Nota stampa
della seduta n. 287 pomeridiana del 29 aprile 1998


Il Consiglio ha proseguito i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Sergio Milia.

Mozione n. 146
Sul decreto di istituzione del Parco del Gennargentu.

Primo oratore della seduta pomeridiana l'on. Casu (F.I.) il quale ha rilevato che tra maggioranza e opposizione non esistono sull'argomento in discussione posizioni contrastanti, ma entrambe guardano alle prospettive ed al progetto di sviluppo. Il problema è, però, che questo progetto che dovrebbe garantire in primo luogo gli abitanti dell'area, non è definito, non si conosce, mentre sono tantissimi i vincoli imposti dal Parco.
Le popolazioni ritengono che il Parco le privi dell'uso dei territori che per loro costituiscono una fonte di reddito. Ed alle popolazioni, cioè all'uomo, si deve in questo caso guardare, come elemento prioritario. Ci sono stati errori tecnici e non nella fase di perimetrazione delle aree ed a questi errori si deve riparare in sede di intesa. La Giunta deve perciò andare nella direzione di una rinegoziazione dell'intesa con il Governo.

Il dibattito sul Parco parte da molto lontano. Le argomentazioni pro e contro erano e sono anche molto valide e profonde. L'on. Ivana Dettori (Prog. Fed.) ha ripercorso il lungo iter che ha portato agli accordi per la istituzione del Parco del Gennargentu. Forse si sono compiuti degli errori, ha detto anche Ivana Dettori, ma da molto tempo, tra tutte le forze politiche, il confronto ha sempre puntato sullo "sviluppo compatibile e sostenibile" basato sulla corretta utilizzazione delle notevoli risorse naturali, ambientali ed umane esistenti in quelle zone.
Partendo da quel proficuo lavoro politico, ha aggiunto Ivana Dettori, si è giunti a risultati positivi. Però alcuni aspetti del processo di confronto sono stati in parte strumentalizzati. Recentemente, ad esempio, alla manifestazione di Pratobello hanno partecipato molti cittadini che sono stati catalogati come avversari, mentre erano e sono decisamente favorevoli all'istituendo Parco.
Sono stati fatti molti errori, quindi, ma le nuove norme della Bassanini, ha aggiunto Ivana Dettori, riconoscono un nuovo ruolo agli enti locali ed i comuni devono poter decidere se aderire o meno al nuovo Parco. Ma lo devono poter fare in piena e completa libertà, senza imposizioni e condizionamenti di alcun genere.
La Giunta deve raggiungere, quindi, l'accordo per realizzare questo nuovo Parco e lo deve fare seguendo le indicazioni giunte dalle popolazioni locali. Su questa strada è, quindi, necessario proseguire ed il PDS darà il suo contributo perché queste idee finalmente si affermino.

L'on. Marteddu (Ppi) ha esordito affermando che la mozione costituisce un fatto politico rilevante e come tale deve essere oggetto di seria discussione. Ed ha poi ricordato la storia variegata e complessa del Parco del Gennargentu precisando che ora è arrivato il momento, per il Consiglio, di assumere responsabilità politiche ben definite.
Secondo Marteddu le procedure di istituzione devono essere portate a compimento in quanto il Parco è un processo di civiltà che apre l'interno della Sardegna e l'isola intera all'Europa ed al mondo.
Dettosi convinto che i presentatori della mozione non ritireranno il documento, ma tenderanno ad assumere posizioni di contrasto, Marteddu ha sottolineato che devono essere respinte le falsità che sul Parco vengono propinate nonché le azioni di pressione che sulla materia si stanno scatenando.
La Giunta deve proseguire sulla strada intrapresa e cioè sulla strada del grande processo civile che l'istituzione del Parco può innestare nelle zone interessate.
La Giunta deve inoltre riprendere le trattative con il Governo e con gli enti locali, per correggere gli errori e per individuare tutte le garanzie e tutele nei confronti delle popolazioni, senza tentennamenti e sapendo che su questo crinale si gioca con lo sviluppo delle zone interne dell'Isola.
Non si vuole intaccare la sovranità della Regione e delle comunità locali, ha detto Marteddu, ma si chiede un indirizzo preciso per arrivare all'istituzione del Parco sia con la modifica della legge 394 e sia anche con l'indizione di un referendum. Ma deve essere un referendum, ha ancora detto l'oratore, al quale possono partecipare tutti i sardi, poiché il Parco è patrimonio di tutti, anche di coloro che non vi vivono all'interno.
Il Consiglio regionale, ha concluso Marteddu, deve fare chiarezza. La posizione della maggioranza è che si vada avanti, correggendo, trattando e modificando se c'è da correggere e modificare, ma comunque mettendo le basi definitive per la costruzione del Parco, strumento indispensabile per uscire dalla condizione di sottosviluppo e di arretratezza.

