Nota stampa
della seduta n. 231 antimeridiana dell'11 novembre 1997
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori sotto la presidenza dell'on. Salvatore Zucca, quindi dell'on. Gian Mario Selis.
In apertura di seduta sono state date le comunicazioni riguardanti:
Proposta di legge n. 291/A - Modifiche alla legge
regionale 6 marzo 1978, n. 7 (Norme per l'elezio-
ne del Consiglio regionale della Sardegna) e suc-
cessive modificazioni.
Proposta di legge n. 337/A - Modifica delle norme
per l'elezione del Consiglio regionale della Sarde-
gna.Il primo oratore della seduta è stato l'on. Bruno Dettori, (Misto-Patto dei Democratici) il quale dopo aver ricordato che la legge elettorale era uno dei temi sui quali si era incentrato il dibattito politico isolano, anche per la sua insufficienza e scarsa omogeneità con le proposte di riforma della Regione, ha esortato il Consiglio a compiere una reale riforma della legge elettorale.
Ricordando le posizioni espresse dal Patto dei Democratici sin dall'inizio della legislatura, Dettori ha sottolineato l'esigenza di una "buona legge" che serva per dare risposte certe e concrete alle esigenze della società sarda. Una legge proiettata verso le reali esigenze della Sardegna e non verso la difesa di particolarismi, che non tengono conto di quelle che sono le aspettative degli elettori.
Siamo in una situazione di confusione e di difficoltà obiettive, ha aggiunto Dettori, servono quindi decisioni chiare, in linea con le esigenze della società. Si deve superare il ballottaggio a tre, si devono elaborare norme in grado di garantire la governabilità e la regolare azione del governo.
In una situazione di così grave confusione, ha concluso Dettori, un attento esame della realtà sarda ed il rispetto delle esigenze della società isolana impongono scelte chiare ed organiche, alle quali si può giungere, forse, con un attento riesame delle proposte di legge di riforma del sistema elettorale regionale.L'esponente di Rinnovamento Italiano on. Randaccio ha affrontato l'argomento facendo un'analisi sull'attuale sistema politico italiano (dominato dalla irrazionalità) nel quale destra e sinistra sono lontani dalla cultura liberale in quanto soffrono della presenza la prima di A.N. e la seconda di R.C.
In questa situazione, ha detto Randaccio, la fa da padrone la confusione. Ed infatti, non è chiaro quali siano gli scontri ed i conflitti tra i due poli. Unico fatto certo è che la lotta ha il suo massimo clou nella questione costituzionale.
Randaccio ha quindi affermato che solo un'ipotesi di centrismo basato su forze realmente liberale democratiche rinforzerebbe il quadro costituzionale, anche se questo progetto porta ad un ripensamento sulla logica del maggioritario che aveva ottenuto il consenso degli italiani.
E' necessario pertanto, ha detto Randaccio, creare un vero pluralismo all'interno delle coalizioni in cui i vari schiarimenti liberali servano a temperare le tendenze egemoni del PDS.
In Sardegna la situazione non è che il riflesso di quella nazionale. Nel caso specifico il gruppo di Rinnovamento ritiene che il sistema del ballottaggio disgiunto da una riforma complessiva del sistema elettorale porterebbe ed una ulteriore disgregazione del quadro politico.
Randaccio ha quindi definito urgente e necessario un lavoro di sintesi tra le posizioni dei diversi schieramenti, al fine di superare il tentativo del partito di maggioranza relativa di egemonizzare tutto e tutti.
"Siamo disponibili, ha concluso Randaccio, a lavorare affinché si rinvii alla Commissione il compito di rivisitare l'intero sistema e lanciamo un appello a quelle forze che intendono impegnarsi in tal senso, ad unirsi in questo sforzo di superamento delle attuali divergenze senza lasciare campo libero a chi vuole fare azioni di forza".Il dibattito sulla legge elettorale è stato giudicato "troppo enfatico" dall'on. Vassallo, (R.C.), il quale ha sottolineato la necessità di "riportare il dibattito nel suo alveo naturale, di ritornare a parlare dell'argomento di fondo: la riforma della legge elettorale". In Commissione ed in altre sedi istituzionali, ha ricordato Vassallo, tutte le forze politiche avevano sottolineato la necessità di affrontare il tema delle riforme con grande serenità e senza elevare inutili steccati. Senza anche porre dei tempi rigidi che, di fatto, strozzano il dibattito ed il confronto.
