Nota stampa
della seduta n. 311 antimeridiana del 23 luglio 1998
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis, e successivamente dell'on. Salvatore Zucca.
Discussione congiunta delle mozioni
n. 154, n. 159 e n. 161.Mozione n. 154
sul previsto aumento del capitale del Banco di Sardegna.Su invito del Presidente l'ha illustrata l'on. Noemi Sanna Nivoli (A.N.). Premesso che la Regine ha competenza statutaria in materia di credito, ha detto che le norme d'attuazione del disposto statutario non sono mai state approvate. Perchè? Si è chiesta l'oratrice. Quale motivo ha indotto il Governo romano a non completare l'iter delle norme? Probabilmente c'è stato un disegno ostativo per impedire che ciò avvenisse.
Oggi, a distanza di tanti anni, si assiste in materia di credito ad uno scenario che muta costantemente. Tanto che questa mozione non ha più senso per l'iperattivismo dimostrato in questi ultimi cinque giorni dai gruppi di potere che gestiscono il settore. E ciò che fa pensare che le scelte operate nella politica del credito nascondano la volontà di gestione oligarchica dell'istituto.
L'inerzia pluridecennale e l'iperattivismo attuale la dicono grossa, quindi, circa il gruppo di potere che per 50 anni ha amministrato i soldi dei sardi. Le logiche di questo gruppo di oligarchi - ha aggiunto Noemi Sanna - ricordano il deleterio familismo amorale.
I recenti avvenimenti (che l'oratrice ha ricordato succintamente) rendono questa mozione inopportuna, ha detto la Sanna e "quindi ritiro il documento che porta il n. 154. Abbiamo invece, come gruppo, allargato alle altre forze di opposizione, presentato una seconda mozione, la 161, che ha maggiore attualità e che ci riserviamo di illustrare successivamente".
Mozione n. 159 -
sulla "privatizzazione del Banco di Sardegna".La mozione è stata illustrata dall'on. Ghirra del gruppo Prog. Fed.
Ghirra, dopo aver concordato con la collega Noemi Sanna che questi documenti sono ormai superati dai fatti, ha esaminato a fondo il panorama isolano del credito. Il controllo dell'economia da parte degli Istituti di credito che operano nell'Isola ha causato, in questi ultimi decenni, fortune ed insuccessi di molte iniziative economiche e finanziarie. Il controllo del mercato del credito ha influito pesantemente anche nei rapporti con il potere politico, con il mondo dell'editoria, con quello dei grandi affari.
Questi stretti legami con altri poteri hanno condizionato la vita della società sarda. Secondo Ghirra questi nodi devono essere sciolti, anche per evitare che l'intreccio perverso tra banche, politica ed informazione continui a condizionare la crescita o lo sviluppo della società isolana.
Il PDS ha sempre sostenuto che la politica deve abbandonare le banche e che gli istituti di credito devono essere gestiti da tecnici, non da chi ha interessa a controllare anche gli altri diversi settori della società sarda.
La Fondazione ha ed aveva il dovere di tutelare il suo ruolo ed il suo interesse. Così come è giusto tutelare le scelte e l'autonomia del Banco di Sardegna. Deve essere assolutamente tutelata l'autonomia del management dell'istituto di credito, che deve poter operare nell'esclusivo interesse della Banca e dei suoi clienti, i veri "azionisti" dell'istituto di credito.
La Regione ha il dovere, perciò, di intervenire e di prendere posizione su un campo delicato quale è quello del credito.
La politica deve uscire dalla banche, ha aggiunto Ghirra, ma le banche devono uscire dai palazzi della politica e da quelli delle imprese editoriali. Siamo in presenza di una "emergenza democratica" reale, con il rischio che questi intrecci condizionino ancora più pesantemente lo sviluppo della società sarda.
Il Banco deve crescere, ha sostenuto ancora Ghirra, deve accettare le sfide dell'economia nazionale ed europea, deve essere privatizzato secondo le norme fissate dal Governo e dal Parlamento. Ma deve essere messo in condizione di crescere grazie alle capacità della sua dirigenza. Proprio la scelta dei dirigenti può essere "controllata" dal Consiglio regionale, il resto deve essere assolutamente lasciato all'autonomia ed alla preparazione professionale dei dirigenti dello stesso istituto.
