CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaFortissime preoccupazioni per il sistema industriale e produttivo: la VI Commissione chiama a consulto imprenditori e sindacati
Cagliari, 2 novembre 2003 - Consiglio, imprenditori e sindacati a consulto sulla crisi del settore produttivo. Oggi il primo passo, con gli incontri fra la Sesta commissione consiliare (Industria), la Confindustria, l'Api sarda, e con le organizzazioni sindacali. "Intendiamo aprire un rapporto proficuo per far fronte ad una situazione estremamente critica. Per fare questo occorre unità d'intenti ed il massimo della sinergia fra tutti i soggetti", ha detto Giagu, presidente della Commissione. Una prima presa di contatto sul quadro generale dei problemi, quella odierna. Poi, a breve, si comincerà a scavare col bisturi, partendo dalle situazioni di maggiore emergenza.
Ed il quadro generale emerso è fortemente preoccupante. Sia il presidente di Confindustria Gianni Biggio, sia il rappresentante dell'API, Diego Casu, hanno tracciato con una mole di dati una fotografia desolante. Il settore industriale è in pesante flessione: le cifre indicano come "pur a fronte di un aumento del numero delle imprese nel decennio 1991-2001 gli addetti sono aumentati in misura meno che proporzionale, determinando di fatto una riduzione media da 4,4 addetti per impresa locale a 3,9. "Viene confermata la tendenza al nanismo delle imprese sarde", ha detto Biggio: crescono di numero ma si riducono quanto a dimensione. Altro dato sconfortante: dal 1995 a oggi il PIL regionale è cresciuto in misura estremamente basso rispetto alle altre regioni meridionali. Si deve registrare, ha ricordare ancora il leader regionale degli imprenditori, "Un'inadeguatezza del sistema produttivo industriale, un eccesso di peso della componente pubblica in economia, una terziarizzazione che non trova rispondenza in un adeguato comparto manifatturiero". I dati sono chiari: l'industria crea il 22% del Pil, l'agricoltura il 5%, il Commercio ed il turismo insieme il 25%, i servizi il 23% e la parte pubblica dell'economia ben il 25 %.
Si può trarre qualche lezione? S'è domandato Biggio. La Regione in questi9 decenni di Autonomia ha speso tanto, "ma senza grandi benefici per il settore produttivo". "Si è speso molto ma male, ed allora occorre uno sforzo straordinario. Occorre cambiare rotta e compiere un grande sforzo di immaginazione nella politica di incentivazione". Occorre soprattutto ha affermato Biggio, "un progetto di impresa. Oggi si intende compiere uno stop and go. D'accordo, si faccia pure lo stop ma vogliamo sapere quale sarà il go".
E poi ci sono tutte le emergenze aperte: la chimica, il carbone, la grande questione energetica, il problema trasporti.. "No agli incentivi come cultura di assistenza: sia in agricoltura che nell'industria". Non sono mancate le perplessità della Confindustria sulla politica per le imprese che pare intravvedersi da parte della nuova Giunta: "una politica debole così come la si desume dalle prime bozze del Dpef 2005-2007". "Il settore industriale è fondamentale in un progetto di sviluppo non si può immaginare uno sviluppo senza industria; e la difesa della grande industria è indispensabile in questo disegno".
Un quadro negativo anche quello illustrato da Diego Casu, dell'API, che ha ricordato come solo il 3% delle imprese sarde esportano e che gran parte del tessuto produttivo è rivolto al mercato interno. Occorre pertanto stare attenti quando si intende focalizzare una politica economica a favore del settore industriale mirata essenzialmente all'esportazione. Esiste una questione di base che va affrontata, ha precisato Casu, "il problema dello sportello unico per le unità produttive. Occorre dare certezze e sicurezze all'imprenditoria che intende investire. Dare certezze di tempi e tempestività di risposte. Dalla nascita di un'idea produttiva non possono trascorrere anni per avere le giuste risposte da parte della pubblica amministrazione".Nel corso del dibattito sono intervenuti, con considerazioni e domande di chiarimenti, tutti i consiglieri presenti: Mattana (DS), Pisano (Riformatori), Vincenzo Floris (DS), Peppuccio Fadda (R.C.), Oppi (Udc), Cherchi (DS), Contu (FI).
Tutti hanno espresso un auspicio: che il confronto cominciato oggi non si risolva in un rapporto episodico e sporadico, ma serva a far sedere intorno al tavolo tutti i protagonisti, perché solamente una grande unità di intenti potrà bloccare l'emorragia e rilanciare un progetto di sviluppo credibile. (l.p.)
>