CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislatura

La commissione Sanità ha avviato l'indagine conoscitiva sull'uranio impoverito. Ascoltati in audizione i rappresentanti dell'UNAC


Cagliari, 20 ottobre 2004 - I dati, seppur parziali ed incompleti, "perché superare i vincoli, i limiti, lo stretto riserbo dei comandi militari è quasi impossibile", mostrano una preoccupante realtà: l'uranio impoverito "certamente" è stato usato anche nelle basi militari della Sardegna, i suoi effetti nocivi sono ben visibili in alcune zone rigorosamente protette dalle autorità militari.

La commissione Sanità del Consiglio regionale, presieduta da Pierangelo Masia, ha avviato, con la prima audizione, la sua indagine conoscitiva sulla presenza, l'uso, i danni che l'uranio impoverito provoca alle persone, agli animali, alle cose anche in molte parti dell'Isola. "Una indagine che contiamo di concludere in cinque o sei mesi - ha dichiarato Pierangelo Masia, aprendo i lavori - per predisporre, poi, i provvedimenti necessari per garantire la salvaguardia delle popolazioni e dei territori dove operano le basi militari".
I primi dati, "preoccupanti" per i componenti la Commissione, sono stati forniti dai responsabili nazionale e regionale dell'Unac, "una associazione d'arma non particolarmente ben vista dagli alti comandi", e da un "esperto, che con questa associazione collabora da tempo".

Dalle ricerche negli archivi dei ministeri, dalle visite nelle basi, da incontri e colloqui con militari ed esperti che con questa sostanza radioattiva sono entrati in contatto, anche nelle loro missioni "di pace" all'estero, molti dei quali hanno contratto la particolare forma di leucemia che ha provocato un numero incontrollabile di decessi, l'Unac ha tratto un voluminoso dossier, pieno di dati e di riscontri obiettivi, che è stato anche trasmesso a "chi di dovere". Ma senza risultati. L'uranio impoverito continua ad essere utilizzato, senza le opportune precauzioni, senza sapere cosa bisogna fare per evitarne i terribili danni, senza conoscere metodi e procedure, anche nelle zone calde o di guerra, per limitare i rischi.
Gli altri eserciti, specialmente i comandi statunitensi ed inglesi, informano con cura i loro militari, forniscono tute e maschere sofisticate, "da noi si fa come se il problema non esistesse".

Una denuncia precisa, circostanziata, ricordando che l'uranio impoverito viene fornito alle fabbriche di armi da una nota società che ha sede a Zurigo ed una attiva filiale a Roma, che questo materiale è presente in quasi tutti i proiettili usati negli ultimi decenni, quelli che indicano la presenza di "minerali pesanti", perché l'uranio impoverito "è uno scarto radioattivo, deve essere smaltito con particolari procedure ed utilizzarlo per i proiettili è un modo molto economico di farlo". Tra l'altro, questo minerale, che quando esplode produce un calore enorme (circa 3000 gradi, che sciolgono o bucano anche un muro di cemento armato di moltissimi metri), è un terribile, ma apprezzatissimo, strumento di distruzione.
In Sardegna, secondo registri e verbali rigorosamente coperti dal segreto militare, è stato certamente usato, nelle basi nelle quali sparano e "fanno" la guerra non solamente gli eserciti "amici", ma anche quello libico e, persino, cinese, che ogni tanto affittano i nostri poligoni per "testare", magari prima di comprarli, i loro nuovi armamenti.

Dove cadono i proiettili all'uranio muore tutto, le tracce si notano per decenni, la polverina bianca prodotta dall'esplosione, sempre materiale radioattivo, si deposita, penetra nel suolo e le nanoparticelle si diffondono, finiscono anche negli strati più profondi del suolo, inquinano le falde acquifere.
I dati ufficiali, quelli resi noti dai comandi militari, parlano di valori nella norma, ma i campioni sono stati raccolti dall'università di Siena ed analizzati dall'università di Cagliari, che ha garantito "i risultati sui campioni trasmessi", non la "certezza" dei campioni esaminati. Però, ad Escalaplano, ad esempio, negli stessi periodi, quasi contemporaneamente, sono nati bambini con gravi malformazioni, si sono registrati pericolosi incrementi delle malattie tumorali, gli animali che pascolano ai margini della base o, in alcuni casi, dentro la base, fanno registrare preoccupanti morie "e nessuno vuole la carne ed il latte di quelle bestie", le sorgenti non sono certamente limpide e cristalline, anche nei periodi di abbondanza di piogge. E che tutto possa essere ricondotto alla presenza di una miniera, dalla quale "uscirebbero piccole o grandi quantità di arsenico o di altri minerali pesanti" non convince, anche perché tra la miniera ed i pascoli incriminati esistono almeno cinquecento metri di dislivello e l'arsenico, come gli altri minerali, difficilmente "riesce ad arrampicarsi ed a superare, nel sottosuolo, un simile dislivello".
Come non è "accettabile che sia un caso, il segno del destino, se il dieci per cento degli abitanti di Quirra è affetto da gravi forme tumorali".
Del problema, comunque, si stanno occupando anche alcuni studiosi, di chiara fama, di università non sarde, come gli studiosi degli atenei isolani cercano, con il riserbo del caso, di approfondire aspetti particolari della vicenda.
Le basi, gli impianti di La Maddalena, Perdasdefogu, Teulada, San Lorenzo, ma anche quelli di altre zone isolane saranno, hanno detto i componenti la Settima, attentamente esaminati. Saranno approfonditi tutti gli aspetti di questa "complessa vicenda" e si cercherà di far luce su molti, preoccupanti, episodi che sono stati nascosti o sono stati "spiegati" con teorie e scuse strampalate.

La Commissione, nelle prossime settimane, prenderà contato con i vertici militari, con i laboratori di ricerca, metterà a punto un programma di visite ed audizioni, che serviranno come base per una attenta analisi della situazione, non solo per accertare la presenza e l'uso dell'uranio impoverito, ma anche per rendersi conto dei disagi, e dei pericoli, che una presenza massiccia di impianti militari provoca in grande parte della popolazione sarda.
"Esamineremo tutto con grande attenzione, poi elaboreremo le nostre proposte, che potrebbero anche portare ad un nuovo confronto, ad un nuovo e diverso accordo con lo Stato, anche in tema di basi e servitù militari". (mc)


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