Rifondazione Comunista., ha aggiunto Vassallo, è un partito che crede fermamente nella validità del sistema proporzionale. Il sistema migliore, quindi, sarebbe quello scelto dalle regioni ordinarie, nelle quali si utilizza il sistema proporzionale, con un premio di maggioranza per la coalizione che vince le elezioni.
Quel sistema potrebbe tranquillamente essere applicato anche in Sardegna e si potrebbe, in questo modo, evitare contrasti laceranti ed improvvisi cambiamenti di posizione.
Probabilmente si dovrebbe chiedere una deroga al Governo, ha aggiunto Vassallo, per approvare una nuova legge elettorale. I tempi tecnici, comunque, ci sono ed il Consiglio potrebbe realmente fare una buona legge elettorale.
Vassallo, quindi, si è occupato del problema della governabilità, che non si garantisce con una legge elettorale "nuova o migliore". La governabilità è garantita da rapporti corretti tra i diversi partiti, dal rispetto delle posizioni degli altri, dalla chiarezza dei programmi proposti e dal rispetto degli accordi raggiunti. In Sardegna non sempre questi diversi aspetti della vita politica vengono osservati. E' necessario, quindi, cambiare radicalmente modo di fare politica e non solamente mettere a punto una nuova legge elettorale, che in ogni caso deve essere più moderna e rispondente alle esigenze della società sarda.
Il dibattito non ha portato ai chiarimenti necessari, ha affermato il capogruppo del PSd'Az on. Bonesu. I problemi della legge elettorale vanno ai di là del ballottaggio o del "trilottaggio". Per di più nelle ultime elezioni ben pochi elettori hanno votato al secondo turno. Ciò vuol dire che si deve rispettare la volontà di chi ha votato al primo turno e non dei pochi che hanno votato al secondo turno.
In altri Paesi il secondo turno ha un altro significato. Ma oggi si vuol fare peggio di quanto si fa per le elezioni dei comuni e delle Province. Qui si vuole sfruttare la rendita di posizione di chi si presenta al secondo turno. Del resto, la governabilità non può essere garantita da marchingegni elettorali, e il passato lo dimostra.
Per Bonesu, un ulteriore elemento negativo è dato dalla leggera differenza di seggi ottenuta con il secondo turno.
Dopo un riferimento ai sistemi elettorali di altre Regioni, Bonesu ha affermato che si è creato un "clima terroristico nei corridoi", paventando il rischio di un rinvio da parte del Governo.
Affrontando poi l'argomento del numero delle preferenze, Bonesu ha sostenuto che oggi, dopo l'eliminazione della preferenza plurima, si vota su liste bloccate. Con la preferenza unica, per di più, si tagliarono fuori tanti elementi validi a vantaggio di figure di secondo piano, creando inoltre lotte fratricide all'interno degli schieramenti.
Qualcuno ha minacciato il "fuoco di sbarramento" contro gli emendamenti, ha aggiunto Bonesu, ma allora prenderanno atto di questi comportamenti come di quelli manifestati in commissione.
Bonesu ha quindi proposto una pausa di riflessione di qualche giorno affinchè si possa affrontare con maggiore serenità il problema della riforma elettorale.Dal capogruppo di Fed. Democratica, on. Balia, è arrivata una proposta concreta per superare la contrapposizione determinata dalla durezza di posizioni assunte dal Pds: considerato che quasi tutte le forze politiche sono d'accordo nel perseguire la riforma del sistema elettorale in funzione del bipolarismo, si voti in consiglio un documento con il quale si riaffermi il principio del ballottaggio e si esprima la volontà unanime di riportare l'argomento in commissione. A questa conclusione Balia è giunto dopo aver analizzato approfonditamente la situazione venutasi a creare in seno alla maggioranza e nell'intero Consiglio.
