CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Nel potenziamento dell'emergenza-urgenza il futuro del "San Marcellino" di Muravera. Problematica la sopravvivenza dei reparti specialistici. La visita della Settima commissione


Cagliari, 11 novembre 2005 - C'è stata una "incomprensione semantica" quando il programma di "razionalizzazione" della sanità cagliaritana è stato inteso come la chiusura degli ospedali periferici: il "San Marcellino" di Muravera non si tocca, "ma va rivisto come mission". Lo ha detto il top manager della Asl 8, Gino Gumirato, alla Settima commissione, presieduta dall'on. Pierangelo Masia, che oggi ha concluso, con la visita al presidio di Muravera, il tour delle Asl (restano le visite al "Brotzu" e al Policlinico universitario) in vista della discussione sul piano sanitario regionale, che presto dovrebbe iniziare l'iter consiliare.

Il "San Marcellino" è una struttura con alcuni problemi di natura logistica e organizzativa, che per essere portato in linea con i criteri di accreditamento non ha bisogno di semplice maquillage, ma di una ristrutturazione completa. Costo dell'operazione (esclusi i lavori in corso): sei milioni di euro, cifra che non è disponibile.

Peraltro l'ospedale, che d'inverno fa fronte a una popolazione di poche migliaia di unità, in estate vede il moltiplicarsi dell'utenza, con ripercussioni dirette sul pronto soccorso. La popolazione cresce, a partire da maggio, (lo ha ricordato il sindaco Piu, che è anche responsabile del pronto soccorso dell'ospedale Marino e vanta perciò specifica competenza) toccando le 70 mila unità ad agosto. Il presidio diventa un riferimento obbligato; come lo è, de resto, in "bassa stagione", per alcune patologie caratteristiche di un territorio che segna, fra l'altro, un'alta incidenza di microcitemici e di malati di sclerosi multipla; ai quali si aggiungono i nefropatici e i diabetici.

I dati numerici dicono che i livelli di occupazione, esclusa medicina (oltre il 79 per cento), non raggiungono il "break even point" indicato dalle regole sanitarie (75%). Chirurgia è al 67, ortopedia sotto il 57, mentre ostetricia segna un preoccupante 43 per cento (circa 100 parti all'anno). Preoccupante, perché la riduzione dell'attività e l'attrazione esercitata da Cagliari rischiano di segnare lo scadimento della struttura (i numeri fanno spesso il buon nome degli ospedali) e la previsione della chiusura, prima o poi (è successo a Ghilarza) del reparto. Eventualità da valutare.

Il dott. Gumirato ha detto che il futuro, probabilmente, passerà perciò attraverso il rafforzamento dell'emergenza-urgenza e dei servizi collegati, necessari a stabilizzare il paziente. E' un discorso sensato, a giudizio anche di alcuni commissari; discorso che non può prescindere dal fatto che, attualmente, "la metà dei cittadini si ricovera qui e l'altra metà a Cagliari". Discorso che potrebbe "contagiare" anche ortopedia e chirurgia. Discorso da fare. Insieme a quello dell'elisoccorso, che dovrà essere disponibile tutto l'anno.

Sicuramente, nel progetto delle emergenze, va potenziato il pronto soccorso. Alcuni lavori (camera "calda", per l'arrivo delle ambulanze; percorsi di prima assistenza) sono in corso e verranno ultimati fra dicembre e gennaio. Altri riguarderanno la migliore funzionalità e il potenziamento dei servizi collegati. Ma, prima di tutto, sarà necessario disporre di personale, medico e no. Oggi il pronto soccorso del "San Marcellino" è affidato ai medici di reparto; cosa abbastanza normale in "bassa stagione", del tutto anomala nel periodo estivo per il gran numero di interventi che finisce per tenere impegnati i medici "a detrimento dell'assistenza nei reparti".

Gumirato ha anche accennato ai problemi sanitari del territorio e alla politica che si vorrà seguire, in particolare per i poliambulatori. Polverizzare (5 o 6, forse, ma non ci sono risorse) o concentrare? Il dibattito è aperto.

La conferenza dei sindaci ha difeso l'ospedale, "sul quale il territorio fa affidamento" ed ha ribadito che, sull'ospedale, "ha fondate aspettative". Ha respinto qualunque ipotesi di chiusura, ricordando che "non sempre per chiudere occorre il filo spinato; qualche volta basta diminuire i servizi". E il territorio rivendica "l'uguaglianza dei diritti dei cittadini", chiedendo anche per le emergenze "un piano coordinato".

Per quanto riguarda i servizi, forti disagi sono stati denunciati dal responsabile di diabetologia: i pazienti sono un migliaio, con tendenza ad aumentare. C'è un solo medico, che si fa in quattro, ma i disagi per i pazienti (costretti a recarsi in ospedale più volte per prelievi e terapia) rimangono, aggravati dalla carenza di mezzi di trasporto. (adel)      


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