CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaNuove iniziative giuridiche a sostegno del referendum sulle basi militari in Sardegna
Cagliari, 16 novembre 2004 - Saranno i giuridici del Tribunale Amministrativo Regionale a decidere se e come si potrà svolgere il referendum consultivo sulla presenza, in Sardegna, di "basi militari straniere con armamento nucleare". Il Comitato "firma sa bomba", rappresentato da Mariella Cao, Sebastiano Cumpostu, Giuseppe Perra e Paolo Ignazio Pisu ha, infatti, deciso di impugnare davanti ai giudici del Tar della Sardegna la decisione dell'Ufficio regionale del referendum, previsto dall'articolo 6 della legge regionale n. 20 del 1957, di non considerare "ammissibile" la richiesta di consultazione popolare presentata dallo stesso Comitato. Davanti ai giudici del Tar è stato chiamato anche il presidente della Regione.
L'iniziativa si è resa necessaria, hanno spiegato gli avvocati del nutrito collegio, per "favorire l'abbandono dell'isola di Santo Stefano da parte dei sommergibili statunitensi" e per riaffermare "la piena competenza regionale sulla sicurezza sanitaria ed ecologica delle popolazioni e dei territori della Sardegna".
Ma il discorso è destinato ad allargarsi anche alle altre basi militari esistenti nell'isola, un gravame che ne condiziona pesantemente lo sviluppo socio-economico.I giudici amministrativi, hanno detto gli avvocati Carlo Dore, Tiziana Meloni, Mario Canessa, Luigi Cogodi e Giovanni Dore, ma per la parte che riguarda il diritto internazionale è stato "coinvolto" anche Paolo Fois, devono accertare se i sardi possono esprimersi su argomenti di questa importanza e delicatezza.
D'altro canto, le condizioni storico-politiche sono profondamente mutate e non si capisce l'esigenza di basi di questa importanza, nel centro del Mediterraneo, quando gli "scenari di possibili guerre" ormai non interessano più il Continente europeo.
Le norme del diritto internazionale, inoltre, permettono di riesaminare trattati internazionali "segreti o riservati", quando siano mutate le condizioni generali che hanno portato alla loro stipula. L'Europa è cresciuta, ha svolto un'importante azione pacificatrice, questo non è più un "teatro sensibile", anche per la fine della "guerra fredda". In un clima di collaborazione internazionale, questo l'obiettivo per il quale lavorano intensamente le diplomazie, perché continuare ad ospitare basi e strutture pericolose per la salute delle popolazioni e che impongono limiti alle attività produttive? Con il ricorso al Tar il Comitato firma sa bomba, quindi, intende riprendere la sua azione in difesa della libertà dei sardi e del loro diritto di decidere il proprio futuro.
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