Nota stampa
della seduta n. 323 pomeridiana dell'8 settembre 1998


Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis, indi dell'on. Salvatore Zucca.

In apertura di seduta il Presidente ha comunicato che il Governo in data 3 settembre 1998, ha rinviato al nuovo esame di questo Consiglio la legge regionale 7 agosto 1998 - Interventi per la riconversione delle aree minerarie, costituzione dell'Agenzia per le Risorse Geologiche e Ambientali (ARGEA) e soppressione dell'Ente Minerario Sardo (EMSA).

La legge rinviata è stata trasmessa alla Prima Commissione.

Il Presidente, inoltre, ha annunciato la presentazione dei seguenti:

Discussione del Programma n. 48
Legge 15 aprile 1998, n. 11, art. 4
Documento di programmazione economica e finanziaria.

Prima di aprire la discussione generale sul Documento di programmazione economica e finanziaria il presidente Selis ha ricordato che "con la seduta odierna si apre l'ultimo anno della legislatura. Desidero rivolgere a tutti voi un sincero augurio di buon lavoro, ha detto Selis; credo che in ciascuno di noi sia forte l'impegno per valorizzare, portandolo a compimento, il lavoro avviato in questi quattro anni. Penso in particolare, da un lato alle riforme, da cui dipende il futuro della nostra autonomia, dall'altro ai problemi del lavoro e dello sviluppo".
"Abbiamo davanti mesi impegnativi, ha aggiunto il Presidente. Per questo l'auspicio è che il confronto, anche aspro, come è giusto che sia nella coerenza delle idee di ciascuno, possa svolgersi nel rispetto reciproco, attraverso il dialogo costante e la volontà comune di dare risposte alle tante domande che ci pervengono dalla società".
"Come classe dirigente, ha concluso Selis, abbiamo un impegno da onorare: farci carico del malessere e del disagio di molte categorie e gruppi sociali (giovani, lavoratori, anziani) e valorizzare le energie positive (imprenditoriali, professionali, culturali) della Sardegna, per dare risposta alla voglia di riscatto della nostra regione".

Secci (Ppi) relatore di maggioranza. Dopo aver affermato che da parte della Giunta c'è l'impegno ad operare in tempi brevissimi, ha detto che il documento di programmazione economica, oltre ad essere per la Sardegna una novità è in qualche modo sperimentale ed avrà quindi bisogno di aggiustamenti.
Con esso si inverte però la rotta nel sistema di programmazione delle risorse con l'obiettivo primario della concertazione e della velocizzazione della spesa.
Nel corso della discussione del DPFR è stato comunque riconosciuto come migliorativo il nuovo modello di programmazione, all'interno del quale sono contenute quelle informazioni che sono necessarie per garantire il soddisfacimento delle esigenze, prima fra tutte l'occupazione, attraverso l'analisi degli aspetti culturali ed economici ed il quadro delle risorse finanziarie disponibili (che sono pari a 29 mila miliardi nel prossimo triennio e sono onnicomprensive ad eccezione delle risorse derivanti dall'attuazione dell'art. 13 - Piano di rinascita).
A questo proposito l'on. Secci ha raccomandato che si cominci a richiamare lo Stato su una molteplicità di problemi che vanno risolti in previsione della riforma fiscale confederale della Repubblica.
Secci ha inoltre affermato che il sistema regionale deve essere dotato di una serie di strutture di monitoraggio affinché si possa capire verso quali necessità le risorse debbano essere destinate e se ne possano stabilire le priorità.
Ha elencato quindi i diversi strumenti indicati dal documento per parametrare bisogni e soddisfacimenti, nonché i problemi nodali della Sardegna (dalla metanizzazione alla gassificazione, al problema energetico complessivo, alla continuità territoriale ecc.).
Ma ciò che è più importante, ha ancora detto l'oratore, è l'analisi della situazione finanziaria nella quale sono individuate le entrate certe, le previsioni, le spese, l'indebitamento (problema quest'ultimo che rappresenta il punto oscuro per il futuro dell'Isola posto che la Regione dovrà ricorrere ogni anno a risorse esterne).
Per limitare l'indebitamento occorrerà limitare le spese, anche con la cancellazione di leggi passate; occorrerà ridurre i residui passivi; occorrerà conoscere le spese e gli effetti che queste producono nel territorio.
Nel complesso il documento, pur con i limiti precisati, coglie nel segno quegli obiettivi che la Giunta ed il Consiglio si erano più volte posti e sarà uno strumento utile per correggere quelle storture che si sono fino ad oggi registrate.

