Nota stampa
della seduta n. 343 pomeridiana del 1 dicembre 1998
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis
Esame DL 447
Norme concernenti interventi finalizzati
all'occupazione ed allo sviluppo
del sistema produttivo regionale
e di assestamento e rimodulazione del bilancio".In apertura di seduta il presidente Selis ha comunicato di aver convalidato la costituzione del gruppo consiliare di Federazione Democratica, alla cui presidenza è stato eletto l'onorevole Giuliano Murgia, il quale si è dimesso dalla presidenza della Commissione Sanità.
L'on. Massimo Bertolotti (F.I.) ha ricordato come l'Assemblea si sia occupata spesso del problema del lavoro e delle iniziative per combattere la disoccupazione. Ma a questi numerosi dibattiti non sono mai seguite iniziative concrete ed il livello della disoccupazione, e non solo di quella giovanile, continua anzi a crescere in maniera preoccupante.
La disoccupazione si combatte favorendo la crescita del prodotto interno lordo di almeno due punti, ha aggiunto Bertolotti, ed attuando politiche economiche in grado di favorire l'espansione del reddito e la ripresa delle produzioni nei diversi settori economici. Invece si punta tutto sulle politiche "assistenziali", su interventi che non sembrano assolutamente in grado di favorire lo sviluppo complessivo.
Si trascura la valorizzazione dei prodotti locali e Bertolotti ha citato il caso del granito sardo; si trasferiscono risorse finanziarie a figure imprenditoriali di dubbia capacità e scarsamente qualificate, si programmano interventi e si punta su iniziative come i Pia che premiano i comuni o gli altri enti locali, che hanno sempre mostrato una assoluta incapacità di gestire le risorse finanziarie disponibili.
Anche il Piano del lavoro presentato dall'esecutivo, ha aggiunto Bertolotti, segue questa impostazione generale, che non sembra in grado di dare risposte concrete alla richiesta di lavoro che giunge dalla società sarda. Un Piano per il lavoro da respingere in blocco, quindi, e la necessità di nuove scelte di politica economica, più adeguate alle esigenze della società sarda.Sempre dai banchi dell'opposizione è intervenuto l'on. Marco Tunis (F.I.) che, riferendosi al Piano del lavoro, ha parlato di palliativi, necessari per gettare fumo negli occhi e per poter dire, a fine legislatura, che qualcosa si è fatto.
Quel piano che tutti volevano perchè avrebbe dovuto portare una boccata d'ossigeno al problema della disoccupazione, è stato formulato con fretta, senza un'anima, e con il solo intendimento di distribuire un po' di soldi nei vari settori produttivi. "Non era questo che intendevamo, ha esclamato Tunis, perché il Piano non ha altre finalità che accontentare le esigenze, o le richieste, dei vari assessori che si accingono ad incominciare la campagna elettorale".
Velleitario, non armonico, disarticolato, farraginoso e sbagliato negli obiettivi. Questo è dunque il Piano del lavoro secondo Tunis, il quale ha ovviamente aggiunto, concludendo l'intervento, che non voterà per il provvedimento.Per l'on. Montis (Comunisti Italiani), la discussione sul tema del lavoro si è prolungata per mesi. Pertanto è opportuno evitare le ripetizioni, anche se è necessario puntualizzare alcuni aspetti. Certamente all'interno della maggioranza vi sono state "furiose discussioni", ha aggiunto Montis, che ha poi ricordato una mozione in materia presentata dal proprio gruppo.
Dopo aver riassunto le alterne vicende del "Piano del lavoro", Montis ha sottolineato i drammatici aspetti della disoccupazione, davanti alla quale "la maggioranza non è in grado di proporre iniziative valide".
Entrando nel merito del programma, Montis ha affermato che sarebbero state necessarie alcune scelte precise, con l'assegnazione di risorse congrue. Sono invece stati espressi orientamenti verso un'imprenditoria che non c'é; il Piano disperde somme in rivoli che non avranno alcun effetto, ha detto ancora Montis, e le somme propagandate si ridurranno a pochi miliardi che si disperderanno in tante poste di bilancio, senza una visione omogenea che porti a creare veri posti di lavoro.
Se ci fosse una effettiva volontà politica, si potrebbero concentrare le risorse in alcuni settori per assicurare rapidamente migliaia di posti di lavoro, ha affermato Montis, ma si disprezzano i lavori socialmente utili.
Citando l'esempio del Galles, Montis ha evidenziato i successi raggiunti in quel paese che ha creato decine di migliaia di posti di lavoro, eliminando la burocrazia e creando strutture che danno risposte e certezze agli imprenditori che vogliono investire.
