CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura
Autonomia impositiva e un ufficio tributi regionale: è la proposta del Partito sardo d'azione per risolvere il rapporto con lo Stato sull'assegnazione dei diritti fiscali
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Cagliari, 22 ottobre 2005 - A questo punto, fare i conti con lo Stato è sempre più difficile. Fra acconti e compensazioni (dal 1991 in poi) la partita del dare-avere è complessa, quasi inestricabile. Al punto che la Regione è in difficoltà anche nell'accampare quei diritti fiscali riconosciuti dallo Statuto. La stessa Giunta rischia di sbagliare. Ad esempio sui redditi del 2000 (dichiarazioni del 2001): l'imponibile netto dei sardi (sito del ministero dell'Economia) è stato di 10,5 miliardi di euro, da cui si desume, applicando la quota Irpef del 70 per cento, che spetterebbero 2 miliardi. Ne arrivano (Dpef) 900 più 300 di compensazioni (vero e proprio labirinto del regime fiscale). Ne mancano all'appello, cifra tonda, 800.
Se poi si fa conto di altre anomalie (ad esempio, i 400 mila pensionati in realtà "producono reddito" a Latina, dove avviene l'emissione delle pensioni ed a Latina si paga l'Irpef. Come se quei soldi non fossero reddito dei sardi) se ne desume un dato incontestabile: non solo la Sardegna riceve dallo Stato assai meno del dovuto, attraverso acconti anche miserelli, ma li riceve, gli acconti, su cifre bugiarde. Come se non bastasse, la Regione non sa neppure quale è il credito che vanta; figurarsi se ha speranza di farselo pagare.
Per questo motivo il Psd'Az propone che la Regione si doti di un ufficio tributi ed eserciti l'autonomia impositiva. Sarà la Regione a riscuotere, trattenendo la sua parte e versando allo Stato la quota dovuta. Una convenzione col Tesoro consentirebbe di avere, in tempo reale, tutte le informazioni necessarie, anziché brancolare nel buio. E di gestire direttamente la situazione.
Il segretario nazionale sardista, Giacomo Sanna, ha illustrato oggi, in conferenza stampa, la proposta; giudicando positiva l'enfasi che il presidente Soru è riuscito a dare al problema, coagulando un generale consenso, ma ritenendo che, senza strumenti idonei, quella protesta, non confortata dai numeri, rischi di essere sterile e la semplice rivendicazione indagata per costringere lo Stato, sempre più in difficoltà con i conti propri, a versare nelle casse regionali quanto dovuto per Statuto, cioè per legge costituzionale.
Altre Regioni hanno percorso questa strada, del resto quasi obbligata; mentre il Friuli ha istituito una commissione paritetica che, mensilmente, stabilisce l'entità dei trasferimenti.
Il Psd'Az lamenta di essere rimasto a lungo inascoltato. Tuttavia, crescendo "il sentimento di appartenenza", ora il terreno sembra più fertile ad iniziative che consentano di incamerare le somme "pattuite" con lo Statuto.
Diventare soggetti attivi nella riscossione consentirà di mettere un freno all'evasione (come è avvenuto per Ici, dove i Comuni sono cointeressati). L'esperienza della Spagna è indicativa: lì sono Comuni, Province e Regioni a riscuotere le tasse; più cala l'evasione e più entra nelle casse degli enti locali. Qui, no. Ed è illogico pensare che un Comune affronti oneri per non avere benefici.
Insomma, la sola rivendicazione può tenere alta la tensione, ma di certo non paga.
Questa totale dipendenza dallo Stato, fra l'altro, fa nascere qualche sospetto sull'entità del fisco. In dieci anni - ha sottolineato l'on. Beniamino Scarpa - il gettito
dell'isola non è cresciuto o è cresciuto così poco da far pensare che non ci sia stato sviluppo. Possibile, invece, che la crescita ci sia ma lo Stato "non ha interesse" a comunicarla, né la Regione ha strumenti per arrivarci da sola.
Il Psd'Az si occuperà attivamente del problema, "come del resto ha fatto in passato"; riproporrà nei prossimi giorni la legge sull'Irap, che contiene un profilo organizzativo del sistema tributario regionale. Chiederà che la Regione proceda verso l'autonomia fiscale, convinto che una politica di mera rivendicazione non risolva il problema. Come l'esperienza di quasi tre lustri dimostra. (adel)
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