Il Consiglio, comunque, ha concluso Ghirra, deve prendere una posizione chiara, perchè il credito può realmente condizionare la crescita o la fine del sistema economico sardo.
Mozione n. 161 -
Sulla situazione del credito in Sardegna
Illustrando la mozione, l'on. Pittalis (F.I.) ha sostenuto che il problema del Banco di Sardegna è stato affrontato in ritardo.
Le forze di opposizione, ha aggiunto Pittalis, vogliono censurare alcuni comportamenti istituzionali da parte di alcune forze della maggioranza che hanno boicottato i lavori della Commissione che doveva affrontare questo spinoso tema.
"Sappiamo chi sono i mandanti e gli esecutori di questa vicenda", ha detto ancora Pittalis, il quale ha poi ricordato a Palomba che si deve rispettare la volontà del Consiglio regionale.
Rivolgendosi a Palomba, Pittalis ha detto che se esistono lobbies affaristiche e di pressione, queste devono essere tenute fuori. Entrando nel merito del problema, Pittalis ha sostenuto che la politica non deve essere estranea al credito, ma deve invece esserne parte integrante per dare indirizzi e orientare le scelte, con indicazioni chiare e trasparenti. Sul credito si gioca una partita la cui posta in palio è molto grande.
Pittalis, a nome dell'opposizione, ha fatto appello all'intero Consiglio perché si discuta apertamente sul Banco di Sardegna, struttura fondamentale dell'economia sarda. Le nuove frontiere internazionali richiedono nuove strategie e nuove alleanze. Invece si opera per mantenere "il potere del Pds e di altre frange della sinistra", ha proseguito Pittalis, che ha richiesto le dimissioni del Presidente della Fondazione Banco di Sardegna.
Il Banco deve essere inserito nel mercato e si è ancora in tempo. La terza Commissione ha varato una risoluzione che l'intero Consiglio dovrebbe far propria. La Fondazione deve seguire le indicazioni del Consiglio regionale, oppure deve andarsene. Le direttive del Consiglio - ha concluso Pittalis, devono essere rispettate ed attuate, e non solo per il banco, ma anche per altre questioni, come quelle del Parco del Gennargentu, del Master Plan e del Consorzio 21.Terminate le illustrazioni delle tre mozioni ha preso la parola l'on. Zucca (Prog. Fed.) il quale ha citato un'analogia con fatti avvenuti ai tempi di Salone e della cultura accadica per arrivare a stabilire che non è cambiato gran che nel comportamento degli uomini e dei meccanismi che li guidano nelle azioni di tutti i giorni.
Gli aspetti più propriamente tecnici della mozione presentata dalle opposizioni sono stati affrontati dall'on. Casu (F.I.), il quale si è soffermato sui temi dell'aumento del capitale sociale del Banco e del programma di globalizzazione dell'economia isolana.
Ma per affrontare questi temi si deve partire da una considerazione: gli interessi del banco e del mercato non possono prescindere dalla libertà dei mercati, dalla libera concorrenza. L'oratore ha sottolineato, quindi, la necessità di tutelare gli interessi della Fondazione, l'azionista di controllo, e del capitale dello stesso Banco.
Casu ha anche "tecnicamente" illustrato i passaggi necessari per giungere ad una reale privatizzazione. Ma per raggiungere questo scopo è necessario che nelle mani dei privati finisca il 50 per cento più una delle azioni esistenti. Altrimenti si continua a perpetuare il controllo dell'istituto di credito da parte dei soliti noti, una forma di dirigismo che contrasta con le regole del libero mercato.
Il Banco deve crescere, se vuole competere con gli altri istituti di credito, ha aggiunto Casu. Ma per farlo deve essere gestito con criteri economici, deve essere amministrato dagli imprenditori, non da amministratori scelti per ragioni esclusivamente politiche.
