CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaVisita della commissione Agricoltura all'azienda di Villasor del Consorzio interprovinciale di frutticoltura: "Una realtà d'eccellenza nel mondo della ricerca agricola"
Cagliari, 16 febbraio 2005 - "Se la viticoltura e l'olivicoltura (ma anche la frutticoltura e l'orticoltura, per alcuni versi) sarde hanno fatto passi da gigante, lo si deve anche alle ricerche ed alla sperimentazione che il Consorzio interprovinciale della Frutticoltura di Cagliari, Nuoro ed Oristano, porta avanti da oltre settanta anni". Lo ha detto, con una punta di giustificato orgoglio, il presidente del Consorzio, Aldo Palomba, nel suo breve indirizzo di saluto ai consiglieri regionali della Quinta commissione, Agricoltura e Ambiente, in visita conoscitiva nell'azienda di Villasor, la più vasta e moderna, del Consorzio.
La Commissione, oltre al presidente Alberto Sanna ed al vice presidente Paolo Terzo Sanna (al sopralluogo hanno preso parte anche Paola Lanzi, Giuseppe Atzeri, Nello Cappai, Giuseppe Fadda, Giuseppe Cuccu, Elio Corda, Fedele Sanciu), visitando le strutture del complesso, in particolare le cantine, l'oleificio, i laboratori, tutti estremamente moderni e razionali, si è potuta rendere conto dei risultati delle ricerche, delle sperimentazioni, ma anche della eccellente qualità delle diverse produzioni, anche vivaistiche, che hanno permesso al Consorzio di conquistare un posto di tutto rispetto, a livello nazionale ed internazionale, nel difficile panorama della ricerca e sperimentazione in agricoltura.
Dieci aziende sparse nelle tre province centro-meridionali dell'isola, ma un'azienda sperimentale è ad Illorai, al confine tra Sassari e Nuoro; 609 gli ettari, quasi tutti di proprietà, coltivati, analizzati, curati con maniacale passione; 189 dipendenti, sei sono dirigenti, ma solamente dieci impegnati nella ricerca, tra questi lo stesso direttore generale Bandino, un'autorità nel comparto olivicolo mondiale; una cantina sperimentale che "serve" 27 aziende, vinificando le loro uve, oltre che quelle del Consorzio, producendo, migliorando ed imbottigliando vini di grande qualità; 110 o più "microvinificazioni", prove fatte con piccole quantità di prodotto, ordinariamente un centinaio di chili d'uva, in collaborazione con le università ed altri prestigiosi istituti di ricerca; una decina di aziende olivicole seguite, anche trasformando ed imbottigliando il loro prodotto, con molte decine di "analisi e sperimentazioni" anche in questo difficile comparto; poi prove di irrigazione, innesti speciali, ricerca di cloni, di varietà autoctone, tipiche, altamente produttive, resistenti alle improvvise variazioni che caratterizzano il clima sardo, tutti rigorosamente cercati, trovati, riscoperti e selezionati in campo, non certamente ottenuti con operazioni di laboratorio, "proprio per esaltare le qualità e le tipicità delle produzioni tradizionali della Sardegna"; un bilancio annuale di circa 19 miliardi di lire, poco meno di 10 milioni di euro, dei quali 5 miliardi di lire, oltre 2 milioni e mezzo di euro, ottenuti fornendo servizi e vendendo i prodotti della cantina, dell'oleificio e dei vivai, gli altri soldi "necessari per svolgere le attività d'istituto" ricevuti dalla Regione ed attraverso finanziamenti anche comunitari.
