Nota stampa
della seduta n. 234 pomeridiana del 16 dicembre 1997

 


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Gian Mario Selis.
In apertura di seduta, il Presidente ha provveduto alla sostituzione dell'on. Settimo Nizzi, eletto recentemente Sindaco di Olbia, con il primo dei non eletti nell'ambito della stessa lista che lo aveva espresso. Da un esame dei risultati elettorali, secondo quanto comunicato dalla Giunta per le elezioni, il primo dei non eletti è risultato Giordo, il quale è stato, quindi, proclamato eletto ed ha prestato il prescritto giuramento di fronte all'Assemblea regionale.

Dibattito sulla situazione
dell'ordine pubblico in Sardegna.

Il Consiglio, ha ricordato l'on. Selis, ha svolto un lavoro particolarmente profondo in questi ultimi anni, nel corso dei quali i consiglieri hanno incontrato i rappresentanti delle istituzioni, della magistratura, delle forze dell'ordine della società isolana.
Al termine del dibattito, ha concluso il presidente Selis, l'Assemblea dovrebbe approvare un documento da trasmettere al Parlamento, per mettere a punto una nuova, più incisiva, azione per debellare il triste fenomeno dei sequestri di persona.

Un'ampia disamina della situazione della criminalità in Sardegna è stata fatta dall'on. Bonesu (PSd'Az) che ha affrontato tutti i temi che sono stati in questi ultimi tempi oggetto di discussione e di riflessione, a cominciare dai danni che il crimine comporta nel processo di sviluppo sociale ed economico dell'Isola. Nonostante la gravità della situazione, la strategia dello stato non appare adeguata e tale da far sperare in una riduzione dei reati contro le cose e le persone. Ultimamente, anzi si sono evidenziate le carenze dell'intervento statale sia nella lotta al crimine e sia, una volta catturati i colpevoli, nel punire i responsabili.
In Sardegna, ha continuato Bonesu, occorrono metodi di lotta differenti rispetto ad altre regioni d'Italia., Non esistendo organizzazioni criminali di stampo mafioso ne risulta che le indagini sono più difficili e che per estirpare il male è necessario affrontarlo alle sue radici. Invece si assiste all'abdicazione dello stato proprio la dove dovrebbe incidere maggiormente: i tribunali non sono messi in grado di lavorare per mancanza di organici e quando, come è avvenuto in alcuni tribunali dell'Isola, lo Stato invia i suoi magistrati, questi sono di prima nomina e raramente si trattengono nell'Isola per più di due anni.
Questa politica di non intervento è intollerabile; è intollerabile che si lascino i sindaci che sono stati vittime di minacce senza un'adeguata scorta, come avverrebbe in qualsiasi altra parte della Penisola. E' intollerabile che si lascino i comuni senza amministratori eletti democraticamente.
Lo stato di malessere economico si porta con sé anche la cultura della balentia, ma anziché intervenire lo Stato risponde con la chiusura delle scuole. Occorre invece un progetto generale per le zone interne, al quale partecipino sia lo Stato che la Regione sarda. Ed il Consiglio deve predisporre un piano complessivo che affronti i problemi economici e sociali, ma soprattutto quelli culturali. In passato sono avvenuti in certe zone dell'Isola dei profondi e radicali cambiamenti. Territori che erano in balia della criminalità sono stati riscattati e recuperati alla vita democratica ed alla convivenza pacifica. Esistono quindi possibilità di recupero e di queste lo Stato deve farsi carico, cercando di conoscere la realtà sarda ed intervenendo con sistemi adeguati. Ecco invece che assistiamo ad un travisamento di questa realtà, che noi conosciamo, proprio da parte di chi ha il compito di intervenire.

