Nota stampa
della seduta n. 213 antimeridiana del 10 settembre 1997
Il Consiglio regionale ha proseguito i lavori sotto la presidenza dell'on. Sergio Milia
In apertura di seduta sono state date le comunicazioni riguardanti:
Sono state discusse due interpellanze rimaste in sospeso dalla seduta di ieri pomeriggio per l'assenza dell'Assessore alla Difesa dell'ambiente.
Interpellanza n. 367 - Bonesu (PSd'Az) sulle riserve marine.
In seguito all'intesa tra il presidente della Regione ed il ministro dell'Ambiente per l'istituzione delle riserve marine di "Penisola del Sinis e Maldiventre", "Capo Caccia - Isola Piana", "Tavolara - Capo Coda Cavallo" e Capo Carbonara", ha detto l'on. Bonesu nell'illustrare l'interpellanza, ogni convenzione e regolamento che incida su competenze esclusive della Regione deve essere adottato d'intesa con la Regione sarda. Parrebbe invece, a giudicare dal documento a delle affermazioni del Ministro, che convenzioni e regolamenti debbano essere definiti dal Ministero e che alla Regione sia soltanto richiesto un parere peraltro non vincolante.
Tale fatto è inaccettabile e va contro la dichiarazione della Corte Costituzionale che indica nella cooperazione tra Governo e Regione ogni procedura nel caso di materia di competenza esclusiva della Regione.
Bonesu ha anche affermato che esistono negli elaborati per la costituzione delle riserve, incongruenze e poca attenzione per le situazioni esistenti, sia per quanto riguarda la realizzazione in futuro di porti turistici e sia per quanto riguarda la possibilità di esercizio della pesca da parte delle popolazioni incluse nelle riserve. Gli stessi organismi previsti per la gestione delle riserve non considerano la presenza di pescatori e degli operatori turistici, né prevedono compensazioni per i danni causati alle attività produttive. Infine verrebbe meno anche la vigilanza da parte del Corpo forestale della Regione in quanto verrebbe affidata alle capitanerie di Porto.
L'interpellante ha chiesto al presidente della Giunta e all'assessore all'Ambiente se la Giunta intenda proseguire nel cammino tracciato rinunciando alle prerogative della Regione od intenda richiedere maggiori garanzie al governo "in un quadro di collaborazione e non di subordinazione". "Non vorremmo, ha concluso Bonesu, che succeda come è accaduto a Ustica, dove la Regione è stata del tutto esclusa dalla gestione della riserva marina, diventata esclusivamente statale".
Bonesu, infine, ha sottolineato l'inadeguatezza dei fondi disponibili per la gestione delle riserve marine e gli eccessivi vincoli, senza alcuna compensazione economica, per i pescatori isolani che operano e vivono nelle aree destinate a diventare riserve marine.Alle perplessità e preoccupazioni di Bonesu ha risposto l'assessore alla Difesa dell'Ambiente on. Onida (Ppi), il quale ha concordato su alcuni rilievi mossi dall'interpellante. L'intesa col Governo, ad esempio, deve vedere un maggiore coinvolgimento della Regione, alla quale devono essere riconosciuti poteri e competenze maggiori.
Sulla istituzione e gestione delle riserve marine sarde, l'assessore ha sottolineato come siano stati riconosciuti e confermati i poteri della Regione sarda.
Per ciò che riguarda i porti e la pesca Onida ha ricordato come i porti e gli approdi devono essere compatibili con l'Ambiente; così come l'attività di pesca non sarà penalizzata economicamente, in quanto le riserve faranno nascere nuove opportunità di lavoro che compenseranno gli eventuali vincoli all'attività dei pescatori. La Regione, comunque, interverrà presso lo Stato e la Comunità europea per ottenere le risorse finanziarie maggiori possibili, per garantire sorveglianza, azioni di tutela e compensazioni economiche di vario genere.Le dichiarazioni dell'assessore Onida sono state giudicate assolutamente insoddisfacenti da Bonesu, il quale ha riconfermato la totale disomogeneità dei criteri seguiti nel prevedere la costituzione delle riserve marine isolane. Così come sono del tutto superficiali e preoccupanti le iniziative prese per coinvolgere le popolazioni nella gestione delle riserve stesse e per garantire attività economiche remunerative alle popolazioni che in quelle zone vivono. Su questi argomenti, comunque, l'interpellante si è riservato di ritornare, secondo quanto previsto dal regolamento consiliare.