Un Istituto che ha saputo ottenere riconoscimenti di grande prestigio anche nella didattica e nella preparazione professionale, post laurea o post diploma, per la costante opera di formazione di nuovi tecnici, un compito portato avanti con ottimi risultati, che hanno rinsaldato i rapporti con molte università, con molti altri istituti di ricerca di altri Stati. Ogni tanto, nei laboratori, ma anche nelle cantine e nei campi del Consorzio, studiano e lavorano giovani francesi, olandesi, statunitensi, inglesi e tedeschi, la prossima settimana arriveranno alcuni belgi, agronomi o biologi, ingegneri o economisti che vogliono approfondire sistemi e metodi d'avanguardia, quelli della "nuova agricoltura", quelli che potrebbero far fare al settore primario sardo un grande salto di qualità.
"La ricerca la possiamo fare solo noi, il pubblico, perché i finanziamenti regionali e comunitari non devono produrre utili ma solo conoscenza, aggiunge Aldo Palomba. Noi dobbiamo cercare le nuove strade, poi trasferire i risultati di lunghi e costosi studi agli agricoltori, che devono utilizzare le nuove tecniche nei campi e negli impianti, per produrre e confrontarsi sui mercati mondiali, sempre più selettivi e difficili, con gli altri più agguerriti operatori agricoli".
I risultati sono a portata di mano. La viticoltura sarda si e no rappresenta il due per cento di quella nazionale, ma i vini sardi, e quelli "costruiti" a Villasor, si affermano nei concorsi e nelle mostre nazionali ed internazionali. Vuol dire che il lavoro paga, anche se questa eccellente qualità non "garantisce" mercati ricchi e facili da conquistare. Lo stesso avviene nel campo dell'olio, dove la produzione sarda è, quantitativamente, trascurabile, ma ottiene premi e riconoscimenti sempre più numerosi ed importanti. Una grande base di conoscenze e di esperienze dalle quali partire, se si vuole realmente superare uno stato di crisi che rischia di condannare, definitivamente, troppe aziende sarde.
Gli operatori guardano, con grande attenzione, a quanto avviene nelle vigne, nei frutteti, nei vivai del Consorzio; sono, infatti, in costante aumento le richieste di analisi, di consulenze, come crescono ogni anno le richieste dei privati per poter utilizzare gli impianti di trasformazione consortili. Lo spumante sardo, praticamente, è nato a Villasor e sono sempre più numerose le cantine che "spumantizzano" nel centro sperimentale.
"Il Consorzio è una struttura di servizio a sostegno della parte più evoluta del mondo agricolo", ha commentato Paolo Terzo Sanna, imprenditore del settore oltre che consigliere regionale, ed il presidente della Commissione, Alberto Sanna, ha condiviso il giudizio positivo espresso dagli altri componenti la Quinta.
Un grande patrimonio, anche immobiliare, che corre il rischio di finire inglobato in un altro Ente regionale, che opera nel campo agricolo, un organismo con altri scopi ed obiettivi, col quale il Consorzio ha stabilito accordi per realizzare strutture innovative, iniziative promozionali, che siano un reale supporto per gli operatori agricoli. "Questa è una realtà, ha aggiunto Nello Cappai, che non deve sparire, ma che può essere ulteriormente valorizzata e diventare trainante, nella ricerca di nuove tecniche, per valorizzare le qualità e tipicità delle produzioni isolane".
Concetti condivisi anche da altri consiglieri. Peppuccio Fadda e Giuseppe Cuccu, ad esempio, hanno parlato di "opportune aggregazioni e collaborazioni, più che di incorporazioni"; così come Paola Lanzi, Elio Corda e Felice Sanciu hanno sottolineato "la necessità di potenziare la ricerca", nelle cantine hanno notato vini di grande qualità ottenuti da uve autoctone che si credevano addirittura estinte, "e l'esigenza di divulgare capillarmente le esperienze fatte ed i risultati ottenuti".
Il mercato globale impone sacrifici e grande qualità; gli studi e le esperienze positive favoriscono il raggiungimento di traguardi sempre più ambiziosi; le sfide più dure per l'agricoltura sarda sono quelle dell'oggi, "se non si superano, non c'è domani". (mc)
>