Ripercorrere le vicende storiche dei sequestri, ha affermato l'on. Montis (R.C.) non sarebbe produttivo ai fini dei deliberati di questo Consiglio. Sarebbe opportuno invece trovare un'unità di intenti con proposte originali che diano un contributo aggiuntivo, ha proseguito Montis che ha ricordato la grande mobilitazione sociale raggiunta nel caso degli ultimi sequestri.
Occorre trovare soluzioni non più rinviabili, ha aggiunto Montis, ma non si può pensare che la soluzione sia solo nella modifica della legge sul sequestro dei beni.
Si deve pensare alla vita degli ostaggi, e si deve insistere per modifiche che tutelano in primo luogo l'ostaggio. Si dovranno inasprire le pene per i sequestratori, ha detto ancora Montis, ed un altro provvedimento potrebbe essere rappresentato da sconti di pena per chi favorisce la liberazione dell'ostaggio.
I provvedimenti legislativi, però, non sono mai rapidi, e, se occorrono tempi lunghi, si deve sollecitare lo Stato per provvedimenti urgenti. E' necessaria la lotta contro i latitanti, anche se spesso ciò rappresenta una copertura per cittadini insospettabili. Ci vuole il controllo degli arricchimenti e dei patrimoni, ha sostenuto ancora Montis, ed in particolare delle proprietà fondiarie.
La Sardegna vive momenti difficili, anche se l'evoluzione culturale è dimostrata dalla sensibilizzazione di gran parte della società civile. Ma la tutela delle popolazioni e delle potenziali vittime non può essere demandata ai comitati sorti in questi ultimi tempi, che, seppure importanti, sono attività private di cittadini che non possono essere i depositari della salvaguardia dei cittadini, che spetta allo Stato.
Lo Stato si può criticare, ha aggiunto Montis, ma saremmo reticenti se non tenessimo conto della situazione economica all'interno della quale nascono i sequestri. Il problema economico può essere risolto in tanti modi, e gli organizzatori dei sequestri lo sanno. Se i sequestri ostacolano lo sviluppo, è anche la mancanza di sviluppo economico che favorisce i sequestri.
Montis ha poi ricordato che il fallimento del modello di sviluppo industriale ha portato alla situazione odierna. Non basta fare richieste al Governo solo per modificare le leggi esistenti. Occorre invece rivendicare le condizioni per lo sviluppo economico della Sardegna, ricordando che in Sardegna vi sono tanti disoccupati e situazioni ancora più difficili dovute all'abbandono d'interi territori sui quali non c'è più alcun controllo.
Montis, concludendo, ha affermato che lo Stato ha i mezzi per intervenire con un progetto di sviluppo che incida su queste situazioni, con provvedimenti economici che potranno contribuire a sconfiggere questa piaga, anche se in un lasso di tempo certamente non breve.

La posizione di Federazione Democratica è stata illustrata dall'assessore Benedetto Ballero. Il fenomeno del sequestro di persona, ha detto l'Assessore, si inserisce in misura preoccupante nell'ampio panorama delle attività criminali che caratterizzano anche la società sarda. La Regione in questo difficile scenarioappare quasi assente, perché i compiti di ordine pubblico e controllo del territorio sono affidati allo Stato.
La Regione, ha sottolineato Ballero, deve, comunque, operare ed agire per cercare di modificare questo stato di cose e deve proporre politiche più moderne di quelle sinora seguite. Il problema del blocco dei beni, la disputa tra la possibilità di pagare un riscatto o meno, l'intensificare le indagini e l'opera di prevenzione, la messa a punti di una interessante legislazione premiale sono tutti temi sui quali ci si deve confrontare.
Ballero si è quindi soffermato sulla necessità di interventi mirati ad per evitare lo spopolamento delle campagne e la progressiva emarginazione dei ceti meno favoriti.
La Giunta, il Consiglio, devono avviare un dibattito ed un confronto col Governo, per giungere ad una più incisiva presenza delle forze dell'ordine, ad una più tempestiva cattura dei latitanti, a quella necessaria azione di prevenzione che può drasticamente ridurre il numero di sequestri. Sono tutte azioni ed iniziative che si devono avviare se si vuole combattere, realmente, questo tipo di reato che penalizza pesantemente la società isolana.

