CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Presentata dal gruppo Ds una proposta di legge per valorizzare il commercio dei centri urbani. Riqualificazione delle aree e misure di sostegno ai consorzi e alle singole aziende.


Cagliari, 21 ottobre 2005 - Il tentativo è quello di rivitalizzare il commercio dei centri urbani, messo a dura prova dalla concorrenza dei centri commerciali di periferia. Un modo, insomma, per restituire a quella che è stata definita "una frontiera economica", ruolo e dignità di fronte alla prospettiva di un declino che, negli ultimi anni, non conosce soste. La proposta di legge presentata dal gruppo Ds (il primo firmatario è l'on. Silvio Cherchi) rilancia il concetto, appena espresso dalla legge regionale numero 5 del febbraio 2005, dei "centri commerciali naturali", cioè l'insieme di negozi di piccole dimensioni (un tempo definiti di vicinato, oggi di prossimità), collegati fra loro per fare rete attraverso forme associative (consorzi volontari) con lo scopo di migliorare l'offerta e stare sul mercato: preoccupazione non secondaria, considerato che da anni si verifica una discreta moria.

Paradossalmente, una regione come la Sardegna, definita "povera", detiene il primato della grande distribuzione organizzata (131 metri quadrati ogni mille abitanti); i ritardi nel recepimento della "Bersani" (ritardi "colpevoli", come li ha definiti il capogruppo Ds, Marrocu) di fatto non hanno costituito un argine (e, comunque, c'era da considerare un pregresso di superfici disponibili non ancora attivate) limitando una presenza che rischia davvero di penalizzare il commercio tradizionale sul quale grava una arretratezza compromettente, quella che porta i commercianti "del centro", a demonizzare la grande distribuzione, anziché a accettare la sfida della concorrenza.

La proposta di legge punta a dare una mano a un commercio di prossimità riqualificato anche da un punto di vista ambientale, con l'utilizzo dei fondi del Por (attraverso bandi comunali) alla riqualificazione di parti dei centri urbani (esperienza già avviata in Toscana e Umbria); a favorire i consorzi con interventi pubblici (riprendendo la vecchia legge dei concorsi "di via") creando corsie preferenziali verso i consorzi anche per le leggi di settore; favorire la ristrutturazione degli edifici commerciali rivolgendosi ai singoli imprenditori (il consorzio, è stato detto, non dele limitare le libertà individuali d'impresa).

I tempi sono stretti, ha detto l'on. Cherchi. C'è una scadenza da rispettare, quella della Finanziaria regionale che dovrebbe contenere le misure d'incentivo presenti nella proposta, aperta, peraltro, al contributo delle categorie (oggi, alla conferenza stampa erano presenti le Confcommercio provinciali e regionale).

Una serie di audizioni serviranno a mettere ulteriormente a fuoco il problema, che apre un discorso per troppo tempo non fatto, ma richiede alcune puntualizzazioni per migliorare l'effetto finale. Ad esempio, se si tendono a privilegiare le aree urbane, più appetibili dal punto di vista commerciale, bisogna evitare di impoverire ulteriormente il piccolo commercio dei centri minori che ha, ancora, una valenza sociale, soprattutto in una popolazione che invecchia e riduce la propria mobilità.

Come sarà opportuno definire (anche in questo caso con totale autonomia da parte dei consorzi) il disciplinare che fissa regole e comportamenti, al quale le imprese aderenti dovranno attenersi, anche a garanzia delle esigenze del consumatore. (adel)

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