CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Conclusa a La Maddalena la visita in Gallura della Commissione sanità. Il futuro dell'ospedale "Merlo" legato al miglioramento dei servizi essenziali per la popolazione.


Cagliari, 10 dicembre 2004 - Un basso tasso di occupazione (il 59 per cento), che scende ancora in chirurgia (appena il 44,7 per cento). Se fossero le statistiche a dettar legge, il futuro dell'ospedale "Merlo" di La Maddalena sarebbe appeso a un filo. Ma La Maddalena è un'isola e gli ospedali delle isole minori sono tutelarti dalla legge. Ciò non toglie che il basso livello di utilizzo dimostri la necessità di stabilire quali specialità tenere in piedi (anzi, potenziare) ed a quali rinunciare. Tenendo conto di un'altra particolarità, che su La Maddalena grava la base Usa (quattromila militari, la maggior parte con famiglia) e, in estate, un forte movimento turistico. Problema comune ad Olbia, ma che si somma agli altri.

La Maddalena è stata l'ultima tappa della Commissione sanità, presieduta dall'on. Pierangelo Masia, che ha visitato i presidi ospedalieri della Gallura, in previsione del confronto sul piano sanitario regionale. Un'indagine puntuale, che la Commissione vuole completare al più presto, "per entrare nel merito, con cognizione di causa, alle proposte dell'assessore", ha spiegato il presidente, per il quale "è indispensabile conoscere le esigenze del territorio".

L'ipotesi è quella di rafforzare una struttura monodipartimentale integrata con Olbia e Tempio; ma alcuni interventi sono indispensabili. Non si può andare avanti con una chirurgia senza rianimazione né tac; né con due soli anestesisti, primatisti in abnegazione, ma non sufficienti a garantire il servizio. Questo è un caso singolare: nessuno vuole andare a lavorare a La Maddalena, perché la vita è cara. Possibile pensare - ha suggerito l'on. Pierpaolo Vargiu (Riformatori) - a borse di studio e ad incentivi ad hoc,  come avviene in alcune località turistiche del nord Italia.

Qualche volta il "Merlo" non gode buona fama, sorte comune ai piccoli ospedali che fanno piccoli numeri nelle specialità. La cultura sanitaria cresce, le esigenze dei pazienti anche. La "fuga" dei malati è elevata. Ecco perché è necessario stabilire che cosa fare, ma non a discrezione di chi governa la sanità; semmai in base alle esigenze della popolazione. A cominciare dalla traumatologia, gestita dal pronto soccorso e affidata ai trasferimenti in ambulanza verso Olbia.

La Maddalena è, geograficamente, periferia; ma la periferia - ha detto Lucio Ibba, dirigente sanitario,in sanità non esiste. Far viaggiare i malati verso altre destinazioni non è la soluzione ottimale, soprattutto se traumi o patologie sono gravi. Non tutti i pazienti sono in grado di affrontare il tragitto (peraltro non facilissimo, per l'assetto stradale). Meglio, allora, valutare bene la situazione anziché navigare a vista con interventi per contrastare l'emergenza, ma quasi mai destinati a garantire funzionalità completa ai servizi. Urgenze ed emergenze sono in primo piano.

Ci sono alcune punte di eccellenza, come la camera iperbarica (due sole in Sardegna, l'altra è all'ospedale marino di Cagliari); ma anche in questo caso - lo ha sostenuto con realismo il responsabile di medicina, dottor Randaccio - bisogna valutare se sia più conveniente trasferirla in luogo di più facile accesso.

E c'è un grosso punto interrogativo da chiarire, l'ipotesi di inquinamento legato alla presenza di sommergibili nucleari, che inquieta la popolazione e sul quale probabilmente si specula (al dottor Ibba non risultano dati anomali). Inquinamento, base Usa e insularità sono tre elementi che, secondo la Cisl, suggeriscono una gestione finanziaria "fuori dalla Asl 2", per l'evidente atipicità del presidio.

Altro aspetto negativo, è l'ospedale-cantiere. Se da un lato - sottolinea il direttore amministrativo, Augusto Risotti - ciò dimostra un continuo miglioramento delle strutture ed un impegno apprezzabile dell'Asl a risolvere, pezzo a pezzo, i problemi; dall'altro il cantiere aperto (da dieci anni, praticamente senza soluzione di continuità) scoraggia i malati che vogliono essere curati in un ambiente accogliente.

Di altri urgenze si parla, ma riguardano la medicina del territorio, quei servizi diffusi che consentono a una società che invecchia di non avere nell'ospedale l'unico riferimento possibile.

Queste, per sommi capi, le "segnalazioni" fatte da dirigenti, sanitari e sindacati alla Commissione, che ha diligentemente preso nota. Riprenderà in mano il discorso quando, a stretto giro di corriere, l'assessore invierà la proposta di piano sanitario regionale "leggero". E c'è chi auspica (Risotti) che saranno gli enti locali a riempire le linee guida di contenuti. (adel)


>