Nota stampa
della seduta n. 201 pomeridiana del 29 maggio 1997

 


Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Milia.

In apertura di seduta sono state date le comunicazioni riguardanti:

 


Dichiarazioni del Presidente della Giunta
sull'attuale situazione politica.

Il capogruppo del PSd'Az., on. Bonesu, aprendo gli interventi ha affermato che nel dibattito qualcuno ha ripetuto vecchi interventi senza nemmeno aggiornarli. Per di più si rischia di aprire un dibattito con una composizione del Consiglio che è diversa da quando il dibattito si chiude.
L'ordine del giorno presentato dalle opposizioni, per Bonesu non cambia niente: se viene approvato, si apre una crisi al buio, alla quale si deve dire no, se si respinge servirà solo ad allontanare di poco la crisi. I problemi stanno in una maggioranza non omogenea. La maggioranza dovrà essere consolidata, con uno sforzo comune, evitando gli scontri, con uno spirito di collaborazione per costruire un programma comune.
C'è malessere, ha proseguito Bonesu, dovuto anche alle difficoltà di raggiungere i risultati. Ma i problemi della maggioranza non si risolvono sostituendo alcuni consiglieri con altri. I problemi risalgono ai risultati elettorali e a quando fu posto il veto a Rifondazione. Oggi si può avviare un dialogo con Rifondazione, ma questo non ricompatterà la maggioranza che dovrà invece riacquistare la sua compattezza prima di avviare qualunque dialogo, altrimenti il problema non si risolve.
Bonesu non ha escluso l'ipotesi di colloquiare anche con l'opposizione, che ha l'interesse a non trovarsi una Sardegna disastrata se vincerà le prossime elezioni.
La maggioranza, pur se composita, deve trovare momenti unificanti, ha aggiunto Bonesu che ha poi manifestato il disaccordo verso i giudizi espressi da Palomba sulla proposta di D'Onofrio, che invece può essere considerata una base contro il centralismo di D'Alema e Berlusconi, per dare alle Regioni centralità amministrativa.
Il Consiglio, a parere di Bonesu, deve uscire dalla stagnazione e ritrovare momenti unitari contro il degrado della società. C'è invece una "sindrome albanese" secondo la quale si attendono i soccorsi e dove pare che la legge elettorale debba risolvere i problemi della Sardegna. Occorre invece cambiare il modo di far politica, riacquistando la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
Dopo aver criticato il sistema maggioritario, riferendosi alle elezioni francesi, Bonesu ha affermato che il vero problema è quello della governabilità senza il ricatto dei singoli. E' preferibile il sistema elettorale delle Regioni ordinarie, con l'elezione diretta del Presidente, e questa è una strada percorribile. C'è inoltre il problema del numero delle preferenze, perché la preferenza unica mette tutti contro tutti, creando un partito per ogni consigliere.
Il Consiglio deve affrontare problemi gravi come la riorganizzazione della macchina regionale; ciò nonostante questa Giunta ha ottenuto buoni risultati, ma occorre uscire dall'economia dirigistica per andare verso un'economia liberalizzata, sulla linea indicata dalla Comunità Europea. Occorre la zona franca, per la quale la Regione deve presentare un progetto.
Bonesu, se pur con spunti critici, ha difeso l'operato della Giunta, contro la quale ha operato anche una certa sfortuna.
Dopo alcune citazioni letterarie a proposito di malocchio, Bonesu ha consigliato ironicamente a Palomba di raddoppiare l'impegno perché "la fortuna aiuta gli audaci".
A proposito dello scioglimento del Consiglio, Bonesu, concludendo l'intervento ha respinto l'ipotesi che potrebbe valere solo se ci si basasse sul fallimento delle intenzioni dichiarate a proposito del "Consiglio costituente": siccome il consiglio ha fallito questo obiettivo, allora, a rigor di logica, dovrebbe "autosciogliersi".

