Nota stampa
della seduta n. 289 pomeridiana del 12 maggio 1998
Il Consiglio si è riunito sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis e successivamente dell'on. Salvatore Zucca per discutere alcune mozioni, fra le quali, una sull'orario settimanale di 35 ore ed una sul parco geominerario da realizzare nelle zone ex minerarie.
In apertura di seduta sono state date le comunicazioni relative a:
Mozione n. 145
Sulla previsione del Governo di imporre
l'orario settimanale di 35 ore per tutti i
lavoratori dipendenti.Il Consiglio ha preso in esame la mozione n. 145, presentata dal gruppo di Alleanza Nazionale, primo firmatario lo stesso presidente del gruppo Italo Masala, sulla recente decisione del Governo di proporre un disegno di legge col quale si vorrebbe imporre un orario massimo di "35 ore settimanali per tutti i lavoratori dipendenti".
Un provvedimento che rischia di alterare i difficili e delicati rapporti esistenti tra il Governo e le parti sociali. In tema di orari di lavoro e di organizzazione del sistema produttivo, ha ricordato Masala (A.N.), illustrando il documento presentato dal suo gruppo, questi delicati argomenti sono sempre stati trattati esclusivamente "dalle parti sociali" ed il Governo o i rappresentanti di altre istituzioni hanno sempre "mediato" tra le diverse posizioni, senza assumere un ruolo attivo su questo delicato argomento.
Anche perché, in questi ultimi anni, gli accordi tra gli imprenditori e le forze sindacali hanno portato ad una graduale diminuzione degli orari di lavoro. E tutto è avvenuto nel pieno rispetto dei ruoli e senza eccessivi oneri per la collettività.
Questa volta, invece, ha sottolineato Masala, l'aggravio dei costi di produzione per le imprese dovrebbe essere compensato da tutta una serie di agevolazioni fiscali e di incentivi che non sarebbero altro che una sottrazione di risorse da quelle destinate alle politiche di sviluppo delle aree depresse del paese, dagli investimenti per le infrastrutture reclamate dagli imprenditori e dalle stesse organizzazioni sindacali per le aree più deboli e meno favorite.
Che senso ha, si è chiesto Masala, rendere meno competitive le produzioni italiane, visto che la diminuzione delle ore di lavoro dovrebbe avvenire senza incidere sul salario e sulle altre voci che compongono la retribuzione dei lavoratori e, quindi, aggravando esclusivamente sui costi dei prodotti finiti? Se le produzioni nazionali escono "fuori mercato" gli industriali potrebbero accelerare il trasferimento delle loro aziende all'estero, come da tempo si sta verificando, e potrebbero creare nuovi disoccupati, invece dei tanto auspicati nuovi posti di lavoro. Quella delle 35 ore, quindi, potrebbe diventare una ennesima scelta sbagliata, altro che una decisione in grado di favorire il recupero della notevole disoccupazione, specie di quella giovanile.
Le decisioni in campo economico, ha aggiunto Masala, devono essere assolutamente lasciate al libero gioco del mercato. Lo Stato ha il dovere di intervenire quando si registrano distorsioni macroscopiche, quando il mercato della produzione e quello del lavoro sono condizionati da fattori esterni, deve intervenire per garantire particolari ammortizzatori sociali. Ma non può scaricare solamente su una delle parti i costi delle sue riforme e delle sue promesse "politiche e demagogiche".
In questa difficile situazione le Regioni, specie quelle meridionali e la Sardegna, caratterizzate da una elevatissima percentuale di disoccupati, hanno il diritto-dovere di tutelare le iniziative produttive, di difendere le industrie esistenti, di sostenerle nelle loro azioni di conquista dei mercati. Perchè i nuovi posti di lavoro si hanno quando le industrie espandono la loro produzione, quando riescono a vendere a prezzi inferiori a quelli praticati dai loro concorrenti, quando i margini operativi permettono di remunerare i capitali investiti. Ma tutto questo, riducendo d'imperio l'orario di lavoro e portandolo a 35 ore, non si può certamente realizzare. Sarebbe invece necessario, intervenendo sugli oneri sociali e sulla imposizione fiscale, ridurre il peso delle diverse imposizioni sul costo generale del lavoro. Se il lavoro costa sempre di più, infatti, si riduce ulteriormente il numero degli occupati e non si creano, al contrario, nuovi posti di lavoro.
