CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII legislaturaLa Sesta commissione ha incontrato l'assessore dell'Industria, Rau, che ha assicurato nuove iniziative politiche per il rilancio del comparto, in grave crisi
Cagliari, 22 settembre 2004 - L'industria sarda è in crisi, la situazione dell'intero comparto e particolarmente pesante, i dati sono sotto gli occhi di tutti. Le industrie riducono il personale, chiedono lo stato di crisi, chiudono definitivamente. "E' neces-sario un progetto di sviluppo profondamente modificato, si devono studiare nuove strategie e trovare nuovi soggetti, capaci di reggere la sfida dei mercati, di proporre prodotti innovativi, che reggano anche la concorrenza dei paesi nei quali, il costo del lavoro è cinque o dieci volte inferiore a quello sardo".
La commissione Industria e Lavoro del Consiglio regionale, presieduta da Giovanni Giagu, ha fatto un rapido esame del comparto industriale isolano, incontrando in "audizione" l'assessore Concetta Rau, e le conclusioni di questo primo esame sono state non proprio confortanti.
I grandi gruppi, hanno ricordato parecchi consiglieri, vogliono liquidare gli impianti isolani, vogliono ridurre il personale, cercano di contenere le perdite tagliando i costi ed i posti di lavoro. "Ma senza fabbriche, non si può parlare di nuova occupazione, non si può dare un filo di speranza ai giovani, e meno giovani, sardi in cerca di una qualche fonte di reddito".
E' in crisi il comparto chimico, per il quale l'assessore Rau questo pomeriggio chie-derà un intervento urgente ai ministri "competenti". L'energia, altro fattore di svilup-po, ma anche di crisi, costa troppo e non si conoscono i programmi dell'Enel e degli altri grandi produttori, per fornire energia a prezzi contenuti prodotta utilizzando an-che le risorse (carbone Sulcis) locali. Sulle fonti energetiche alternative, vento e so-le, esistono dubbi e perplessità. Sono in difficoltà il polo tessile, il comparto del gra-nito e del marmo, accusa pesantezza quello del sughero, chiudono le industrie, co-me la Sardinia Crystal di Alghero che hanno raggiunto un elevato livello qualitativo ma non sono in grado di competere con le imprese dell'est che producono a prezzi decisamente inferiori. D'altro canto il costo del lavoro e degli altri fattori produttivi, in troppi paesi europei, anche comunitari, "consiglia alcuni imprenditori, anche locali", ad impiantare fabbriche in quelle favorevoli realtà, tanto è vero che anche alcuni in-dustriali caseari hanno trasferito impianti e tecnologie nei paesi dell'ex impero co-munista.
"Occorre una rapida inversione di tendenza. Dobbiamo mettere a punto un nuovo modello di sviluppo, una differente politica degli incentivi, ha detto Concetta Rau. Questa giunta sta attentamente studiando la situazione complessiva ed ha intenzio-ne di proporre una nuova strategia, tenendo conto delle indicazioni europee, che sono profondamente modificate anche rispetto al recente passato".
Le leggi di incentivazione in vigore sono buone, in sostanza, ma non hanno dato i risultati sperati. Occorrerà, ora, governare l'esistente, avviare un sistematico monito-raggio di ciò che funziona, fissare degli obiettivi ed analizzare come e quando li si raggiunge. Senza trascurare i costi e la redditività degli interventi finanziari.
"Questo esecutivo proporrà un nuovo modello di sviluppo, che punterà su nuovi rap-porti innovativi, ad esempio con le università e i centri di ricerca, e punterà a fornire reali se4rvizi alle imprese, favorendo la realizzazione di un numero adeguato di sportelli unici, coinvolgendo nelle scelte gli enti locali".
Gli accordi di programma, quelli di settore, di filiera sono strumenti ancora validi, sui quali si può puntare. Ma occorrerà esaminare con grande attenzione i programmi ed i progetti di sviluppo perché è inutile puntare su produzioni che non hanno "buone prospettive di mercato".
"E' necessario, quindi, disegnare una strategia di sviluppo compiuta, ha aggiunto l'assessore, che deve attrarre nuovi investimenti e convincere nuovi imprenditori, anche nazionali o internazionali, a venire ad operare nell'Isola".
La sfida deve essere a "tutto campo, ma servono imprenditori avveduti e seri". Il ri-sanamento ambientale è un programma su cui puntare, ed in questo campo l'Eni può avere un grande ruolo; il fatto che Assemini e Porto Torres siano stati dichiarate aree di interesse nazionale può favorire la permanenza di quel "grande gruppo" nel-le nostre aree industriali. Il disimpegno dell'Enel non deve portare alla chiusura di reparti e presidi, decisamente essenziali per la stessa sicurezza del sistema econo-mico e sociale isolano; in alcuni settori, come quello sughericolo, la Sardegna deve essere la principale protagonista del piano nazionale di comparto: Così come in altri "settori sensibili", quali quello delle cave e delle estrazioni di lapidei, attente scelte di tutela ambientale ed il ricorso a nuove e più moderne tecnologie sono ormai assolu-tamente necessarie.
"Lo sviluppo, però, deve essere favorito dal basso, hanno concordato il presidente Giagu, l'assessore Rau ed i componenti la Sesta commissione. Occorre, quindi, una nuova programmazione strategica, studi e valutazioni di impatto ambientale, incenti-vi differenziati a seconda delle aree e dei comparti di intervento, servizi reali alle im-prese e le necessarie certificazioni di qualità".
"La situazione è certamente difficile, la crisi di dimensioni più ampie di quella regio-nale", ma sulle industrie, che valorizzino le materie prime locali, non si può non pun-tare, se si vuole ancora parlare del processo di crescita della società sarda. (mc)
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