CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

La Commissione Sanità ha visitato tre ospedali dell'Asl 8: Microcitemico, Oncologico e Marino. Riconsegnati oggi i lavori del project financing che do-vrebbe garantire entro due anni il potenziamento di alcuni servizi dei primi due. Per il presidio ortopedico necessario risolvere il grave problema della i-nadeguatezza delle strutture


Cagliari, 26 ottobre 2005 - La Settima Commissione, presieduta dall'on. Pierangelo Masia, ha proseguito oggi la visita degli ospedali della Asl 8, "in vista - ha detto il presidente - di una stagione decisiva per la programmazione sanitaria regionale".

Rappresentava l'azienda sanitaria il dottor Giorgio Sorrentino, direttore sanitario. Assente il direttore generale Gumirato, convocato dall'assessore per discutere un tema scottante: la riduzione del deficit aziendale.

Ospedale microcitemico - Si parte con una notizia molto positiva, la riconsegna (avvenuta oggi) dei lavori per il project financing che prevede, entro il 2007, il raddoppio della struttura. Si eliminerà uno dei problemi cruciali, la mancanza di spazi sufficienti a svolgere la complessa attività.

Nato per fronteggiare una malattia allora preoccupante e diffusa, la talassemia, eredità della malaria, il Microcitemico oggi segue l'oncologia infantile ed assiste, con altissima specializzazione, un migliaio di malati talassemici per i quali il progresso scientifico e sanitario ha notevolmente allungato le prospettive di vita. In Sardegna i talassemici sono oltre mille, un quinto della popolazione italiana. L'ospedale costituisce il riferimento regionale (ha, tuttavia, relazioni scientifiche a livello mondiale) ed eroga un'assistenza molto qualificata. La qualità dell'assistenza - è stato riferito dal corpo sanitario - non è uguale nell'intera regione; occorre perciò individuare altri ospedali del territorio che si raccordino col Microcitemico, creando rete.

Per l'oncologia infantile è l'unico centro regionale specializzato.

Nonostante l'acclarata importanza medico-scientifica, esistono una serie di problemi che nel corso dell'incontro sono stati messi in evidenza. Non esistono, ad esempio, camere sterili per i trapiantati di midollo, che sono a rischio di infezioni. Per la diagnostica per immagini bisogna chiedere la cortesia ad altri ospedali.

Il raddoppio dell'ospedale consentirà di potenziare alcuni servizi; tuttavia - ha ricordato il dott. Sorrentino, è necessaria una programmazione comune. Il Microcitemico è cambiato con la prevenzione, che limita a meno di dieci unità all'anno la nascita di bambini talassemici; molti sanitari "si sono dovuti inventare un lavoro"; lo hanno fatto con grande competenza e brillanti risultati, ma senza una visione complessiva del problema; circostanza, questa, che ha generato stonature. Il piano strategico che la Asl sta predisponendo e presenterà a fine anno dovrebbe consentire di correggere quelle stonature.

Oggi il Microcitemico è un ospedale pediatrico per malattie rare; il suo orizzonte si è ampliato, le sue competenze sono cresciute. All'attività assistenziale ospedaliera aggiunge  una ricerca ad altissimo livello. Tuttavia - è stato sottolineato - occorre che "non sia isolato" nel territorio. Di quei la prospettiva di un coordinamento con altre strutture sanitarie e il raggiungimento di un progetto "obiettivo bambino".

Ospedale Marino - Reparti affollati, lunghe liste d'attesa per la sala operatoria, assoluta carenza di personale infermieristico e, in parte, medico. Questi i "mali" di una struttura sanitaria, definita di eccellenza, che mette insieme reparti ospedalieri e universitari. In alcuni casi - lo ha riferito il professor Alberto Malecci, direttore del reparto di neurochirurgia (sottotitolo: traumatologia stradale) - il paziente non può aspettare, ma gli accessi alla sala operatoria sono limitati (tre settimanali con una media complessiva di 5 interventi; servirebbe raddoppiarli). Nel reparto di ortopedia universitaria, diretto dal prof: Claudio Velluti, 400 persone attendono di essere operate. L'attesa, per qualcuno, dura un anno. "Vorremmo lavorare mattina e sera", ma le sale operatorie sono contese. Il Marino ha un livello di occupazione che varia dal 75 per cento (soglia ritenuta utile) al 100 per cento. La gestione delle urgenze è un problema; sarebbe necessario separare il percorso delle emergenze da quello della routine. Così, invece, si intrecciano a discapito l'uno dell'altro. Le sale operatorie costituiscono un vero imbuto. Risolvere il problema è difficile; bisognerefermarle. Ma, in quel caso, l'ospedale chiude.

