CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa commissione Agricoltura del Consiglio regionale ha approfondito "il problema" del prezzo del latte ovino con l'assessore Addis ed il presidente dell'Unione provinciale degli agricoltori di Nuoro
Cagliari, 6 ottobre 2004 - Una piccola possibilità di trovare una soluzione per la vicenda del prezzo del latte ovino, quasi una timida speranza, è stata anticipata questo pomeriggio dall'assessore dell'Agricoltura nel corso di un lungo incontro con la Quinta commissione del Consiglio regionale, Agricoltura ed Ambiente, presieduta da Alberto Sanna.
Per ora nessuna ipotesi reale di accordo, ha specificato l'assessore Addis, ma da qualche giorno è stato istituito un tavolo tecnico, al quale partecipano i rappresentanti delle organizzazioni professionali e degli industriali del settore, che ha avviato un costruttivo confronto per esaminare, per approfondire tutte le voci che concorrono a formare il costo di produzione di ogni litro di latte ed il costo di trasformazione dello stesso latte in formaggio. La possibilità di giungere ad un accordo, che compensi i sacrifici dei produttori, diventerà realtà non appena si conosceranno i dati ed i costi, reali, di produzione e di trasformazione.
Un primo passo, positivo, ma il prezzo del latte, ha ricordato il presidente dell'Unione provinciale degli agricoltori di Nuoro, Francesco Dore, ricevuto in audizione prima dell'esponente dell'esecutivo, "non può essere fissato per decreto, non può essere stabilito d'imperio. Il prezzo lo fa il mercato e quello sardo è un non mercato, controllato e ingessato da pochi, che impongono il loro prezzo ai molti".
"GlI allevatori, gli imprenditori della provincia di Nuoro, ha aggiunto Francesco Dore, non hanno alcuna intenzione di sottostare alle volontà dei "più forti". Siamo in un sistema che garantisce il libero mercato, allora vendiamo il prodotto latte, con le sue caratteristiche tipiche e di qualità, a coloro che lo vogliono utilizzare, che decidono di trasformarlo: il prodotto latte deve avere la stessa dignità delle altre produzioni, agricole o agro-industriali. Il prezzo, in sostanza, non deve essere condizionato da quello del formaggio; perché sarebbe come se il greggio venisse pagato in funzione del prezzo della benzina, e non viceversa".
"Il latte ha un suo valore, un suo costo di produzione, ha detto ancora il presidente degli Agricoltori nuoresi, ed i produttori devono guadagnare, il giusto, dalla sua vendita.
In Sardegna, esaminando i prezzi "garantiti" di questi ultimi anni esiste una differenza di almeno quindici centesimi di euro, più o meno trecento lire, rispetto ai mercati continentali, anche quelli tradizionali che acquistano, da tempo, senza fare grosso clamore, molto latte sardo. Nel corso di una recente visita in alcune "regioni tradizionalmente amiche, o clienti" (Toscana, Marche, Umbria e Lazio) è saltato fuori che molti industriali sardi vendono latte in quelle zone e molti operatori di quelle regioni si riforniscono in Sardegna, utilizzando canali tradizionali o servendosi di piccoli imprenditori che comprano qui e rivendono oltre Tirreno.
I prezzi, ha ricordato Francesco Dore, vanno dagli ottanta euro pagati nelle Marche (dove il latte sardo è, però, particolarmente apprezzato e richiesto) ai novantadue euro pagati in Toscana, da una cooperativa che immette, annualmente, sul mercato 650 mila forme di pecorino toscano Dop.
"Se il prezzo giusto non viene ottenuto in Sardegna, ha concluso Dore, è facile trovare altri mercati, a condizione che il prodotto sia di qualità. Prodotti scadenti hanno prezzi scadenti e alterano il mercato. Noi garantiamo qualità elevate e chiediamo un prezzo adeguato, senza prezzi chiusi, acconti vincolanti, contratti capestro che soddisfano solamente una parte". Di firmare accordi al buio, quindi, neanche se ne parla.
"Gli accordi, però, si devono raggiungere e devono essere interprofessionali, come permettono le normative comunitarie e nazionali. Il discorso è decisamente più complesso e riguarda il necessario processo di trasformazione, di ammodernamento, che deve radicalmente modificare il settore agricolo. Si deve fare un discorso di filiera, ha aggiunto l'assessore Addis, rispondendo alle domande dei commissari. Un programma di sviluppo a medio-lungo termine, che si deve avviare tenendo conto dei nuovi orientamenti comunitari, delle regole che entreranno in vigore nei prossimi anni".
Il settore, tuttavia, non gode certamente di buona salute e sarà necessario mettere a punto scelte strategiche che incidano sull'attuale realtà. Servono programmi di diverso respiro, ha detto ad esempio Paolo Terzo Sanna, che prevedano profondi cambiamenti strutturali, forse scelte difficili, ma altrimenti non saremo in grado di competere sui mercati mondiali.
Programmi e progetti di difficile elaborazione, secondo il presidente della Quinta Al-berto Sanna, perché la situazione isolana è, anche socialmente, estremamente preoccupante, condizionata dalle scelte comunitarie, e non si capisce come si potrà cercare di far sentire anche la nostra voce nelle sedi europee"
La Commissione, comunque, nei prossimi giorni proseguirà il suo lavoro di analisi e di approfondimento dei "casi urgenti" che condizionano il comparto agricolo. Dopo il prezzo del latte sarà la volta della lingua blu e della peste suina, su questi argomenti è prevista una audizione comune dei due assessori competenti: agricoltura e sanità. (mc)
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