Lo sviluppo della società sarda impone scelte oculate, ha aggiunto Casu, ed il Consiglio deve prendere le sue decisioni tenendo conto delle reali condizioni di coloro che vivono in Sardegna, specialmente delle categorie meno favorite.E' stato lamentato, ha detto l'on. Paolo Fois (Progr. Fed.), che il dibattito si apre con notevole ritardo. "Non sono d'accordo perché - ha detto - il problema è così delicato che è necessario ed opportuno che ci sia, da parte della Regione, il massimo approfondimento".
La questione essenziale è se sia stata corretta le scelta operata dal Consiglio d'amministrazione della società. Secondo Fois la globalizzazione del mercato ha spinto il C.d.A. del Banco di Sardegna ad aumentare il capitale ed a fare alleanze per rafforzarsi e poter competere con gli altri istituti di credito. Tale decisione non poteva non provocare effetti positivi nell'economia dell'Isola. Ma poneva anche il problema di accertare se il partner scelto dal Consiglio d'amministrazione fosse il migliore ed il più conveniente.
Il problema è anche se il farsi guidare dai mercati, dalle sue regole e l'affidarsi alle qualità taumaturgiche del mercato sia da accettare toto corde.
E' un problema che investe tante aree dell'occidente e del mondo, ma si è anche visto che la globalizzazione spesso conduce all'emarginazione ed al declino le aree più deboli.
Anche in quest'Aula si è detto spesso che si deve impedire che le zone deboli vengano danneggiate dalla filosofia dell'apertura totale alle esigenze del mercato. Anche in questa materia si deve essere guardinghi e prevedere la salvaguardia della nostra Isola dai tranelli della concorrenza esasperata.
E' giusto che l'economia e quindi anche la Banca debba seguire le tendenze attuali, ma si deve stare attenti a non creare azioni che possano creare situazioni devastanti per la nostra economia.
Secondo Fois la Fondazione ha operato bene se ha ritenuto che l'operazione non avrebbe tutelato gli interessi della Sardegna. Da parte sua il Consiglio farebbe meglio se seguisse con più attenzione lo sviluppo del dibattito sui compiti delle Fondazioni, che si svolge in Parlamento.Per l'on. Secci (Ppi), presidente della Terza Commissione, la discussione sulle mozioni servirà a chiarire alcuni rapporti istituzionali.
In tutta la materia trattata in questo periodo, l'alta finanza c'entra ben poco. Secci ha espresso meraviglia perchè il Governo regionale ignora le decisioni del Consiglio. Non è accettabile che la Giunta dica che la risoluzione della terza Commissione sia arrivata in ritardo.
Il Consiglio ha la facoltà ed il diritto di esprimersi in questa materia in quanto nella Fondazione vi sono rappresentanti della Regione, che alla Regione devono rispondere. Questo principio fondamentale è stato ribadito dalla terza Commissione il 2 agosto 1995 con una specifica risoluzione, approvata all'unanimità.
Secci ha poi affermato che ci si deve attenere al principio che si rispettino le prerogative e la volontà del Consiglio.
Dopo aver ribadito la propria totale adesione alla risoluzione della terza Commissione, Secci ha sottolineato che i consiglieri sono stati eletti per governare la Sardegna nell'interesse generale, e che hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni, pur se si devono adeguare alle volontà della maggioranza.
In questa vicenda, le regole della democrazia sono saltate. Ogni volta che si è sollecitata una decisione sulla vicenda del banco, alcune forze della maggioranza hanno sostenuto la piena autonomia della Fondazione.
Il dato di partenza da tenere presente è che il progetto di aumento di capitale del banco è nato molto tempo fa, ed era condiviso da tutti, come scritto su vari documenti. In Commissione, l'on. Raggio, vicepresidente della Fondazione, aveva affermato che l'aumento di capitale era indispensabile e non poteva essere altrimenti, visti i nuovi scenari della finanza internazionale. Perché allora si dice di no? Si dice di no sul metodo, accusando il Banco di non aver fornito le necessarie informazioni sul progetto.
Secci ha contestato questa posizione per poi mettere in dubbio alcune affermazioni dell'on. Ghirra sugli intrecci tra credito e mondo dell'informazione.
Riferendosi poi all'eventuale perdita patrimoniale provocata dall'aumento di capitale, Secci ha sostenuto che ciò non è esatto. Il punto è che senza aumento di capitale, il Banco perderebbe le possibilità dei nuovi mercati.
