CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa Quinta commissione ed il problema dei comuni "costretti a portare i loro rifiuti" negli impianti di termovalorizzazione: i costi aumentano ed i cittadini si lamentano
Cagliari, 12 ottobre 2004 - Osservano la legge, spendono di più ed i loro cittadini non sono neanche contenti. Il comitato di coordinamento dei comuni convenzionati con gli impianti di termovalorizzazione di Macchiareddu e di Tossilo, una novantina, che ogni giorno portano i "loro" rifiuti urbani negli inceneritori delle due importanti aree industriali, hanno spiegato alla Quinta commissione, Ambiente ed Agricoltura, del Consiglio regionale, presieduta da Alberto Sanna, le loro perplessità, l'origine delle loro preoccupazioni.
Ogni anno, in Sardegna, si producono più o meno 800mila tonnellate di rifiuti urbani. Il decreto Ronchi, ancora in vigore, prevede che almeno il 35 per cento si ottenga con la raccolta differenziata, separando quindi vetro, plastica, alluminio, carta dal resto dei rifiuti, mentre in Sardegna si arriva a malapena al 2 per cento. Un quarto di questi rifiuti, 200 mila tonnellate circa, viene portato, dai 90 comuni in questione, previa la necessaria cernita, negli impianti di termovalorizzazione di Macchiareddu e di Tossilo, dove le parti umide sono inviate alla produzione di compost, mentre le altre vengono bruciate per la produzione di energia.
Il decreto Ronchi viene, in questo caso, rigorosamente rispettato. Il costo di questo trattamento, però, è decisamente elevato, perché, dal 1 gennaio dello scorso anno, a Tossilo si pagano 115 € a tonnellata "termovalorizzata" e nella zona industriale di Cagliari pochi spiccioli di meno.
Le altre 600mila tonnellate, raccolte dagli altri centri isolani, finiscono in altre discariche ed in altri impianti, senza alcun pretrattamento e senza dover ricorrere alla raccolta differenziata. In questi casi i comuni "non osservano" la legge Ronchi e pagano molto, ma molto, meno di quelli "in regole. Le tariffe, hanno detto i sindaci del Comitato, passano dai 75€ di Olbia ai 30€ di Sassari: "una gran bella differenza, rispetto a quanto dobbiamo far pagare ai nostri concittadini".
C'è anche da dire che i diversi siti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, le "tradizionali" discariche, oramai sono quasi completamente saturi, inutilizzabili, quindi, e non si trovano comuni disposti a concederne altri, cosi come sono troppi i comuni che "non vogliono", nei loro territori, nuovi impianti di termovalorizzazione "che inquinano non poco e fanno molta puzza".
Il Governo, proprio per dissuadere le amministrazioni comunali dal ricorso eccessivo alle discariche, aveva stabilito, qualche anno fa, di far pagare una "ecotassa" necessaria per bonificare i siti di smaltimento, una volta saturati. In Sardegna questo "contributo ecologico" è stato fissato ad un livello veramente basso: 10,33€ a tonnellata nel 2003 e 15,50€ nel 2004, contro gli oltre 25€ stabiliti in sede nazionale; l'amministrazione regionale, se avesse applicato le tariffe nazionali, avrebbe potuto incassare molto di più dei quasi 6 milioni di € previsti per il 2003 e dei quasi 9 milioni di € per il 2004 ed avrebbe avuto a disposizione molti più soldi, per intervenire sui siti inquinati dai rifiuti urbani o per contribuire al pagamento dei "costi maggiori" sopportati dai comuni che rispettano le norme in materia.
La situazione, hanno concordato i consiglieri della commissione Ambiente ed i rappresentanti delle amministrazioni comunali "in regola", è, certamente, difficile, complicata da risolvere, perché mancano gli impianti adatti, non si trovano i siti adeguati, troppo spesso i comuni si oppongono alla costruzione di nuovi impianti di smaltimento, in alcuni casi non si è in grado di rispettare le norme e si va avanti con autorizzazioni provvisorie e con deroghe. Tra l'altro, non si sa bene cosa, ogni tanto, arriva in Sardegna, sotto forma di rifiuti più o meno speciali.
Una situazione della quale è, probabilmente, responsabile la Regione, che stabilisce dove i comuni confluiscono i loro rifiuti urbani e fissa le tariffe per il loro smaltimento. Quindi, almeno per una giusta perequazione dei pesi, hanno detto gli amministratori comunali di Macomer, Cagliari, Sedilo, Quartu, Ghilarza, Bonorva e degli altri comuni che fanno parte del coordinamento, è opportuno che la Regione accerti "ogni anno, entro il mese di ottobre, la tariffa media applicata nell'anno precedente negli impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani operanti nella regione e, per compensare i maggiori oneri sostenuti, determini il contributo da corrispondere ai comuni con tariffa superiore a quella media".
Ma è anche necessario incentivare, realmente, la raccolta differenziata, spiegare al cittadino che l'ambiente non è un bene rinnovabile con poco sforzo, far nascere una reale coscienza ecologica, cominciando quest'opera di sensibilizzazione dalla scuola.
Un programma impegnativo, hanno detto Alberto Sanna ed i suoi colleghi, con traguardi ambiziosi, che possono portare in breve tempo ai livelli raggiunti dai "comuni ecologicamente più attenti"; un tema delicato, sul quale la commissione Ambiente ha intenzione di soffermarsi nel prossimo futuro, per elaborare programmi e progetti concreti, in grado di avviare a soluzione l'annoso e difficile problema dello smalti-mento dei rifiuti solidi urbani dei comuni isolani. (mc)
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