Nota stampa
della seduta n. 316 antimeridiana del 30 luglio 1998
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis e quindi dell'on. Salvatore Zucca
In apertura di seduta l'on. Marteddu (Ppi) ha chiesto la convocazione della Conferenza dei Capigruppo. La seduta è stata quindi sospesa.
Mozione n. 164
di fiducia alla Giunta regionale.Alla ripresa dei lavori il capogruppo Marteddu (Ppi) ha chiesto la "sospensione" della discussione sulla mozione di fiducia alla Giunta ed il suo inserimento nell'ordine del giorno della prossima tornata di lavoro d'Aula, previsto per la settimana ventura.
L'on. Bonesu ha affermato che il Psd'Az non si oppone alla richiesta di sospensiva perché "se la maggioranza si vuole autoassolvere" lo faccia pure e anche perché non si capisce come la maggioranza vuole la fiducia per una Giunta in carica.
La posizione del gruppo di Forza Italia è stata illustrata dall'on. Pittalis. Quando la maggioranza non esiste più allora i partiti della coalizione scappano davanti a tutto, ha detto il capogruppo di Forza Italia. Questa coalizione non esiste più e non ha un programma serio, non ha quindi il coraggio di affrontare il confronto politico con le altre forze politiche e scappa ancora una volta.
Anche A.N. non si oppone alla richiesta, ha affermato l'on. Biggio, pur sottolineando che esiste una discrasia non solo tra Giunta e Consiglio, ma anche tra la Giunta e le forze sociali, come dimostrano la vicenda del Piano per il lavoro.
Anche il gruppo dell'UDR ha voluto far conoscere il proprio pensiero e l'on. Marracini ha riconosciuto il diritto del Partito Popolare a ritirare la mozione di fiducia, ma ha anche sottolineato la mancanza di coesione all'interno della coalizione e la assoluta assenza di programmi seri e concreti necessari per affrontare la difficile realtà sarda.
La richiesta di sospensiva, messa in votazione, è stata approvata.
Mozione n. 166
sulle dimissioni dalla carica di Assessore regionale
dell'avv. Luigi Cogodi.Sull'ordine dei lavori, l'on. Vassallo (R.C.), ha affermato che la Presidenza non ha verificato l'ammissibilità della mozione n. 166 in quanto nella mozione vi sono elementi che contrastano con l'onorabilità dei consiglieri, pur considerando che l'avv. Cogodi non è un consigliere.
Secondo Vassallo, quindi, la mozione deve essere rimandata ad un apposita Commissione che verifichi se la mozione lede l'onorabilità dell'interessato.Secondo l'on. Carloni (A.N.), la pregiudiziale posta da Vassallo è una scusa per evitare la discussione della mozione, mozione che invece è regolamentare. E' la prima volta che si solleva una questione di diritto su una mozione. La verità è che si vuole bloccare una discussione sulla compatibilità degli Assessori.
Carloni ha invitato il Consiglio a pronunciarsi contro la richiesta di Vassallo.Anche l'on. Locci (A.N.), citando il Regolamento, ha affermato che l'eccezione sollevata da Vassallo non ha alcuna validità in quanto le motivazioni addotte si applicano solo nel corso della discussione.
Alcune ulteriori precisazioni sono state fornite dall'on. Vassallo (R.C.), il quale ha sollevato il caso della necessità di tutelare l'onorabilità dei consiglieri e degli assessori.
Nella discussione è intervenuto nuovamente l'on. Locci (A.N.), il quale ha contestato l'impostazione generale che si vuole dare alla discussione sulla mozione ed ha invitato le forze politiche ad un "confronto più tranquillo".
Per le decisioni del caso il Presidente ha brevemente sospeso la seduta. Alla ripresa dei lavori ha confermato la "ricevibilità" della mozione e, quindi, la legittimità della sua discussione in Aula. Il Presidente, inoltre, ha invitato tutti coloro che interverranno a dare vita ad un dibattito "sereno ed obiettivo, nel rispetto dei diritti di tutti".
Nell'illustrare la mozione, l'on. Locci (A.N.), ha rivolto all'Aula l'invito a considerare i rapporti di correttezza che devono esistere tra Consiglio e Giunta, e quindi, rivolto ai colleghi dell'opposizione, li ha invitati a richiamare, in ogni intervento, le mozioni sul caso Cappelloni e sul Banco di Sardegna che hanno espresso una precisa volontà del Consiglio.
Entrando nel merito della mozione, Locci ha affermato che vi sono tre fatti incontravertibili.
