CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

Completato dalla Quarta commissione il giro di audizioni sulla proposta di legge sulla tutela delle coste. Preoccupazione delle associazioni agricole per il blocco all'edilizia legata all'attività aziendale e all'agriturismo. Timori anche della Confcommercio. Plauso delle associazioni ambientaliste


Cagliari, 21 ottobre 2004 - Concluso della Quarta commissione il giro di audizioni di associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali sul testo di legge unificato "Norme urgenti di provvisoria salvaguardia per la pianificazione paesaggistica e la tutela del territorio regionale" che andrà in aula se non la prossima, l'altra settimana che viene. Disciplina, in un arco di tempo di dodici mesi, il decreto salvacoste del presidente Soru che tante polemiche (ma anche consensi) ha suscitato.

La preoccupazione che si vada per le lunghe, perché il provvedimento blocca una serie di attività non solo edilizie con evidente ripercussione sull'economia. Luca Saba della Coldiretti ha chiesto rispetto dei tempi, ma anche una normativa snella e di chiara interpretazione, lamentando che lo sviluppo rurale non abbia avuto alcun riconoscimento per il fattore umano; contemplata l'edilizia strumentale, quella cioè strettamente connessa con l'azienda agricola, non l'edilizia residenziale per il conduttore, che se mette su azienda non può mettere su casa per risiedere sul fondo agricolo. Anche l'agriturismo va salvaguardato. L'attività - ha spiegato Saba - è legata a uno sviluppo residenziale per il quali esistono tuttavia vincoli in rapporto all'estensione e al vincolo dell'azienda. Nessun timore sui rapporti fra agricoltore e ambiente; la sua presenza sul territorio è garanzia di tutela e di rispetto.
La necessità di progettare le aree agricole è stata sostenuta da Gesuino Muledda della Cia; tutto ciò per uscire dal vago e dall'incertezza anche sul piano della difesa ambientale . Alcune norme contenute nel provvedimento - tuttavia - sono fin troppo rigide, persino più che per i parchi (il divieto ad alterare lo stato dei luoghi deve avere un codice espresso, altrimenti genera un contenzioso, peraltro già in atto); altre sono inapplicabili (come i vincoli per il rischio idrogeologico, che coprono l'intera Sardegna. Se fosse valida questa interpretazione un quarto dell'isola si fermerebbe. In sostanza bisogna evitare fraintendimenti, eccessiva discrezionalità o atteggiamenti che possano generare "tensioni sociali".

La Confartigianato regionale avverte il pericolo di un danno ai propri associati che operano nel settore turistico; chiede la possibilità di discutere ancora sui contenuti della proposta di legge esitata dalla Commissione (prefazione del presidente, on. Pirisi: "Terremo conto del vostro contributo. La Commissione si riserva, condividendo alcune segnalazioni, di apportare le modifiche attraverso un emendamento"); mentre Gavino Sini, Confcommercio, paventa le inevitabili cadute sul terziario se edilizia e settori produttivi rallentano. Un danno "di rimbalzo", lo definisce e chiede minore rigidità del provvedimento. Chiede più chiarezza su alcuni punti, ad esempio le ristrutturazioni. Per strutturazione - dice, interpretando così la legislazione più recente in materia - si intende anche demolire e ricostruire anche con cambio di destinazione d'uso. Quanto al taglio delle volumetrie, il discorso va fatto su scala regionale per introdurre sistemi perequativi e non far pagare il conto a questo o a quel Comune, Coordinamento chiede anche fra i Puc per evitare sostanziali differenze di tipologia turistica (un albergo top class non può convivere con un camping solo perché, magari, sono divisi dal confine del territorio comunale).

Il momento delicato della nostra economia non consente di mettere a repentaglio alcune attività: lo ha detto Elio Cirina della Confcooperative. Il mercato non aspetta e "calcoli sommari indicano che il blocco durerà dai due ai tre anni, troppo per non penalizzare gli imprenditori". Alla luce di questa considerazione, l'invito ad approfondire l'argomento con il proposito di salvaguardare il territorio non a scapito dello sviluppo.
Anche per Gigi Piano della Lega Cooperative si deve fare attenzione a non bloccare l'assetto produttivo; "si potrebbero causare danni anche irreversibile". Ma il provvedimento era necessario, "non era più possibile muoversi in assenza di regole". E visto che si è iniziato il percorso, utile sarebbe pensare anche al rapporto fra coste e zone interne per evitare di aumentare la forbice fra zona e zona.

Pietro Tandeddu (Associazione generale delle Coop italiane) ha sostenuto che "i divieti non fanno bene" e il carattere "di provvisoria salvaguardia" indicato dal provvedimento va rispettato. La materia è complessa: in aula potrebbe essere approfondita, differenziando ad esempio le tipologie edilizie, a vantaggio degli alberghi rispetto alle seconde case. E di tipologie si deve parlare anche in agricoltura, favorendo insediamenti meglio inseriti nel paesaggio.
Successivamente la Commissione ha ricevuto le associazioni ambientaliste: generale la soddisfazione per un provvedimento che è stato "promosso" a pieni voti come atto "di responsabilità politica e amministrativa"; Stefano Deliberi (Amici della terra) ha chiesto polso fermo sugli abusi edilizi entro la fascia dei 300 metri dal mare: non ci dovrà essere alternativa alle demolizioni; mentre Luca Pinna (Wwf) non vedrebbe male posizioni "più morbide" per i Comuni che si sono già dotati di Puc. Sentito anche Tiana di Legambiente. (adel)


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