Nota stampa
della seduta n. 369 antimeridiana del 2 febbraio 1999


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Salvatore Zucca e dell'on. Gian Mario Selis. L'ordine del giorno dei lavori prevede l'esame di alcune mozioni, presentate dai diversi gruppi politici.


Mozione n. 201
M. Tunis, Pittalis, Casu, Milia, Pirastu, Floris (F.I.)
sul mancato riconoscimento delle competenze
professionali degli agrotecnici iscritti all'albo
professionale e sulla esclusione degli stessi
dalla progettazione e direzione di interventi
di cui ai regolamenti CEE 2081/93, 2080/92
e 2078/92.

La mozione è stata illustrata dal primo firmatario on. M.F. Tunis (F.I.), il quale ha ricordato che questa mozione è stata presentata nell'ormai lontano 6 dicembre 1996 e denuncia una situazione quanto mai preoccupante.
In Sardegna operano numerosi istituti professionali per l'agricoltura, che preparano ogni anno molti agrotecnici, le cui competenze però non vengono riconosciute dagli ispettorati provinciali dell'agricoltura e della stessa Ersat, l'ente regionale che opera nel settore primario, i quali non accettano progetti predisposti e firmati da tecnici in possesso di questo titolo. Tunis ha ricordato come le norme comunitarie riconoscono, a tutti gli effetti, la validità di questo diploma e prevedono che gli agrotecnici possano svolgere il loro lavoro nei diversi settori del comparto agricolo. L'amministrazione regionale sarda, invece, riconosce solo il titolo di perito agrario e trascura quello di agrotecnico. In questo modo si crea una disparità di trattamento nei confronti di due categorie che le norme comunitarie considerano alla stessa stregua. L'oratore ha ricordato anche numerose sentenze, su questo argomento, pronunciate da diversi tribunali amministrativi regionali e dallo stesso Consiglio di Stato e che ribadiscono l'equipollenza dei due titoli, anche ai fini della libera professione e della elaborazione e presentazione di elaborati e progetti.
La regione sarda, invece, non tiene conto di queste indicazioni anche comunitarie e penalizza gli agrotecnici, ai quali vieta di operare e presentare progetti che possono beneficiare degli interventi finanziari di sostegno, di ogni origine e provenienza. La mozione, ha concluso Tunis, chiede che l'assessore riconosca questo titolo e li equipari, riconoscendo agli agrotecnici la loro preparazione professionale specifica.

Sulla mozione è intervenuto l'on. Cadoni (A.N.), il quale ha ricordato la lunga polemica esistente per l'equiparazione dei due titoli e che risale alla fine del secolo scorso. La Regione forse non ha il potere di istituire un albo professionale degli agrotecnici, ha aggiunto Cadoni, ma la particolare preparazione professionale che si acquisisce frequentando i corsi, ad esempio, della scuola di Montresta è di ottimo livello e non può essere persa o trascurata. Gli agrotecnici sono figure professionali molto valide, possono avere un grande ruolo nel processo di ammodernamento del settore agricolo. Non si può correre il rischio di perdere questi giovani che hanno professionalità di grande interesse sociale. I due titoli, ha aggiunto Cadoni, devono essere equiparati, anche se i corsi di studio seguiti sono, tra loro, differenti. Agrotecnici e periti agrari, però, hanno ambiti di lavoro tra loro simili e gli agrotecnici non devono essere penalizzati e posti ai margini del processo di rilancio del mondo agricolo isolano.