Il dibattito sui sequestri di deve analizzare partendo dai costi che impone alla Sardegna, ha affermato l'on. Locci (A.N.), e dai danni che hanno colpito l'Isola, in termini di immagine - i sardi identificati come banditi e rapitori - per il turismo e per gli eventuali insediamenti di aziende nel nostro territorio. Anzi, i sequestri incentivano la fuga di chi ha operato in Sardegna. Per di più esiste un danno culturale che porta a vedere l'illegalità come fonte di reddito.
Quali rimedi si possono adottare? Un primo rimedio riguarda le indagini e la prevenzione, ha proseguito Locci, con sistemi che fronteggino questi problemi in modo ordinario, con una magistratura dimensionata rispetto ai problemi e con mezzi e strumenti adeguati. Occorre incrementare le indagini patrimoniali ed istituire un apparato conoscitivo sugli ambienti e sui territori, individuando le potenziali tane e le vie di fuga.
Per Locci è opportuno conoscere anche che fine fanno i fiancheggiatori dei rapitori e se costoro siano stati assicurati alla giustizia. Certo non si può dire che siano stati catturati tutti i sequestratori. Diventa quindi importante la cattura dei latitanti. E' necessario inoltre un inasprimento delle pene, senza le concessioni della legge Gozzini, con provvedimenti che favoriscono chi collabora per facilitare la libertà dell'ostaggio.
Ma tutti i rimedi individuati non risolvono i problemi di fondo, ha aggiunto Locci, perché occorre invece recuperare l'idea dello Stato e fronteggiare la cultura dell'anti Stato. Non sarebbe sufficiente adottare un nuovo Piano di rinascita. Non basta lo sviluppo, ma attraverso lo sviluppo si deve modificare la cultura verso l'idea di uno Stato che tuteli le persone ed il loro futuro, con una presenza sul territorio che garantisca servizi efficienti per tutta la società.
Locci ha proseguito affermando che la Regione può svolgere un ruolo in questo senso. Nel territorio, il primo avamposto è dato dai Comuni, ai quali deve essere data vera autonomia con la capacità di incidere effettivamente sui propri territori.
Un ruolo importante può essere affidato al mondo della scuola per ricreare la cultura dello Stato e della solidarietà. Forse la scuola deve avere una "aggiunta regionale" perché possa svolgere una funzione di impegno civico. Solo se vi sarà un'azione complessiva, ha concluso Locci, vi saranno risultati. Altrimenti il Consiglio si troverà a dover ridiscutere questi problemi, ma senza una prospettiva di reale cambiamento.

Raccogliendo lo spirito e l'ansia dei sardi onesti, ha detto successivamente il capogruppo del partito popolare on. Marteddu, questo Consiglio ha scelto di discutere in una seduta solenne la proposta di modifica legislativa delle norme sul sequestro di persona e di aprire un confronto serrato con il Governo su questo male che affligge la Sardegna. Il dibattito assume perciò un notevole rilievo in quanto è ancora in atto il sequestro Soffiantini. "Propongo che l'ordine del giorno voto che andremo ad approvare sia diffuso sui giornali nazionali e, tradotto in inglese, anche sui giornali stranieri, affinché si sappia quale è la posizione del Consiglio e di tutti i sardi che esso rappresenta".
Marteddu si è diffuso quindi nell'esame delle situazioni di criminalità esistenti nell'Isola ed ha distinto i vari tipi di deelinquenza in urbana e rurale. Ha poi detto che nei vari periodi la criminalità è stata affrontata nei modi più disparati ed ha ricordato il lavoro svolto dalla Commissione parlamentare guidata dal sen. Medici e quello della Commissione regionale d'indagine sulla criminalità in Sardegna.
Ebbene, ha detto Marteddu, molte delle soluzione avanzate dalla Commissione Medici sono tuttora valide e molte delle indicazioni non si sono tradotte in realtà, a testimonianza del disinteresse dello Stato per i problemi della Sardegna. Ma l'impoverimento materiale e morale è ancora palpabile e noi dobbiamo allora affrontarlo facendo una riflessione più approfondita, facendo tesoro dei moti di ribellione che provengono dalle scuole, dalle comunità paesane, dalla stessa chiesa e mantenendo alto il livello del senso di repulsione morale nei confronti del sequestro di persona.
Inoltrandosi poi sul problema del blocco dei beni, Marteddu ha affermato che esso è certamente un deterrente da non sottovalutare e si è detto convinto che la modifica della legge non serva a salvare l'ostaggio. E' invece importante affrontare il problema con laicità, avendo come obiettivo di impedire che il sequestro diventi una forma di arricchimento.
Occorre perciò che vengano applicate le leggi esistenti sul controllo dei patrimoni e degli arricchimenti improvvisi perché è l'unico modo per ottenere in Sardegna dei risultati salienti. Ma per attuare questa forma di controllo è necessario che lo Stato sia organizzato e che abbia una sua strategia per il controllo telematico del territorio e per la cattura dei latitanti.
Marteddu si è anche detto favorevole alla istituzione di una sede periferica della DIA a Cagliari, in funzione antisequestro, con mezzi moderni che contrastino l'ammodernamento degli strumenti ormai in possesso dei criminali.
Concludendo, Marteddu ha invitato il Consiglio a non considerare questo dibattito ed il documento che sarà approvato come l'ultimo atto della massima istituzione rappresentativa di tutti i sardi. L'Asssemblea sarda deve continuare ad essere vigile ed a fare in modo che la legalità trionfi in ogni pezzo della Sardegna.