La struttura muraria evidenzia i limiti di una ristrutturazione insufficiente a garantire funzionalità. Il Marino si è trasferito dal 1992 nell'ex albergo Esit del Poetto. Albergo vista mare, di grande fascino ambientale. Ma albergo. Un esempio per tutti. I malati in trazione per essere trasportati a visite radiologiche di controllo devono essere spostati dal letto alla barella. Gli ascensori - ascensori da albergo - sono piccoli. Gli infermieri devono fare acrobazie per starci insieme e per evitare che i pesi di trazioni si impiglino da qualche parte.

Dopo il "San Giovanni", il Marino è l'ospedale che denuncia i maggiori problemi strutturali.

Quando è stato ristrutturato, si è speso apparentemente poco (4,5 miliardi di lire, nel '92), ma si è fatto un autogol. Gli impianti idrici, fognari, di climatizzazione non sono stati toccati. Alcuni risalgono al 1950. Si è andati avanti con interventi tampone. Altri interventi sono stati eseguiti nell'ottica dell'accreditamento della struttura, privilegiando pronto soccorso (dove, peraltro, i codici bianco e verde fanno attese di cinque ore) e rianimazione. E' stata realizzata una parte nuova, che ospita in particolare l'unità spinale. Gli spazi sono ampi, ma non per tutte le funzioni né per il tipo di malato, che soggiorna a lungo per terapie riabilitative ed ha bisogno di muoversi.

Il Marino potrebbe diventare un grosso centro a prevalente attività ortopedica (c'è anche una chirurgia, per interventi su traumi. Si chiede di affiancarle una medicina). In teoria - ha detto Sorrentino - è "un dipartimento virtuale" per la coesione fra reparti e spirito di collaborazione fra sanitari e personale infermieristico. "Sino al sacrificio", ha commentato qualcuno.

Ma quale sarà il futuro dell'ospedale Marino? "Che fine faremo nel piano sanitario regionale?". Nel piano della sanità d'emergenza l'ospedale del Poetto chiede garanzie: ci significa la soluzione progressiva dei problemi, gli investimenti nel personale e in tecnologie. Troppo lunghe le degenze? Ma come "accorciarle" se il territorio non offre strutture di prima riabilitazione? Domande che chiedono risposte precise.

Ospedale oncologico - E' un ospedale regionale e, nell'ambito dell'Asl 8, ha detto Sorrentino, ha una situazione migliore rispetto agli altri; "dormo sonni più tranquilli". Anche in questo caso il riavvio del project financing consentirà di risolvere alcuni problemi. Entro il 2007 (la scadenza è tassativa) si arricchirà di una radioterapia con quattro acceleratori lineari modernissimi, uno dei quali con la quarta dimensione. Sarà rinnovata, con macchine di "assoluta eccellenza" la medicina nucleare. Andra ridefinita la distribuzione dei reparti, accorpando i servizi per evitare "il traffico dei malati" per i piani. I sanitari chiedono il reparto di terapia antalgica, al quale è stato assegnato un piano dell'edificio, ma reparto non è mai diventato e la struttura è rimasta vuota. Ora funziona come struttura semplice, con due medici, e una grossa attività, unico caso in Sardegna, anche per le tecniche di avanguardia. Enorme la lista d'attesa.

Ha problemi anche la diagnostica per immagini (fondamentale nella medicina futura): mancano i tecnici di radiologia. Mancano anche gli infermieri, carenza che incide sugli standard dell'assistenza.

La Regione non ha mai inviato (deve farlo entro febbraio) il programma di formazione delle figure sanitarie. Non ci sono borse di studio per i giovani specializzandi.

Il corpo sanitario invecchia. In oncologia medica non si fanno concorsi dal 1992. Il turn over sanitario non è un problema secondario. "Rischiamo di inseguire i problemi, anziché risolverli", è stato detto. Se le cose vanno bene è solo per spirito di sacrificio. I turni vengono coperti perché chi ci lavora ci crede. Ma non è una situazione che può durare all'infinito. (adel)


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