L'assessore all'agricoltura Ferrari, rispondendo all'on. M. F. Tunis e Cadoni, ha riconosciuto la validità delle argomentazioni proposte. Ci sono, ha aggiunto Ferrari, contrasti anche vivaci tra i tecnici laureati e quelli diplomati, così come esistono nette differenze tra diploma e diploma, perchè differenti sono i corsi di studio e le materie che vengono approfondite. Gli albi professionali sono istituiti su base nazionale ed è lo Stato che ne fissa regole, norme, caratteristiche di accesso, così come sono diverse le competente, i compiti che ai loro iscritti vengono riservati. I periti agrari e gli agrotecnici hanno infatti diversa preparazione professionale, diversi compiti, differenti competenze.
La Regione, quindi, non ha poteri per istituire questi nuovi albi professionali; si possono però trovare accordi e forme per riconoscere anche il ruolo degli agrotecnici e la validità del titolo che hanno conseguito dopo molti anni di studio e di attività anche pratica. L'assessore ha, anzi, riconosciuto la particolare validità della preparazione conseguita dagli agrotecnici sardi ed ha proposto un confronto tra tutte le parti interessate, per trovare una soluzione al problema.
È auspicabile, infatti, che l'assessorato riconosca questo titolo e dia a questi tecnici la possibilità di inserirsi, professionalmente, nel mondo del lavoro. L'assessore si è quindi detto d'accordo sulla predisposizione di un documento unitario, che dia soluzione a questo problema.

Il primo firmatario della mozione on. M.F. Tunis si è detto d'accordo con la proposta avanzata dall'Assessore all'agricoltura. È necessario riconoscere la validità di questo titolo, ha aggiunto Tunis, e dare attuazione anche alle direttive comunitarie che proprio questa parità riconoscono. La disponibilità ad una soluzione concordata del problema è stata dunque giudicata molto positivamente e Tunis ha proposto di sospendere la votazione conclusiva sulla mozione e di elaborare ed approvare un documento unitario.

L'on. Cadoni (A.N.), integrando il suo precedente intervento, ha sollecitato iniziative a sostegno dell'istituto professionale per l'agricoltura di Montestra, il più grande dell'Isola, frequentato anche da 180 studenti e studentesse, dotato di struttere di accoglienza, in grado di ospitare nel proprio convitto ragazze e ragazzi provenienti anche da altre regioni italiane.
Cadoni ha, quindi, chiesto una approfondita indagine anche da parte dell'assessore alla Pubblica Istruzione, per decidere gli interventi necessari alla vita ed al potenziamento di una scuola di particolare importanza e valore quale è proprio quella di Bosa-Montresta.

La votazione della mozione è stata, quindi, sospesa per permettere la predisposizione di un documento unitario


Mozione n. 173
Sulla sovranità di popolo sardo.

"Il Consiglio regionale deve dichiarare solennemente la sovranità del popolo sardo sulla Sardegna, sulle isole adiacenti, sul suo mare territoriale e sulla relativa piattaforma oceanica" e deve avere il diritto di essere padrone del proprio futuro. Queste le enunciazioni della mozione presentata dal gruppo sardista e che il consigliere on. Bonesu ha illustrato questa mattina.

Bonesu (PSd'Az.) ha sostenuto che il Consiglio deve concludere la legislatura con una affermazione di sovranità della Sardegna nei confronti dello Stato italiano, considerato che si è arrivati ad una situazione di totale subalternità dell'Isola ai poteri centrali di Roma.
La specialità è precaria e spesso inesistente. "Siamo diversi e dobbiamo affermare la nostra cultura perchè ci venga riconosciuta la specialità". La sovranità, ha aggiunto Bonesu, è un diritto che deriva dalla storia e dai comportamenti dei sardi che hanno sempre difeso strenuamente le loro prerogative, fin dalla nascita dei giudicati, alla fine dello scorso millennio. Bonesu ha citato una serie di casi nei quali gli interessi dei sardi vengono rappresentati da altri, a Roma e alla Comunità europea.
La Sardegna, ha continuato, deve rivendicare il diritto ad autogovernarsi, di gestirsi, di essere padrona del proprio futuro.

