CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Presentata da Fortza Paris la proposta di legge per la nuova legge elettorale. La filosofia è quella di un riequilibrio fra poteri del Consiglio e della Giunta. Fra le novità, la fiducia al Presidente designato dall'elettorato e agli assessori, cinque seggi riservati agli emigrati, la sfiducia costruttiva e il cambio di presidente in corso di legislatura.


Cagliari,5 agosto 2005 - Un anno di "governatorato" ne ha accelerato l'iter; ma la proposta di legge presentata dal gruppo di Fortza Paris serve soprattutto a dare una legge elettorale adeguata alle esigenze dei sardi, quelli che vivono nell'isola e quelli che sono emigrati; "l'accompagna il buon senso", ha detto l'on. Pasquale Onida, illustrando le motivazioni di fondo della proposta, tecnica e politica. Nella passata legislatura il Consiglio non era riuscito a varare il provvedimento, dopo un tentativo andato a male che aveva dato via libera alla legge nazionale destinata alle regioni a statuto ordinario. Di quel "mezzo autogol" ora "stiamo pagando il conto", ha commentato l'on. Silvestro Ladu. Oggi il Consiglio regionale "è in ostaggio del presidente della giunta" e l'autonomia parlamentare si è pericolosamente assottigliata. Lo squilibrio ("un vero e proprio strapotere") da correggere attraverso meccanismi che garantiscano, tuttavia, governabilità ed evitino trasformismi e ribaltoni. Che quest'ultimo richiamo venga da un partito che sei anni fa, "con una scelta tribolata", aveva deciso di saltare il fosso e passare dal centrosinistra al centrodestra, "anche per fini pragmatici - spiega Onida - altrimenti sarebbe stato impossibile varare un governo regionale", non è da sottovalutare. Il bilancio di quell'esperienza non è stato del tutto positivo e Fortza Paris crede che le regole, d'ora in avanti, devono essere più chiare.

Le novità più importanti della proposta di legge riguardano l'abolizione del listino, l'assegnazione del premio di maggioranza a livello provinciale, l'elezione da parte del Consiglio del presidente della Regione "indicato" dall'elettorato attivo; la possibilità che, in caso di dimissioni o di impedimento permanente il presidente venga sostituito. "Intendiamo dare al parlamento sardo il ruolo di tramite fra corpo elettorale e governo", ha spiegato Ladu. Ma la legge introduce anche la "sfiducia costruttiva" nei confronti del presidente, che può essere rispedito a casa senza che, per questo, il Consiglio venga sciolto. Si va tutti a casa solo se la maggioranza originaria non resta tale; se, cioè, per fughe o cambiamenti di maglia il peso politico si capovolge.

Cresce, nelle intenzioni dei proponenti, il ruolo del presidente del Consiglio, eletto non solo dall'aula, ma anche dalla Consulta delle autonomie. Cresce, sempre nelle intenzioni, la centralità del ruolo e il valore politico di mediazione nel dipanare eventuali controversie politiche.

Fra le novità, degli 80 seggi (numero fisso) previsti, cinque spetteranno agli emigrati; tre a quelli che vivono in paesi Ue e due per il resto del mondo.

Significativo il richiamo al bilinguismo nella convocazione dei comizi elettorali; è un richiamo che fatti recenti - il "cartellino rosso" del governo al film in limba "Su Re" - enfatizzano e che Onida spiega come strumento per evitare arretramenti sull'uso della lingua sarda dopo una serie di riconoscimenti forse già dimenticati.

La proposta non tutela, con espliciti richiami, le donne e non perché "l'onda rosa" non sia tenuta in considerazione, ma perché le donne hanno dignità e prevedere delle "gabbie", ha detto ancora Onida, è un atto quasi irriguardoso.

Quanto alla giunta, proposta dal presidente, deve ottenere la fiducia in aula. Possibile la sfiducia anche nominalmente per un assessore. Un ritorno all'antico? No, ha risposto Ladu; ma una semplice negazione di privilegi che la democrazia parlamentare non deve consentire.

A settembre la legge sarà assegnata alla Prima commissione. Non sarà la sola. Ci sono altre proposte in pista e altre, probabilmente, ce ne saranno. "Lavoreremo per un testo unificato", ha precisato Ladu convinto che ciò che importa è riportare la legge a un tasso di democrazia più elevato, senza privilegi (come il listino senza voto di preferenza) che è una sorta di regalia per pochi fortunati, "decisi dai partiti, non dagli elettori". (adel)


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