Interpellanza n. 305 . Boero, Biggio, Carloni, Usai E., Sanna Nivoli (A.N.) sul Corpo Forestale e di vigilanza ambientale.
Anche questa interpellanza è stata presentata nello scorso novembre e si riferisce quindi ad episodi avvenuti in quel periodo. L'ha illustrata l'on. Boero il quale ha precisato che in tutto il territorio sardo si sono verificati, ad opera di agenti del Corpo forestale, episodi che hanno evidenziato la mancanza di professionalità da parte degli agenti e di indirizzi operativi che privilegiassero la prevenzione piuttosto che la repressione.
Tali episodi, ha affermato Boero, hanno incrinato vieppiù il rapporto con il mondo agro-pastorale causando reazioni inconsulte che sono sfociate in una serie di attentati di cui agenti del Corpo sono stati gli obiettivi.
Una forma di violenza che, ha detto ancora Boero, non si può liquidare con le sole esecrazioni per i fatti accaduti ma esige una inchiesta approfondita sul modo di operare del Corpo forestale, sulla sua costituzione, sul sistema di reclutamento, sulla impreparazione degli addetti al delicato compito di vigilanza del territorio.
Per Boero, l'assessore all'Ambiente deve dare risposte a questi problemi e riferire sulle iniziative messe in atto affinché si ristabilisca tra il Corpo e la popolazione una civile e costruttiva collaborazione. Infine gli interpellanti chiedono di sapere che cosa si intenda fare per completare i quadri ufficiali e per completare la necessaria professionalizzazione del personale.L'on. Onida (Ppi), assessore all'Ambiente, ha detto che pur condividendo alcune cose dette, non può non vedersi schierato in difesa del Corpo forestale che anche quest'anno ha dato prova di grande efficienza nel limitare i danni degli incendi.
Per quanto riguarda le accuse lanciate da Boero, si tratta di episodi delicati per i quali si devono avere certezze prima di lanciare reprimende.
Onida ha quindi elencato tutte le attività meritorie del Corpo pur riconoscendo che alcuni quadri sono carenti di organico. Ha negato che il personale mostri lacune a livello di professionalità e di istruzione, con qualche eccezione che può essere superata con l'istituzione di una scuola di formazione permanente del personale dipendente del Corpo.
L'assessore ha poi contestato che esista una generale posizione di frizione fra la popolazione agropastorale ed il Corpo forestale. Si sono invece avviate iniziative per la realizzazione della Scuola permanente; per il completamento nel sistema radio regionale; per il varo di un piano per la creazione di caserme regionali; per la sostituzione degli automezzi con altri più efficienti; per accelerare i concorsi per laureati.
Esiste comunque l'impegno, ha concluso Onida, per rivisitare la legge 26 che ormai è vecchia di 10 anni.In sede di replica, Boero si è dichiarato parzialmente soddisfatto ed ha insistito sulla mancanza di preparazione del personale della Forestale, soprattutto nella fase di repressione. Si è augurato che probabilmente la realizzazione della scuola permanente servirà a modificare gli attuali rapporti tra la popolazione e gli agenti del Corpo.
Disegno di legge n. 87 "Tutela e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna.
L'assemblea ha iniziato l'esame del disegno di legge che riprende un analogo provvedimento approvato dal Consiglio nella scorsa legislatura, il 3 agosto 1993, poi respinto dal Governo nazionale e giudicato incostituzionale in alcuni suoi articoli, dalla Suprema Corte.
Questo nuovo testo, proposto dall'allora Assessore alla Pubblica istruzione D'Arienzo, tiene conto di quei rilievi e prevede nuove iniziative per favorire lo studio della lingua, della cultura e delle tradizioni della Sardegna.
Il Disegno di legge, infatti, indica nel sistema delle biblioteche, in quello dei musei, in un più esauriente sistema di raccolta e classificazione dei documenti, in una più attenta valorizzazione dei monumenti isolani alcuni dei principali settori nei quali deve intervenire l'amministrazione regionale. Nuovi e più impegnativi compiti sono riservati, inoltre, all'Accademia della lingua sarda, all'Istituto superiore etnografico, alla libreria della Regione per la diffusione delle iniziative editoriali dell'Amministrazione regionale.