La proposta di Ciampi che sta per essere approvata dal Parlamento stabilisce che le Fondazioni non possono avere il controllo delle banche. Con l'aumento di capitale del Banco si sarebbe realizzato quanto previsto dalle nuove leggi.
La bocciatura del progetto non ha nulla di tecnico, ha detto ancora Secci, ma ha solo aspetti politici. Riferendosi ad alcune dichiarazioni dell'on. Ghirra, Secci, dopo aver rivendicato con orgoglio la propria appartenenza al Ppi, ha affermato che non è tollerabile che si mettano in discussione le capacità del prof. Idda, affermando che "gli uomini della vecchia Dc non sono in grado di gestire il nuovo". Se veramente la maggioranza ha queste posizioni, ha concluso Secci, allora il Ppi dovrà cercare nuove alleanze."Condivido la considerazione della collega Noemi Sanna sulla disattenzione del Consiglio regionale nei confronti del credito". L'esponente di Federazione Democratica, on. Murgia, ha affrontato il tema del credito sottolineando come, per molto tempo, non ci siano stati contrasti tra Fondazione e Banco perchè il "controllato controllava il controllore". Ora la situazione è cambiata ed i contrasti sono emersi in tutta la loro cruda realtà.
Murgia ha, quindi, sottolineato come questa operazione proposta per la privatizzazione del Banco di Sardegna non sarebbe stata affatto una "buona operazione" per la Fondazione. Quella operazione era, infatti, un semplice aumento del capitale del Banco, senza nessun beneficio finanziario per l'azionista di controllo". La Fondazione non ha accettato di vedersi sfilare parti del suo patrimonio senza fare una piega. E questo sarebbe successo con l'aumento del capitale sociale. La privatizzazione della Cariplo, ad esempio, ha portato nelle casse della Fondazione 12 mila miliardi, ha aggiunto Murgia. Nella operazione del Banco non sarebbe successo nulla di questo genere.
Murgia ha impietosamente analizzato ciò che è accaduto in questi anni nel settore del credito in Sardegna. Ed ha ricordato l'errore del Consiglio quando non ha sottoscritto l'aumento del capitale del Credito Industriale Sardo, quando non ha fornito direttive certe agli amministratori indicati dalle istituzioni, quando la Giunta non ha dato le necessarie direttive ai sindaci nominati al Banco.
Ma tutto il settore del credito è stato gestito con eccessiva "personalizzazione" degli interessi. Il Banco è stato guidato con grande discrezionalità ed ha favorito accordi ed intrecci di ogni genere. Il Banco è stato usato per restituire favori, per creare consenso, per favorire amici e colpire avversari.
Tutto questo, ha aggiunto Murgia, quando in Sardegna i soldi costano più che altrove e quando i risparmiatori vengono remunerati con tassi bassissimi.
Una banca gestita male, con una forte caratterizzazione personale, con conflitti interni continui e senza nessun reale utile per la società sarda. Ora è giusto cambiare, ha detto ancora Murgia, si devono cambiare gli amministratori, si devono cambiare i dirigenti, si devono cambiare le scelte che devono essere fatte. Il Banco deve diventare realmente privato, ed i nuovi azionisti devono essere "imprenditori realmente privati" in grado di entrare nel capitale sociale. La privatizzazione deve essere reale, infatti. Non si possono più permettere gestioni come quelle che si sono permesse ed accettate in questi decenni.
Il credito, ha concluso Murgia, è un settore troppo delicato e non può essere affidato acriticamente ad amministratori amici. Il consiglio, forse farebbe bene ad ignorare una materia così importante, perchè ogni volta che se ne è occupato, ha sbagliato, ha concluso Murgia. Ma il settore del credito è argomento troppo importante, per lo sviluppo economico e sociale della società sarda, per lasciare che venga governato con troppa disinvoltura, senza tenere nel dovuto conto i diritti e gli interessi della stessa società isolana.L'on. Sassu (Progr. Fed.), ha esordito dicendo che il dibattito sulle mozioni è comunque una ghiotta occasione per approfondire le problematiche sul credito, con l'auspicio però che la discussione non faccia fare passi indietro nelle posizioni del Consiglio, ma contribuisca ad acquisire maggiore chiarezza ed a delineare definitivamente le indicazioni cui devono attenersi gli istituti di credito sardi.
