CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Più attenzione da parte della Regione è la richiesta dell'Istituto zooprofilattico della Sardegna, in audizione presso la Commissione Sanità. L'attività di eccellenza frenata da finanziamenti insufficienti. Un ruolo importante per la salute animale e umana


Cagliari, 12 ottobre 2005 - Nonostante il ruolo importante nella sanità pubblica (non solo quella animale, che già ce ne sarebbe per una regione a forte connotazione agropastorale; ma anche umana per la forte domanda di sicurezza alimentare) l'Istituto zooprofilattico sperimentale di Sassari (uno dei dieci istituti esistenti in Italia) deve fare i conti con risorse finanziarie insufficienti che rischiano di frenarne l'attività. Si campa, l'istituto, e si campa male con il finanziamento dello Stato (sul fondo nazionale sanitario) di poco superiore ai 13 milioni di euro e su 820 mila euro (dato 2005) della Regione, che rispetto all'anno precedente ha elargito 40 mila euro in più, ma ha tagliato i finanziamenti in conto capitale, indispensabile per l'aggiornamento delle tecnologie. Tutto ciò si verifica mentre l'l'istituto si candida come centro di referenza europeo e sta avviando tre centri di eccellenza (zootecnica biologica, echinococcosi-idatidosi, mastopatie di ovini e caprini) che consentirebbero di elevare ricerca e qualità dei servizi erogati, in particolare, ad allevatori e consumatori. Anche l'osservatorio epidemiologico veterinario regionale - nato d'intesa con l'assessorato regionale della Sanità per raccogliere le informazioni utili a programmare le azioni di prevenzione e in convenzione con quell'assessorato - naviga a vista, senza la certezza delle risorse (300 mila euro lo scorso anno. Quest'anno, chissà).

Si campa male, lo Zooprofilattico (sede centrale a Sassari, tre sezioni diagnostiche a Cagliari, Nuoro e Oristano; una sottosezione per la fauna selvatica - settore da tenere sotto stretta sorveglianza in periodi di influenza aviaria - a Tortolì) proprio ora che è candidato come centro di referenza europeo (bando dell'Ue) che prevede non solo le giuste referenze, ma anche attrezzature diagnostiche e di ricerca adeguate.

Qualche volta ha anche difficoltà di cassa, perché i finanziamenti del ministero transitano (come fondi a destinazione vincolata) sul bilancio regionale, che li eroga a rendicontazione con frequenti ritardi, L'anno scorso l'istituto ha pagato di interessi passivi alle banche 68 mila euro.

Nonostante queste difficoltà, dichiarate e conosciute ma rimaste tali e quali, lo Zooprofilattico va avanti con esemplari riconoscimenti. La rivista "Nature", forse la più prestigiosa pubblicazione scientifica, pubblica in questi giorni una ricerca di grande interesse scientifico.

La situazione è stata illustrata oggi alla Settima Commissione, presieduta dall'on. Pierangelo Masia, dal neo presidente dell'istituto, Valentino Petruzzi, e dal vertice tecnico e amministrativo.

Fra i paradossi che si perpetuano da 12 anni,  quello degli agenti tecnici assunti per combattere la peste suina africana. Da 12 anni, appunto, vengono nominati di tre mesi in tre mesi, gravando l'istituto di incombenze amministrative e di inevitabili rischi sulla continuità professionale. In tanti anni, nonostante l'istituto abbia suggerito la soluzione opportuna per uscire da quella insopportabile precarietà (c'è da tenere conto, fra l'altro, che lo Zooprofilattico paga, ma i tecnici lavorano per contro delle Asl) le cose non sono cambiate.

Quanto alla pianta organica, si fa ugualmente fatica: 270 i numero previsto, ma 190 i dipendenti di ruolo e 110 quelli fuori ruolo, sempre in attesa di un riordino che consenta di programmare, con maggiore tranquillità, i compiti e le iniziative rispondendo alle esigenze del territorio.

Il presidente Petruzzi ha richiamato l'attenzione sull'aggiornamento delle tecnologie: le richieste sono sempre più sofisticate e se non arriveranno nuove apparecchiature, "di ultima generazione", lo Zooprofilattico rischierà "di diventare un ufficio postale", nel senso che dovrà spedire ad altre sedi, più attrezzate, gli esami richiesti.

Nella regione leader per il patrimonio ovino, un istituto accreditato (è la Comunità europea a stabilire gli standard di qualità) non può disperdere i saperi. Per questo il direttore, dott. Marongiu, ha chiesto che lo Zooprofilattico gestisca i vaucher della formazione messi in campo dalla Regione, essendo chiari gli obiettivi che si intendono raggiungere.

Chiarimenti e precisazioni sono stati richiesti dai consiglieri Oppi (Udc), Frau (PS), Liori (An), dal presidente Masia, Ibba (Sdi), Gallus (Fortza Paris) e Manca (Margherita).

All'esame dei problemi emersi nell'audizione, la Settima commissione dedicherà un successivo incontro, questa volta di "taglio" politico. (adel)


>