La posizione delle minoranze nei confronti del documento di programmazione economica e finanziaria, particolarmente critica per ciò che riguarda l'indebitamento e la mancata coincidenza degli obiettivi contenuti nel piano per il lavoro è stata illustrata dall'on. Casu (F.I. - relatore di minoranza).
Il DPEF, secondo Casu, è un'innovazione un po' affrettata e non sufficientemente approfondita. Tra l'altro con questo programma la Regione non osserva il contenuto e le disposizioni della legge regionale n. 33/75 che prevede interventi in materia di piano generale di sviluppo e di programmi pluriennali.
La legge, secondo Casu, impone alla Regione di elaborare e di proporre, all'approvazione del CIPE, il Comitato interministeriale per la Programmazione Economica, il Piano generale di sviluppo ed i necessari programmi pluriennali. Invece, questo non solo non è stato fatto, ma sono stati abrogati gli articoli di quella stessa legge nei quali veniva proprio indicato il contenuto del Piano Generale di sviluppo.
Quindi, ha aggiunto il relatore di minoranza, non si potrà studiare ed approfondire in modo serio quali siano le prospettive di sviluppo della società isolana, quali il reddito e l'occupazione.
Tra l'altro, nello stesso DPEF presentato dalla Giunta sono presenti amare considerazioni sulla validità delle scelte e degli interventi finanziari, anche consistenti, effettuati in questi ultimi decenni e che non hanno favorito "l'emergere di una economia autopropulsiva e la diffusione di una imprenditorialità endogena, competitiva sui mercati esterni. Sono state, quindi, bruciate ingenti risorse finanziarie a causa della assoluta mancanza di un attento studio, di una seria programmazione, per l'assoluta incapacità di redigere un piano generale di sviluppo".
Non si sono, in buona sostanza, affrontati i reali problemi dell'isola; non si sono realizzate nuove infrastrutture; non si è elevato il livello culturale dei cittadini. "Abbiamo avuto una classe politica che ha pensato solo a se stessa, che si è assicurata il consenso con l'erogazione di immense risorse finanziarie, ha proseguito Casu, per conservare il proprio bacino di voti necessari per l'elezione al Parlamento o al Consiglio Regionale".
Il relatore ha, quindi, illustrato tutti i dati che indicano come la società sarda sia ormai in una crisi sempre più grave.
Il prodotto interno lordo in Sardegna è stato nel 1991 del 65,4 per cento rispetto a quello del Centro-Nord, mentre nel 1996 era sceso al 61,4 per cento.
Il divario cresce costantemente, quindi, e gli interventi previsti non sono certamente in grado di colmarlo. Mancano servizi ed infrastrutture, le imprese sono sottocapitalizzate e per ottenere nuovi crediti devono sopportare costi proibitivi.
Il DPEF propone obiettivi a medio termine, parla di grandi reti infrastrutturali, di continuità territoriale, di piano regionale dei trasporti, ma questi sembrano solamente sogni.
Quindi questo documento presenta troppi "aspetti deboli" e non esce dalla genericità dei programmi che hanno sempre caratterizzato questa classe politica isolana.
Invece, sarebbe servita una maggiore dose di coraggio, ha aggiunto Casu. Ed ha indicato nel continuo cresce dell'indebitamento complessivo regionale il grande limite di questo programma. Nei prossimi anni, infatti, l'indebitamento totale dovrebbe aggirarsi intorno ai 7000-8000 miliardi e gli oneri a carico della Regione cresceranno, quindi, in maniera notevole.
Il relatore di minoranza, infine, ha affrontato i temi del costo del lavoro, della necessità di una diversa formazione professionale, di una maggiore flessibilità delle regole in materia di occupazione, di una maggiore sicurezza, in tutto il territorio nazionale, indicandoli come i "temi più importanti" se si vuole favorire la ripresa economica e sociale dell'Isola. Concludendo il suo intervento Casu ha auspicato scelte più moderne, più chiare e più coraggiose.