E' importante, ha aggiunto Sassu, che le regole debbano essere rispettate a prescindere da palesi partigianerie, come è necessario sostenere che il Banco di Sardegna abbia un futuro di competitività e di presenza importante nel settore del credito nell'Isola. Quindi è giusta la privatizzazione nel rispetto delle norme ed è giusto che si realizzi salvaguardando il patrimonio della Fondazione, favorendo l'azionariato diffuso e creando servizi qualificati per gli utenti sardi.
Sostenendo che si deve mantenere il radicamento della Banca nel territorio isolano Sassu ha detto che si stanno verificando episodi preoccupanti, come l'assegnazione dei servizi riscossioni ad una ditta non sarda o la cessione del sistema della meccanizzazione, che già erano affidate alla Banca di Sassari. Sono segnali che ci avvisano della volontà di deradicamento del Banco nel territorio sardo.
Sassu ha quindi affermato che si è avuta una mancanza di dialogo tra Fondazione e Consiglio d'amministrazione della Banca così come si è interrotta l'interlocuzione tra i settori politici in una materia che è di primaria importanza per lo sviluppo e l'economia dell'Isola.
Sassu ha anche sostenuto che è da condividere la risoluzione della Commissione consiliare ed ha aggiunto che nessuno può dirsi contrario a candidare il Banco come istituto di credito competitivo in campo europea o al suo massiccio radicamento nel territorio.
Per Sassu, quindi, è necessario uno sforzo unitario per votare un documento di indirizzo generale per la politica di sviluppo del Banco di Sardegna.L'attuale momento politico ha favorito questa azione "di sciacallaggio" finalizzata a peggiorare la nostra economia, ha affermato l'on. Marracini (Misto), mentre il Banco cercava di espandersi per cercare una migliore redditività con ulteriori benefici.
Marracini ha quindi esposto ulteriori dettagli sul progetto di aumento di capitale del Banco nell'ambito di uno scenario concorrenziale europeo.
Il Banco deve recitare un ruolo attivo nell'economia della Sardegna, ma per fare ciò deve mirare ad una maggiore redditività. Per Marracini, l'operazione di aumento di capitale sarebbe vantaggioso per tutti, anche per la Fondazione. Perciò si è dichiarato a sostegno della mozione."Le cose ovvie possono essere dette bene o male, ma restano ovvie". L'on. Pietro Usai (Progr. Fed.), si è soffermato su alcuni degli aspetti "trascurati" nel dibatto sulla Fondazione-Banco di Sardegna.
Si è parlato di tutto e di tutti, ha detto Usai, ma si sono ignorati i "veri soci" del Banco, i risparmiatori, i clienti del Banco stesso, la parte meno tutelata di questa vicenda. Si è parlato di privatizzazione, ha aggiunto Usai ma "si deve privatizzare per davvero, non cedere qualche azione ad un partner-amico, al quale demandare il compito del reale controllo dell'istituto". Se si vuole privatizzare si deve cedere almeno la metà più una delle azioni, altrimenti è la solita privatizzazione all'italiana.
Usai, quindi, ha sottolineato come il Banco non "deve essere molto amato, in Sardegna" perchè altrimenti, in questa vicenda, attorno al Banco si sarebbe dovuta scatenare una vera e propria rivoluzione. Invece ci si è divisi per le sorti del presidente, per le polemiche tra Fondazione e Banco stesso, ma non si sono affrontati i nodi del credito isolano.
Ora bisogna cambiare il modo di operare, ha aggiunto Usai. Fondazione e Banco devono essere amminstrate nel modo migliore, abbandonando le logiche spartitorie e puntando, invece, solo ed esclusivamente sulle capacità e qualità professionali."E' l'ennesima situazione in cui la maggioranza ha dato esempio di intempestività e di disinteresse per i veri problemi della Sardegna". Così ha esordito l'on. Balletto (F.I.), che ha proseguito affermando ironicamente che la Fondazione non è un soggetto privato con la finalità di perseguire il miglioramento delle condizioni di operatività del banco, ma una formazione politica "che deve dividere la torta", cioè avere le liquidità da mettere a disposizione delle forze politiche che l'hanno espresso in previsione delle consultazioni elettorali.