Il nuovo testo, tra l'altro, prevede numerose verifiche anche tecniche sull'attuazione della legge e iniziative finanziarie a sostegno di progetti culturali, di studi e ricerche per la riscoperta e la valorizzazione di tutti i diversi aspetti della cultura e delle tradizioni isolane.Illustrando il provvedimento, il relatore di maggioranza on. Zucca (Progr. Fed.) si è particolarmente soffermato sull'importanza, sulla solennità della legge in esame ed ha sottolineato l'insostituibile ruolo della scuola nell'importante processo di valorizzazione della cultura sarda e la particolare validità delle iniziative previste in questo campo, che porteranno anche ad una notevole partecipazione, a questo programma di crescita culturale, delle diverse realtà locali regionali.
Con le nuove norme in materia di organizzazione scolastica, inoltre, è possibile prevedere modifiche in materia di programmi didattici e di organizzazione dei corsi e delle attività scolastiche.
Quando questa legge sarà approvata, ha aggiunto Zucca, sarà possibile proporre progetti formativi sperimentali, che saranno attuati dalle scuole sarde nell'ambito della loro autonomia didattica. Così come sarà possibile usare la lingua sarda nella pubblica amministrazione e ripristinare i toponimi in sardo.
E' una legge, ha ricordato Zucca, che prevede interventi a favore degli emigrati sardi e che permetterà di portare, in tutte le parti del mondo, nuove iniziative per valorizzare i rapporti tra la Sardegna ed i suoi figli sparsi per il mondo.
Il provvedimento secondo Zucca, darà una dignità europea alla cultura ed alla lingua sarda, con tutte le implicazioni di riaffermazione della identità della Sardegna, delle valorizzazioni delle radici culturali isolane, dell'apertura della società sarda alle diverse influenze che possono venire da altre culture e che favoriranno una grande crescita anche della nostra società.
Socrate ed il computer, ha aggiunto Zucca, devono convivere e devono favorire la crescita di una Regione, come la Sardegna, che molto ha dato e può dare al patrimonio culturale, regionale, nazionale e mondiale.
La legge, ha concluso Zucca, può favorire la crescita civile, sociale ed anche "autonomistica" della società sarda.consentendo, inoltre, di riappropriarsi della lingua, della cultura, delle tradizioni della Sardegna. Sarà un processo lungo e difficile. Ma è necessario avviarlo. La Regione, ampliando i suoi compiti e poteri, dovrà quindi avviare questo importante processo di riscoperta della cultura sarda, per favorire una reale crescita dell'intera società isolana.Intervenendo sull'ordine dei lavori, l'on. Masala (A.N.) ha osservato che, a norma di regolamento, il disegno di legge dovrebbe essere rinviato in Commissione in quanto il provvedimento riguarda aspetti istituzionali. La legge in discussione è stata rinviata dal Governo e successivamente riapprovata dal Consiglio; quindi è stata assoggettata al giudizio della Corte Costituzionale. La legge riguarda l'applicazione di principi statutari e contiene riferimenti di natura istituzionale.
A norma dell'art. 35 del Regolamento, in questo caso la Commissione deve chiedere il parere scritto della I Commissione.Secondo l'on. Marco Tunis (F.I.), uno degli articoli della legge comprende un articolo di una legge da lui presentata, la n. 70 del febbraio '95.
A parere dell'on. Bonesu (PSd'Az), il problema posto da Masala è infondato in quanto la legge, dichiarata parzialmente anticostituzionale, ha percorso un iter completamente nuovo.
Dello stesso parere si è dichiarato l'on. Scano (Progr. Fed.), che ha ricordato come questa sia la terza legislatura che si occupa di lingua sarda. La competenza esclusiva sul provvedimento è dell'VIII Commissione ed è da respingere l'ipotesi del parere della I Commissione.
Per l'on. Pittalis (F.I.), il problema sollevato da Masala, sebbene abbia qualche fondamento formale, può essere superato in quanto questa legge, di cui si discute da tempo, deve essere discussa.