Ha quindi preso la parola l'on. Sassu (Progr. Fed.) il quale ha riconosciuto che le tensioni di questa legislatura hanno frenato l'azione di governo ma ha anche sottolineato che la Giunta ha ascritto a suo favore una serie di iniziative utili, non ultima il documento di programmazione economica e finanziaria che rappresenta un fatto nuovo che impedirà di disperdere le risorse e di razionalizzare la spesa.
L'idea nuova di programmazione è agli antipodi rispetto ai sistemi dirigistici del passato. Oggi gli attori locali dello sviluppo vengono coinvolti e partecipano alla concertazione sociale soprattutto per quanto riguarda il piano per lo sviluppo e per il lavoro.
Anche sul versante dell'intesa con le autonomie locali si sono fatti, con il DPEF, dei passi notevoli verso la programmazione dal basso, l'unico sistema che possa avviare lo sviluppo dei diversi territori di un'unica regione.
Con senso di responsabilità, ha detto Sassu, dobbiamo tutti, maggioranza e opposizione, dare la massima attenzione al documento, bandendo tatticismi e tensioni che impediscono di fatto il miglioramento delle condizioni economiche dell'Isola.
Parlando delle risorse regionali, Sassu ha affermato che impedire eccessivamente l'indebitamento rischierebbe di bloccare il concorso dello Stato e della Comunità europea nelle iniziative di sviluppo. È comunque evidente ed ovvio che si deve porre un limite, con molto equilibrio, all'indebitamento, senza tuttavia, ha rimarcato l'oratore, che si cada nell'errore di voler per forza eliminare la voce debito dai bilanci regionali.
Dopo aver accennato ai fondi di rotazione ed alle privatizzazioni, Sassu ha detto che molti imprenditori hanno vissuto in Sardegna del sostegno pubblico, accordato con troppa disinvoltura.
In conclusione l'oratore ha citato la Fondazione Banco di Sardegna affermando che grande importanza nella possibilità di sviluppo dell'Isola l'avrà l'istituto di credito a seconda degli obiettivi che esso si porrà come partecipe dei destini della Sardegna.

