CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaL'UDS e la difficile situazione politica ed economica della Sardegna. I consiglieri regionali Mario Floris ed Oscar Cherchi criticano le "scelte" del presidente Soru ed il contenuto del DPEF
Cagliari, 2 agosto 2005 - "Da quando il Consiglio regionale è sotto tutela, prigioniero, in ostaggio di un uomo solo al comando, che ogni tanto minaccia di mandare tutti a casa, la situazione politica ed economica della Sardegna è diventata ancora più grave". Lo hanno detto i consiglieri regionali dell'UDS, Mario Floris e Oscar Cherchi, in una conferenza stampa convocata proprio per illustrare una situazione politico-istituzionale che diventa ogni giorno peggiore, "perché si assottiglia continuamente il tasso di democrazia, perché si afferma il principio dell'assolutismo, tendono a sparire dialettica e confronto".
Si è scelta la strada del "governatore" senza prima modificare le norme che regolano la vita democratica, senza fissare limiti e paletti, senza prevedere contrappesi, equilibri e garanzie in grado di favorire una reale divisione di funzioni e compiti tra esecutivo e legislativo. Un grave errore, hanno aggiunto Mario Floris ed Oscar Cherchi, che ha permesso "al padrone della Sardegna" di giocare ai soldatini con le servitù militari, di usare le forbici per tagli gravi ed indiscriminati nel bilancio regionale, di allontanare un assessore senza prima spiegare perché lo aveva scelto, di pensare ad un ormai imminente rimpasto in giunta senza dire niente a nessuno, di giubilare un esponente del suo stesso gruppo colpevole di aver difeso le prerogative del Consiglio regionale, di abolire la concertazione, di avviare un conflittuale rapporto Stato-Regione, di perdere l'"insularità", la continuità territoriale per i passeggeri, ma anche quella per le merci. Un quadro desolante, aggravato dall'evidente difficoltà nella quale si trova la maggioranza, divisa, litigiosa, lacerata da lotte e contrasti per la conquista di nuovi posti di potere.
Ed il secondo DPEF predisposto da questa coalizione non farà che appesantire una situazione drammatica, perché il documento di Programmazione economica, all'esame della competente commissione consiliare, altro non è che un documento vecchio, che ripropone ricette che il centrosinistra aveva accantonato molti anni fa, che "blocca la spesa pubblica", come ha denunciato la CGIL, che è necessario modificare "per passare dalle enunciazioni ai fatti", come ha consigliato lo stesso assessore Dadea.
Un documento nato vecchio, che non è stato "approfondito, con le parti sociali", che hanno lamentato a gran voce la mancanza di "ogni concertazione", infarcito di enfatici slogan che non porteranno a niente di buono, "perché col blocco assoluto della spesa pubblica non è possibile centrare gli obiettivi che si sbandierano in ogni occasione".
"Si è tornati al vecchio piano generale di sviluppo, ha rincarato Mario Floris, senza tener conto delle nuove riforme, che prevedono accordi e confronti tra le diverse istituzioni, che impongono scelte e decisioni adeguate e moderne, in linea con quando stabilito in sede europea. Un DPEF che non corrisponde alle nostre esigenze, che non tiene conto di quanto è stato fatto in Europa in questi ultimi anni".
"Un progetto di sviluppo più simile ad un testo universitario, difficile da leggere, capire ed approfondire, ha aggiunto Oscar Cherchi, che ad un programma politico moderno, compiuto, realistico".
Le strade dello sviluppo indicate dal Documento, inoltre, appaiono vaghe ed inadeguate, perché non sono indicate le risorse delle quali disporre, i fondi da utilizzare. Energia, sostegno alle imprese, sviluppo locale, turismo, agricoltura, sanità, trasporti, cultura e ricerca, innovazione sono i settori sui quali scommettere? Comparti da potenziare utilizzando i fondi comunitari inseriti nel catasto dei POR? "Una pura e semplice operazione di revisione del superato piano generale di sviluppo; abbiamo scoperto l'acqua calda", ha commentato Mario Floris, ricordando, invece, i risultati positivi ottenuti anche dalla "sua" Giunta (una diversa ripartizione delle entrate fiscali, ottenuta con un accordo politico, ad esempio, o il riconoscimento dell'insularità come fattore penalizzante), i cui frutti si colgono ancora "perché è su quel passato che stiamo costruendo il nostro futuro".
Si è continuato ad operare, anche in questo caso, in termini e con concetti superati. Eppure, in molte occasioni, in recentemente, sono state proposte profonde modifiche alla legge di contabilità regionale, sino a prevedere l'abolizione della Finanziaria, per arrivare ad un DPEF che fosse, realmente, il quadro fedele degli interventi e dei programmi che l'esecutivo intendeva avviare. Invece, anche quei giusti "tentativi di razionalizzare gli interventi programmatori" sono stati ignorati, respinti.
Ma se le cose non vanno bene, hanno aggiunto i due esponenti dell'UDS, non è solamente colpa "dell'uomo solo al comando, che in Sardegna produce poco ed a Roma provoca danni gravissimi, ma del fatto che in Consiglio regna la paura (di essere mandati a casa), che i partiti ed i consiglieri hanno perso la capacità di fare politica. Altro che modificare il regolamento interno dell'Assemblea, per limitare i tempi delle discussioni, per impoverire il confronto. Le assemblee e gli organismi rappresentativi sono l'espressione diretta della volontà popolare, il luogo deputato proprio al confronto, al dialogo, alle scelte politiche, alla creazione del consenso".
"Da questa situazione, dalla grave crisi che attanaglia la Sardegna, hanno concluso Mario Floris ed Oscar Cherchi, non si può uscire con piccole operazioni di bottega, affrontando divisi la difficile realtà. Occorre una reale unione di popolo, che deve portare a nuove regole della vita democratica, ad un costruttivo e concreto dibattito, con l'unico scopo di tutelare i reali interessi della società sarda". (mc)
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