Intervenendo successivamente il consigliere on. Ghirra (Progr. Fed.) ha affermato che è apprezzabile il fine della mozione. L'obiettivo è giusto purchè non venga usato strumentalmente: la sovranità va ricercata ed ottenuta. Tuttavia alcuni frasi contenute nella mozione sono esagerate e non rappresentano fedelmente la realtà. "Non mi sento come gli indiani d'America e mi pare di avere le libertà e i diritti dei cittadini di uno stato civile e democratico". Ma l'obiettivo comune del Consiglio e da perseguire soprattutto in questi anni nei quali la bandiera del federalismo viene rafforzandosi. C'è tuttavia da dire che nel modello di nuovo stato che si sta delineando c'è una tendenza federalistica in contrapposizione al modello centralistico che è stato perseguito negli ultimi decenni.
Con l'Unione europea, l'idea di rivendicare la sovranità del popolo sardo assume maggiore fondamento. È quindi opportuno che la Sardegna proponga al Parlamento il riconoscimento, reciproco, della proprie sovranità, anziché volerla affermare con una dichiarazione unilaterale.

L'on. Giacomo Sanna (PSd'Az.), dopo aver espresso soddisfazione per la discussione in atto, ha precisato che il tema della sovranità non è uno slogan ad effetto e che ci si attende che le forze politiche non trattino il tema sulla base di luoghi comuni, pericolo che nasce dalle imminenti scadenze elettorali. Sanna ha ricordato poi che il tema della sovranità è stato dibattuto nel Congresso del PSd'Az. E che rappresenta uno dei punti fondamentali del programmi dello stesso partito.
Questo è un momento di alto confronto, ha aggiunto Sanna, che dovrebbe portare a quelle riforme di cui si parla. Le uniche riforme che sono state portate avanti da questo Consiglio sono "quelle finte", come la riforma elettorale. È necessario riprendere con vigore il dibattito sulle riforme istituzionali, organizzando la battaglia della sovranità alle grandi rivendicazioni avanzate da altre nazionalità in tutto il mondo. Per Sanna, lo Stato centralista deve perdere il suo potere sia verso l'alto, con le istituzioni sovranazionali, che verso il basso, verso gli enti locali.
In questo contesto emergono i limiti ed il fallimento del regionalismo italiano e i limiti dello Statuto speciale. Nella realtà, l'autonomia speciale si è tradotta in un semplice decentramento, riproponendo schemi centralistici anche a livello regionale.
Si deve ribaltare la logica del centralismo, perciò occorre l'assemblea costituente del popolo sardo che riscriva lo Statuto ed il rapporto tra Sardegna e Stato sulla base di un concetto di federalismo vero.
Sanna ha proseguito ricordando le esperienze federali di altri Paesi; in Italia lo Stato deve cedere quote di sovranità a favore degli organismi federati, che devono avere dignità statuale. Questo è il fine di questa mozione, ha concluso Sanna, con l'apporto di quelle forze politiche che credono ad una Sardegna libera, capace di decidere il proprio destino.