Il primo è che un assessore regionale di R.C. è debitore della Regione, fin dalla sua nomina, e non poteva non saperlo. Su questo argomento non vi possono essere obiezioni. Esiste l'accertamento giuridico del debito, pur se la sentenza non è ancora passata in giudicato.
Il secondo punto è rappresentato dal fatto che un Assessore regionale di R.C. è in lite con la Regione, da lui citata in giudizio.
Il terzo aspetto è relativo al fatto che la Regione, a caccia di risorse finanziarie, è creditrice di circa 9 miliardi nei confronti di alcuni debitori, ma non risulta che si sia attivata per recuperare i crediti anzi è rimasta inerte.
Locci ha quindi affermato che A.N. è pronta a presentare un esposto alla Procura della Corte dei Conti perchè individui le responsabilità. Anche un avvocato, al quale la Regione si era rivolta, ha lamentato che la regione stessa non si sia attivata per recuperare il credito.
Qual è il motivo per il quale la Regione non si muove? A questo proposito Locci ha espresso diverse ipotesi ricordando che uno dei debitori è una banca. Questa è una pagina buia della storia autonomistica della Regione, ha detto ancora Locci, prima di ricordare il testo della mozione che si richiama alla legge 154 del 1981 per quanto riguarda le cause di incompatibilità degli Amministratori pubblici.
Secondo qualcuno, la normativa non è applicabile al caso in discussione, ha aggiunto Locci, ma è opportuno citare uno studioso dello Statuto regionale il quale, pur riconoscendo che quella legge non è applicabile in Sardegna, ricorda una norma dello Statuto e le disposizioni specifiche di un DPR del dicembre '48 n. 1562.
Locci ha proseguito citando ulteriori fonti legislative relative ai casi di incompatibilità e di ineleggibilità, sottolineando come, in un allegato inviato dal Presidente Palomba, viene citato un ricorso alla Corte dei Conti che conferma la lite tra la Regione e l'assessore Cogodi.
Colui che è in lite con un Ente non può rappresentarlo, secondo la legge, ha concluso Locci, quindi il consiglio dovrà esprimere la sua volontà sulla base di questi elementi da valutare con la massima serenità. Se l'Aula non si dimostrerà matura, allora AN cercherà altre strade, non escludendo l'ipotesi di ricorsi tesi a dimostrare altre responsabilità."Quando ho accettato di essere amministratore regionale e pubblico, avevo ben presente la situazione generale e tre aspetti particolari: la coscienza dei miei limiti, la coscienza di avere avuto e di avere tutte le carte in regola, i rischi che si devono affrontare quando si scende in politica". L'assessore Cogodi ha iniziato il suo intervento ricordando i limiti dell'azione pubblica, ma rivendicando a se stesso anche la coerenza dimostrata, la certezza di avere sempre agito con grande correttezza.
Cogodi ha ricordato il suo assoluto rispetto nei confronti del Consiglio, del quale ha fatto parte per ben tre legislature, sui banchi dell'opposizione, ma anche su quelli della maggioranza. Questo grande rispetto per l'Assemblea regionale, ha detto ancora Cogodi, consiglia e consiglierebbe di accogliere l'invito rivoltogli da A.N. di abbandonare il suo incarico assessoriale. Ma questo invito andrebbe accolto, perchè non si tratta di una censura politica, se i rilievo mossi fossero reali e provati. I rilievi avanzati con la mozione, ha aggiunto Cogodi, devono essere esaminati "allo stato dei fatti, non basandosi sui cavilli e sulle ipotesi". Non esiste una sentenza passata in giudicato, ha aggiunto l'Assessore. Come non è eccessivamente elevata la somma eventualmente dovuta alla Regione. Si tratta in ogni caso di un centinaio di milioni.
Cogodi ha, quindi, ricordato tutto l'iter della vicenda che lo ha visto coinvolto. Come può essere coinvolto in un certo caso un assessore che era da mesi cessato dalla carica? Come può essere responsabile un assessore che non era più in carica da anni, quando dalle banche uscivano borsoni pieni di soldi? Un uomo politico non può essere emarginato solo per un errore giudiziario, perchè gli stessi uffici hanno confermato che i danni alle casse della Regione sono stati arrecati in tempi certi, ma diversi, da quelli nei quali lo stesso Cogodi era assessore in carica, diversi da quelli indicati, erroneamente, anche nella sentenza.
