CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

La Settima commissione ha visitato la Asl 7 di Carbonia e Iglesias, in fase di riordino dei servizi e proiettata verso soluzioni specialistiche di valore regionale. Il controllo della spesa farmaceutica, la riduzione dei posti letto per acuti e l'assistenza domiciliare integrata fra i risultati ottenuti.


Cagliari, 24 febbraio 2005 - La Asl 7 (Iglesiente) nata dalle ceneri delle Usl 16 e 17, è in fase di riordino, un processo che richiede tempi medio-lunghi. Divisa fra il distretto di Carbonia (cui fanno capo quasi 90 mila abitanti e l'ospedale "Sirai") e il distretto di Iglesias (55 mila abitanti e tre presidi ospedalieri, uno, il "Santa Barbara", di medicina generale e gli altri due, il Centro traumatologico ortopedico e il "Fratelli Crobu", come ospedali specialistici) denuncia qualche inevitabile scompenso legato al modesto bacino di utenza e alla distribuzione dei servizi su un territorio geograficamente allungato, ma fra discorsi di prospettiva  per superare una visione strettamente aziendale. Ha alcune punte di eccellenza (il pronto soccorso  e la psichiatria del "Sirai" sono un esempio), un livello generale più che soddisfacente e numeri che danno ragione all'attuale gestione: è riuscita a contenere la spesa farmaceutica, a ridurre posti letto e durata delle degenze, ha sviluppato l'assistenza domiciliare integrata, riesce a difendere con discreto successo le professionalità dal pericolo di fughe verso l'Asl di Cagliari. Nel complesso, salvo un passivo di gestione che nel 2004 dovrebbe assestarsi sui 5 milioni di euro, è una realtà di segno positivo. Numeri e progetti sono stati illustrati dal direttore generale, Emilio Simeone, alla Settima commissione, presieduta dall'on. Pierangelo Masia, che prosegue nel tour conoscitivo della realtà sanitaria sarda in previsione della discussione sul piano regionale.

La vicinanza a Cagliari è solo teorica. Il territorio è vastO e, in alcune parti, di non comodo accesso. Tramontata quasi del tutto l'attività mineraria, la Asl 7 si occupa di una zona definita "ad alto rischio ambientale", quell'area industriale di Portovesme che tiene in allarme i responsabili della salute pubblica. L'accessibilità ai servizi diventa perciò uno degli obiettivi prioritari nel progetto di adeguamento dell'offerta; motivo, questo, che ha spinto la direzione dell'azienda a investire sugli ambulatori, la cui rete è oggi praticamente terminata.

Ma le scelte di prospettiva, riguardano il futuro dei presidi. Lasciando al "Sirai" (221 posti letto complessivi, di cui 196 per acuti) il ruolo di capocordata, una decisione - dice Simeone - dovrà essere presa per i cento posti del "Santa Barbara", se essere confermato ospedale generale o diventare un centro riabilitativo e per lungodegente. In questo caso il CTO assolverebbe l'incarico "generale" per Iglesias (con due varianti: 172 o 128 posti letto), mentre il "Fratelli Crobu" si posizionerebbe come specializzazione pediatrica (pediatria, chirurgia pediatrica, neuropsichiatria infantile, ostetricia e ginecologia), divenendo un "centro di attrazione" per l'eugenetica ben oltre la dimensione aziendale (altra ipotesi possibile quella del declassamento al centro servizi).

Su queste ipotesi, il cui obiettivo - ha spiegato Simeone - è quello di tutelare le risorse del territorio, si lavora. Ci sono alcune difficoltà accessorie; la più evidente è quella di Sant'Antioco, che può beneficiare di finanziamenti speciali destinati alle piccole isole ma non riesce totalmente a garantire sempre le condizioni di primo intervento (non esiste un servizio di elisoccorso nell'intesa Asl) e deve fare i conti col turn over accelerato per personale medico e paramedico, che avviene, di solito, nelle località decentrate e isolate. Il pronto soccorso e un centro dialisi che presta assistenza a una ventina di pazienti sono le prime risposte a situazioni obiettivamente difficili.

In questo panorama si registrano alcuni successi. I posti letto per acuti sono calati dal 3,3 al 2,7 per mille, secondo le indicazioni fornite; è aumentato il ricorso al day hospital con la conseguente riduzione dei ricoveri e del periodo di degenza; funziona l'assistenza domiciliare integrata (756 persone sono assistite regolarmente); la spesa farmaceutica è assestata sui 33 milioni (ricette e spesa lorda sono cresciute nel 2004 di poco più dello 0,5 per cento; mentre l'avvio del 2005 segna una diminuzione del 10 per cento contro una media nazionale del 4 per cento) grazie all'aumento della spesa farmaceutica interna e, soprattutto, all'invito rivolto a medici di base e specialisti - ha spiegato il direttore sanitario, Pietro Chessa - per "prescrizioni più appropriate". Si è registrato "un cambio di mentalità" nell'approccio col paziente trovando soluzioni importanti, come il day ospital di oncologia, attraverso il quale è possibile assistere il 60 per cento dei malati (1500). Ma ora occorre un salto di qualità che può avvenire solo con risorse finanziarie più abbondanti, ad esempio per la radioterapia intraoperatoria nel tumore della mammella "che diventa una necessità".

Anche l'assistenza agli anziani (Rsa e centri Aias) sta prendendo forma e può garantire un servizio che diventa sempre più urgente e indispensabile di fronte all'invecchiamento della popolazione.

Ulteriori precisazioni sono state richieste dal presidente della Commissione, on, Masia, e dai commissari Giorgio Oppi (Udc), Pasquale Onida (Fortza Paris), Mariuccia Cocco (Margherita) e Mondino Ibba (Sdi Su). All'incontro erano presenti anche gli onorevoli Claudia Lombardi (Fi) e Nazareno Pacifico (Ds).

La Commissione ha poi visitato i quattro presidi ospedalieri. (adel)


>