CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Le commissione Agricoltura e Sanità del Consiglio regionale approfondiscono il piano regionale per l'eradicazione della peste suina


Cagliari, 24 giugno 2005 - Nasce la nuova suinicoltura sarda, o almeno potrebbe riprendere vigore un settore tradizionale, appunto quello dell'allevamento del maiale, da anni in preoccupante crisi. I limiti, i divieti imposti per la presenza, nelle campagne isolane, di troppi focolai di peste suina africana, ma anche di peste suina classica, hanno fatto diminuire drasticamente il numero degli allevamenti, dei capi allevati, ed oggi, in Sardegna, si produce poco più del trenta per cento di quello che si consuma; le industrie di trasformazione, i salumifici non riescono a conquistare nuovi mercati, non possono esportare prodotti di elevata qualità per il divieto di "uscire dall'isola" imposto dalle autorità sanitarie comunitarie. Ma ora, forse, le cose possono cambiare. Nello scorso anno e nei primi mesi di questo, sono esplosi "molti, nuovi, focolai, 270 circa (caso più, caso meno)", che hanno fatto ripiombare in piena crisi il settore, ma la Comunità Europea ha "approvato" il piano per la eradicazione della pericolosa malattia ed ora, quando il programma regionale diventerà finalmente operativo, si potrà lavorare per risolvere, definitivamente, la preoccupante situazione.

Questi gli obiettivi del piano messo a punto dai tecnici regionali ed illustrato, alle commissioni Agricoltura e Sanità, presiedute rispettivamente da Alberto Sanna e Pierangelo Masia, riunite in seduta congiunta, dagli assessori Nerina Dirindin ed Enrica Addis, che hanno spiegato come la Giunta regionale intende intervenire per debellare le "pesti suine" ben presenti nell'isola (l'unica regione europea alle prese con queste epidemie).

Il primo obiettivo è quello di abolire, con le buone (favorendo la creazione di aziende stabili e controllabili), o con le cattive (l'abbattimento degli animali trovati a vagare per boschi e monti) l'allevamento "brado", la causa prima del diffondersi del morbo (i contagi avvengono solamente per contatto diretto). S'interverrà, poi, per convincere gli operatori del settore ad utilizzare "diversi, più moderni, razionali e igienicamente più sicuri" sistemi d'allevamento. 

Una regione che ha grande fama in questo settore, ha ricordato l'assessore alla Sanità, deve riconquistare i mercati, deve essere in grado di "vendere prodotti di grande qualità, con marchio tipico garantito"; deve essere in grado di valorizzare produzioni che possono garantire lavoro e redditività.

"Si deve cambiare", in buona sostanza. Gli allevamenti devono essere controllati, gli animali possono anche pascolare liberi in recinti ben chiusi, non ci devono essere contatti pericolosi con altri capi "non sicuri" o con i cinghiali, "in alcune zone diventati, pericolosamente, portatori sani, veicolo di trasmissione delle pesti".

Il piano, quindi, prevede norme innovative, indicazioni rigide e precise "imposte" dall'Unione Europea, per far diventare, in tempi ragionevoli (interventi del genere possono dare risultati positivi in quattro o cinque anni), un "lontano ricordo" le crisi ed i guai di questo difficile periodo.

All'attuazione del piano devono essere "interessati" tutti: gli allevatori, le organizzazioni di categoria, i commercianti ed i trasformatori delle carni suine, ma anche i comuni, gli istituti di ricerca, le forze dell'ordine, le autorità sanitarie e, perché no, perfino le prefetture. Ma, innanzitutto, devono intervenire, massicciamente, i tutori della salute pubblica, le autorità politiche competenti.

Chi non è in regola va punito, niente indennizzi, quindi, a chi non rispetta le prescrizioni, a coloro che violano le norme, ha chiesto Giovanni Moro. Interventi politici più tempestivi, anche rispondendo alle interpellanze presentate in materia, ha chiesto Giuseppe Atzeri, ricordando che la peste suina africana è giunta in Sardegna nel 1978, come tante altre malattie recenti, perché non esistono più attenti controlli veterinari sugli animali (ma anche sulle piante) importati nell'Isola. Così come sono necessari rapporti "più chiari e meno ostili" tra i vertici politici, sanitari e gli operatori del settore "che sentono, palpabile, una certa ostilità nei loro confronti".

Controlli frontalieri, ma anche interventi finanziari adeguati per risarcire i danni subiti e per realizzare le nuove strutture moderne ed igienicamente garantite, sono stati sollecitati anche da Giorgio Oppi, il quale ha voluto ricordare le richieste fatte, inutilmente, perché fossero stanziati, nel bilancio regionale, i milioni di euro necessari ad un "intervento radicale" ed i molti milioni di euro che sono stati "sottratti" al comparto agricolo e destinati al sistema sanitario regionale, "che devono essere riportati alla loro destinazione originaria".

Decisioni politiche "nuove", ma anche un diverso modo di utilizzare i terreni destinati agli usi civici, sono stati sollecitati da Alberto Sanna, il quale ha anche proposto una incisiva campagna di sensibilizzazione e di informazione "per far cambiare volto al comparto suinicolo sardo. Un settore dove operano, però, allevamenti di grande qualità, in grado di fornire prodotti di particolare pregio, grazie a tecniche moderne, quasi d'avanguardia". Iniziative che devono "riportare la legalità in questo comparto", come ha sostenuto Pierangelo Masia, per il quale devono essere incentivati gli "allevamenti regolari" e "non indennizzati" quelli che non vogliono cambiare, non vogliono adeguarsi ad una realtà in continua evoluzione.

Tenere la situazione sotto controllo, hanno dal canto loro confermato le assessori Dirindin ed Addis, non è più possibile, perché l' Unione Europea impone che "le pesti suine" scompaiano dal territorio della Sardegna. Gli studi e le iniziative, i programmi di intervento, come hanno spiegato i due "responsabili sanitari" dell'assessorato, Montanaro e Campus, presenti all'audizione, sono "incisivi ed adeguati, per questa situazione. Se tutti rispetteranno le indicazioni, le prescrizioni del piano, i risultati saranno certamente positivi".

Il successo, comunque, hanno ribadito i consiglieri intervenuti nella discussione, sarà raggiunto solamente se tutti lavoreranno uniti, nel pieno rispetto dei rispettivi ruoli, senza contrasti e pericolose contrapposizioni. (mc)


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