Dopo aver premesso che il suo intervento sarebbe stato propositivo, l'on. Paolo Fois (Progr. Fed.) ha detto che tuttavia alla discussione che si è determinata è necessario fare alcune precisazioni.
Prima fra tutte quella sulla differenza, se esiste, tra i termini "popolo sardo " e minoranza sarda. Fois ha a questo proposito affermato che già il Consiglio regionale ha utilizzato il primo in sede di formulazione della legge sulla lingua e sulla cultura della Sardegna. Dal punto di vista della nozione "popolo" e "minoranza" non presentano differenze: sono entrambi un insieme di persone che vivono in un determinato territorio, che presenta uguali aspetti sul piano etnico, etico, storico, religioso, geografico e che numericamente è inferiore rispetto alla maggioranza della popolazione dello Stato cui appartiene. L'unica differenza è che il "popolo" tende a conseguire l'indipendenza mentre la minoranza mira a conservare le proprie identità e a vederle complete e rafforzate, non volendo staccarsi dallo Stato di appartenenza.
Nel termine minoranza non c'è dunque alcun contenuto spregiativo, ma si tratta di una più marcata specificazioni della condizione di essere di una frangia di popolazione.
Fois ha aggiunto che poiché l'impianto della mozione è centrato sul principio di una collaborazione tra Europa, Stato e Regione, trova perplessità nell'accettare l'insistenza con cui ci si richiama alla sovranità del popolo sardo, considerato anche che nei documenti emerge l'esigenza della costruzione di un'Europa federale nella quale le regioni vogliono far sentire la loro voce e la loro non marginale presenza.
L'insistenza sulla sovranità, ha ribadito Fois, non è attuale in un mondo nel quale la nozione di minoranza è vincente, come per il Kossovo per il quale si chiede il riconoscimento dell'autonomia e non la separazione dallo stato.
In realtà poi, ha detto l'oratore, quando nella mozione si afferma che la Sardegna viene progressivamente svuotata dalle sue prerogative bisogna considerare che tale "svuotamento" è dovuto più ad obblighi internazionali che ad una vera volontà dello Stato centralista di sottrarre margini della riconosciuta specialità.
Concludendo, Fois ha detto che la forte accentuazione delle affermazione di "popolo" sia comunque opportuna in questo momento di riforme istituzionali, sia in Italia e sia in Europa perchè l'affermazione rappresenta genericamente la volontà dei sardi di conseguire maggiore autonomia facendo salva ed anzi potenziando la propria specialità. Per ciò ha dichiarato di aderire al contenuto della mozione e di votare a suo favore pur facendo un distinguo sull'ultima parte, la dove si insiste sulla sovranità sull'isola e sul suo mare.

Il PSd'Az. ha proposto, più volte, il tema della sovranità del popolo sardo all'attenzione del consiglio regionale. L'on. Serrenti (PSd'Az.) ha ricordato come in varie occasioni il tema della sovranità, perchè sembrava che fosse giunto il tempo del riscatto del popolo stesso sia stato riproposto ed approfondito con grande passione.
"Noi crediamo di essere parte dell'Italia, parte d'Europa, ma crediamo che i rapporti debbano essere decisamente cambiati, ha aggiunto Serrenti. Non crediamo sia giusto far parte di un'Europa delle Regioni, con una Regione che non conta nulla". Le Regioni ordinarie, ad esempio, hanno compiti e poteri ben maggiori di quelli dei quali godono le Regioni a statuto speciale. In Sardegna esistono troppi controlli e troppi vincoli da parte dello Stato, ha aggiunto l'esponente sardista e l'autonomia dell'Isola è condizionata, oppressa, limitata dalla burocrazia statale. "Noi non vogliamo fare la Lega in Sardegna" ha aggiunto Serrenti. Ed ha ricordato come gli ideali sardisti vengano da lontano ed abbiano permeato anche i programmi politici di altre forze politiche. Partiti però che non riusciranno a fare il bene della Sardegna, perchè hanno interessi che vanno al di là di quelli dell'Isola.
Il mondo va verso la globalizzazione del sistema produttivo, ma va anche verso l'esaltazione delle diversità, ha aggiunto Serrenti. Ma i popoli diversi non vogliono abbandonare il proprio paese, vogliono avere le libertà individuali ed il diritto alle loro scelte autonome.
Le ricchezze delle nazioni si sono formate con lo sfruttamento e la colonizzazione di molte parti del mondo, ha aggiunto Serrenti, ed ora l'Europa deve restituire ciò che ha rubato. Anche accogliendo i poveri, che vengono da noi perchè qui esiste la possibilità di avere cibo.
"Andiamo verso una società multietnica, verso un insieme di popoli che hanno abbandonato le loro radici culturali", ha detto Serrenti. Eppure ci sono molti esempi di autonomia culturale, sono molte le genti che difendono la loro autonomia di popolo ed i sardi devono avere la fierezza ed il coraggio necessari per affermare questa identità, a livello regionale, nazionale ed anche europeo.
Non vogliamo fare la Lega, ha ribadito Serrenti, perchè loro difendono gli interessi dei ricchi, dei popoli ricchi, ed ignorano i diritti e le esigenze delle altre regioni, meno ricche e meno fortunate. "Noi non vogliamo fare la Lega ha riaffermato l'oratore, ma cogliamo il diritto all'autodeterminazione perchè siamo in grado di decidere il nostro futuro, perchè siamo capaci di favorire il processo di riscatto e rinascita della nostra Isola".
Ci sono troppe persone che fanno finta di essere sardisti e poi si comportano da reali nemici della società sarda, ha aggiunto Serrenti. Ed ha ricordato i progressivi tagli fatti alle iniziative regionali in difesa della lingua e della cultura sarda. È certamente cambiato il clima politico, sono cambiati i rapporti con gli altri partiti; è profondamente mutato lo scenario nel quale si opera. Ma non è possibile riprendere il cammino del riscatto culturale e del rilancio economico prescindendo dalle reali caratteristiche del popolo sardo. Si devono mettere da parte invidie e contrasti, ha aggiunto Serrenti, si deve disegnare un futuro reale per la nostra isola. Si deve trovare una posizione unitaria, si devono prevedere riforme e soluzioni nuove, poi ci si potrà anche dividere.
Siamo ormai alla vigilia delle elezioni, ha concluso l'esponente sardista, ed è giusto votare questa mozione perchè nei confronti della Sardegna non si possono avere "posizioni minimaliste". La Sardegna ha bisogno di grande slancio e di una strenua difesa dei suo diritti, delle sue esigenze.
Per questo è giusto che il Consiglio voti a favore di questa mozione, una iniziativa rivoluzionaria, in grado di riaffermare la assoluta e completa sovranità popolare della Sardegna.