"Dibattere qualcosa sull'onda delle emozioni e seguire ciò che è stato detto da altri, sminuisce l'importanza di ciò che si vuole fare e vuole dire": l'on. Pietro Pittalis (F.I.), intervenendo nel dibattito sulla situazione dell'ordine pubblico in Sardegna, si è soffermato sulle origini del fenomeno dei sequestri ed ha approfondito la situazione attuale partendo dalle analisi e dagli studi fatti, recentemente, da autorevoli studiosi sardi.
Il sequestro di persona è un fatto drammatico, ma Pittalis ha voluto ricordare anche l'ininterrotta catene di omicidi, gli attentati agli amministratori, le bombe che hanno avuto come obiettivi i rappresentanti delle istituzioni, delle forze dell'ordine, delle organizzazioni sindacali, reati tutti per i quali non sono stati trovati i colpevoli.
Lo Stato, quindi, non ha saputo gestire l'emergenza, non è stato in grado di fare luce neppure sulla vicenda Melis. Il Ministro dell'interno ha miseramente fallito, così come hanno fallito il Consiglio e la Giunta regionale.
Consiglio e Giunta non hanno potere, in materia di ordine pubblico, ma questa maggioranza ha permesso l'assoluta deligittimazione delle istituzioni sarde. E le istituzioni sono state prese d'assalto da spregiudicati personaggi che considerano una dependance della propria villa la sede dell'Assemblea regionale.
La drammatica situazione della società sarda, il numero sempre maggiore dei disoccupati sono il terreno fertile dove prospera il delitto e la malavita, ha aggiunto Pittalis. Questa situazione, infine, sarà pesantemente aggravata dalle recenti scelte del governo dell'Ulivo.
I tagli alla scuola, lo smantellamento delle strutture dello Stato, la sua inefficienza sono le vere ragioni di un progressivo decadimento dei costumi, anche di quelli sardi.
Da questa situazione si può uscire con "pane e cultura, efficienza ed amministrazione corretta".
Certamente la legge sul blocco dei beni va rivista, altre iniziative serie sono state e saranno prese dai parlamentari di Forza Italia. Quello che serve, ha concluso Pietro Pittalis, è una visione più ampia ed elevata dei problemi della società sarda. Servono, infatti, scelte politiche adeguate ed incisive in grado di dare una speranza all'Isola.