La Sardegna, malgrado gli investimenti effettuati negli ultimi anni, rimane invece una delle zone più povere del Paese. Occorrerà agganciarsi ai progetti nazionali per le grandi infrastrutture, ha detto ancora Montis, mentre si dovrà combattere per ottenere il riconoscimento del grave handicap dell'insularità. Altrimenti tutto sarà vano.
In conclusione, Montis ha espresso la propria amarezza per le speranze dell'Isola che resteranno deluse. I comunisti italiani si impegneranno per garantire governabilità e stabilità a livello nazionale, come hanno sempre fatto. In Sardegna le istituzioni sono state vilipese senza che nessuno si sia alzato a difenderle, ma da questa maggioranza ci si attende un diverso atteggiamento, respingendo ogni discriminazione, denunciando ogni inefficienza e cercando di costruire rapporti di pari dignità.Su un provvedimento così importante, quale dovrebbe essere quello per combattere l'occupazione, il Consiglio ha il dovere di essere particolarmente attento e presente. Per queste ragioni l'on. Casu (F.I.), dopo aver svolto la relazione di minoranza, ha chiesto di poter intervenire nuovamente.
Di fronte ad un esercito di 330 mila disoccupati, anche se i numeri appaiono sovrastimati, cosa fa la Giunta regionale? Cosa fa il Consiglio? Probabilmente niente, ha aggiunto Casu, ed ha ricordato come la Giunta abbia proposto una serie di interventi di tipo "assistenziale" e non in grado di dare risposte concrete alle esigenze degli operatori economici. Quest'Aula, quindi, deve sostituire i programmi dell'esecutivo con iniziative proprie e più adeguate alla situazione sarda.
Casu, a questo punto, ha ricordato il recente monito di Padoa Schioppa, secondo il quale il costo del lavoro ed il salario d'ingresso sono gli ostacoli maggiori alla creazione di nuovi posti di lavoro. Occorre, quindi, un diverso modo di procedere ed agire, una diversa programmazione degli interventi, la realizzazione di nuove infrastrutture in grado di ridurre i costi del sistema produttivo. Sono necessarie scelte e, secondo Casu, si deve puntare al progressivo contenimento del debito pubblico ed allo sviluppo del comparto produttivo.
"Non cesserò di richiamare il Consiglio ad agire in questo modo, ha concluso Casu, anche per garantire un futuro ai nostri figli".Premesso che si esprimerà a favore del provvedimento, l'on. Busonera (Progr. Fed.) ha sostenuto che esso rappresenta uno sforzo condivisibile nel contesto dell'economia italiana ed europea. Nel Piano, ha detto, le linee direttrici del provvedimento sono funzionali alla ripresa economica e contengono la risposta allo spopolamento delle aree interne, ed alla richiesta di valorizzazione turistica e di sviluppo tecnologico e formativo.
Questo sforzo darà certamente frutti, ma a patto che si producano politiche positive di riduzione delle spese inutili e di accelerazione della spesa produttiva.
Bisogna investire nelle risorse umane e nella scolarizzazione, ha proseguito Busonera, come fattori di crescita e di sviluppo. Anche la Regione ha avviato i suoi investimenti in questi settori, destinando molte risorse. Il problema è quello di centrare gli obiettivi innovando le politiche nel campo dell'istruzione e della formazione.
Busonera ha però criticato il Piano perché non contiene alcunché sulla formazione e l'occupazione delle donne. Manca del tutto qualsiasi riferimento al mondo femminile, né si prevedono corsie prefernziali per le società a conduzione femminile.Il Piano straordinario per lo sviluppo e l'occupazione, secondo l'on. Balletto (F.I.), è uno strumento propagandistico usato per tentare di dare un significato ad una legislatura caratterizzata dalla arroganza e dalla incapacità della maggioranza che ha sostenuto l'esecutivo.
Balletto ha, quindi, ricordato come questo Piano straordinario dei mille miliardi annui non sia altro che una semplice manovra finanziaria di assestamento del bilancio regionale. Sullo sviluppo economico la Giunta ed il Consiglio hanno messo a punto moltissimi provvedimenti che sono rimasti lettera morta. Ed anche questo, ha aggiunto Balletto, sarà un Piano di intervento assolutamente inutile e demagogico, che non rimuoverà le cause che sono all'origine della disoccupazione isolana.Balletto, dopo aver ricordato come la crescita del numero dei disoccupati sardi sia legata a difficili situazioni strutturali, sulle quali la Giunta non è stata mai in grado di intervenire ha analizzato, tecnicamente, il Piano per il lavoro sottolineandone l'incapacità di incidere in una situazione legata alle scelte nazionali e comunitarie. La Regione, infatti, non tiene conto di questa realtà e fa le sue scelte in direzione opposta, sbagliandole tutte.