Per l'on. Macciotta (Misto), potrebbe sorgere il dubbio che nella presentazione della mozione abbia influito l'imminente scadenza elettorale; la mozione ha comunque una sua forza dirompente e richiede un dibattito serio e approfondito per un chiarimento aperto sulle posizioni.
Macciotta ha proseguito affermando che il nucleo essenziale della mozione è il concetto di sovranità, concetto che nel documento viene misconosciuto. Citando studiosi come Giannini, Macciotta ha sottolineato alcuni temi relativi alla formazione dell'ordinamento giuridico statuale, e quindi della sovranità, nazione che deriva dall'attribuzione ai sovrani e ai principi di una somma di poteri atti a governare la cosa pubblica.
Sviluppando questo tema, Macciotta ha ribadito che il concetto di sovranità riportato dalla mozione non ha senso, sulla base della tesi che prevede la sovranità come prerogativa dello Stato. Al popolo compete solo la scelta dei "propri reggitori" e l'eventuale iniziativa legislativa con il referendum.
La sovranità comporta un'organizzazione di uffici e poteri che solo lo Stato può realizzare, ha proseguito Macciotta, ed in questo senso si deve leggere il dettato costituzionale.
La mozione rivendica al popolo sardo l'originale "potestas suprema" ma si confonde nazionalità con nazione, tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere.
Esaminando poi il concetto di federalismo, Macciotta ha sostenuto che la sovranità compete allo Stato federale; ricordando poi quanto detto dall'on. Serrenti, Macciotta ha sostenuto che non ci si deve mettere fuori dallo Stato. Esiste inoltre un problema di coerenza personale, ha detto ancora Macciotta, e, sulla base dell'apporto fornito alla Commissione speciale per la revisione dello Statuto, e sulla base del giuramento prestato da ogni consigliere all'atto del proprio insediamento, si può cogliere solo la parte propositiva degli interventi che hanno richiesto una rimodulazione della mozione. Se ciò non avvenisse, ha concluso Macciotta, non si potrà aderire al documento proposto dai sardisti.

