CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Illustrato in Settima Commissione dall'assessore della Sanità il Piano regionale per i servizi sociali. Superare le "aree critiche" e puntare sulla gestione unitaria dei servizi gli obiettivi principali. Due grosse insidie per il futuro: la bassa natalità e l'invecchiamento della popolazione.


Cagliari, 3 novembre 2005 - Di fronte a prospettive allarmanti (lo Stato riduce in Finanziaria le risorse riservate al welfare) per mantenere i livelli assistenziali, in Settima commissione (presidente l'on. Pierangelo Masia) comincia l'iter dell'esame del Piano regionale dei servizi sociali predisposto dalla Giunta e illustrato oggi dall'assessore Dirindin. Un piano impegnativo, il cui obiettivo finale è quello di "rafforzare la dignità della persona e dare peso alle politiche sociali", attuando la riforma di pari passo con quella sanitaria, perché fra i due ambiti c'è interdipendenza, basti pensare alla carenza dei servizi sul territorio rispetto ad handicap, invecchiamento della popolazione, disagio sociale, per i quali la sanità deve fare supplenza con oneri spesso elevati.

La Regione era partita col piede giusto alla fine degli anni 90 approvando una legge molto avanzata rispetto alla legislazione nazionale, rinnovata in quel solco; una legge, tuttavia, non sempre applicata per una serie di ostacoli che il piano ha cercato di individuare e rimuovere. Una lunga serie di incontri con gli enti locali, le aziende sanitarie, il terzo settore hanno consentito di "disegnare" un progetto che ora arriva in Consiglio per l'approvazione finale.

Le risorse non sono "scandalosamente poche", ma "in linea con altre regione più forti"; si tratta, evidentemente, di stabilire le priorità e gli obiettivi. Col proposito di qualificare la spesa. Disponibili 168,5 milioni di euro per una spesa pro capite di 102 euro, da un minimo per Cagliari - dove tuttavia l'area metropolitana evidenzia una forte attrazione che riguarda molti soggetti deboli -  a un massimo per Oristano - dove sulla popolazione attiva grava un forte carico sociale (in media, su una coppia adulta, la responsabilità di almeno un'altra persona bisognosa di sostegno). Situazione che l'Oristanese peraltro condivide con Ogliastra e Nuorese.

Il piano - ha sottolineato l'assessore - "è stato scritto con le persone che hanno bisogno dei servizi e non per le persone. Esso affronta gli elementi critici (debole integrazione tra sanità e sociale, leggi di settore a tutela delle categorie, mancanza di strategie territoriali ampie, carenza di interventi personalizzati) per favorire un riequilibrio territoriale.

Senza la soluzione di questi problemi, la spesa è meno efficace. Un esempio è offerto dagli interventi a sostegno degli handicap gravi; 22 milioni di euro erogati direttamente alle famiglie, le quali, in assenza di una rete di servizi, hanno dovuto operare da sole non sempre compiendo le scelte migliori.

Il primo ostacolo da superare resta un dato strutturale che impoverisce, anno per anno, l'isola: la bassa natalità, assai più bassa della media nazionale. Problema non tanto da piano dei servizi sociali - ha sottolineano l'on. Silvio Lai (Ds), quando da Dpef. Se non si determina un'inversione di tendenza, fra vent'anni la Sardegna perderà il 20 per cento della popolazione e andrà diritta verso un invecchiamento record. Il piano prevede una serie di azioni che dovrebbero, tuttavia, essere meglio puntualizzate - lo hanno sottolineato i consiglieri Vargiu (Riformatori) e Cocco (Margherita) - in più attende politiche per la famiglia.

Portato a regime entro il 2006 il Piano dovrebbe entrare nella fase di programmazione. Un impegno difficile, ha concluso l'assessore chiedendo alla Commissione la massima collaborazione possibile. Da parte sua la Regione dovrà monitorare la spesa, soprattutto quella che compete ai Comuni e che rappresenta il 53 per cento, quel "fondo indistinto" dal quale in buona parte dipenderà il buon esito degli interventi.

Un aspetto ritenuto importante sarà l'associazione fra Comuni; quelli piccoli, da soli, non hanno la forza né le risorse per intervenire (anche se - ha sottolineato l'on. Gallus, di Fortza Paris, che è sindaco di un piccolo centro dell'Oristanese - precedenti esperienze non sono andate a buon fine, soprattutto per i tempi della burocrazia).

Altro nodo, la gestione. Più sarà unitaria (Regione, Comuni, Province, forze sociali e associazioni) più il risultato sarà probabile.

Il presidente Masia ha tirato le somme di un incontro "utile per la Commissione", che ora rifletterà sulla proposta della Giunta. Temi come denatalità e invecchiamento richiedono un approfondimento e rappresentano, forse, la vera sfida degli anni a venire. (adel)


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