Questo tema ha interessato non poco la classe politica ed imprenditoriale isolana. Anche recentemente, nella Conferenza sull'occupazione si è affrontato il tema dell'orario di lavoro e del suo costo.
Le imprese sarde, ha concluso l'oratore, non possono competere con quelle del Nord se mancano le infrastrutture necessarie e se il costo del lavoro cresce in maniera assolutamente insopportabile.
Per questa ragione, ha concluso l'esponente di Alleanza Nazionale, la Giunta regionale per tutelare i legittimi interessi dei sardi deve contrastare questa imposizione e deve ricorrere immediatamente al referendum abrogativo nel caso in cui si procedesse alla approvazione di questa legge.
La Regione, inoltre, dovrebbe cercare l'accordo con altre Regioni europee e con altri Governi per impedire che vengano comunque approvate leggi che alterano, in ogni caso, il mercato europeo.A dar sostegno all'analisi svolta dal capogruppo di Alleanza Nazione, è intervenuto subito dopo l'on. Balletto (F.I.), il quale ha cominciato con il definire folle il progetto del Governo. Folle perchè - ha detto - in Italia si stanno incentivando i sussidi alle imprese con interventi per migliaia di miliardi, che fatalmente ricadono sulla collettività.
Balletto ha aggiunto che è aumentata la fiscalità con esiti letali per le imprese marginali, le più deboli cioè nel mercato industriale. "Primo provvedimento di tali imprese è la riduzione del personale, altro che incremento dell'occupazione!" ha esclamato l'oratore, il quale ha quindi disegnato un panorama catastrofico per l'economia italiana, colpita da una serie di provvedimenti governativi assolutamente contrari allo sviluppo dell'apparato produttivo.
Dopo aver detto che l'unico vantaggio dall'imposizione delle 35 ore settimanali è che il lavoratore potrà lavorare di meno, Balletto ha affermato che le imprese, per poter sopravvivere, devono invece licenziare.
Secondo Balletto la Sardegna sarebbe seriamente compromessa da decisioni antieconomiche di questa portata. E' dovere quindi dei suoi organi istituzionali far sentire la propria voce, contraria al provvedimento governativo. Proprio perchè l'Isola è la più debole fra le Regioni italiane.Le ragioni che devono spingere la Sardegna a prendere posizione nel dibattito sulle 35 ore sono state illustrate dal capogruppo Valter Vassallo (R.C.), il quale ha, nel suo intervento, ribadito concetti espressi dagli oratori che lo hanno preceduto ed ha richiamato la necessità di lavorare per realizzare una società che sia profondamente diversa.
La Sardegna, l'Italia, l'Europa devono ridare valore all'uomo, la politica deve riprendere il sopravvento sull'economia. Non può essere diversamente, ha aggiunto Vassallo. Si deve tendere ad una progressiva diminuzione dell'orario di lavoro, a parità di retribuzione. Si creerebbero nuovi, reali, posti di lavoro e si eviterebbe il fenomeno degli straordinari e delle assunzioni a tempo determinato, che caratterizzano il sistema produttivo isolano.
Le 35 ore, ha aggiunto l'esponente di R.C., imporrà alle imprese i necessari processi di razionalizzazione del sistema produttivo ed eviterà i troppi casi di sfruttamento del lavoro che ancora si registrano in Italia. D'altro canto le 35 ore, ed anche meno, sono state attuate in molti altri paesi europei e mondiali e le economie di quei Paesi non ne hanno avuto alcun nocumento.