Detto che interverrà con un certo disagio perchè avverte uno straordinario abisso negli interventi che l'hanno preceduto, l'on. Murgia (PSF-DS) ha rilevato che nell'assemblea si registrano molte assenze e si respira un clima non adeguato alla solennità della mozione che è in discussione.
Si è chiesto se, al di là della intenzioni dei presentatori della mozione, si stia perpetrando un atto di strumentalizzazione politica del documento, e si è chiesto ancora a che cosa serva un atto politico di questa portata e quali conseguenze il documento potrebbe provocare.
Una dichiarazione di sovranità che restasse una dichiarazione di principio senza effetti pratici sarebbe di documenti per tutti, soprattutto in un momento in cui la questione del federalismo sta battendo colpi.
Sarebbe più opportuno ricercare l'intesa su un documento meno impegnativo ma più concreto nel rilanciare la questione della specialità nei confronti dello Stato italiano. E sarebbe anche più opportuno riformulare la mozione in altri termini. Di qui l'invito ai presentatori della mozione di rivederne il contenuto e di renderlo accettabile da tutte le parti politiche.

L'on. Masala (A.N.) ha sostenuto che la mozione in discussione è un argomento complesso ed importante. Contestando le dichiarazioni di un esponente del PSd'Az. che voleva usare la mozione per decidere le future alleanze elettorali, Masala ha ricordato che il PSd'Az. in passato ha anche guidato il governo regionale.
Non ci devono essere strumentalizzazioni, ha proseguito Masala, e sia A.N. che F.I. fanno riferimento alla nazione italiana. Bonesu, nell'illustrare la mozione, ha sostenuto argomenti condivisibili, anche se alcune argomentazioni sono in contrasto con la mozione stessa. Si deve pensare a come organizzare la mozione oggi per affrontare il domani, ed occorre molta attenzione nelle citazioni storiche.
Masala, dopo essersi soffermato sulle reali intenzioni di Bonifacio VIII, ha sostenuto che con l'atto di infendazione si intendeva affermare che il Regno di Sardegna era di provenienza pontificia. E lo stemma del Regno recava i quattro mori, che per ironia sono oggi lo stemma del PSd'Az.
A noi interessa ciò che è accaduto dopo, quando, dopo la guerra di Indipendenza, il Regno di Sardegna si era annesse altre regioni d'Italia. La Sardegna non poteva deliberare di unirsi ad altri, in quanto erano gli altri che si univano alla Sardegna.
Masala ha poi ricordato la formazione dello Stato repubblicano e la nascita degli Enti territoriali.
L'epoca moderna, ha aggiunto Masala, rappresenta la vittoria del costituzionalismo, ed il problema della sovranità è fondamentale. Il vero esercizio della sovranità è in mano ai partiti che costituiscono le maggioranze, ed è questo il vero esercizio del potere. Su questo aspetto, la posizione di A.N. è quella di costituire un vero Stato federale, avvicinando i poteri di decisione al cittadino, con un trasferimento di poteri reali al territorio, per restituire la fiducia, con uno Stato che non vede più il cittadino come suddito.
Forse il problema della Sovranità, ha detto ancora Masala, oggi viene visto in modo meno traumatico che in passato. La rinuncia a battere moneta in favore dell'Unione Europea vuol dire rinunciare ad una parte di sovranità, sulla strada dell'unificazione politica europea.
Masala ha concluso esprimendo il proprio dissenso, rispetto a quanto affermato da Bonesu, sulla strada per arrivare ad un'Italia federale. Non è l'Italia che si deve federare con la Sardegna, ma semmai è la Sardegna che si deve federare con lo Stato. Comunque, A.N. è disponibile nei confronti di una mozione modificata rispetto alla formulazione originale.

