CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa commissione Agricoltura del Consiglio regionale ha presentato una "proposta" per risolvere alcuni problemi che condizionano il settore agricolo isolano
Cagliari, 20 ottobre 2004 - Il "caso" del prezzo del latte, che come ogni anno ha innescato vivaci polemiche nel comparto della zootecnia sarda, ha consigliato alla commissione Agricoltura dell'Assemblea sarda, presieduta da Alberto Sanna, di avviare una veloce, ma approfondita, indagine conoscitiva sullo stato dell'intero comparto agricolo isolano. Un comparto in grave difficoltà, penalizzato da carenze infrastrutturali, sottocapitalizzato, con un forte indebitamento complessivo, con troppe aziende di ridotte, se non ridottissime, dimensioni, costretto a misurarsi con calamità atmosferiche (la siccità, il troppo caldo, le gelate primaverili, la troppa pioggia) alle quali non si può che opporre blanda resistenza, sperando che, in ogni caso, a disastro avvenuto, Regione, Stato o Europa mettano mano al portafogli per "ristorare, almeno parzialmente" i danni subiti.
Una situazione resa difficile anche dalla mancanza di prospettive, perché gli agricoltori sardi preferiscono "su connottu" ai rischi di un mercato aperto e competitivo. Non si spiega altrimenti la scelta di puntare, nel comparto ovicaprino, che rappresenta oltre il 50 per cento della produzione lorda vendibile del sistema agricolo sardo, sul formaggio pecorino di tipo "romano". Un prodotto affermato, certamente, che viene per la maggior parte esportato negli States; ma un prodotto di qualità media, se non medio-bassa, destinato ad essere miscelato con altri formaggi, forse più anonimi e meno saporiti, prima di finire sulle tavole degli americani, specialmente di quelli di fresca origine europea.
Un formaggio, dicono le statistiche che viene venduto più o meno a cinque dollari al chilo, contro gli "almeno 7,50 dollari del parmigiano reggiano". A quei prezzi il latte, certamente, non si può pagare più di 0,60-0,65 euro al litro (tra le 1.200 e le 1.300 lire al litro, il conto per gli allevatori è più facile con la vecchia moneta), ben al disotto delle 0,68 euro di media del prezzo di produzione accertato dagli esperti della Associazione degli allevatori; un prezzo medio che non tiene conto delle maggiori spese che deve affrontare chi vuole puntare sulla "qualità", garantendo la salute degli animali, una maggiore igiene negli allevamenti, una certa pulizia nella mungitura, ricorrendo magari agli impianti meccanici, tutte innovazioni che portano il costo di produzione ad almeno 0,71 euro, ben al disopra di quanto offerto, o annunciato, dagli industriali caseari.Una situazione di stallo, di grande confusione, alla quale si deve in qualche modo porre rimedio, hanno detto Alberto Sanna ed i suoi colleghi. La Commissione, per avere una base sulla quale lavorare, ha incontrato in audizione i rappresentanti delle diverse "categorie" che operano nel mondo agricolo: allevatori, tecnici, rappresentanti delle organizzazioni professionali, della cooperazione, dei consorzi che operano, nel settore caseario, per tutelare la denominazione di origine protetta dei tre più famosi formaggi sardi, appunto il romano, il fiore sardo, il pecorino sardo.
Una lunga serie di incontri, di confronti anche accesi, di studio, di sedute di approfondimento; un lavoro intenso ed appassionato, al termine del quale la Commissione ha elaborato ed approvato, all'unanimità, un documento "che può servire come utile contributo, come base per un dibattito in Aula (che la Commissione chiederà al presidente del Consiglio ed ai capigruppo), per affrontare "nella sede più appropriata" il futuro di questo comparto, il pilastro non solo del sistema economico ma dell'intera vita, delle tradizioni, della cultura di gran parte della società sarda.
"Se crolla l'agricoltura, hanno commentato tutti i componenti la Quinta commissione, salta l'intero sistema sociale sardo. Tutti siamo legati al mondo agricolo, in molti continuiamo a gravitarci attorno, conosciamo l'importanza che ha avuto e che ha, anche per coloro che credono di non essere intimamente legati, condizionati, dalla cultura, dalle tradizioni e dal comune sentire agro-pastorale dell'universo isolano".
Partendo dai "punti di debolezza" del settore, che per la Commissione sono le insufficienti infrastrutture, le dimensioni ridotte o ridottissime delle aziende, la loro frammentazione, le calamità, l'indebitamento, le scarse risorse finanziarie, l'insufficienza delle risorse idriche, l'eccessivo individualismo degli imprenditori agricoli, aggravati dagli obiettivi handicap geografici, legati all'insularità, i consiglieri della Quinta hanno elaborato una "proposta" per far superare all'agricoltura sarda i propri ritardi strutturali, così da poter diventare competitiva ed evitare il reale pericolo di una ulteriore marginalizzazione, nel panorama italiano ed internazionale.Cambia rapidamente lo scenario economico europeo, ormai è quello il punto di riferimento anche per l'economia sarda, si modifica celermente il sistema degli scambi internazionali. Non ci si può fermare. Partendo dal prezzo del latte, che deve essere giustamente remunerativo per gli allevatori, la Quinta commissione propone, quindi, un patto di filiera, tra i produttori, i trasformatori ed i commercianti, nel quale coinvolgere anche la cooperazione. Questo è il primo passo, riguarda forse più l'oggi che il domani, mentre è il futuro al quale si deve guardare, con maggiore attenzione.
Un futuro da governare, conoscendo i dati, che devono essere rilevati da un Osservatorio permanente dell'agricoltura; un futuro nel quale le aziende, specie quelle zootecniche, dovranno avere dimensioni adeguate, ma anche essere tecnicamente evolute. Quindi, emerge l'esigenza di potenziare la ricerca, l'innovazione, la sperimentazione, l'assistenza tecnica, la promozione e la commercializzazione, così come si deve mettere a punto un nuovo sistema del credito, che porti anche a risolvere l'annoso problema dell'indebitamento complessivo delle aziende, con la predisposizione di un efficace piano di risanamento dell'indebitamento. Soprattutto, hanno concluso i componenti la commissione Agricoltura, illustrando il loro "progetto di intervento" nel corso di una conferenza stampa, i produttori sardi devono puntare sulla qualità, sulla bontà e tipicità, sulla tradizionale genuinità dei "Prodotti di Sardegna". E' necessaria, quindi, una seria e reale politica di sistema. Ed è proprio con questo obiettivo che la Commissione chiederà l'inserimento del "documento" nell'ordine del giorno dei lavori dell'Aula, per un esame approfondito del "problema agricoltura", anche per giungere ad un nuovo programma di sviluppo complessivo, che favorisca il rapido processo di ammodernamento ed evoluzione del comparto agricolo sardo. (mc)
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