Balia è partito da lontano. Tutte le volte che nella coalizione di maggioranza si discuteva dei nodi programmatici da risolvere, ci si fermava di fronte al problema della riforma del sistema elettorale, che peraltro ha causato, ha precisato Balia, proprio quei guasti davanti ai quali oggi la coalizione si trova. Il fiorire di una discussione su questo problema sarebbe stato in armonia con gli accordi e con le procedure. Invece il dibattito non si è avuto, ne in consiglio ne in altre sedi e si è arrivati inopinatamente alla brusca accelerazione imposta dal Pds, ma soprattutto alla totale indisponibilità di questo partito a qualsiasi pausa di riflessione, addirittura al rifiuto di un breve rinvio, di pochi giorni, che permettesse di affrontare l'argomento con maggiore approfondimento al termine delle elezioni amministrative.
"Questa accelerazione e questa improvvisa rigidità di comportamento, ha detto ancora Balia, fa nascere il sospetto che l'operazione del Pds abbia come intendimento il tentativo di minare la stabilità della Giunta".
Balia ha poi ricordato il cammino della legge di modifica del sistema elettorale affermando che l'articolo 1 era passato in Commissione senza eccessive esasperazioni e con un iter pienamente democratico, pur non avendo avuto il necessario dibattito in sede di maggioranza. Ha detto anche che per il suo gruppo il passaggio dal ballottaggio a tre liste a quello a due liste non completa la riforma della legge in quanto avvia un processo, ma non definisce quale sarà il percorso successivo.
Secondo Balia, quindi, sarebbe opportuno votare il documento di rinvio alla Commissione dell'intero problema saltando anche la possibilità di migliorare in Aula la proposta di legge attraverso la presentazione di emendamenti. E questo perchè gli emendamenti sarebbero frutto, sempre, dell'accelerazione e non di un approfondita riflessione sul tema in questione.
Balia ha infine detto che se questa impasse rappresenta un problema, tuttavia il vero problema è costituito dall'attuale quadro politico di riferimento, dalla difficoltà di un rapporto politico tra le forze che fanno la maggioranza e dall'eccessiva accelerazione imposta dal Pds, senza tregua e con rigidità tale da impedire la costruzione di uno stabile assetto politico che arrivi a concludere la legislatura.
Ma non solo, ha concluso Balia: tutte le piccole forze della maggioranza hanno fatto uno sforzo per raggiungere insieme la fine della legislature e per porre le basi per una prosecuzione, insieme, del cammino politico anche per le successive legislature. Interrompere questo processo a causa di una posizione di intrasigenza in merito ad una questione così delicata ma anche, considerata la sua limitatezza, così ininfluente, appare una forzatura che non riusciamo a comprendere.Lo svolgimento del dibattito sulla legge elettorale ha lasciato "perplesso" il capogruppo di A.N. on. Masala, che illustrando la posizione del suo gruppo su questo argomento, ha ricordato come si stia, o si debba, discutere "se la Sardegna, con questa legge elettorale, vuole fare o meno una scelta in favore della democrazia dell'alternanza, del bipolarismo".
Masala ha ricordato, infatti, che si sta discutendo solamente dell'elezione di sedici consiglieri su ottanta. Il nodo è, quindi, legato ad una scelta fondamentale tra il sistema maggioritario e quello proporzionale.
Un discorso che il Consiglio deve affrontare senza avere "alcuna maggioranza precostituita". Le regole e le riforme, infatti, devono essere messe a punto senza vincoli di coalizione, ma devono essere discusse ed approvate nel solo interesse della società isolana.
La legge elettorale in vigore, ha aggiunto Masala, è stata caricata di significati politici, che esulano invece dai compiti propri di una legge elettorale. La legge elettorale, infatti, non può servire per garantire la costituzione o la durata di un governo.
La legge elettorale, ha aggiunto Masala, fissa le norme da seguire e governi futuri, non gli assetti politici presenti. Quindi il confronto politico deve cavalcare altri temi, non questo.