Il relatore Zucca (Progr. Fed.) in merito all'intervento di. Tunis, ha ricordato che quando in Commissione vi sono progetti di legge riguardanti lo stesso argomento, questi vengono unificati, superando nei fatti i provvedimenti singoli.
La richiesta di sospensiva avanzata dall'on. Masala è stata respinta dall'Assemblea.
Dopo essersi rammaricata perché la crisi politica ha rallentato l'iter di questo disegno di legge, l'on. Lombardo (F.I.) ha plaudito al fatto che dopo il pretestuoso rinvio da parte del Governo il testo non abbia subito modificazioni e venga portato in Aula in un periodo in cui esistono tensioni e dibattiti sul problema del federalismo e dei suoi innumerevoli risvolti.
Dopo aver affermato che la Sardegna non deve rinunciare alle sue specificità, così bene sancite dal primo articolo della legge, Lombardo ha sostenuto che bene fa la Regione sarda a restituire con questo provvedimento pari dignità alla sua lingua ed alla sua cultura, ma ha anche detto che la lingua sarda, questo strumento primario che serve per comunicare, sta precipitando verso il secondo livello e c'è quindi da chiedersi se si sarà in grado di riportarla a lingua utile. Il problema è di grande attualità ed è opportuno che se ne discuta nella sede più appropriata, che è appunto il Consiglio regionale.
Claudia Lombardo ha precisato che il suo gruppo sosterrà la legge e che pertanto l'approvazione del provvedimento rappresenta un preciso obiettivo politico dello schieramento di cui fa parte. Si è chiesta tuttavia, a proposito dell'insegnamento del sardo nelle scuole, a quale variante della lingua si sta pensando e se per insegnamento si intenda insegnare il sardo o insegnare in sardo. Anche questo è un problema che deve essere chiarito. Si è detta perplessa invece circa la istituzione dell'osservatorio della lingua, giudicandolo un carrozzone come tanti altri si sono visti in Sardegna.
Lombardo ha concluso affermando che la legge dovrebbe prevedere norme che sanciscano il diritto dei cittadini di parlare nella lingua che parlavano i padri e si è augurata che ne corso del dibattito ogni consigliere possa esprimere la propria opinione senza condizionamenti ideologici, in quanto quella in discussione è proprio una legge sul rispetto delle libertà.Il presidente dell'VIII Commissione, on. Petrini (Misto - Rinnovamento), dopo aver espresso il proprio rammarico per la scarsa presenza dei consiglieri in Aula, ha affermato che il disegno di legge persegue il fine di tutelare la cultura e la lingua sarda. La lingua riguarda direttamente l'identità che affonda le sue radici nella cultura nuragica e, prima ancora, in quella sumerica.
Petrini si è poi soffermata sulle "parole del mistero", non più in uso, anche per la mancanza di una lingua scritta. La civiltà nuragica proveniva dalla Mesopotamia, e nel nostro DNA vi sono impressi i residui lasciati dalla varie dominazioni che si sono susseguite nei secoli. Il sardo ha assorbito da tutti, e questo è un fatto positivo.
La legge, ha poi concluso Petrini, è stata lungamente discussa in Commissione e tutti hanno dato il loro fattivo apporto.Per l'on. Marina Concas (Rif. Com.) è giusto che vi siano leggi che tutelino la cultura sarda e che mantengano i legami tra passato e presente. Ma non esiste una sola lingua, bensì dialetti diversi, così come la lingua italiana è un dialetto, il toscano, che ha prevalso sugli altri.
Concas si è quindi soffermata sulle definizioni del termine "lingua", analizzando poi le differenziazioni tra le varie parlate sarde.
Nel merito del disegno di legge, Concas ha espresso perplessità sull'art. 15 che prevede diffusioni radio e TV in lingua sarda. Ma in quale lingua? Lo stesso problema si pone per la preparazione degli insegnanti ed, infine, appaiono eccessive le risorse destinate a questi obiettivi.
Pertanto Concas ha preannunciato l'astensione di R.C.Il disegno di legge sulla cultura sarda arriva in Aula proprio mentre nel Paese è in atto un interessante, a tratti acceso, dibattito sul Federalismo. La posizione della Sardegna, con la necessità di tutelare la specialità dell'autonomia dell'Isola, è assolutamente condivisibile ed il dibattito sulla valorizzazione della cultura isolana è, quindi, quanto mai opportuno. Partendo da questa considerazione, l'onorevole Giuseppe Sassu, (Prog. Fed.), ha sottolineato l'importanza del Disegno di legge all'esame dell'Aula.
