CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa commissione Ambiente e "l'insabbiamento" del porto di Buggerru
Cagliari, 24 febbraio 2005 - L'unico porto in funzione, tra Capo Frasca e Carloforte, che però non può essere utilizzato perché la sabbia ne blocca l'ingresso e la forza del mare sbriciola, lentamente, il molo di protezione. Per Buggerru, uno scalo in posizione strategica nella costa occidentale dell'Isola, base d'appoggio, possibile, di una nutrita flottiglia di pescherecci ed approdo per i naviganti di quella parte del Mediterraneo tra la Sardegna e la Spagna, un futuro che diventa difficile. La situazione, frutto anche delle solite lungaggini burocratiche e delle leggi troppo restrittive, se non penalizzanti, che vengono sfornate in materia di ambiente, è stata illustrata, questa mattina, dal sindaco del comune minerario, accompagnato da una delegazione di consiglieri comunali e di pescatori, ai componenti la commissione Agricoltura ed Ambiente del Consiglio regionale, presieduta da Alberto Sanna.
Nel corso dell'audizione davanti alla Quinta, Giovanni Degortes, il sindaco di Buggerru, ha illustrato una situazione che ha del paradossale: i soldi per gli interventi immeditati ci sono, ma progetti ed appalti non possono essere realizzati perché le sabbie estratte dal fondo del mare, considerate rifiuti speciali, non si sa dove possono essere smaltite. Non possono essere ributtate in mare perché altrimenti sarebbero "una grave forma di inquinamento", non possono essere portate nelle discariche perché, essendo rifiuti speciali, hanno bisogno di trattamenti particolari. Ed allora? Allora il porto resta inagibile ed i pescatori vanno ad ancorarsi a Carloforte o a Sant'Antioco.
Tra l'altro, il problema dell'insabbiamento, come per molti altri scali della costa occidentale e sud occidentale, è di difficile soluzione, perché il gioco delle maree "porta proprio a terra" ed i fondali sabbiosi di quella costa sono "in perenne movimento". Togli oggi ma domani ritorna, hanno detto alcuni pescatori, anche perché il porto è stato costruito con la bocca verso libeccio-ponente, favorendo il gioco delle correnti, mentre sarebbe stato meglio aprirlo verso nord nord-est.
Costruirne uno nuovo non si può, hanno concordato amministratori comunali, pescatori e consiglieri regionali, però un correttivo potrebbe essere trovato, rinforzando magari il molo esistente e costruendone un altro, questa volta nella direzione giusta, in modo da bloccare l'apporto di sabbia dovuto al moto dal mare. Una piccola draga, disponibile nella scalo, potrebbe servire per rimuovere la troppa sabbia, spostandola magari in qualche altra parte della costa dove ce n'è maggior bisogno.
Ma tutta la situazione ambientale del piccolo centro minerario sembra meriti una particolare attenzione. Ad esempio, è assolutamente necessaria una strada di circonvallazione, un nuovo collegamento tra la statale di accesso al paese ed il porto, specialmente se si vuole puntare sul turismo e sulla nautica da diporto, ma strade non se ne possono costruire, perché non si sa dove spostare, anche questa volta per ragioni "ambientali", la terra ed i massi di risulta, frutto di secoli di coltivazione delle vicine miniere, considerati altamente inquinanti per la presenza di metalli pesanti di diverso tipo.
Tutto bloccato, quindi, in attesa che la Regione prenda gli opportuni provvedimenti, magari concedendo qualche deroga, o decida che la competenza delle opere lungo le coste è regionale e non statale, come attualmente. Così, come succede in Sicilia, sarebbe la Regione ad autorizzare scavi e costruzioni, nelle aree costiere, e sarebbe possibile adeguare le norme in vigore alle reali esigenze delle popolazioni rivierasche. La Commissione, dopo la lunga ed attenta audizione, ha comunque deciso di approfondire questi problemi, recandosi magari a Buggerru, anche per rendersi conto de visu della realtà di quella zona e poter predisporre una risoluzione, necessaria per cercare di rimuovere le norme ed i vincoli, che impediscono la costruzione del nuovo collegamento con lo scalo marittimo, lo scavo dei fondali e la pulizia dell'imboccatura del porto, il ripristino del molo esistente, la realizzazione di un altro molo che preservi meglio le strutture portuali, costruite "per stralci", quindi a pezzi, completate da poco più di venti anni, costate tra i trenta ed i quaranta miliardi. "Una somma notevole, che non si può buttare via, anche perché, intervenendo tempestivamente, le opere pubbliche possono durare molto a lungo ed essere sempre estremamente efficienti". (mc)
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