Dopo aver ribadito che la Fondazione ha interesse "a portare a casa soldi" per i fini che i partiti di maggioranza indicheranno, Balletto ha detto che nel futuro è prevedibile che la Fondazione continuerà a controllare il Banco favorendo amici ed affossando coloro che sono fuori da quel sistema.
Gestione clientelare, dunque, nei destini del credito in Sardegna, ha proseguito l'oratore che ha aggiunto che nella vicenda si sono dette fandonie che nulla hanno a che vedere con l'interesse dei cittadini. Balletto ha quindi ricordato la situazione del credito nel settore agricolo affermando che il Banco di Sardegna è venuto incontro agli imprenditori agricoli evitando di avviare le esecuzioni coattive per evitare lo sfascio del settore.
Balletto ha quindi affermato che la vicenda è un altro esempio eclatante di come sia stata gestita la Sardegna, da parte della maggioranza, in questi ultimi quattro anni.
Riferendosi poi alla affermazione ascoltata in aula circa la collocazione in BOT dei proventi della privatizzazione del Banco, Balletto ha ribadito che la destinazione è prevista dalla normativa nazionale ed ha colto l'occasione per segnalare che i profitti della SFIRS (la finanziaria regionale) sono stati determinati dal collocamento in BOT (quando i buoni del tesoro offrivano tassi appetitosi) di somme che la Regione le affidava per intervenire nel tessuto industriale e finanziario isolano ma che non venivano utilizzate per tali fini.Dichiarando di non condividere l'idea che la politica debba restare fuori dal credito, l'on. Falconi (Progr. Fed.) ha ricordato i risultati della Conferenza del credito, ed in particolare il maggior costo del denaro in Sardegna. Ciò dimostra che la politica deve intervenire sul credito.
Falconi ha poi citato alcuni mezzi di informazione, ed in particolare le posizioni mantenute sulla vicenda del Banco dalla "Nuova Sardegna", definite preoccupanti. La Fondazione, ha ricordato Falconi, è stata creata per modernizzare il Banco di Sardegna, del quale possiede il pacchetto azionario. Ogni azienda ha diritto di intervenire sulla società che controlla.
Secondo Falconi, la Fondazione non avrebbe tratto alcun beneficio dal progetto del banco. Pertanto aveva il diritto e il dovere di intervenire, perchè doveva rendere conto del suo operato.
Citando quindi l'intervento dell'on. Zucca, Falconi ha auspicato un'indagine della Consob su eventuali speculazioni borsistiche sul titolo del Banco.
Falconi ha quindi respinto le accuse rivolte al PDS di voler occupare tutti i posti di potere. Il PDS ha il dovere di governare e gestire in quanto è legittimato dalla volontà popolare, ha concluso Falconi, ricordanto infine che il Banco di Sardegna deve essere salvaguardato e potenziato.Nei confronti del Consiglio si registra un tentivo di espropriazione dei propri compiti. L'on. Bruno Dettori (Patto dei Democratici), affrontando il tema del credito in Sardegna ha sottolineato l'importanza del "ruolo di quest'Aula; ma anche del ruolo della Commissione competente". Il Consiglio non può subire passivamente quelli che possono essere interessi di parte. Quando si dice "la banca faccia banca, la politica faccia politica" si dice una grande falsità. Si capisce benissimo, ha aggiunto Dettori, che la politica non può trascurare il rapporto stretto, reale, che esiste necessariamente tra scelte politiche e scelte economiche.
L'unica cosa sulla quale si deve essere d'accordo, ha concluso Dettori, è che la politica non può abdicare al suo ruolo, che è anche quello di "controllare" i settori più vicini. Ed il credito è settore più vicino e troppo importante per lo sviluppo della società sarda.
I lavori del Consiglio proseguiranno
nel pomeriggio alle ore 17.