Esaminando la legge nel "merito", Masala ha riconosciuto che il ballottaggio "effettivamente" può falsare le indicazioni degli elettori. Il turno unico, in realtà, è più rispondente alle indicazioni dei cittadini. Un problema che si porrà quando si riformerà la legge nel suo complesso. La proposta di legge in esame, invece, deve servire solamente per chiarire se è possibile garantire una certa stabilità della coalizione, impedendo improvvisi voltafaccia che minano la stabilità della maggioranza. La norma che l'eletto non ha alcun vincoli di mandato deve, quindi, essere letta in modo più adeguato e corretto. Quando uno ha perso le elezioni deve avere la capacità di sedersi nei banchi dell'opposizione, ed attendere il proprio turno di diventare maggioranza. Servono regole chiare, ha aggiunto Masala, e decisioni coerenti: il bipolarismo ha regole precise ed il Consiglio deve decidere se si vuole realemtne essere "bipolaristi o meno". Masala, concludendo il suo intervento, ha ribadito che le forze politiche devono parlare di regole "senza vincolo di maggioranza", ma devono anche avere la capacità di essere coerenti con le leggi che si sono date. Chi perde deve prendere coscienza del risultato elettorale e deve trarne le necessarie conseguenze politiche.Per il capogruppo del Ppi, on. Marteddu, solo dopo l'intervento di. Masala si comprendono le motivazioni politiche di questa alleanza sulle "riformine elettorali". Se è vero che quando si parla di riforme gli schieramenti passano in secondo piano, su questo provvedimento si è realizzata un'altra maggioranza tra Cobac, Pds, AN e FI, una "maggioranza silenziosa" che non ha voluto spiegare i motivi del rifiuto di una riforma elettorale seria e completa.
Marteddu ha affermato di aver sollecitato il Presidente della Giunta a recuperare il consenso della maggioranza verso la definizione di una seria legge elettorale. "Ciò che si discute oggi non è la riforma elettorale, ha detto, ma semmai, come ha detto Masala, è un messaggio", ma le leggi devono essere leggi, non messaggi. In questi giorni, il "messaggio" ha la funzione di spaccare la maggioranza, le forze politiche e la Sardegna.
Marteddu ha poi affermato che Fantola ha svolto la sua relazione su una "legge virtuale", non quella in discussione in Aula, e non sul testo che oggi è di fronte a tutti.
Rivolgendosi ancora a Fantola, Marteddu ha affermato di vedere posizioni differenziate, rimproverandogli di "voler calare dall'alto un'idea da nobilità riformista unita a sussulti giacobini", e la mancaza di "fatica della ricerca del consenso e della convergenza". Senza questo non si fanno le riforme, ma vince "la cultura del gattopardo" che lascia tutto invariato. Marteddu ha poi rifiutato la logica dell'approvazione del provvedimento rinviando ad un momento successivo la discussione.
Se è comprensibile la logica e l'obiettivo politico del Polo, che vuole lacerare e distruggere la maggioranza, non si può accettare di mascherare questo atteggiamento con la logica delle riforme. Questa è la strategia politica del Polo, anche se restano ignoti gli sbocchi della strategia del Pds, che ha la "golden share" della maggioranza del centro sinistra.
Come è possibile che questo partito, che aspira alla leadership rifiuti un dibattito interno al centrosinistra? Cosa resterà del tavolo delle regole? Si è chiesto ancora Marteddu, ricordando che l'on. Scano è stato il portatore della linea riformista.
Marteddu ha poi aggiunto che Scano, pur di portare l'Assemblea ad una ipotesi unitaria sulla riforma dello Statuto, ha lavorato sodo ricercando il consenso dell'opposizione. Ma oggi non si può riaprire il tavolo delle riforme perchè non si può parlare insieme quando non ci sono basi comuni per discutere delle regole fondamentali.
Per Marteddu, il Pds è afflitto da "sindrome giolittiana" con la cultura del trasformismo quando rifiuta la ricerca del consenso delle forze politiche a lui più vicine.
La storia insegna che i grandi cambiamenti sono avvenuti a partire dalla riforme elettorali, ha proseguito Marteddu ricordando le leggi elettorali susseguitesi nell'ultimo secolo, dal voto censuario al voto femminile, fino al suffragio universale.
I ritmi della democrazia sono scanditi dalle leggi elettorali, ha ribadito Marteddu, ma i motivi di divisione nei confronti del Pds risiedono nello sforzo per cercare la vera democrazia, al di fuori di ogni settarismo. Sarebbe opportuno chiedersi perchè tutte le altre forze democratiche solllecitano un momento di riflessione. Invece si vuole svilire la maggioranza, con un atteggiamento da "non disturbare il manovratore".
