (mc)
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