Decisamente polemico, nel suo intervento, l'esponente di AN Achille Boero, il quale ha ricordato le sue "per molti anni inascoltate raccomandazioni" sulla necessità di modificare la 394, la legge che "espropria la Regione sarda della sua autonomia in materia ambientale".
Il Parco, ha aggiunto Boero, nulla ha a vedere con la reale promozione ambientale, ma serve solo a costituire un ente nel quale collocare qualche figlio politico di qualche padre "di una determinata parte politica".
La parte "vincolistica" della 394, finalmente, ha sollevato le giuste proteste di molte parti politiche. Ma AN è sempre stata molto attenta e sensibile al problema naturalistico e non ha bisogno di alcuna lezione da parte del WWF o da sigle ambientaliste dell'ultima ora.
La tutela e la difesa dell'incommensurabile patrimonio ambientale sardo è sempre stata una caratteristica culturale di AN. Sono inutili, quindi, le posizioni dogmatiche e vincolistiche assunte da molte forze politiche; così come è necessario fare un conto semplice ma obiettivo su quale ricaduta economica l'istituzione del Parco possa avere nelle zone sottoposte a nuovi e pesanti vincoli. Così come si deve fare un reale conto dei posti che, invece, quegli stessi vincoli possono far perdere.
L'oratore ha, quindi, esaminato i problemi della perimetrazione del Parco, contestata da molti sindaci ed amministratori che conoscono bene "la loro realtà e che capiscono bene la realtà dei loro paesi".
Quelle posizioni sono condivisibili ed apprezzabili, ha aggiunto Boero, come sono condivisibili le posizioni di coloro che scendono in piazza per protestare contro vincoli e divieti. L'ambiente deve essere vissuto, fruito, deve poter essere goduto da tutti, non dai pochi che hanno già dei privilegi che vogliono conservare.
Concludendo il suo intervento Boero ha chiesto "maggiore apertura" alle diverse forze politiche, che non possono continuare ad andare avanti a "colpi di maggioranza" trascurando che la tutela e la valorizzazione delle bellezze naturali isolane interessa tutti i sardi, che devono essere coinvolti nella gestione di questa immensa risorsa.

Dopo aver premesso che l'istituzione dei parchi in Sardegna rappresenta un indispensabile processo di valorizzazione di quel patrimonio ambientale che è la vera e grande risorsa della Sardegna, l'on. Marrocu (Progr. Fed.) ha sostenuto che effettivamente la vicenda del Parco del Gennargentu è stata gestita malamente nel tempo, il che ha comportato strumentalizzazioni sia per coloro che intendono ingessare intere zone dell'isola e sia per quanti vogliono dare alle manifestazioni di Pratobello significati diversi dal vero. A Pratobello il malessere era reale e giustificato, e se ne deve tenere conto.
Per Marrocu è necessario da parte di tutti gli schieramenti politici un atto di grande equilibrio e di serietà, evitando di etichettare le posizioni degli altri e cercando di comprendere le motivazioni di coloro che sono contrari all'istituzione del Parco. L'oratore ha ricordato a questo proposito che la risoluzione che era stata votata all'unanimità dalla Quinta commissione raccoglieva tutte le raccomandazioni in ordine alle garanzie da dare alle popolazioni dei comuni interessati e prevedeva che la scelta dovesse essere espressione di ciascuna comunità. Quella risoluzione è tutt'oggi valida ed il Consiglio dovrebbe attenervisi.
In conclusione Marrocu ha detto che esiste una reale necessità di modifica della legge 394 che ha in se il limite di imporre l'idea del Parco; che è sbagliato forzare la volontà delle popolazioni; che si deve riaprire il dibattito intorno a quelle norme che si prestano ad aumentare l irrigidimento delle comunità locali e che, infine, il Consiglio dovrebbe fare uno sforzo per trovare una sintesi unitaria, utile per arrivare alla realizzazione dell'ente Parco nei modi e nelle forme che, sole, potranno garantire sviluppo e arricchimento civile della società sarda.