Il DPEF, come nuovo strumento di programmazione economica, è nato col bilancio del 1998 ed ha mostrato subito i suoi limiti. L'on. Balletto (F.I.) ha ricordato la genesi del nuovo strumento di programmazione economica e le attese e le promesse di razionalizzione della spesa pubblica che avevano caratterizzato questa innovazione, con la quale si prometteva una eliminazione degli sprechi e delle "elargizioni clientelari a favore degli amici politici".
L'esponente di Forza Italia ha, quindi, sottolineato come, invece, nulla sia cambiato e non si sia affatto modificata la situazione delle infrastrutture regionali. Le carenze idriche, la rete stradale inefficiente, la rete ferroviaria obsoleta, la mancanza di infrastrutture e di servizi adeguati alle esigenze della società sarda non trovano proposte e soluzioni in questo nuovo Programma. Le indicazioni contenute nel DPEF anzi, sono illogiche, superate e costose.
Per esempio si punta sulla gassificazione del carbone Sulcis trascurando o ignorando gli enormi costi finanziari ed ambientali di questa opera, si accumulano ritardi, si promettono cose di ogni genere, si cambiano le carte in tavola in ogni occasione. Soffermandosi sul progetto di trasformazione del carbone, Balletto ha aggiunto dati fortemente negativi sulle iniziative prese e sulle proposte politiche avanzate per sostenere le attività minerarie del Sulcis, per tenere in piedi società che operano con pessimi risultati proprio nel settore estrattivo e di trasformazione del pessimo carbone isolano.
Le promesse del Governo, infine, sono state pesantemente criticate da Balletto, il quale ha anche denunciato che "la Regione si è voluta sostituire alle Partecipazioni statali" in operazioni costosissime e che non avranno alcun risultato utile. A meno che la Regione non voglia sostituirsi alle Partecipazioni statali per poter usare le migliaia di dipendenti di enti e società inutili solo come massa di manovra per scopi elettoralistici.
Ma tutta l'attività della Giunta regionale nel settore energetico, ad esempio con la metanizzazione di parte dell'Isola, è stata duramente criticata dall'esponente della minoranza. Balletto, inoltre, ha sottolineato come le scelte in molti comparti economici siano tutte da criticare e contestare, anche perchè decise sulla spinta delle richieste di Rifondazione Comunista. Il piano per il lavoro, il nuovo DPEF rispondono, infatti, alla logica dell'assistenzialismo e dell'irrazionale utilizzo delle risorse finanziarie.
I debiti della Regione cresceranno, ha concluso Balletto, ma non riprenderà lo sviluppo economico e sociale della nostra Isola, proprio perchè mancano scelte chiare e moderne.

Giudizio positivo sul DPEF è stato espresso dall'on. Macciotta (Misto) che ha condiviso il documento in ogni sua parte pur riconoscendo che il ritardo con cui è stato presentato avrà ripercussioni sulla definizione della legge di bilancio.
Il dibattito nel disegno di legge sull'occupazione sarà perciò il momento in cui si dovrà stabilire un raccordo con il documento di programmazione al fine di non creare squilibrio nella definizione dei programmi di sviluppo e di destinazione delle risorse finanziarie.
Tuttavia Macciotta ha riscontrato una carenza nel sistema di nonitoraggio dello studio degli effetti della spesa sul territorio, aggiungendo però che puntualmente il DPEF indica tale lacuna auspicando che venga al più presto colmata.
Parlando dei residui passivi, Macciotta ha affermato che a suo parere si deve tener conto, nel documento, dell'impatto di provvedimenti delle passate legislature, che costituiscono impegni che probabilmente andrebbero rivisti.
L'oratore ha poi rilevato, accennando al problema energentico, che se si dovessero mettere in essere le iniziative impostate in Sardegna, potrebbe accadere che l'Isola diventi produttrica di energia e quindi esportatrice di materia prima, aprendo la prospettiva di nuove entrate (nuove risorse cioè) per le finanze regionali.
Ed infine un commento finale: alcuni strumenti legislativi sono stati approvati (vedi il piano socio assistenziale) con un riequilibrio della spesa sociale; altri provvedimenti sono alla fase finale (legge sull'apparato regionale, legge sulle province); altri ancora sono alla portata di questo Consiglio che può definirli, se si allentassero le tensioni da parte di maggioranza ed opposizione (governo delle acque, decentramento enti locali, piano regionale sanitario, provvedimenti in ateria di opere pubbliche).
Questa legislatura, ha concluso, ha la possibilità di consegnare ai prossimi consiglieri una serie di iniziative che potranno veramente modificare in meglio il futuro dell'Isola.