La sentenza di condanna, comunque, è soggetta a revoca, proprio per tutta una serie di errori commessi anche nel corso delle indagini, che non hanno ancora fatto luce su una vicenda che presenta troppi punti oscuri.
Esaminando, infine, il suo "presunto" debito nei confronti delle casse regionali, Cogodi ha ricordato come anche il suo "eventuale debito" non è stato ancora definitivamente accertato.
La sentenza di condanna, se il caso fosse stato trattato nelle aule dei tribunali penali, sarebbe stata assolutamente modificata. D'altro canto molti esponenti di forze politiche diverse da quella alla quale appartiene lo stesso assessore Cogodi, come gli onorevoli Frattini e Anedda, hanno in molte occasioni chiesto chiarezza di rapporti e norme di garanzia per gli amministratori pubblici. Non si può continuare a legare l'attività politica alla corruzione ed al malaffare. Il Consiglio, in totale libertà, deve esprimere un voto politico, non deve dare un giudizio sulla vicenda.
Dopo aver ribadito la propria assoluta innocenza, l'assessore Cogodi ha confermato la volontà di non arrendersi e di continuare ad operare ed a lottare con coerenza e convinzione per i propri ideali politici.Per l'on. Boero (A.N.) è opportuno riflettere sul fatto che una "volta esisteva la politica etica" che impediva agli accusati innocenti di accogliere una carica elettiva in attesa di una sentenza definitiva che sancisse la loro innocenza, per evitare dubbi sulla loro legittimità a ricoprire un incarico.
Boero ha augurato a Cogodi che sia fatta giustizia. Ma rimane il fatto che questa Giunta e questo Presidente hanno dimostrato di non avere quello stile ricordato in premessa, quell'etica comportamentale. Occorre, quindi, una sentenza definitiva che elimini tutte le ombre, pur ribadendo che Palomba, già magistrato, avrebbe dovuto attenersi all'etica della politica.
La vicenda di Cogodi, ha aggiunto Boero, si aggiunge ad altri episodi che mostrano la mancanza di etica di questa Giunta.
Per A.N., che ha una certa tradizione di comportamenti, una sola ombra è sufficiente ad impedire di rappresentare il popolo. "Se Gramsci fosse oggi in vita le direbbe, ha concluso Boero rivolgendosi a Cogodi, cosa fai lì in quel posto"?"Il mio sarà un intervento strettamente a titolo personale e dettato dalle mie più intime convinzioni": dopo questa premessa, l'on. Marras (F.I.) ha affermato che la legge dello stato che disciplina le incompatibilità per gli amministratori pubblici condannati con una sentenza passata in giudicato in Sardegna non può essere applicata.
In attesa di una norma particolare, quindi, non si possono chiedere le dimissioni di un assessore "oggetto e vittima di un collegio giudicante, sensibile agli umori ed alle sollecitazioni della pubblica opinione". Quella vicenda presenta aspetti paradossali, ha aggiunto Marras, perchè Cogodi ed alcuni suoi colleghi politici sono stati condannati per una erronea interpretazione delle date e dei fatti, esaminati dalla Corte dei Conti sotto una particolare luce.
Tutti gli imputati di quel processo sono stati assolti, ha proseguito Marras, salvo alcuni esponenti politici. "Serviva un capro espiatorio, e lo si è voluto trovare", Cogodi ed alcuni suoi colleghi di Giunta sono stati, infatti, giudicati in un clima particolare, quando la piazza chiedeva "giustizia"a gran voce, anche senza analizzare quelle che erano le loro eventuali colpe ed i reali problemi che affliggevano la organizzazione burocratica ed amministrativa della Regione.
Non era possibile alcuna forma reale di controllo, ha detto ancora Marras, e non era possibile snellire e rendere più efficace l'amministrazione regionale. Certamente ci sono stati errori, ma non si è indagato per accertare le reali responsabilità dei singoli e degli uffici. Allora bisognava svolgere indagini approfondite e bisognerebbe farlo ancora. Invece, ci si lascia trascinare dalle polemiche e si usano le sentenze per fare politica. Ma le sentenze, ha concluso Marras, non possono essere usate per colpire gli avversari, per le polemiche politiche, e non devono essere utilizzate, in modo distorto, neanche in questa circostanza.E' difficile spogliarsi dalla toga, ha soffermato l'on. Carloni (A.N.), ma rimane il fatto che la Corte dei Conti abbia condannato un assessore. Si deve essere rispettosi delle sentenze, e di queste si deve tenere conto. I giudici hanno emesso un provvedimento e, pur comprendendo la difesa dell'on. Marras, coinvolto in quella storia processuale, sia ben chiaro che non si vuol fare un processo all'assessore. Non si può dire che le sentenze non valgono per i galantuomini, come è l'assessore Cogodi. Si sa che Cogodi non ha concorso in alcun modo nella vicenda Scomazzon. Ma la sentenza esiste e la Corte dei Conti ha assolto il sovrintendente contabile di Scomazzon perchè, con atti scritti, determinati assessori avevano stabilito le prassi che hanno portato a quei danni contabili.