Il merito della mozione del gruppo sardista è quello di aver dato il via ad un dibattito ricco di spunti e di contenuti. Il testo, quindi, può essere limato per trovare una intesa tra tutte le forze politiche isolane. L'on. Cugini capogruppo Progressista Federativo, ha ricordato come i temi dell'autonomia e della sovranità popolare abbiano sempre caratterizzato il dibattito politico, specie di questo secondo dopoguerra. Proprio all'inizio della storia repubblicana, ha ricordato Cugini, il Partito Comunista Italiano ha celebrato un congresso regionale nel quale questi grandi temi sono stati approfonditi e dibattuti con grande interesse.
La sovranità e l'autonomia della Sardegna hanno ora un valore ed un significato diverso da allora, così come il federalismo attuale è ben diverso da quello auspicato nell'immediato dopoguerra, ha aggiunto Cugini. Siamo in presenza della realtà europea; ora si deve tener conto della necessità di raccordarci con l'Europa dei popoli, che si sta velocemente realizzando.
Una presenza "dialogante" nei confronti dello Stato e della Comunità europea può permettere questi nuovi rapporti con le istituzioni nazionali ed europee, ha aggiunto Cugini, perchè sono modificati i concetti generali e sono cambiati gli scenari complessivi. Però ci vuole uno sforzo di grande fantasia, per superare limiti e scenari angusti, di casa nostra, per affrontare con maggiore respiro e con grande apertura il tema del futuro della Sardegna.
I temi del sardismo, dell'autonomia, della sovranità popolare sono valori che non possono essere condizionati dalle scelte di opportunità politica che sembrano caratterizzare l'attuale dibattito e l'azione politica isolani. La mozione sardista, ha concluso Cugini, deve essere limata ed approvata dal Consiglio, guardando agli ampi scenari politici europei, anche per dare reali prospettive all'intera Sardegna.

Il capogruppo di F.I. on. Pittalis, intervenendo successivamente, si è augurato che la mozione venga approvata e si è detto convinto che comunque tutto rimarrà come prima: niente zona franca, niente continuità territoriale, nessuna agevolazione fiscale per essere popolo designato geograficamente, non la metanizzazione e così via.
Forza Italia voterà sì, non per guadagnare indulgenze in vista delle elezioni regionali, ma per consentire al Consiglio di progettare, con azioni politiche vere, il proprio futuro. Pittalis ha aggiunto che voterà si per ragioni puramente culturali affinchè maturi nella classe politica sarda il vero senso dell'autonomismo e la consapevolezza orgogliosa di essere popolo.
L'oratore ha criticato l'intervento del capo gruppo "comunista" Cugini accusandolo di aver ridotto la legislatura ad una sceneggiata alla napoletana, con un bilancio negativo in ogni settore di attività e senza alcuna prospettiva riguardo ai punti portanti della politica autonomistica. In questa legislatura è stato disperso il patrimonio della autonomia della Sardegna.
Rivolgendosi poi ai sardisti, Pittalis ha detto che condivide e fa sue le rivendicazioni portate avanti da quello schieramento. Un si convinto, dunque, perchè i forzisti credono in una Sardegna libera e democratica, credono nel popolo sardo e nella sua caratterizzante identità.

Intervenendo sull'ordine dei lavori, l'on. Marteddu (Ppi), dopo aver affermato che alcuni consiglieri sono arrivati in ritardo a causa del maltempo, ha chiesto di poter intervenire e rinviare al pomeriggio la conclusione del dibattito.

L'on. Pittalis (F.I.) si è dichiarato contrario.

L'on. Biancareddu (F.I.) ha chiesto l'inserimento all'ordine del giorno della proposta di legge n. 498 relativa alla modifica dell'art. 2 della legge regionale n. 38.

Il Presidente ha sospeso la seduta ed ha convocato la Conferenza dei Presidenti di gruppo.

Alla ripresa dei lavori, il Presidente ha proposto l'aggiornamento della seduta al pomeriggio, l'Aula ha approvato.


I lavori del Consiglio
riprenderanno alle ore 17.