L'importanza del programma all'esame del Consiglio è stata sottolineata anche dell'on. Gianfranco Tunis (Ppi) il quale ha indicato come nelle proposte contenute nel documento di programmazione economica la Giunta e la maggioranza abbiano tracciato linee di sviluppo ed obiettivi concreti e realisiti.
Le scelte della Giunta sono prioritarie ed innovative, ha aggiunto Tunis, e superano scelte congiuturali per puntare a grandi decisioni strategiche. Ne è prova il consenso raccolto tra le forze sociali ed in molte parti della società sarda.
Tunis si è quindi soffermato su alcune proposte particolarmente importanti, in grado di lenire la grave piaga della disoccupazione che così gravemente attanaglia la nostra isola.
Una crisi che chiama tutti i sardi ad uno sforzo collettivo. Tutte le forze politiche isolane devono unirsi, pur nell'asprezza del confronto politico per mettere a punto scelte moderne e concrete, che possono favorire il cammino della società sarda verso una Sardegna concreta e moderna.
Per queste ragioni il gruppo del Partito Popolare da un giudizio decisamente favorevole su questo documento programmatorio.

Con questo nuovo strumento di programmazione, ha detto Bonesu (PSd'Az), ritorna con evidenza la vecchia metodica dei passati piani triennali con il solito modo di teorizzare senza mai programmare in concreto.
È comunque, pur con i limiti e le uniconseguenze, un lodevole tentativo di affrontare il problema delle risorse che si scontra con l'ammontare delle spese sempre più consistenti. Nel documento è messo in chiaro questo punto: la Regione sta andando verso una crisi finanziaria a cagione dell'indebitamento di bilancio, per cui non potrà mai attuare una politica di produzione a favore dell'occupazione, senza fare ricorso a nuovi debiti e quindi a nuovi oneri finanziari.
Dopo essersi dilungato sul problema dei mutui per attività produttiva e dei mutui contratti per fini assistenziali, Bonesu ha sostenuto che la Giunta non può chiedere al Consiglio di approvare un documento se poi disattende le decisioni dell'Assemblea, in materia di programmazione, per fini esclusivamente clientelari.
Per tali motivi, ha concluso Bonesu, il gruppo sardista si riserva di esprimere il suo voto solo dopo aver sentito la replica dell'assessore della programmazione.

L'avvio di un nuovo strumento di programmazione economica e finanziaria, è uno sforzo meritorio, anche perchè si cerca - in questo modo - di mettere ordine nel delicato settore della spesa regionale. Tuttavia sono molti i punti oscuri sui quali ci si deve soffermare.

E l'on. Biggio (AN) ha incentrato il suo intervento su alcuni dati contenuti nel DPEF. Tutte le forze politiche sarde, ha detto Biggio, si augurano un ragionevole sviluppo economico e sociale. E nel documento proposto dalla Giunta l'analisi della situazione economica sarda è accettabilie e condivisibile, ciò che manca, invece, è una proposta complessiva di intervento.
Nessuna novità interessante ed innovativa, ha aggiunto Biggio. La Giunta continua a dire: "promuoveremo, faremo, proporremo" ed indica come strumenti operativi i soliti PIA o i Piano operativi. Occorrono, invece, iniziative realistiche e serie. Una Regione povera coma la Sardegna tra l'altro, non può "fare ricerca, ma deve utilizzare nel modo migliore ciò che gli altri hanno già scoperto e messo a punto" ha aggiunto l'esponente di AN.
L'unica cosa che la Giunta propone, invece, sono nuovi studi, nuove ricerche, nuovi osservatori. "Chiudiamo le esperienze vecchie ed inutili, prima di farne nuove, ha aggiunto Biggio. Le uniche cose, invece, che sappiamo fare sono Parchi naturali e nuovi consigli di amministrazione".
In questo modo non si favorisce lo sviluppo, ha aggiunto l'esponente di AN, perchè si usano male le scarse risorse finanziarie delle quali la Sardegna dispone.
Niente debiti, quindi, che appesantiscono i conti della società sarda, ma scelte coraggiose, moderne, innovative e la assoluta razionalizzazione delle iniziative. Solo così si rimetterà in moto il processo di sviluppo, ha concluso Biggio, e la società sarda potrà realmente progredire.


I lavori del Consiglio proseguiranno
domani alle ore 10.