Per Marteddu, si sta rinforzando il partito dei "becchini della legislatura", con in testa Grauso. Occorre una pausa di riflessione, ha insistito Marteddu, per arrrivare a dare agli elettori la scelta su meccanismi che garantiscano la governabilità. Da questi obiettivi non si può tornare indietro. Ma ciò che si vuole votare oggi va in direzione opposta. E' una "legge truffa", ha aggiunto Marteddu, perchè non garantisce alcuna governabilità, e se venisse approvata, il prossimo Consiglio regionale sarebbe ulteriormente frazionato e diviso, con elezioni da "corrida".
Marteddu ha affermato quindi di condividere le proposte dell'on. Balia, con una pausa di riflessione e la presentazione di emendamenti che "forzano il sistema di coalizione", in attesa della riforma che si potrà fare solo dopo l'abolizione dei vincoli posti oggi dallo Statuto. Si poteva ipotizzare un "accordo tra galantuomini", ha aggiunto Marteddu, ma alla base ci deve essere la fiducia. L'oratore ha concluso che la riflessione potrà dare modo di avviare un vero processo di riforme."Una piccolissima riforma che vuole eliminare un'assurdità democratica sta scatenando una bagarre, ha affermato l'on. Pittalis, capogruppo di F.I., cominciando il suo intervento, ed allora bisogna che vengano posti i puntini sulle i".
Per Pittalis i puntini consistono nel fatto che non è vero che sia stata data un'accelerazione al dibattito sulla legge di riforma ma è invece vero che "questa legge arriva in Aula con il ritardo di oltre metà di una legislatura". Bisognava mettere a riparo questi ritardi, sia per quanto riguarda questa legge e sia per tutte le altre numerose proposte di riforma che attendono nel cassetto. "Lascia perplessi, ha aggiunto, che l'on. Marteddu, che era tra i firmatari di questa legge oggi lo si veda portatore di posizioni differenti".
I tentativi di allungare i tempi ci hanno fatto dire che in questo Consiglio si sta andando verso pratiche indecenti, ha soggiunto, ma sia ben chiaro che F.I. è e rimane un fermo oppositore di questa Giunta e che respingiamo qualsiasi allusione circa collusioni con altre forze della maggioranza.
Pittalis ha poi riassunto in una approfondita analisi lo stato di malessere e di conflusione che alligna nell'ambito della politica sarda e dei comportamenti presenti nel Consiglio, che ha tinteggiato come un teatrino di scontri personali e di nascoste e palesi ambizioni di singoli e di gruppi. "Il nostro interesse, ha ribadito, è solo quello di portare avanti questa riforma che è appena delineata, e lo facciamo proprio ora che si manifestano le contrarietà di tante delle forze che compongono la maggioranza".
Secondo Pittalis la riforma deve continuare la sua strada, anche con l'aiuto ed il contributo degli emendamenti che alla legge sono stati apportati, alcuni di questi sono condivisibili, altri non possono essere accettati perchè snaturano l'essenza stessa della legge.
Dopo aver ripetuto che non si vuole, da parte di F.I., cercare di minare la stabilità della Giunta, ma che l'unico motivo ispiratore del suo gruppo è quello di garantire il bipolarismo nell'ottica dell'alternanza e della governabilità, il capogruppo forzista ha ribadito, a proposito della presunta alleanza con il Pds, che non esistono patti segreti nè accordi per il futuro, ma soltanto "una contingente, chiarissima, luminossissima convergenza su un unico punto: l'eliminazione del cosiddetto trilottaggio, cioè la vera causa del malessere che in questo momento colpisce la maggioranza".
Pittalis ha invitato, in conclusione del suo intervento, l'intero Consiglio a riflettere con ponderatezza sulla delicatezza del momento ed a dare il plauso, ed il voto, alla proposta di legge in discussione.Alle numerose domande, ed anche alle critiche, rivolte al Pds ha risposto il capogruppo dei Progressisti Federativi, on. Scano, il quale ha sottolineato come siano due gli aspetti sui quali ci si deve soffermare: la necessità delle riforme ed il vincolo di maggioranza.
