CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
La commissione Agricoltura ed il riordino dei Consorzi di bonifica. I rappresentanti delle associazioni professionali e delle organizzazioni cooperativistiche preoccupati per il futuro degli organismi consortili.
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Cagliari, 3 novembre 2005 - La riforma dei Consorzi di bonifica, "assolutamente necessaria, se si vuole far progredire la nostra agricoltura", ha mosso i primi passi nella sua sede naturale: la Quinta commissione, Agricoltura ed Ambiente, presieduta da Alberto Sanna, che ha avviato l'esame di due proposte in materia di riforma e di riordino dei Consorzi di bonifica presentate, nello scorso mese di luglio, dai consiglieri del centrodestra (tutti) e dagli esponenti del centrosinistra presenti nella stessa Commissione.
Un iter che si prevede lungo, anche perché nel corso della prima audizione su un argomento così complesso e delicato, questa mattina sono stati "sentiti" i rappresentanti delle organizzazioni professionali e quelli della cooperazione, si è appreso che la Giunta sta elaborando una propria proposta, non ancora ufficializzata, e che l'associazione regionale degli organismi di bonifica ha predisposto "una ipotesi di provvedimento di legge", recapitato proprio questa mattina alle associazioni agricole.
Proposte utili, come base di discussione, ha sottolineato Alberto Sanna, che la Commissione esaminerà, quando arriveranno, con la consueta attenzione, inserendo gli aspetti più interessanti e significativi nel testo che verrà elaborato e trasmesso all'Aula per la sua trasformazione in legge.
Prima di avviare l'esame concreto dei testi disponibili, quindi, la Commissione ha deciso una serie di incontri con "i soggetti interessati alla vita ed all'attività dei Consorzi", chiamando "in audizione" gli operatori agricoli e le organizzazioni cooperativistiche, nella mattinata; mentre nel pomeriggio sarà la volta degli amministratori (presidenti e commissari) degli stessi Consorzi. Nei prossimi giorni saranno "sentiti" i rappresentanti degli enti locali, dei dipendenti, delle organizzazioni sindacali di categoria, degli altri "soggetti", e sono certamente numerosi, che hanno qualcosa da dire sulla bonifica, sull'utilizzo dell'acqua per scopi irrigui, sugli interventi "nel territorio".
L'approfondimento di una situazione complessa, "molti consorzi sono in crisi; qualcuno ha troppi debiti, altri troppi dipendenti; i costi dell'acqua per l'irrigazione sono eccessivi; i servizi forniti spesso carenti", imporrà tempi lunghi. "Anche perché bisogna fare chiarezza sugli obiettivi che si vogliono raggiungere. Un punto deve essere ben fermo: gli agricoltori non possono pagare canoni troppo elevati, non devono sobbarcarsi oneri che sono imputabili all'intera collettività isolana". Non ha usato troppi giri di parole Gigi Picciau, presidente regionale della Confragricoltura, ricordando che gli agricoltori devono essere parte attiva nella gestione dei Consorzi, ma devono avere voce in capitolo anche le organizzazioni professionali; così come è opportuno che un controllo "serio, oculato, evitando le troppe ingerenze politiche all'origine delle attuali difficoltà" deve essere esercitato anche dalla Regione. Concetti e posizioni condivise da Aldo Mattia, direttore della Coldiretti, che ha ricordato le proposte di riforma dei consorzi presentate molti anni fa dalle organizzazioni professionali agricole, "finite non si sa in quale cassetto dell'Assessorato", e l'importanza della "corretta gestione, tutela e bonifica del territorio che ha sempre caratterizzato la funzione di questi organismi". D'altro canto per "capire come devono, dovrebbero funzionare i Consorzi, si potrebbe andare a vedere cosa hanno realizzato nelle altre parti d'Italia, e programmi di riforma e prospettive di sviluppo potrebbero essere decisi con idee più moderne ed aperte". In tutti i casi, l'essenziale è essere conseguenti con l'impostazione generale che si vuole dare "al problema acqua, alla gestione del territorio". E le scelte, almeno a grandi linee, ha fatto notare Gesuino Muledda, responsabile CIA, sono state già fatte. Un unico soggetto per gestire le risorse idriche, "un bene prezioso, di tutta la collettività, che dovrebbe essere gestito dal pubblico, non dalle spa, che sono sempre scalabili" e decisioni conseguenti, tracciando linee chiare, per delineare compiti, poteri, diritti e doveri. Servono scelte moderne, adeguate alle nuove realtà, che tengano conto della continua evoluzione dei mercati, della situazione generale del settore agricolo, per evitare che troppi ettari siano serviti dalle reti di distribuzione dell'acqua, che poi gli operatori non utilizzano perché "costa troppo", per non far ricadere sui "consorziati, spese che non sono di loro esclusiva competenza e che non possono sopportare, e che non è giusto sopportino".
Una "riforma complessiva", hanno sottolineato tutti i consiglieri intervenuti nel dibattito, una riforma che deve essere fatta, ha aggiunto Ennio Cirina, della Confocooperative, tenendo conto delle leggi nazionali, delle norme comunitarie in materia, che impongono paletti dai quali non si può prescindere. Certamente si può fare tutto, ed anche il contrario di tutto; si può anche buttare a mare tutto ciò che si vuole. Ma i Consorzi hanno un ruolo generale, hanno un compito di tutela e di difesa del territorio che "è, anche storicamente, insostituibile".
Un primo esame, quindi, della situazione generale dei nove Consorzi che operano in Sardegna, un numero adeguato, ha concluso Alberto Sanna; una situazione generale sulla quale si può lavorare per "realizzare un insieme di organismi efficienti; in grado di garantire sviluppo al comparto agricolo, ma anche la necessaria difesa del territorio isolano, la valorizzazione delle risorse ambientali, che molto spesso hanno necessità di tutela, ma anche di recupero e di bonifica". (mc)
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