CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Una proposta di legge dei Riformatori per la prevenzione dal rischio di esposizione al radon, gas radioattivo presente in alta percentuale in Sardegna. Il radon è la seconda causa (dopo il fumo) dei tumori polmonari.


Cagliari, 26 settembre 2005 - C'è poco da stare allegri: anche il radon - gas pesante che proviene dal processo di "decadimento" di sostanze radioattive con capostipite l'uranio - è un rischio per la nostra salute, pur essendo un prodotto naturale (smentisce, insomma, la convinzione che tutto ciò che proviene dalla natura sia di segno positivo). Per questo motivo i Riformatori hanno presentato una proposta di legge per la "prevenzione dal rischio", uno strumento normativo che consenta di intervenire (con la mappa del rischio e una serie di iniziative d'indagine) colmando il vuoto legislativo.

Le statistiche dicono due cose: primo, che il radon è, dopo il fumo, la seconda causa di gravi patologie polmonari; secondo, che  la Sardegna, per la composizione geomorfologica, è la quarta regione italiana in rapporto a questo tipo di inquinamento. Eppure il rischio radon è ignorato - ha spiegato l'on. Sergio Pisano - a livello ambientale e sanitario.

La legge - "che dovrebbe avere un percorso facilitato essendo tutti favorevoli a difendere la salute" - prevede l'istituzione di un Comitato regionale tecnico (la "commissione per la radon protezione") che fornisce alla Giunta gli elementi per un piano di "prevenzione e riduzione dai rischi". Tutto ciò - ha commentato il capogruppo, on. Pierpaolo Vargiu - in attesa che la Regione faccia decollare l'Arpa (l'agenzia per la protezione ambientale), cui spetta un compito rilevante nella tutela della qualità della vita. Vargiu ha ricordato come certi problemi si vivono attraverso l'emotività, non per il reale pericolo che da essi deriva. Di alcune fonti di inquinamento radioattivo di cui non si ha la certezza del pericolo concreto (come l'inquinamento elettromagnetico) si ha un'elevata percezione; di altre, come nel caso dell'esposizione al radon, dove il rischio c'è ed è misurabile, la soglia di attenzione è assai inferiore.

Il radon - è stato spiegato dai tecnici presenti alla conferenza stampa: il prof. Paolo Randaccio, docente di fisica nucleare e il dott. Massimo Cappai, del presidio multizonale della Asl 8 - emana dalle rocce, soprattutto da quelle vulcaniche e dai graniti. Di qui l'alta presenza nell'isola. Un motivo di più per preoccuparsi e per indagare sull'edilizia abitativa (le sole indagini nazionali riguardano l'ambiente di lavoro). Un'indagine a livello regionale sugli edifici scolastici ha consentito di avere un quadro di riferimento, con situazioni di pericolo ("niente allarmismi - ha detto Pisano - ma una vigile allerta del problema") che vano tenute sotto controllo.

A conforto di questa preoccupazione, le norme comunitarie; ma, soprattutto, una reale percezione del rischio. "Oggi - ha detto Vargiu, che di professione fa il radiologo - c'è resistenza da parte di un paziente che deve sottoporsi a una radiografia, per gli effetti dei raggi sulla salute. Eppure il margine di rischio è bassissimo. Non c'è invece preoccupazione adeguata per i rischi da esposizione a elementi naturali, che rappresentano i due terzi del rischio radioattivo". Nel computo c'è anche il radon. (adel)


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