CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
Le linee generali del "piano di tutela delle acque" illustrate dall'assessore Dessì alla Quinta commissione permanente del Consiglio regionale
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Cagliari, 14 novembre 2005 - Un programma dettagliato, esauriente, particolareggiato, una cartografia molto accurata e completa, un impegno finanziario "importante", un obiettivo ambizioso: migliorare la qualità dell'acqua per garantire ai sardi, a chi vive, opera o giunge in Sardegna per una qualunque ragione, "una risorsa idrica di elevate caratteristiche qualitative, molto buona, possibilmente ottima". Il piano di tutela delle acque, alcuni faldoni zeppi di elaborati, disegni, dati, studi, comparazioni, idee e programmi di intervento, è stato illustrato, con dovizia di particolari e grazie al supporto delle immagini contenute in un cd, dall'assessore della Difesa dell'ambiente, Tonino Dessi, accompagnato dai dirigenti "responsabili" del suo assessorato, ai componenti la commissione Agricoltura ed Ambiente, presieduta da Alberto Sanna.
Una lunga relazione per spiegare cosa si è fatto per dare pratica attuazione, in un settore particolarmente delicato quale è, appunto, quello della tutela e della razionale utilizzazione delle risorse idriche, alle leggi nazionali ed alle direttive comunitarie, particolarmente vincolanti per quanto riguarda la qualità dell'acqua potabile, la prevenzione di inquinamenti di diversa origine, la bonifica dei siti "compromessi" dagli scarichi industriali, da quelli urbani, dai nitrati di origine agricola (specialmente animale) e dai prodotti fitosanitari.
Molto è stato fatto, a livello di studio e di monitoraggio, utilizzando le notevoli capacità professionali dei funzionari dell'Assessorato e le specifiche competenze delle università sarde; alcuni buoni risultati si sono ottenuti grazie agli interventi avviati negli anni passati, le indagini hanno messo in evidenza che lungo tutte le coste sarde si hanno "acque balenabili" perfettamente pure e pulite: un buon punto di partenza, ma ora, dice il Piano, molto si deve ancora fare, specialmente per le "acque interne", quelle raccolte negli invasi artificiali, che sono di pessima qualità e che prima di essere destinate al consumo devono essere lungamente ed accuratamente trattate; moltissimo si deve ancora fare per le lagune e gli stagni, "una risorsa di grande valore economico, però a rischio" per le caratteristiche delle acque fluviali che in questi stagni e lagune arrivano, raccogliendo nel loro scorrere i liquami dei comuni che ancora non depurano, i reflui industriali, gli scarichi delle aziende agricole e zootecniche, i residui delle lavorazioni agroindustriali (specialmente dei caseifici, delle cantine, degli oleifici, degli impianti per la lavorazione e trasformazione dei prodotti agricoli, non tutti dotati dei necessari impianti di depurazione), di troppi insediamenti turistici e commerciali.
L'assessorato della Difesa dell'Ambiente, collaborando con l'assessorato dei Lavori pubblici (che opera nello specifico settore dell'accumulo della risorsa idrica), ha spiegato Tonino Dessi, ha predisposto "questo piano di tutela delle acque", recentemente approvato dalla Giunta regionale, che indica con chiarezza le iniziative da avviare per giungere al completo controllo della situazione; un piano stralcio di settore del Piano di bacino regionale della Sardegna, che avrà come traguardo finale un grande programma di intervento per avviare il completo "risanamento" delle acque, che permetta alla Sardegna di disporre delle riserve idriche, che devono essere di ottima qualità, necessarie alle sue esigenze civili, turistiche, agricole, industriali.
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