CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa Terza Commissione ha approvato a maggioranza il Dpef, sostenuto dal centrosinistra e criticato dal centrodestra. Voto favorevole, "ma fortemente critico" da parte di Rifondazione. La replica dell'assessore
Cagliari, 4 agosto 2005 - La Terza commissione (bilancio e programmazione), ha approvato, a maggioranza, il Dpef 2006-2008 sinteticamente indicato dalla parole-guida: competitività, coesione, occupazione. Relatori, in aula, alla ripresa dell'attività consiliare, il presidente on. Eliseo Secci per la maggioranza e l'on. Nicola Rassu per l'opposizione. Maggioranza e opposizione si sono divise sul voto come si era divise nel dibattito sui contenuti del documento, definito dal centrodestra (on. La Spisa, FI) "un atto di letteratura economica con qualche esercitazione statistica" e dal centrosinistra "un salto di qualità" (on. Secci) con indicazioni precise per il piano regionale di sviluppo (che la Giunta si è impegnata a presentare a fine anno).
Dopo le numerose audizioni e il dibattito interno, la Commissione si è nuovamente confrontata con l'assessore, Francesco Pigliaru. Molto critici i giudizi dell'opposizione: l'unica indicazione concreta - ha detto l'on. La Spisa - è quella relativa al tetto massimo per l'indebitamento (lo "sforo" del 5 per cento fra entrate e spese correnti). Per il rilancio dell'economia sarda "occorrono strumenti che il Dpef non indica", rimanendo, ha aggiunto l'on. Pierpalo Vargiu (Riformatori), volutamente nel generico: cosa che, se consentirà alla Finanziaria di rimanere al suo interno, non dà prospettive concrete né scadenze per lo sviluppo socio-economico dell'isola. C'è - per Vargiu - confusione nelle priorità, disordine nel reperimento delle risorse economiche". In sostanza il Dpef "è un rituale stanco e ripetitivo del centrosinistra, senza slancio ed entusiasmo".
Non mancano le novità (prima di tutto il passaggi da un modello di economia prevalentemente assistita a un modello di economia autopropulsiva), ma - ha affermano l'on. Antonello Licheri (Prc) - permangono i ritardi che condizionano il raggiungimento degli obiettivi. Dalle audizioni sono arrivate interessanti indicazioni "per aggiornare il documento". Rifondazione comunista ha annunciato "un voto favorevole, ma fortemente critico", fiduciosa che nel mese di tempo che manca ai lavori dell'aula "ci sarà l'occasione per migliorarlo".
Per l'on. Antonio Biancu (Margherita) la novità riguarda la valorizzazione delle risorse umane (concetto ampiamente ripreso dall'assessore, che ha parlato della precedenza data dalla giunta alle "infrastrutture immateriali" rispetto a quelle "materiali", preferite in passato) e la sfida su innovazione e ricerca. Sicuramente apprezzabile la vertenza con lo Stato per le entrate (Irpef e iva). Allarmante il disavanzo della sanità, che, se non viene ridotto, porterà "a politiche di rigore insostenibili" in altri comparti.
Delusione, ha dichiarato l'on. Roberto Capelli (Udc) per una stesura generica e priva di puntuali riferimenti operativi. Per un documento del genere non c'era da aspettare tanto. Vecchi e "di seconda mano" i dati usato per l'analisi e difficile prevedere "competitività" se non vengono definiti gli strumenti. Esempio: il turismo sostenibile, rischia, senza strumenti, di essere un'affermazione apodittica, una specie di luogo comune. Stesso problema sui trasporti; la continuità territoriale non rende onore alle imprese con 250 container fermi nei porti.
"Stiamo uscendo dall'emergenza finanziaria e cominciamo a indirizzare la manovra verso obiettivi più ampi che prefigurano il nuovo modello di sviluppo", è stato il commento dell'on. Adriano Salis (Italia dei valori), mentre il presidente Secci ha detto che la Regione "paga i ritardi accumulati in passato", situazione che non consente di trovare speditamente una fase propositiva. Il Dpef è migliorabile, ma contiene elementi di forza che vanno opportunamente sottolineati; prima di tutto l'impegno a cambiare un "sistema Regione" non più adeguato ai nuovi bisogni. I tentativi del passato non sono andati a buon fine; ora non solo c'è l'impegno a realizzare un programma di forte innovazione, ma la consapevolezza che ulteriori ritardi possono compromettere le speranze della Sardegna ad allinearsi con le regioni evolute.
Anche per l'on. Mario Diana (An) il documento ("apprezzabile l'analisi"), indica i problemi ma non li risolve e su alcuni problemi di spessore tace: come per l'emergenza rifiuti (tutte le discariche sono in deroga), l'energia (dove i riferimenti sono obsoleti e non si accenna a nuove tecnologie), l'agricoltura (si ignora completamente l'aspetto cruciale della crisi: il riordino fondiario) e i trasporti.
Breve la replica dell'assessore: l'analisi, basata su dati ufficiali, i più attuali possibili, propone, in modo tutt'altro che evanescente e banale, il problema dello sviluppo indicando alcuni modi di intervenire sul problema (ad esempio: se l'obiettivo è di far crescere il numero dei laureati sardi, lo strumento sono i vaucher formativi e, in parte, l'università telematica). Se i programmi vanno avanti con lentezza, dipende dalla situazione ereditata. Quanto alla scelta innovativa, riguarda il compimento della filiera che, partendo dal capitale umano arriva alla propensione delle imprese ad investire in innovazione, creando un circolo virtuoso che dia prospettiva di occupazione ai livelli professionali di eccellenza. Le indicazioni "sono chiare e verificabili"; la filosofia è quella di agire sui vantaggi comparati e renderli competitivi, enfatizzando le potenzialità trascurate, unica strada possibile per la coesione. Fra un anno sarà possibile un primo bilancio sul documento. (adel)
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