CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaL'obbligo formativo senza risorse finanziarie: a casa oltre 10 mila ragazzi e seimila operatori? I Riformatori hanno presentato un'interpellanza chiedendo alla Giunta di garantire un'attività che consente di rispondere in modo efficace alla dispersione scolastica
Cagliari, 29 settembre 2004 - I tagli al bilancio si facciano se è necessario; ma a pagare non siano gli ultimi come sembra avvenire, invece, per l'obbligo formativo, che ha avuto il grande merito di dare una risposta alla dispersione scolastica. La delibera dell'assessore del Lavoro, che prevedeva risorse - peraltro insufficienti - per fare ripartire i corsi, è stata sospesa dal presidente Soru. Per questo i Riformatori hanno presentato un'interpellanza - illustrata oggi in conferenza stampa - per conoscere i motivi che non hanno consentito, finora, la ripartizione dei fondi per l'avvio dell'attività e se tale ritardo esprima la volontà politica "di non garantire l'obbligo formativo ai giovani sardi, che non sarebbero comunque transitati nella scuola", diritto che è, invece, "riconosciuto in tutte le altre regioni italiane".
Sono oltre 10 mila i giovani che hanno deciso di ritornare agli studi seguendo un percorso diverso da quello tradizionale della pubblica istruzione. L'obbligo formativo è nato dalla riforma Berlinguer, che anche il ministro Moratti sembra condividere. In Sardegna il percorso è garantito da un corpo docente di seimila operatori.
I problemi nascono nei trasferimenti delle competenze dal governo alle regioni e nel-la scarsa disponibilità del governo a riconoscere, con la delega delle competenze, risorse finanziarie adeguate. La Sardegna è stata la prima regione a "intuire" l'importanza di questa istruzione "alternativa". I primi bilanci sono positivi: con il 18 per cento dei giovani ha trovato un lavoro.
Ora - dicono i Riformatori - c'è il concreto pericolo di mandare tutti a casa. Soru chiede allo Stato risorse e non sembra disposto ad anticiparne (sempre che di anti-cipazioni si tratti); ma non può - ha spiegato l'on. Dedoni - dare l'aut aut. Farebbe pagare il conto a ragazzi che hanno detto no alla scuola e chiedono comunque di non restare ultimi. Obbligo formativo, vivai delle società sportive e servizi a sostegno della famiglia - ha sostenuto l'on. Vargiu - sono capisaldi di un progetto di avanza-mento sociale che non può essere abbandonato senza inevitabili pregiudizi.
Il presidente della Regione parla invece di ridurre le classi, accorpandole; di eliminare il tutor, di rinunciare agli stage aziendali e al contributo dello psicologo, modificando - ha spiegato l'on. Pisano - quel "modello salesiano" privandolo dell'efficacia da tutti riconosciuta.
Indubbiamente le risorse finanziarie occorrenti sono molte, dai 75 agli 80 milioni di euro e se lo Stato non paga da qualche parte bisogna andare a prenderli; ma qui la posta in palio è più alta: togliere adolescenti dalla strada e ricondurli a una manualità riconosciuta. Il percorso è triennale; ma qui - se la delibera dell'assessore del Lavoro verrà approvata - si prevede un mini finanziamento solo per le seconde classi e solo fino a dicembre, non si sa se aspettando la provvidenza oppure alimentando un disegno di ridimensionamento dell'attività. Obbligo formativo a rischio? "Penso di no - ha sostenuto l'on. Cassano - perché assisteremo a breve all'ennesimo dietrofront del presidente Soru. L'argomento non può essere frettolosamente archiviato come un semplice taglio". (adel)
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