CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa Quinta commissione ha approvato una risoluzione sull'indebitamento delle aziende agricole sarde
Cagliari, 2 agosto 2005 - La drammatica situazione delle aziende agricole sarde, oberate dai debiti, è stata esaminata in numerose occasioni dal Consiglio regionale. Nei mesi di febbraio e di aprile, l'Assemblea sarda ha anche approvato una mozione ed un ordine del giorno, con i quali invitava la Giunta ad avviare una efficace iniziativa per giungere ad una soluzione positiva della vicenda.
Il prodotto interno lordo del settore primario, nel 2004, ha raggiunto la cifra di 1.577.000.000 euro, ma le aziende hanno fatto registrare un indebitamento complessivo di 675 milioni di euro, che, di fatto, ha ridotto, se non praticamente annullato, il "margine utile" degli operatori del comparto. Sono, infatti, quasi 200 i milioni di euro che gli operatori devono "immediatamente" versare alle banche, per evitare le procedure di recupero, i pignoramenti, le vendite all'asta; per impedire il ripetersi, con drammatica frequenza, di episodi come quello recentemente avvenuto a Decimomannu, col rischio di gravissimi tensioni sociali e pericoli per lo stesso ordine pubblico.
Una situazione ben nota alla commissione Agricoltura ed Ambiente del Consiglio, presieduta da Alberto Sanna, confermata dai dati raccolti nel corso di una lunga ed approfondita indagine conoscitiva, svolta dalla Quinta in questi ultimi mesi. Un esame che ha fornito il preciso spaccato della situazione che, velocemente, si aggrava.
Le aziende "a rischio di vendita all'asta" sono forse duemila, specialmente nei settori serricolo, zootecnico, delle trasformazioni, "quelle che hanno investito maggiormente, nelle strutture fisse e negli impianti", che pagano per le annate caratterizzate da imprevedibili calamità naturali, dalla pesantezza dei mercati nazionali ed internazionali, che subiscono una concorrenza spietata dai produttori dei paesi emergenti o di quelli nei quali i costi di produzioni, specialmente della manodopera, sono decisamente inferiori a quelli sardi.
Una situazione di difficoltà accresciuta dalla debolezza strutturale delle "nostre" aziende, dalla mancanza di una "adeguata" politica creditizia da parte delle banche che operano in Sardegna.
In molti hanno denunciato, tra l'altro, il livello altissimo dei tassi applicati nell'Isola, sui quali grava il calcolo degli interessi sugli stessi interessi, il cosiddetto anatocismo, che ha fatto lievitare i debiti, impedendo agli operatori di onorarli nei modi dovuti ed alle scadenze previste.
"E' inutile continuare a girare attorno al problema", ha detto Alberto Sanna, illustrando ai giornalisti una risoluzione approvata, all'unanimità, dalla Quinta, sulla difficile situazione isolana.
"Servono iniziative immediate, occorre un tavolo tecnico-politico al quale siedano le banche, le organizzazioni professionali, la Regione, per mettere a punto un piano di rientro, che non strozzi le aziende e che permetta agli operatori di superare la situazione di impasse".
Le banche, secondo la risoluzione trasmessa immediatamente alla Giunta, almeno per quanto riguarda i crediti in sofferenza, dovrebbero rinunciare ad una parte degli interessi e, possibilmente, ad una percentuale della quota capitaria. I piani di rientro, della durata di 15 o 20 anni, dovrebbero essere concordati singolarmente ed un riesame, almeno dei tassi applicati, dovrebbe essere fatto anche per gli operatori che hanno, con grossi sacrifici, onorato i loro impegni.
Un intervento complessivo, chiedendo la partecipazione anche dell'Ismea, l'istituto pubblico che opera nel settore del credito agricolo e del sostegno alle imprese, studiando anche la possibilità di "cartolarizzare" l'insieme dei crediti, mettendo a disposizione i fondi regionali necessari al raggiungimento degli accordi, fermo restando il rispetto delle difficili e rigide normative comunitarie.
La risoluzione, che propone un ventaglio di ipotesi, sarà ora discussa con l'Esecutivo, in particolare con gli assessori dell'Agricoltura e del Bilancio, che si sono mostrati "sensibili e disponibili ad avviare le necessarie iniziative" per risolvere un problema che può portare alla "scomparsa" di buona parte del sistema agricolo sardo. (mc)
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