Con questa legge, infatti, si porrebbe un freno al processo di "desardizzazione" in atto da tempo. Prima si privilegiava l'italiano a scapito della lingua sarda. Da qualche tempo, però, la parlata locale ha ripreso piede ed oltre all'italiano, in molte parti dell'Isola, riaffiora l'interesse per il sardo.
Le istituzioni pubbliche, ha aggiunto Sassu, non devono trascurare la lingua e la cultura sarda. Certamente il nostro patrimonio storico-culturale non può essere tutelato solo per decreto, ma con questa legge si compirà un primo passo, importante, per la valorizzazione del patrimonio culturale isolano. D'altra parte, il continuo processo di "mondializzazione" non contrasta con la riscoperta o l'affermazione della propria "identità locale".
La Sardegna, ha aggiunto Sassu, non deve chiudersi nella sua identità, ma deve aprirsi alle esperienze esterne, senza rinunciare alle sue esigenze e tradizioni. Bene ha fatto, quindi, la Regione a prevedere integrazioni ai progetti scolastici nazionali, per evitare i rilievi del Governo e per mettere a punto un provvedimento che serva, realmente, a far entrare la lingua e la cultura sarda nel mondo scolastico e nell'intera società isolana.
In questo contesto, ha aggiunto Sassu, è giusto valorizzare tutte le parlate locali, senza ingabbiare le diverse "parlate" in una lingua pura e tutelata per legge. Sarà un processo evolutivo continuo, poi, a far affermare la lingua unica. Questa legge, comunque, non è un punto d'arrivo.
Per Sassu questo provvedimento è "particolarmente qualificante e politicamente importante" ed è opportuno che il Consiglio lo approvi, per favorire un processo di crescita civile e culturale che la Regione deve assolutamente favorire".Estremamente critico nei confronti del disegno di legge in discussione è stato l'intervento dell'on. Frau (A.N.) per il quale ovunque, in Italia, e così anche in Sardegna si sta preferendo la parlata nazionale ai dialetti locali, tanto che oggi a parlare i dialetti è soltanto il 14 % della popolazione, e questo perchè il dialetto è statico mentre la lingua nazionale si apre all'esterno e si arricchisce contribuendo a creare comunicazione e sviluppo. In questo senso appare anacronistico l'insegnamento della lingua sarda nelle scuole.
Dopo aver affrontato in termini apologetici la storia della lingua italiana, Frau ha ricordato che i maggiori scrittori sardi si sono espressi in italiano e solo in questo modo hanno poruto far conoscere all'Italia ed al mondo i valori della cultura e delle tradizioni della Sardegna.
Entrando nel merito della legge, Frau ha ripetuto il dettato dell'art. 2 del provvedimento, là dove si afferma che alla lingua sarda deve essere attribuita pari dignità rispetto all'italiano.
Ma di quale dialetto si sta parlando, si è chiesto Frau? Del Campidanese, del Loguderese, del Nuorese, del Gallurese o delle tante altre parlate (algherese, sassarese, tabarchino) che sono presenti nella nostra Isola? Quale lingua verrà insegnata nelle sucole? Che cosa di strampalato uscirà fuori da questa babele che è la Sardegna?
Frau, per sostenere la sua posizione oltranzista nei confronti dell'insegnamento del sardo nelle scuole, ha portato ad esempio anche un manifesto trilingue, pubblicato dall'assessorato alla cultura in cui era presente "anche l'italiano per farsi capire dai cittadini"; e le dichiarazioni del prof. Lilliu che preconizza che la lingua dei sardi sarà quella che si imporrà naturalmente fra le quattro varianti principali. In poche parole, si finirà per imporre ai sennoresi di parlare il campidanese, in questo operando una ovvia forzatura.
Infine Frau ha ricordato che numerosi comuni della Sardegna si sono recentemente riuniti per dibattere il problema dell'insegnamento del sardo nelle scuole ed hanno concluso paventando un simile accadimento.