Il Governo, inoltre, ha in programma iniziative a sostegno della riduzione dell'orario di lavoro e con queste azioni si produrrà altra ricchezza che permetterà una migliore distribuzione dei redditi e la creazione di nuove opportunità di occupazione, specie per i tanti giovani e meno giovani che un lavoro non lo hanno mai avuto.
L'oratore, infine, ha sollecitato iniziative serie e concrete contro il lavoro nero ed il sommerso, che minano realmente il sistema economico nazionale.
Concludendo il suo intervento Vassallo ha detto che si deve sempre guardare avanti. Ed il sindacato ha sempre guardato al futuro, mai al passato. Ed anche in questo caso si deve guardare al domani, si deve lavorare per dare risposte serie e concrete alle esigenze di tutti. Quindi, la necessità di puntare sulle scelte innovative, sulla razionalizzazione del sistema produttivo, sulle esigenze di chi lavora e, specialmente, su coloro che non lavorano.L'on. Casu (F.I.) ha rimarcato che il Governo nell'accingersi a varare il provvedimento sull'orario del lavoro ha invaso un campo non suo, perchè la materia deve essere contrattata tra il datore di lavoro ed i sindacati. Invece il Governo, ha ribadito Casu, sotto il ricatto di Rifondazione Comunista vuole addirittura imporre per legge il limite delle 35 ore.
Dopo aver disquisito su problemi di economia, l'on. Casu ha sottolineato che la decisione potrebbe dare un colpo letale allo sviluppo. In Sardegna poi, dove il problema è quello della flessibilità, da concordarsi tra imprenditori e lavoratori, il provvedimento impositivo si rivelerebbe come un colpo di mannaia per l'economia.
Nel ribadire che il provvedimento è da respingere, Casu ha confermato il suo appoggio e quello del suo Gruppo alla mozione di Alleanza Nazionale.Alcuni appunti sul metodo seguito nel proporre la riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore sono stati condivisi dall'on. Murgia (FDS-PS). L'oratore, dopo aver sottolineato come alcuni aspetti della vicenda siano criticabili, almeno per quanto riguarda il metodo seguito, ha detto come l'impostazione generale sia da condividere. La leva delle 35 ore, ha aggiunto Murgia, deve essere chiaramente usata proprio per migliorare l'organizzazione del lavoro ed una migliore distribuzione del lavoro stesso.
In Sardegna sono troppe le imprese poco produttive, ma esistono esempi, come la Saras, dove le ore di lavoro sono abbondantemente inferiori alle 35 settimanali, ma dove l'organizzazione complessiva è decisamente moderna e funzionale.
Deve cambiare la mentalità generale, si deve arrivare ad una efficiente organizzazione interna del sistema produttivo, ha aggiunto Murgia.
In Sardegna sono molte le cose che devono cambiare radicalmente e la Regione ha fatto bene ad intervenire su questo importantissimo tema. C'è molto da fare, ma è importante che si sia avviato questo dibattito, perchè si tratta di temi assolutamente essenziali per lo sviluppo dell'economia isolana.Per l'on. Luca Deiana (Assessore al lavoro), parlando di questa problematica, il punto da definire è se la riduzione dell'orario offra vantaggi o disagi nel settore dell'occupazione.
Secondo l'Assessore non si possono dare giudizi certi se non si è in possesso di dati obiettivi. La riduzione può infatti essere vantaggiosa in alcune regioni e disastrosa in altre, anche se si deve ricordare che esperimenti di riduzione dell'orario sono in atto senza che si siano creati squilibri per le imprese che l'hanno adottata.