Il capogruppo di Rifondazione Comunista, on. Montis, nel suo intervento ha posto con chiarezza le condizioni per l'ingresso del suo partito nella maggioranza di governo. Ed ha detto che alla luce della situazione che si sta delineando non si vedono altre soluzioni alla crisi se non quella dell'alleanza, con pari dignità, con i comunisti o quella con le destre. "E stato riconosciuto il nostro ruolo e la nostra serietà, ha detto, ma questo non basta. Non saremo la ruota di scorsa di chicchessia. Se si vuole aprire un confronto con noi, Giunta e Presidente dovranno dimettersi: valutate il pro ed il contro e scegliete, poiché questa è la nostra posizione".
Queste parole sono state subito seguite da un ammonimento: "Sappiate che se non accettate questa nostra proposta, che è corretta e limpida, l'unica altra via percorribile è quella dell'accordo con le destre. Le altre strade, quelle degli infingimenti e delle promesse sono tortuose e non più percorribili". Ed infine l'annuncio: se la dibattito non dovessero seguire le dimissioni del Presidente e della sua Giunta, Rifondazione Comunista voterà a favore dell'ordine del giorno delle destre e sancirà così la sconfitta di questa maggioranza.
Montis aveva in precedenza ricordato le varie fasi del governo delle Giunta Palomba e come si sia arrivati allo stato di crisi, logica conseguenza di un fallimento dell'azione di governo e della scarsa affidabilità dei programmi della Giunta. Si era poi richiamato in modo accorato al travaglio vissuto da Rifondazione in seguito all'esclusione dalla prima Giunta Palomba ed all'emarginazione che ne è seguita "con il solo conforto di generiche solidarietà".
Montis ha quindi accusato la Giunta di saccenza e di faziosità, mentre ha tacciato la maggioranza di provincialismo, cieco di fronte ai grandi avvenimenti che percorrono l'Italia e l'Europa. Infine, dopo aver affermato che Rifondazione Comunista ha raccolto anche recentemente notevoli successi alle amministrative di aprile e che è quindi una forza emergente, ha detto a chiare lettere che i valori del comunismo sono sempre vivi perché rappresentano per le classi emarginate le uniche speranze di affrancamento e di aspirazione ad una migliore qualità della vita.
Montis ha elencato anche quali dovranno essere, nel caso di un confronto con le altre componenti del centrosinistra, le priorità da affrontare nei due anni che mancano alla fine della legislatura.
Concludendo, ha sottolineato che il suo intervento (scritto all'indomani della presentazione della mozione con la quale R.C. chiedeva il dibattito in Aula) nell'eventualità di uno scioglimento del Consiglio dovrà rappresentare un testamento per la storia, affinché serva di monito per i componenti delle prossime legislature.