La firma del decreto istitutivo del Parco del Gennargentu, ha affermato l'on. Ladu (Ppi) sta creando problemi nelle popolazioni di quei territori. Il problema del Parco risale a oltre 50 anni fa, quando vennero avanzate le prime proposte in merito. Nel '92 il Consiglio aveva sollecitato la Giunta a provvedere all'istituzione del Parco e oggi se ne parla soprattutto per il clamore creato da un "errore tecnico" che ha portato ad inserire nel Parco territori di Comuni che non avevano dato la loro adesione.
Per Ladu questa è una svista clamorosa che lede l'autonomia dei Comuni e ciò dimostra la cattiva gestione dell'intera vicenda. In fondo si discute oggi sul metodo e non tanto sulla validità del Parco come fonte di sviluppo.
Ladu ha ricordato di aver presentato da tempo una interrogazione in merito senza mai aver avuto risposta, ed ha poi sottolineato la partecipazione popolare all'assemblea di Pratobello, segno che il problema esiste e che il Consiglio deve tenerne conto. C'è molta indignazione per una scelta calata dall'alto, ha aggiunto Ladu, ed a questo si aggiunge una grande carenza di informazione sul tema.
Si dovrà ripartire da capo, ha detto ancora Ladu, perché il Parco può esistere solo se c'è la volontà delle popolazioni interessate. Si dovrà decidere anche sui terreni comunali occupati, all'interno del Parco, dall'Azienda Foreste Demaniali che doveva sviluppare la forestazione produttiva, destinazione oggi non più possibile.
Ladu ha concluso rimarcando il mancato rispetto della volontà del Consiglio espressa anche in Commissione, che richiedeva il rispetto delle decisioni di tutti i Comuni interessati, condizione indispensabile per arrivare al decreto istitutivo del Parco. L'intesa Stato-Regione deve quindi essere rivista, partendo proprio dal deliberato del Consiglio, nel rispetto della volontà dei Comuni di quei territori.

Nel dibattito è intervenuto anche il capogruppo del Psd'Az, Salvatore Bonesu, il quale ha sottolineato come il tema del Parco riporti in Aula il "reale problema" degli interessi forti esistente tra Stato-Regione-Comune.
Nelle zone del Parco i poteri si scontrano e la 394 riserva troppi diritti allo Stato, nessuno alla Regione e pochissimi al Comune. In questa situazione particolare, inoltre, non sembra che la posizione della Regione sia stata positivamente tutelata. Anche in questa vicenda, infatti, sono emersi poteri ed interessi che hanno favorito il sorgere di conflitti di difficile soluzione.
La legge 394, tra l'altro, secondo alcuni esponenti governativi "non si cambia, perché rappresenta una vittoria dei verdi". Ma i verdi in Sardegna non hanno vinto e quelle posizioni non sembrano particolarmente condivise dalle popolazioni barbaricine. La tutela ambientale, tra l'altro, è compito preciso della Regione e la Corte Costituzionale ha più volte ribadito questa posizione. L'interesse nazionale ed internazionale, che avrebbe valore preminente in questi stessi casi, non può tuttavia "superare" la potestà primaria della Regione, in questi particolari settori.
L'oratore ha approfondito i particolari aspetti della competenza primaria ed ha chiesto una "tutela reale di questi diritti". Quindi vanno riviste queste "intese" che portano ad un obiettivo limite dei poteri regionali e va rivista, con grande attenzione, anche l'intesa che porterà alla istituzione del nuovo Parco.
Anche perché, come spesso confermato dalla Suprema Corte, la Regione deve riappropriarsi dei poteri che ha in questi settori e deve riuscire a superare molti ostacoli ed imposizioni che sono state accettate in casi particolari, come è avvenuto a Caprera, dove lo Stato ha istituito un Parco nazionale ed ha inviato a controllarlo il Corpo forestale dello Stato. Un vulnus difficilmente sanabile.
Concludendo il suo intervento Salvatore Bonesu ha, comunque, detto che se lo si vuole realmente il "caso" del Parco del Gennargentu può essere tranquillamente risolto. A patto che si rovesci il rapporto con lo Stato e che quindi la Regione ridiventi reale titolare dei poteri di tutela e di valorizzazione ambientale. Così come poteri reali devono essere riconosciuti ai Comuni.
Regione e Comuni sono realmente in grado di decidere quale sia il migliore utilizzo del loro territorio, mentre non lo possono fare i Ministri e sottosegretari romani e, peggio ancora, i funzionari ministeriali.