Ha quindi fatto bene il Governo a chiedere alle parti una riflessione approfondita su un tema così importante, così come è opportuna anche la discussione che si è svolta in questo Consiglio.Nessuno contesta il primato della politica sull'economia, men che meno Alleanza Nazionale. Ma è proprio perchè la politica ha riconfermato questo suo primato che le aree forti e ricche di infrastrutture, le imprese più forti che in quelle aree operano, riescono ad imporsi su quelle meno forti e le spingono fuori dal mercato. Il capogruppo di A.N. Masala, partendo da questa considerazione, ha sottolineato come le imposizioni per legge di orari e schemi di lavoro siano norme che impediscono questa necessaria evoluzione.
Il caso della Saras, ha ricordato Masala, è emblematico. In quella industria l'orario e l'organizzazione interna sono stati decisi tenendo conto della redditività e dei risultati ottenuti. Non si possono mutuare, dagli altri Paesi, esempi e norme che non sono applicabili in realtà molto diverse tra loro. Le economie della Lombardia, del Nord-Est, del Piemonte e del Meridione sono fondamentalmente diverse. In una economia libera e di mercato queste stesse imposizioni non sono applicabili per legge, specialmente in situazioni tra loro tanto differenti..
Le analisi di molti imprenditori e di molti esperti indicano come il solo limite delle 35 ore porterà i prodotti del Nord-Est fuori dal mercato mondiale. La stessa Germania ha fatto i conti ed i suoi prodotti rischiano di non essere più competitivi, nei confronti di quelli giapponesi e statunitensi, se aumenterà anche di poco il costo del lavoro.
Prima bisogna avere ricchezza, per poterla poi dividere, ha aggiunto Masala. Se non si creano tutte le condizioni necessarie per ottenere un costo di produzione compatibile ed inferiore, a quello dei concorrenti, i nuovi insediamenti non si realizzeranno.
Le economie si basano sulla competitività e sul giusto e legittimo interesse degli operatori. La concertazione ha avuto effetti positivi, così come gli incentivi fiscali e la riduzione degli oneri sociali, ha aggiunto Masala. Ora cesseranno sovvenzioni, contributi a pioggia ed altri interventi di vario genere.
Le cose cambiano e cambieranno, ha concluso l'oratore, e se le imprese non otterranno il loro giusto margine operativo andranno via, trasferiranno i loro impianti produttivi in siti più favorevoli ed in zone nelle quali i costi sono decisamente più bassi ed i margini di guadagno decisamente più alti.
Questo Consiglio, ha concluso Masala, non ragiona in termini economici, ma solamente in termini politici. Deve respingere, per esigenze politiche, questa mozione e lo farà, forse ben sapendo che le indicazioni contenute nel documento di A.N. sono fondate ed assolutamente valide.Conclusa, con la replica dei presentatori, la discussione sulla mozione n. 145, il documento è stato posto in votazione e respinto col metodo del voto palese.
Discussione della mozione n. 142
Sull'istituzione del parco geominerario
delle ex miniere metallifere.Ad illustrare la mozione è stato l'on. Ribelle Montis (R.C.) primo firmatario del documento, il quale ha esordito rilevando che recentemente è stato attuato un ricatto nei confronti della Regione che chiedeva alla SNAM Progetti l'acquisizione dei terreni destinati a parco geominerario.
Montis ha quindi riepilogato le varie tappe della vicenda, riconoscendo all'assessore di aver messo in luce le reali difficoltà in merito all'istituzione del parco. Il decano dell'Assemblea ha poi enumerato i vantaggi che deriverebbero dalla valorizzazione del patrimonio minerario, di una zona, cioè, che è stata storicamente all'avanguardia in ogni periodo e durante ogni dominazione straniera.
Detto che, tuttavia, questo problema non sembra essere di grande importanza e per il Consiglio e per la Giunta, Montis ha ricordato all'Assemblea che sono destinati all'istituzione del Parco circa novecento miliardi, che nel tempo creerebbero nuova occupazione per il Sulcis Iglesiente, risolvendo in parte il problema della disoccupazione nel Sud ovest dell'Isola.