Nessuno dice che Cogodi ha rubato, ha aggiunto Carloni, ma diciamo che esiste una sentenza che deve essere rispettata. Non si deve cadere nel sentimentalismo. Si deve tenere presente l'aspetto politico. Addirittura la Regione era restia a costituirsi in parte civile. La sintesi politica che si può trarre dalla vicenda è questa: che per coinvolgere R.C. nella maggioranza si è passati su tutto, anche sugli aspetti morali. Se si deve essere rispettosi delle sentenze, per di più delle sentenze esecutive, allora occorre dire che non doveva essere nominato un Assessore che aveva un debito con la Regione.
Questa è la rilevanza politica, ha concluso Carloni, ed è da respingere la teoria che in Sardegna non vale la legge nazionale, perchè in tale caso anche Scomazzon potrebbe fare l'Assessore regionale. Pur apprezzando l'autodifesa di Cogodi, non possono essere condivise le sue conclusioni, così come non sono condivisibili i termini dell'intervento dell'on. Marras."Il Consiglio regionale non è un tribunale, noi non vogliamo e non possiamo condannare nessuno": l'on. Biancareddu (F.I.) ha voluto ricordare che l'Assemblea regionale non è una sede di giustizia, ma un organo politico che deve dare giudizi politici. E Biancareddu ha condiviso quanto detto nella illustrazione della mozione dal collega Locci. Una esposizione "obiettiva e lucida" che ha permesso di capire perchè sarebbe opportuno che l'assessore Cogodi abbandonasse il suo incarico.
L'autodifesa dello stesso esponente della Giunta, inoltre, ha convinto Biancareddu della ragionevolezza delle sue perplessità. Esistono, infatti, anche responsabilità oggettive delle quali si deve tener conto, e non si capisce perché "fare l'assessore sia considerato un grave peso, quando poi tutti si scannano per poter andare a ricoprire quella carica". Una carica pericolosa, ha aggiunto Biancareddu. Tanto è vero che la Giunta ha stipulato particolari assicurazioni, facendole pagare ai sardi, per garantire gli assessori nel caso siano condannati a risarcire somme di qualunque tipo, per qualcosa accaduto durante il loro mandato.
Biancareddu si è quindi soffermato sugli aspetti tecnici e politici del caso. Il fatto vero è che un assessore è "in lite" con l'istituzione che amministra. Il Consiglio deve esaminare se è giusto che un assessore rimanga in carica anche se condannato a restituire una somma, il cui importo non significa nulla "mille lire o un miliardo è la condanna che conta", e se è giusto che la Giunta non chieda il "rientro" delle somme sottratte alle casse regionali dai colpevoli di questi ammanchi.
Ci sono state condanne da parte della Corte dei Conti ma anche della magistratura ordinaria. Perchè la Regione non ha chiesto la restituzione di quanto le è stato portato via? ha aggiunto Biancareddu.
Il Consiglio deve affrontare un problema politico, non gli aspetti prettamente giuridici del caso. Ed il problema, ha concluso Biancareddu, è ben chiaro e non si presta ad equivoci di sorta.L'on. Noemi Sanna (A.N.), affermando di non voler entrare nel merito della questione così giuridicamente complessa, ha sottolineato come in questa vicenda si stiano delineando due fronti, uno innocentista e uno colpevolista, ma A.N. non voleva arrivare a questo. Rimane valido però il principio che le persone che hanno rapporti contabili con la cosa pubblica possano ricadere in condizioni di incompatibilità.
Dopo un richiamo ai temi della dignità, Sanna ha sottolineato che Cogodi sta correndo un rischio: nel '92 lo stesso Cogodi aveva svolto degli interventi nei quali affermava che occorreva scindere gli aspetti morali da quelli giuridici, proprio mentre si discuteva il "caso Scomazzon". C'è quindi la curiosità di vedere come si esprimerà oggi l'Aula su questo tema.
I lavori del Consiglio
proseguiranno alle ore 16,30