Il capogruppo dei Prog. Fed. on. Cugini ha, nel concludere la discussione prima dell'intervento dell'assessore all'Ambiente, proposto un'azione unitaria attraverso un documento che porti solidarietà ai sindaci della zona del Parco e che nel contempo condanni le manifestazioni violente di una piccola minoranza di cittadini. Secondo Cugini, infatti, al di la delle differenti valutazioni, esiste una larga convergenza perché si tenti di riportare la vicenda del Parco del Gennargentu nei giusti binari della legalità e della democrazia.
Deve invece essere condannato e rifiutato il tentativo di istigazione alla violenza, soprattutto quando questo viene attraverso gli scritti di qualche direttore di giornale. Le manifestazioni sono ben accolte quando sono strumento democratico per porgere istanze, ha detto ancora Cugini. Le popolazioni della Barbagia interessate al Parco hanno infatti dovuto vivere il fallimento di progetti mirati a portare sviluppo nelle loro zone e le diffidenze sono oggi, pertanto, più che giustificate. Ma è totalmente sbagliato e contrario agli interessi di tutti affermare che il Parco creerà solo disoccupazione; vero è il contrario, come è vero che saranno richiesti ulteriori investimenti europei e statali per agevolare la produzione di beni nelle aree soggette a delimitazione.
Cugini ha quindi affermato che non ci sono impedimenti ad una rinegoziazione delle intese con il Governo e a che gli errori, se sono stati commessi, siano corretti. E' dunque necessario varare una proposta concreta attraverso un protocollo che dovrà essere verificato dai cittadini perché, ha ancora detto, non si firmano intese senza il preventivo consenso delle popolazioni interessate. Altre soluzioni porterebbero inequivocabilmente al conflitto, mentre la metà da raggiungere è il consenso. Ma proporre il nulla significa negare prospettive di progresso, di sviluppo e di civiltà.
Il capogruppo dei progressisti ha quindi voluto ricordare che il PDS da tempo immemorabile si è battuto non solo per la realizzazione del Parco ma anche perché ad esso si arrivi attraverso la convinta volontà delle popolazioni. In questo senso il gruppo si sta attivando per aprire nelle zone coinvolte un confronto con la comunità locale, con l'obiettivo di far passare l'idea della partecipazione e di isolare ogni forma di violenza.
Dopo aver criticato l'atteggiamento "poliziesco" del ministro Ronchi ed aver ricordato che non si deve mai dimenticare che esistono livelli di democrazia da rispettare, Cugini ha detto che il sottosegretario Calzolari ha fatto marcia indietro rispetto alle posizioni iniziali del ministro e che di conseguenza si aprono possibilità reali di rinegoziazione delle intese.
Infine un'assicurazione: i sindaci devono partecipare direttamente alla gestione dei territori e c'è lo spazio per modificare la 394 in questo senso. Tutto il possibile dovrà essere fatto, ha insistito, affinché siano create le condizioni perché il Parco sia realizzato nel rispetto delle giuste attese delle popolazioni.
Concludendo il suo intervento, l'on. Cugini ha chiesto all'assessore all'ambiente Onida di dichiararsi disponibile a sospendere i lavori dell'Aula per dare la possibilità ai capigruppo di proporre una mozione unitaria.

L'assessore all'Ambiente, on. Onida, dopo aver espresso l'augurio di un recupero di una posizione unitaria, ha affermato di sentirsi preoccupato in quanto "sente una grave insinuazione nei propri confronti" ed ha sottolineato di "non avere giornalisti stipendiati "a sua disposizione". Ha chiesto quindi "chiarezza pubblica sulla questione di San Vito", sollecitando un dibattito aperto in Aula.
Onida ha poi affermato che l'intera vicenda del Parco è stata gestita male. L'accelerazione di febbraio sulla forma dell'intesa è stata errata. Se si fosse riportata la questione al Comitato istituzionale di coordinamento tutti questi problemi sarebbero stati evitati. Onida ha affermato quindi di essere andato a Roma il giorno della firma dell'intesa per modificare la clausola dell'immediata attuazione del decreto. Ha poi ammesso che "non si è governato con maturità", ed è stato commesso un grave errore, se pur all'interno di un processo democratico che ha coinvolto le amministrazioni locali.
Onida ha quindi ripercorso le tappe che hanno portato al decreto, sulla base di un documento ufficiale del Comitato istituzionale di coordinamento, ricordando i momenti di incontro con le amministrazioni del nuorese ed analizzando le diverse posizioni manifestate sul progetto del Parco.
L'intesa dovrà essere ripensata, ha proseguito Onida, ed i Comuni dovranno dire se sono disponibili a mantenere i loro terreni all'interno del Parco. Il ministro Ronchi si era impegnato a nominare i Sindaci come amministratori del Parco, ha detto ancora Onida che ha poi accusato il presidente Palomba ed il sottosegretario Calzolari di aver vanificato, con le loro dichiarazioni, l'accordo raggiunto col Ministro.
Onida ha ribadito che "senza i pastori il Parco non si può fare" così come non si potrà fare senza i terreni dati in concessione dai Comuni all'Azienda foreste demaniali.
In conclusione, l'Assessore ha affermato che si dovrà ripartire dalla "rivisitazione dell'intesa" ed in questo senso c'è la disponibilità del Ministro Ronchi, riportando la discussione sui fatti e sulle prospettive di sviluppo, con un dialogo aperto e sereno, senza rincorrere i risultati quando non sono maturi.


I lavori del Consiglio riprenderanno
domani mattina alle ore 9,30.