Per la realizzazione del Parco che ha ottenuto, primo al mondo, il riconoscimento da parte dell'UNESCO, occorre però predisporre un disegno di legge nazionale che individui e comprenda tutti i siti minerari dell'isola ed un disegno di legge regionale che determini gli aspetti di competenza della Regione. Ma non solo: si devono promuovere iniziative volte ad ottenere le risorse per finanziare "anche dall'Europa" i vari progetti da utilizzare a fini turistici ed occupativi, prevedendo inoltre nel bilancio regionale un adeguato finanziamento.
Montis ha concluso stigmatizzando le dichiarazioni del ministro Treu circa la disponibilità dei sardi a cercare da se le vie della ripresa economica.Alcune considerazioni che riguardano l'importanza del progetto per la realizzazione del parco geominerario sono state svolte da Paolo Fois (Prog.Fed.), uno dei firmatari della proposta in discussione. L'oratore ha anche voluto ricordare come la creazione del Parco geominerario di Montevecchio sollevi gli stessi problemi emersi con la costituzione degli altri parchi isolani.
La presa d'atto con favore da parte dell'UNESCO, ha ricordato Paolo Fois, per la istituzione del Parco è giunta dopo una iniziativa avviata dalla Giunta e da alcuni dirigenti politici. Alla proposta dell'esecutivo sono state associate le amministrazioni e le popolazioni interessate. Il riconoscimento da parte dell'UNESCO è giunto, quindi, dopo che questa iniziativa era partita dal basso. Nessuna imposizione centralistica ed autoritaria, quindi, ma il riconoscimento della validità di una iniziativa decisa dalle popolazioni che in quelle zone abitano.
Il secondo aspetto di particolare importanza, ha aggiunto Paolo Fois, è quello legato al recupero ed alla valorizzazione delle risorse naturali esistenti. Nel costituendo Parco, infatti, esiste uno straordinario patrimonio edilizio e di strutture geominerarie che attendono solamente di essere valorizzate. Quella zona, con le sue bellezze naturali ed ambientali, deve solamente essere disinquinata, recuperata, valorizzata. La Regione è in attesa di un provvedimento legislativo del Governo, che possa coinvolgere anche le autorità comunitarie. Ed il professor Fois ha esaminato le diverse possibilità, sottolineando la necessità di scegliere l'iter più breve e rapido.
Altro aspetto di notevole importanza è quello dei finanziamenti necessari, che potrebbero essere ottenuti dalla Comunità Europa e, almeno in parte, dal Governo nazionale.
Concludendo il suo intervento, Fois ha ricordato i vantaggi che potrebbero venire all'intera Sardegna da una rapida approvazione di questo parco ed ha auspicato il voto favorevole di tutte le forze presenti in Consiglio.Non è in discussione, ha detto successivamente l'on. Bonesu (Psd'Az), l'iniziativa in sé, quanto l'iter per arrivare alla realizzazione del Parco. Secondo Bonesu non deve infatti essere una legge nazionale a dare l'avvio al Parco, con la solita metodica di far calare le decisioni dall'alto, ma semmai una norma regionale che costituisca la base per l'istituzione e la gestione al territorio. Queste argomentazioni sono tali da determinare la contrarietà alla mozione da parte del gruppo sardista.
La mozione in esame pone alcuni problemi rilevanti. Gavino Diana (Prog. Fed.) ha ricordato come la istituzione di un Parco geominerario in quella zona del Guspinese imponga riflessioni particolarmente approfondite. In una vasta area, ampiamente compromessa, esiste la necessità di un recupero ambientale, di un risanamento e valorizzazione del patrimonio edilizio, di interventi ricostitutivi di un ambiente che a subito violente aggressioni.
L'oratore ha ricordato come siano in atto iniziative minerarie di grande impatto ambientale, come quella per l'estrazione dell'oro a Furtei, ed ha chiesto quali siano o potrebbero essere i rapporti esistenti tra il Parco geominerario ed i Parchi naturali esistenti o che si vogliono costituire.