La nuova legge elettorale è "prioritaria" quando si vuole parlare di riforme, ha aggiunto Scano. Ed ha ricordato come già 10 anni fa il suo partito avesse posto, alla base dell'azione riformista, proprio un sistema elettorale che portasse al maggioritario ed al bipolarismo.
La legge elettorale dei comuni non ha insegnato nulla? Ha chiesto Scano che ha sottolineato anche come, nel 1999 "il Consiglio regionale dovrà essere eletto con una nuova legge elettorale". Una diversa legge che permetta al cittadino di scegliere chi lo deve governare e quale programma deve essere attuato. Ma per giungere a questi risultati si devono modificare i vincoli dello Statuto e puntare a realizzare un sistema che garantisca l'esistenza dei "piccoli", la pluralità delle voci e la coerenza delle coalizioni.
Scano ha, quindi, criticato il sistema proporzionale, responsabile di tanti guasti, di indecisioni, del trasferimento del potere dalle istituzioni a soggetti diversi. Il Pds, quindi, anche abbandonando impostazioni culturali recenti, punta ad un sistema maggioritario e bipolare, nel rispetto delle diversità e della pluralità dei soggetti politici.
Serve una riforma, ha aggiunto Scano, che restituisca il potere alle forze politiche e che riporti al proprio ruolo, che non è politico, le banche, i giornali, i potentati economici e di altro genere.
Contestando alcune posizioni illustrate" dagli oppositori a questo progetto di riforma" Scano ha detto che, nei loro interventi, è emerso il tentativo "di difendere l'esistente". Forse questa non è la riforma , ma in attesa di questa "Grande riforma" tutto resta immobile, e questo non è e non può essere accettato.
Servono le grandi riforme, ma si deve in ogni caso procedere nella strada degli aggiustamenti e degli adeguamenti alle nuove esigenze. Per queste ragioni il gruppo Progressista Federativo si è detto contrario ad ogni nuovo rinvio, perchè senza sbloccare questa situazione di stallo non si può procedere sul cammino, essenziale, delle riforme.
Esaminando nella sostanza, la proposta di legge in esame Scano si è chiesto il perchè di questa violenta opposizione. Forse perchè quelle poche righe consentono di avviare una reale riforma: compie un primo passo verso il bipolarismo reale, si evitano le continue contrattazioni, si impediscono accordi sottobanco. Sopprimendo il ballottaggio a tre si arriva alla nascita di raggruppamenti chiari, si rivitalizza il concetto che la coalizione deve nascere prima delle elezioni, non dopo.
Scano ha, quindi, sgombrato il campo da ogni equivoco politico, annunciando che qualunque fosse stato il risultato del voto, non avrebbe influito sul destino della Giunta. Ed ha chiesto un impegno simile anche alle altre forze politiche.
Partendo da questa considerazione, quindi, il gruppo Progressista Federativo voterà a favore della legge e voterà contro tutti gli emendamenti sostituitivi, perchè "una legge non si modifica e non si scrive con gli emendamenti.
Certamente si lavorerà per una nuova legge, ma lo si farà attorno al tavolo delle Riforme, dove le regole vengono studiate e messe a punto senza alcun vincolo di maggioranza, perchè le "regole si scrivono con l'apporto di tutti".
Il Pds, quindi, proseguirà a lavorare per questi obiettivi, ben conscio della validità politica dell'Ulivo,che rimane una scelta strategica che non si intende affatto abbandonare. Il Pds e il gruppo Progressista Federativo, infatti, non "hanno programmi e maggioranze di riserva", ed hanno indicato chiaramente come intendono muoversi e quali siano le linee strategiche che vogliono seguire.
Esiste, comunque, la necessità di partire da questa riforma, per arrivare alla "grande riforma" che deve portare a leggi chiare, alla costituzione di maggioranze omogenee, ad un reale bipolarismo ed alla regola dell'alternanza, situazioni queste in grado di far crescere, politicamente e democraticamente, la società sarda.Conclusa la discussione generale - la Giunta si è rimessa alla volontà dell'Aula - è stato votato il passaggio all'esame degli articoli a voto segreto, dietro richiesta del PSd'Az.
Il passaggio è stato approvato con 40 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astenuto.
I lavori del Consiglio proseguiranno
questo pomeriggio alle ore 17,30.