E' sconfortante che il dibattito sui sequestri diventi una polemica politica, ha affermato l'on. Scano
(Progr.Fed.), pur essendo coscienti dei problemi che questa maggioranza deve affrontare.
Durante il sequestro Melis, ha proseguito Scano, si è scelto di evitare polemiche. A sequestro concluso, è necessario però che la comunità dei sardi e le istituzioni sviluppino una riflessione di fondo. Il nostro popolo, a causa dei sequestri, vive uno stato di umiliazione, ma i sardi vogliono scrollarsi di dosso questo marchio che pesa sulla loro immagine, sulla loro economia e sul loro futuro.
Questo popolo, ha aggiunto Scano, ha le sue rappresentanze democratiche e le sue istituzioni che devono raccogliere le domande di sicurezza e di legalità.
Ben venga l'autorganizzazione della società civile, ma il dovere nostro è quello di esigere un'azione risolutiva dello Stato, con l'energia che il livello della minaccia richiede.
Occorre operare, ha aggiunto Scano, una correzione netta e chiara: è errato legare tutto alla legge sul blocco dei beni. Durante il sequestro Melis l'indignazione si è rivolta più alle leggi che ai sequestratori, con il diffondersi di una cultura contro lo Stato.
Per Scano il punto centrale non è il blocco dei beni. Semmai è rappresentato dal fatto che dopo 9 mesi di sequestro, non se ne venga a capo e che i rapitori siano ancora liberi.
Occorre riportare l'attenzione sulla strategia antisequestri e sul modo di funzionare degli apparati di sicurezza, ed il messaggio che si deve dare deve puntare a stroncare queste forme di criminalità.
Noi esigiamo, ha detto ancora Scano, un'adeguata ed efficace risposta dello Stato, con investigazioni, controllo reale del territorio e controlli patrimoniali, ricerca e cattura dei latitanti, che oggi sono ancora quelli essenziali della catena criminosa.
Certo, anche la problematica della legge antisequestri è importante, e deve essere modificata, ma con il ragionamento e non sulla base delle emozioni. Se i sequestri sono diminuiti occorre chiedersi perché, ha aggiunto Scano, ma devono essere modificati i punti che riguardano gli emissari, il blocco dei beni ed eventuali benefici per chi collabora.
Per Scano, il procuratore Vigna ha fatto affermazioni da respingere. Ma occorre tenere presente che permangono aree di omertà. Il rapitore non è isolato, anche se qualcosa si è mosso con l'ultimo sequestro che ha visto una straordinaria reazione popolare. E' emersa una volontà diffusa civile e morale che deve essere orientata verso la giusta direzione.
Scano ha respinto il concetto che vede la Giustizia come un ostacolo alla liberazione dell'ostaggio. Ed ha messo in guardia contro strumentalizzazioni e pericoli.
Sul sequestro Melis, Scano ha affermato che vi sono state anomalie e spettacolarizzazioni, ma è augurabile che gli inquirenti sciolgano dubbi e perplessità.
Scano ha concluso affermando che il Consiglio deve mettersi alla testa del popolo sardo nella lotta contro i sequestri, e che lo Stato deve dare risposte come ha fatto per il terrorismo e la mafia.
Governo e Parlamento devono tenerlo presente.

Apprezzamento per la sensibilità mostrata dall'Assemblea nell'organizzare questo dibattito, di "elevato livello", è stato espresso dal presidente della Giunta. L'onorevole Palomba ha comunque rimarcato la "caduta di stile" che si è registrata quando sono stati inseriti temi politici in una analisi ampia e profonda del fenomeno criminoso.
Da respingere, secondo Palomba, è anche il binomio povertà-sequestro, concetto ormai superato da una attenta analisi dei fatti criminosi di questi ultimi tempi. L'Assemblea sarda, la società isolana comunque si dissocia da questo "crimine odioso" e prende le distanze da quanti hanno accomunato il sardo al bandito.
Le nostre genti non sono in condizioni di sopportare un altro sequestro, ha aggiunto Palomba. Così come la nostra società non è in grado di assistere, passivamente, ad una trasformazione, sempre più pericolosa, della malavita sarda. La escalation della violenza deve essere bloccata, il progressivo aumento degli attentati deve essere stroncato.
Gli attentati, il racket delle estorsioni, l'usura, il traffico della droga, sono reati che minano le basi dello sviluppo della società sarda e che la Giunta ed il Consiglio devono assolutamente stroncare prima che dilaghino questi gravissimi fenomeni criminosi.
La Giunta, comunque, ha deciso di costituirsi parte civile contro i sequestratori ed ha chiesto, al Governo, un'azione quanto mai incisiva e massiccia di prevenzione dei sequestri e degli altri reati contro le persone.
Altro aspetto sul quale il presidente Palomba si è soffermato è quello che "non si può pensare a gestioni personali del sequestro di persona". Ci si deve muovere nell'ambito delle leggi, delle norme. Se regole ci sono, devono essere assolutamente rispettate.
Per ottenere questi obiettivi, ha conlcuso Palomba, si deve accentuare la "cultura della legalità", in grado di dare vigore alla coscienza civile e di rafforzare la fiducia nella legge.
La Giunta, comunque, è pronta a portare avanti tutte le iniziative che saranno decise dal Consiglio.

Dopo una breve riunione dei Capigruppo, il Presidente ha annunciato che il documento sarà messo ai voti nella tarda mattinata di domani. Ha quindi sospeso la seduta e riconvocato il Consiglio per domani.

 


I lavori del Consiglio proseguiranno
domani alle ore 9,30