Fa meraviglia che un Consiglio regionale, nel quale si sta sviluppando un dibattito ricco di spunti e proposte, in grado quindi di portare avanti un proficuo lavoro di elaborazione politica, dia all'esterno una immagine di sé non consona; le proposte politiche restano dentro l'Aula, fuori arrivano le grida, le proteste, gli striscioni. Per il capogruppo di Federazione Democratica, on. Balia, forse la contrapposizione tra le diverse forze politiche presenti all'interno dell'Assemblea regionale non segue le regole di un confronto democratico e rischia di degenerare, di impedire alle potenzialità politiche delle quali dispone l'Ulivo di estrinsecarsi compiutamente. Forse il malessere esistente all'interno delle diverse forze politiche, le lacerazioni che si sono registrate anche all'interno del centro sinistra non sono legate solamente a qualche nomina.
Per Balia, le contrapposizioni tra le tesi e le aspirazioni diverse, ma tutte legittime che emergono all'interno della maggioranza, devono essere finalmente analizzate e risolte. Non si tratta, infatti, di contrasti episodici, ma forse si tratta di incomprensioni e di omissioni che risalgono agli stessi accordi che hanno dato vita a questa maggioranza, spesso paralizzata da troppi contrasti interni. Per superare questa grave impasse è necessario un serio e costruttivo rapporto. E bisogna fare un attento esame del programma proposto e dei risultati ottenuti, "che non sono pochi". Certamente non tutto è stato fatto e molti obiettivi particolari, sui quali la Giunta aveva puntato, non sono stati raggiunti. Forse si è perso tempo in incontri e confronti, trascurando il rapporto con lo Stato, che è il confronto più importante, quello al quale è legato il successo di molte iniziative.
La velocizzazione della spesa pubblica, ha aggiunto Balia, non si è avuta; però si è cominciato a fare le scelte decisive per ciò che riguarda la metanizzazione. Quindi, in molti casi si è potuto e voluto lavorare con profitto, in altri casi la maggioranza ha scontato posizioni diverse. Ecco, l'Ulivo deve ricercare al suo interno quelle ragioni politiche che hanno portato a questa sintesi di programmi e tutti devono intensificare i loro sforzi, per far sì che questa stessa coalizione possa trovare nuove energie, in grado di garantire il cammino.
Balia si è detto contrario a cercare nuove alleanze, diverse da queste. Le ragioni di parte, infatti, non possono prevalere sulle ragioni istituzionali. Questo significa che se nella Giunta emergono contrasti, questi non si risolvono rimuovendo il Presidente. Le ragioni di contrasto vanno, quindi, rimosse con il confronto, con la ricerca dello spirito di appartenenza alla maggioranza. Perché le forze politiche, per Balia, devono trovare nella loro stessa "diversità" la spinta per trovare, con le altre forze della maggioranza, gli argomenti che uniscono, non quelli che dividono.
In questa difficile situazione, quindi, il confronto con Rifondazione va avviato, vanno approfonditi i programmi, perché la coalizione di maggioranza ha bisogno dell'apporto costruttivo anche di R.C. per mettere a punto un programma incisivo e qualificato. Anche le presenze di esponenti di Rinnovamento Italiano, che a livello nazionale è ottimamente rappresentato all'interno del governo Prodi, possono fornire proposte ed indicazioni di grande importanza politica, possono essere un elemento importante di chiarezza e di rafforzamento della stessa maggioranza.
Concludendo l'intervento, Balia ha indicato nellordine del giorno Sassu - Murgia un ottimo punto di partenza per risolvere l'attuale crisi politica. L'ipotesi di scioglimento del Consiglio, infine, non è da prendere in grande considerazione, perché segnerebbe il reale fallimento di questa classe politica e sarebbe una sconfitta per tutti.

Per l'on. Bruno Dettori (Patto), il dibattito è ampio, difficile e utile, ma non si vede l'\ottimismo, semmai si vede la preoccupazione, mentre si tenta di deligittimare l'Assemblea per creare maggiore confusione. Occorre mettere un limite alla tendenza disgregatrice, ma è anche forte il disagio per non aver creato una visione della Sardegna nella quale tutti possono identificarsi.
Secondo Dettori, senza un progetto complessivo si rimane nel guado, ma non ci si può arrendere, anzi, occorre creare un clima giusto per costruire un rapporto di prospettiva che sia di garanzia per ogni consigliere. Il momento è difficile: gestire la complessità è il compito nuovo, nonostante le tensioni logorino i valori. Fino ad ieri dominava la logica clientelare che non è ancora scomparsa. Ma qualcosa è cambiato e si afferma il nuovo protagonismo della "società di mezzo", che chiede ai soggetti della nostra coalizione di fare la nostra parte.
Dettori si è detto contrario alla vecchia politica, contro la quale si deve combattere. Occorre uno sforzo maggiore per capire le cause "dell'evaporazione di questa maggioranza". Spesso coniugare tutte le esigenze è difficile, e molti aspetti del programma sono rimasti irrisolti. Ma occorre cambiare radicalmente il clima politico, superando le tensioni.
Dopo aver espresso apprezzamento per il comportamento di Rifondazione, Dettori ha sottolineato le differenze tra gli schieramenti; un allargamento della maggioranza non trova l'accordo del gruppo del Patto, ma semmai occorre trovare convergenze sui programmi. Alla conclusione del dibattito, significa che il malessere permane negli schieramenti. Il voto di sintesi definirà il futuro della Giunta.
Dettori ha quindi affermato che darà la fiducia a Palomba chiedendo l'impegno di tutti sulle cose urgenti da realizzare in Sardegna.