L'industria pubblica può operare senza tener conto delle norme comunitarie, ha aggiunto Balletto, ed i risultati saranno assolutamente negativi, tutto si ridurrà ad un ennesimo spreco di denaro pubblico. Ad analogo fallimento sono destinate le società miste, delle quali faranno parte i Comuni e gli enti locali, così come non produrranno occupazione stabile e nuova ricchezza tutte le iniziative tese a sostenere il lavoro assistito e quello considerato "socialmente utile".
Tutte le scelte di politica economica proposte dalla Giunta sono state criticate duramente da Balletto, il quale ha quindi sottolineato come i tempi di applicazione di questo programma di intervento, come anche per tanti altri proposti da questa stessa maggioranza, saranno ben più lunghi di quanto promesso e sbandierato con grande clamore dagli esponenti di questa coalizione. Per avere certezza dell'utilità di questi programmi, invece, si devono trovare modi e metodi in sintonia con le iniziative incentivanti messe a punto in sede europea e nazionale. Si potrebbe, in questo modo, trasferire buona parte delle risorse alla realizzazione di infrastrutture realmente efficaci.
Un altro aspetto sul quale Balletto si è soffermato è quello legato all'indebitamento regionale, che arriverà ad oltre settemila miliardi nel prossimo esercizio. Un indebitamento che sarà difficile sopportare ed onorare e che graverà non poco sulla società sarda. L'indebitamento può essere ammesso solo quando serve a finanziare nuove iniziative realmente produttive. Nel Piano presentato dalla Giunta, invece, anche i mutui servono per finanziare il lavoro assistito e, quindi, non stabile e produttivo. Con i nuovi mutui, quindi, si pongono serie ipoteche sui bisogni finanziari del futuro ed i nuovi governi regionali non potranno governare nulla, perché dovranno onorare gli impegni presi in maniera superficiale ed avventata da questa maggioranza.
Sarebbe il caso che questa maggioranza e l'esecutivo che rappresenta almeno per una volta, ha concluso Balletto, tenessero conto dei reali interessi della società della quale sono espressione, ma anche in questa occasione la Giunta e la coalizione che lo esprime faranno scelte sbagliate, assolutamente inutili ed inconcludenti.Per l'on. Lippi (F.I.) ci si avvia alla fine della legislatura e, come spesso accade, è facile presentare proposte e documenti che tentano di rimediare a tutto ciò che la maggioranza non ha saputo proporre alla società sarda ed ai cittadini che nel '94 avevano riposto fiducia nel governo di centrosinistra.
Il tanto decantato "Piano per il lavoro" aveva creato attese per provvedimenti efficaci, ma questa maggioranza non ha avuto il coraggio di presentare proposte innovative, mettendo a rischio addirittura la credibilità dell'intera Assemblea.
Per questo, ha aggiunto Lippi, il gruppo di F.I. cercherà, attraverso gli emendamenti, di introdurre gli elementi che tutti, anche la classe imprenditoriale, si aspetta. E gli imprenditori sono oggi gli unici che possono creare nuovi posti di lavoro. Lippi ha poi ricordato che il presidente del Banco di Sardegna ha criticato la mancanza di una vera cultura di impresa, dovuta alle politiche di assistenzialismo che hanno marcato la storia della Sardegna.
E' necessario quindi, secondo Lippi, tracciare percorsi nuovi e diversi che favoriscano la nascita di una nuova imprenditorialità capace di confrontarsi con il mercato. Ma i provvedimenti presentati tendono invece, in maniera elettoralistica, a privilegiare i lavori socialmente utili, anziché offrire posti di lavoro stabili e produttivi.
Questa non è una legge, ha aggiunto Lippi, ma semmai si presenta come un assestamento di bilancio, con una maggioranza sempre più orientata a produrre leggi in contrasto anche con le norme comunitarie, per la scarsa propensione a cambiare e a cercare vie innovative per un nuovo sviluppo.
Lippi ha proseguito criticando le proposte della maggioranza, ed in particolare la scelta del "sorteggio" per chi ha chiesto di usufruire della legge 28.