I Parchi devono essere gestiti democraticamente e devono tener conto delle leggi e delle norme esistenti in materia di gestione programmatica del territorio. Il Parco geominerario ed il Parco naturale che sullo stesso territorio dovessero essere istituiti non possono essere amministrati e gestiti da due diversi organismi di controllo. Deve esistere unicità di decisione, devono esserci delle leggi regionali che ne prevedano la più efficace gestione.
L'oratore ha, quindi, contestato l'impostazione generale data alla mozione e ne ha chiesto una modifica sostanziale, per poterla votare favorevolmente.L'on. Liori (A.N.) si è a lungo diffuso sulla ricchezza del patrimonio geologico della Sardegna prima di entrare nel vivo delle problematiche connesse con l'istituzione del Parco geominerario. "Un progetto che si è trasformato in opportunità per il futuro".
Dopo aver svolto un excursus storico sulla zona mineraria del Sulcis Iglesiente, Liori ha ricordato le meraviglie celate nel sottosuolo, frutto del lavoro e dell'ingegno dell'uomo nel corso dei secoli, e che possono essere fonte di attrazione non solo per turisti ma anche terreno di sperimentazione per studiosi e geologi di tutto il mondo.
Il Parco, ha detto ancora Liori, è un dono per la Sardegna, un dono che racchiude diverse opportunità di sviluppo solo se gestito nel modo migliore. La Regione deve perciò promuoverne l'istituzione e fissarne con chiarezza il regime di conduzione.La Commissione Ambiente, da poco, ha visitato una delle aree all'interno del Parco geominerario, Bruno Dettori (Patto dei democratici) ha ricordato questa visita ed ha analizzato le vicende economiche, storiche, politiche che hanno portato tanti danni e tante "piaghe" a quel territorio. E' giusto che qualcuno ripaghi quei danni, curi quelle ferite, ripristini ciò che è stato violato, valorizzi le bellezze ancora esistenti.
A certi territori si è chiesto troppo, ha aggiunto Dettori, poi si sono abbandonati. E' il caso di intervenire per porre freno a questo scempio. Ad esempio, in quella zona si sono violentemente inquinate le acque superficiali, le quali scorrendo nei loro alvei rischiano di aumentare l'inquinamento complessivo e possono giungere ad inquinare anche le coste ed il mare.
Però, ha aggiunto Dettori, ora non si hanno i mezzi per porre rimedio a quegli scempi. "Non possiamo illudere e poi abbandonare queste popolazioni, con progetti e programmi vuoti, che non siamo in grado di realizzare". Non è solo un problema di risorse, di interventi programmatici, ha aggiunto l'oratore. Ma esiste l'esigenza di lasciare ai nostri figli un ambiente non completamente degradato.
Ripristinare l'ambiente dopo aver fatto i molti scempi che sono sotto gli occhi di tutti, ha detto ancora Dettori, costa certamente più di un uso attento e compatibile della risorsa ambiente.
I parchi ora non sembrano proprio di moda, ha concluso Dettori, ma la Regione deve recuperare tutte le aree isolane nelle quali è possibile intervenire e lo deve fare utilizzando tutte le risorse nazionali e comunitarie che sarà possibile recuperare. E lo si deve fare in tutta l'Isola, in tutte le sue parti così duramente violate. Lo si deve fare cambiando l'approccio nei confronti del bene ambiente, un patrimonio ed una risorsa che questo Consiglio deve assolutamente tutelare, valorizzare, recuperare.La parola, quindi, all'assessore all'ambiente Pasquale Onida, competente per materia, il quale ha subito informato l'assemblea che fra qualche giorno si riunirà il comitato scientifico presieduto dal prof. Lilliu e che alla fine di maggio avverrà in Sardegna la consacrazione ufficiale del riconoscimento da parte dell'UNESCO della validità del parco geominerario del Sulcis Iglesiente, il primo nel mondo ad averlo ottenuto. Onida ha successivamente indicato il processo che la Regione intende seguire e che sarà precisato con conferenze pubbliche nelle aree interessate: avvio delle procedure con gli studi di fattibilità; fase di progettazione ed istituzione del presidio minerario della Sardegna con il compito di salvaguardare le zone ed i cantieri minerari; istituzione di un centro internazionale per la formazione di figure professionali che dovranno operare all'interno del parco; lavori di disinquinamento e di risanamento attraverso l'impiego di risorse destinate ai lavori socialmente utili.
