CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
La commissione Agricoltura e la riforma dei Consorzi di bonifica: presidenti e commissari straordinari hanno "fatto chiarezza sul ruolo, le scelte, i compiti degli enti di bonifica
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Cagliari, 3 novembre 2005 - Seconda "audizione" in commissione Agricoltura, presieduta da Alberto Sanna, alle prese con le proposte di legge di modifica dei Consorzi di bonifica; e nella seduta pomeridiana i presidenti e i commissari straordinari dei consorzi isolani, accompagnati dal direttore dell'associazione regionale di categoria, hanno illustrato, con dovizia di particolari, "l'altra faccia della medaglia".
I Consorzi sono in crisi? non tutti; tutti però corrono il rischio di essere travolti dalle decisioni dell'Esecutivo, che ha anticipato di "voler chiudere i trasferimenti finanziari" che, anche se scarsi e ridotti, hanno permesso agli enti consortili di tirare avanti, di non gravare eccessivamente sulle tasche degli agricoltori, che hanno gia grosse difficoltà a pagare quanto gli stessi Consorzi chiedono.
Una situazione di crisi generalizzata? Non proprio; ma una situazione di grave difficoltà, perché i Consorzi devono gestire opere che spesso non hanno progettato, devono fare fronte ad impegni presi da altri e subire le conseguenze di scelte fatte dalle "solite autorità" che poi hanno, semplicemente, passato la patata bollente ai "soliti Consorzi".
"Abbiamo sempre creduto nel ruolo dei consorzi, ma abbiamo sempre chiesto il loro riordino; adesso speriamo che sia realmente partita la nuova stagione delle bonifiche, ma le cose che si sentono in giro proprio non ci lasciano tranquilli, non ci permettono di sperare in un domani migliore". Il presidente regionale degli enti di bonifica, Gianmarco Meloni, ha illustrato lo status di un comparto che "potrebbe dare molto", ma che è condizionato la leggi e norme che non tengono conto della realtà. Le spese di gestione dei Consorzi non possono essere scaricate sui consorziati, gli agricoltori, perché si devono affrontare compiti che hanno "risvolti collettivi", come la distribuzione dell'acqua potabile, il trattamento di acque distribuite nei comuni, il recupero e lo smaltimento dei reflui; perché si deve garantire l'efficienza delle reti che non sono utilizzate solo per dare acqua alle aziende agricole; perché i Consorzi sono spesso chiamati ad interventi di recupero ambientale, di tutela degli abitati e di prevenzione dei rischi idrogeologici, tutte operazioni che poco hanno a che fare con le produzioni agricole.
Compiti che i Consorzi non rifiutano, sia ben chiaro, anzi sono felici di svolgere, perché in oltre settanta anni di vita e di onorata attività hanno dimostrato di disporre di ottime professionalità, di tecnici di grande valore, di dipendenti motivati e caratterizzati da alto spirito di sacrificio, di senso del dovere e di attaccamento al territorio nel quale operano.
Se i conti non tornano, anche se in alcuni casi sono decisamente buoni (perché esistono condizioni di obiettivo vantaggio, come la proprietà e la gestione di invasi, che permettono di disporre di grandi quantità di acqua da vendere ad altri utenti), le ragioni non sono legate alle incapacità degli amministratori, ma alle scelte del potere politico, che troppo spesso ha scambiato la bonifica, la realizzazione delle reti irrigue come uno "strumento di intervento sociale, più che come un programma di reale miglioramento delle condizioni generali dei territori". Ed ora, quelle opere, che impongono "quote fisse elevate, oneri di manutenzione eccessivi", ai quali si aggiungono quelli dell'acqua, che spesso viene fornita dagli enti che la raccolgono e la rivendono a condizioni non "certo di favore", obbligano gli amministratori dei Consorzi a decisioni impopolari. Le cartelle che, ad esempio, molti Consorzi hanno inviato ai consorziati, e che si spera "vengano bloccate", sono atti dovuti, perché le leggi in vigore impongono il loro invio, se si vogliono evitare "guai gravi, azioni penalmente rilevati". Niente "cartelle pazze", quindi, ma la richiesta di pagare quanto il Consorzio ha speso per "operazioni fatte a vantaggio dell'intera collettività".
La Regione dovrebbe intervenire, quindi, senza "scaricare" sugli agricoltori costi e balzelli non "di loro competenza". Per il resto, hanno detto i rappresentanti degli enti di bonifica, si può discutere di tutto, tenendo presente che il compito principale non è "garantire l'acqua per l'irrigazione, ma la concreta valorizzazione dei territori nei quali i Consorzi operano". La vendita dell'acqua è, nelle altre parti d'Italia, voce attiva marginale: in Toscana, il Consorzio di Firenze incassa oltre 400 milioni di euro l'anno, solo 3 milioni e mezzo dai consumi idrici; il consorzio di Ferrara, un vero e proprio colosso finanziario, ha un bilancio ancora più florido, che supera i 450 milioni di euro e ricava poco più di 3 milioni dalle utenze irrigue: "Tutto il resto è frutto della bonifica, dei lavori di sistemazione idrogeologica, della fornitura di servizi che i Consorzi vendono, forniscono a tutti". Un modello che potrebbe egregiamente funzionare anche in Sardegna, se nell'Isola ci fosse una diversa mentalità, una differente cultura, almeno per ciò che riguarda l'uso, la valorizzazione, la tutela del "bene terra".
Ed ora c'è il rischio che "aspettando le nuove leggi, si blocchino i trasferimenti promessi, si congelino i contributi già decisi, che sono linfa vitale, aria, per i nostri organismi". Una preoccupazione emersa nel corso di tutti gli interventi, quasi una "preghiera" ad esaminare il caso "consorzi" con celerità, con la sensibilità necessaria per affrontare problemi che hanno delicati risvolti per l'intera società isolana. Attenzione "garantita" dai componenti la commissione Agricoltura, che hanno anche "chiesto chiarimenti" sul testo che la stessa Associazione ha inviato, in mattinata, alle organizzazioni professionali agricole e che "è stato riconosciuto" dagli stessi amministratori regionali delle Bonifiche, i quali hanno anche confessato di "averlo elaborato, con il supporto degli esperti della stessa Associazione nazionale" e di averlo consegnato all'assessore competente, che lo aveva espressamente richiesto e rigorosamente "ignorato". Dopo quattro mesi di silenzio, però, il testo "è ricomparso" ed è sembrato guasto farlo arrivare ai componenti la Quinta commissione, come utile contributo ad un dibattito, ad un confronto che si preannuncia lungo, ma particolarmente stimolante ed interessante, perché può realmente favorire la ripresa del processo di recupero, di bonifica, di difesa idro-geologica, di valorizzazione del patrimonio naturale isolano, che ha portato, in oltre settant'anni di storia consortile, alla realizzazione di opere grandiose, alla bonifica di siti acquitrinosi e malarici, alla progettazione e costruzione di imponenti dighe, di reti di distribuzione, trasferimento, dreno e scolo che, anche se spesso facciamo finta di non saperlo, ci invidiano in molte parti d'Italia e d'Europa. (mc)
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