Tutto ciò deve indurre a riflettere, ha aggiunto Lippi, perché la Regione tende ad indebitarsi, dimenticando le leggi che danno risultati,. Con l'impegno di centinaia di imprenditori che vorrebbero nuove possibilità per entrare nel mercato produttivo del lavoro.
Il sistema deve essere cambiato, ha detto ancora Lippi, perché il problema della disoccupazione non solo non può essere più rinviato, ma non può nemmeno essere affrontato con gli strumenti proposti dalla maggioranza. Ci sono settori, come quello delle nuove tecnologie, che questa maggioranza continua ad ignorare, mentre il mercato del lavoro in Sardegna consente ricatti nei confronti di lavoratori, perché nessuno esegue più controlli.
Lippi ha concluso ribadendo che il gruppo di F.I. combatterà una battaglia sugli emendamenti come unica soluzione per tutelare gli interessi della Sardegna.Secondo l'on. Manunza (Misto-UDR) non è facile portare un contributo al "castello che si sta costruendo" perché quel che sta per nascere è un sistema reticolare ed intrecciato che rende inattuabile il Piano del lavoro presentato dalla Giunta.
Manunza ha affrontato l'argomento sotto il profilo politico cominciando col fare un panorama della situazione economica dell'Isola. Palomba e le sue Giunte hanno totalmente fallito il grande compito che si erano prefissi e ne sono indice la grave crisi occupazione, il degrado sociale e la crescita della delinquenza comune.
Parlando delle possibili vie di sviluppo per la Sardegna Manunza ha detto che sono necessarie alcune priorità: 1) coesa maggioranza politiche che dia stabilità al governo; 2) programmazione vera che miri a dare attuazione alle iniziative; 3) ristrutturazione della complessa macchina amministrativa regionale.
Riguardo a quest'ultimo punto Manunza ha affermato che in cinque anni niente si è mosso e le riforme della pubblica amministrazione ristagnano nei meandri della Giunta in carica.
Manunza ha quindi bocciato in toto il Piano del lavoro che nasce, ha detto, sotto il carico dell'indebitamento. E ciò avviene anche a causa del ricatto di Rifondazione Comunista. E' necessario dire basta ai venditori di fumo che operano soltanto in funzione demagogica. Ciò che occorre sono vere occasioni di lavoro e progresso certo, commisurabili con i fatti e non con le parole.
Riferendosi alla maggioranza attuale, Manunza ha infine detto che oggi l'unica priorità è quella di occupare tutti gli spazi di potere; tutti i problemi riguardanti la Sardegna passano in secondo piano ed è questo il vero dramma senza soluzioni che attanaglia la Sardegna. Il suo voto sul provvedimento, alla luce delle suesposte riflessioni, sarà naturalmente contrario.Quello dell'occupazione è un problema mondiale, che caratterizza le nazioni più avanzate. Partendo da questa considerazione l'on. Falconi (Progr. Fed.) ha esaminato le grandi scelte di politica economica fatte, in questi ultimi anni, dalle nazioni della Unione Europea; scelte tese a ridurre gli ingenti deficit delle finanze pubbliche. La Sardegna, regione marginale alle prese con grandi problemi strutturali, come può venire a capo di una situazione così grave, senza aiuto e collaborazione da parte delle zone ricche e più progredite?
Nel centro Sardegna, ha affermato Falconi, sono stati attuati nuovi strumenti di programmazione, che stanno dando frutti particolarmente buoni. I finanziamenti della 488 hanno favorito il processo di recupero industriale. Il programma per il lavoro proposto dalla Giunta è, quindi, uno strumento idoneo per cercare di combattere in qualche modo il dramma dei senza lavoro.
Falconi ha, quindi, esaminato alcuni aspetti particolari legati all'applicazione corretta della 28, alle norme che favoriscono l'artigianato, ai distretti industriali indicandoli come i più qualificanti ed interessanti. L'oratore, tuttavia, ha sottolineato la necessità di alcuni particolari aggiustamenti, per permettere un reale ammodernamento dell'apparato industriale sardo e metterlo in condizione di superare il Tirreno, per cercare nuovi e più favorevoli mercati.
Sono molti gli aspetti positivi del provvedimento, ha concluso Falconi, molte norme sono state predisposte per dare supporto a nuove iniziative, anche quelle legate ai lavori socialmente utili, che possono favorire una reale rinascita sociale ed economica della nostra Isola. Certamente servono altre leggi ed iniziative più incisive, anche in settori particolari, ma questo è un buon Piano che darà risultati molto positivi.
Il Consiglio riprenderà i suoi lavori
domattina alle ore 10..