Ma priorità assoluta rivestirà proprio quest'ultima parte degli adempimenti previsti, ossia il disinquinamento delle aree dismesse ed il risanamento del degrado che secoli di sfruttamento delle risorse minerarie hanno comportato.
Le risorse: l'assessore ha detto a questo proposito che sono stati stimati in 900 miliardi gli interventi necessari per queste operazioni primarie e che i relativi piani progettati dall'EMSA hanno ottenuto l'approvazione del comitato ministeriale dopo il varo della legge di ripristino ambientale. Sono stati anche firmati tre accordi che prevedono programmi di intervento per oltre 42 miliardi, dei quali lavori per 14 miliardi sono stati già affidati in appalto dall'Ente Minerario.
Dopo aver ribadito che l'istituzione del Parco rappresenta un'opportunità di rilancio per la zona , l'assessore Onida ha affermato che sono però necessari per l'attuazione del Piano i relativi strumenti legislativi, primo fra i quali una legge nazionale "che guardi alla qualità mondiale del parco geominerario". Questo passaggio deve esserci, ha ancora detto Onida, per poter reperire le ingenti risorse che, altrimenti, la Regione non sarebbe in grado di garantire.
Ma anche da parte della Regione dovrà essere approvata una legge che disciplini il momento gestionale con precisi atti di programmazione ed evitando che si crei la politica inversa dei due tempi: quella cioè che detta prima i vincoli e successivamente il tipo di gestione.
Onida ha poi criticato aspramente la legge nazionale 394, che rappresenta una sconfitta delle posizioni regionalistiche nei confronti dello Stato. "Questa legge, ha detto, oltre che essere anacronistica, impedisce di fatto la gestione dei parchi nazionali". Quel che occorre è uno strumento che pianifichi organicamente il governo del patrimonio costituito dai parchi, riservando alla Regione l'indirizzo ed il coordinamento delle diverse zone tutelate.
Concludendo, l'assessore si è detto un forte assertore del parco geominerario, del quale ha decantato i vantaggi che ne proverranno, sia dal punto di vista economico che da quelli sociale, culturale ed anche istituzionale.I firmatari della mozione non hanno alcuna intenzione di fare propaganda o demagogia, su un argomento così importante ed attuale. L'onorevole Montis (R.C.) primo firmatario del documento, dopo aver ringraziato tutti gli intervenuti nel dibattito per il loro profondo contributo, ha annunciato l'intenzione di non porre in votazione la mozione, ma di proporre la costituzione di un gruppo di lavoro del quale sarà chiamato a far parte un esponente di ogni gruppo politico, compresi quelli dell'opposizione se lo vorranno, per elaborare una proposta di legge sul Parco geominerario e sulla valorizzazione del patrimonio minerario isolano, ormai dismesso.
L'oratore ha, quindi, rivendicato alla Sardegna un primato culturale e professionale nel campo geologico ed ha auspicato che questo enorme patrimonio di conoscenza non venga disperso.La proposta della costituzione di un gruppo di studio è stata immediatamente accolta dall'onorevole Pittalis. Il capogruppo di Forza Italia ha assicurato la partecipazione in un esponente della sua parte politica al gruppo di lavoro ed ha auspicato un iter brevissimo, per giungere rapidamente alla presentazione ed approvazione di questo "necessario provvedimento legislativo".
I lavori del Consiglio riprenderanno
domani mattina alle ore 10,00.