Frau ha quindi posto in rilievo il problema della traduzione (in che parlata?) degli atti ufficiali della Regione e delle sue istituzioni per affermare che la legge in discussione è un semplice strumento per far spendere enormi risorse finanziarie senza che si arrivi ad alcunchè di positivo.
Oggi la tendenza dei giovani, ha concluso Frau, è di studiare le lingue straniere perchè ciò produce occasioni di lavoro. Per la valorizzazione della cultura altre sono le strade, ma non certo questa legge che nascerà sotto il segno della confusione e della dispendiosità.Per l'on. La Rosa (Misto), questa legge arriva con un forte ritardo e corre il rischio di restare inapplicata o essere vista solo come uno strumento burocratico, come è successo per altre leggi.
Saranno importanti, ha aggiunto La Rosa, le diverse leggi di settore, mentre il settore scolastico dovrebbe riguardare anche gli adulti e il mondo della formazione professionale. Generalmente la nostra cultura materiale è sottovalutata, unitamente alle professioni e mestieri che la compongono. Questa legge dovrebbe costituire un incentivo allo sviluppo, per di più dovrebbe aprire una nuova stagione se non si trascurerà la valorizzazione del patrimonio ambientale della Sardegna.
La Rosa ha concluso auspicando una prossima discussione della legge sui parchi e preannunciando il proprio voto favorevole.Il Consiglio regionale ha per lungo tempo ignorato il problema della lingua sarda. Distratto da polemiche su "quale sardo" e su come rivitalizzare la lingua sarda, il Consiglio ha, per lunghi anni, trascurato di affrontare il problema della valorizzazione della cultura isolana. L'on. Ivana Dettori, (Progr. Fed.), ha ripercorso il lungo iter del provvedimento in esame ed ha parlato della necessità di velocizzare e promuovere la lingua e la cutura sarda, ma non in alternativa alla cultura nazionale.
La valorizzazione delle parlate locali, ha aggiunto Dettori, non è un processo di "provincializzazione" della cultura isolana, ma proprio il tentativo di aprire la Sardegna alle esperienze delle altre società. Nel processo di riforma dello Stato, in quello di trasformazione profonda della Comunità la rivalutazione della lingua sarda è prova delle necessità di conservare l'identità regionale per "aprirla" anche alle culture delle altre società.
Esaminando nel merito il disegno di legge, Dettori ha sottolineato l'importanza che la valorizzazione del patrimonio storico-artistico può avere anche per la creazione di nuovi posti di lavoro. Con questo Disegno di legge, infine, è superato il contrasto tra investimenti ed utilità pratica sui quali spesso si accendono vivaci polemiche.
Per Dettori, tra l'altro, la stessa Comunità europea finanzia molte iniziative sperimentali, che prevedono la presenza di diverse parlate locali nell'ambito della stessa classe. La Comunità europea, invece, finanzia proprio tutte queste iniziative che prevedono la reale valorizzazione del patrimonio linguistico locale. Le recenti norme in materia di autonomia scolastica, inoltre, favoriscono lo studio della lingua sarda anche nelle diverse realtà isolane. Con questa legge, quindi, la Regione potrà incidere profondamente nel processo di valorizzazione della lingua e della tradizione culturale isolana.Un invito alla riflessione sulle culture sarde è stato rivolto dall'on. Boero (A.N.) il quale, ricordando lo scrittore Marcello Serra, ha definito "asineria" il testo in discussione. La Sardegna è "quasi un continente", con molteplici e varie diversità culturali e linguistiche.
Per Boero occorre quindi promuovere la globalità della cultura e degli idiomi, ma certo ciò non si potrà raggiungere con questo testo in discussione che sarebbe meglio ritirare. Il provvedimento, per di più, non darà risposte all'occupazione, ma semmai solo all'occupazione clientelare di "certi professori".
Questa è una legge clientelare, ha ribadito Boero, "con un elevato tasso di ignoranza della nostra cultura", e va contro gli interessi delle popolazioni.
Dopo essersi soffermato sulle differenze linguistiche esistenti anche su territori limitati, Boero ha concluso ribadendo l'invito a ritirare la legge in discussione e a ripensarne completamente l'impianto.
I lavori del Consiglio proseguiranno nel pomeriggio alle ore 16,30.