Il capogruppo di A.N., on Masala, ha ribattuto alle "parole inqualificabili" pronunciate questa mattina dall'on. Randaccio, eletto con i voti del Polo e quindi di Alleanza Nazionale, accusandolo di aver tradito l'elettorato. Ha tratto lo spunto da questo episodio per ricondursi alla posizione del presidente Palomba, che si fa forte ancora oggi di essere stato il più votato in Sardegna senza tener conto che i suoi consensi provenivano in buona misura da Rifondazione Comunista, partito però escluso per ragioni numeriche e di convenienza dalla composizione di maggioranza.
Su questo punto Masala ha insistito nel corso del suo intervento per sostenere che Palomba non può legittimarsi come "unto del Signore", così come ha fatto in varie occasioni.
Masala, dopo aver ricordato che sotto accusa non è il Polo ma la maggioranza ed il suo Presidente, ha analizzato le dichiarazioni rese da Palomba ad inizio del dibattito. Secondo Masala, Palomba ha prima tentato di evitare il dibattito, poi ha cercato di sviare l'argomento principale e cioè l'assenza di una maggioranza; quindi ha minacciato l' "après moi le déluge" dimenticando che fino ad oggi si è governato nell'instabilità; infine, ha sostenuto che il dibattito sarebbe stato una perdita di tempo che avrebbe distratto il governo dal necessario operare.
In realtà, ha aggiunto Masala, il Presidente ha capito che è venuto meno il rapporto tra Giunta e maggioranza, senza il quale è impossibile qualsiasi azione di governo, e allora ha voluto ridurre le cause della grave crisi ad una rissosità nata dalla nomina del Presidente della Fondazione del Banco di Sardegna. Ma le ragioni, ben altre, si sono sentite in questi giorni in quest'Aula. E sono state dette non solo dalle opposizioni, ma anche dai Popolari dissenzienti e perfino da molti esponenti della stessa maggioranza. Non si può accettare che Palomba rimescoli le carte ribaltando le responsabilità e confondendo la causa con l'effetto.
Masala ha quindi esaminato la situazione politica in Sardegna, così come si è evoluta dal 1994 ad oggi ed ha sostenuto che anche nell'Isola senza l'apporto di Rifondazione il centro-sinistra perderebbe ed il Polo vincerebbe. Quindi ha "fatto le pulci" a tutte le componenti del centro-sinistra per sostenere che l'Ulivo ha la pretesa di omogeneizzare anche quello che omogeneizzabile non è. Non è infatti possibile far venir meno le diverse matrici culturali e politiche di ogni schieramento che ne fa parte.
Di qui il fallimento del centro-sinistra, ha detto Masala, e la necessità che il presidente Palomba (ha usato la metafora della squadra di calcio e del suo allenatore) abbandoni l'incarico. "Faccia un atto di coraggio e rassegni le dimissioni", ha concluso.

La posizione del Partito Popolare, il secondo gruppo della coalizione che sostiene la giunta Palomba, è stata illustrata con un "certo disagio"dallo stesso capogruppo on. Giagu.
Il rapporto con l'elettorato ed il consenso ottenuto dai sardi impongono agli esponenti del Partito popolare, secondo Giagu, grande coerenza e scelte ponderate. L'esigenza che emerge da tutti gli strati sociali isolani, inoltre, impone una "grande stabilità politica" e non permette crisi di alcun genere. In questo particolare momento, tra l'altro, si stanno riscrivendo le regole dello Stato nazionale e la Sardegna non può trascurare questo grande impegno, non può essere assente da questo processo di trasformazione dell'organizzazione costituzionale del Paese. Una crisi impedirebbe alla classe politica sarda di dare un fattivo contributo alla riscrittura della Carta Costituzionale.
Per Giagu non è assolutamente possibile parlare solo di crisi e trascurare tutti i grandi problemi che attanagliano la Sardegna. La crisi vuole dire, tra l'altro, blocco del processo di riforma della Regione, blocco di tutte quelle iniziative a sostegno dell'economia, dell'occupazione, dell'ammodernamento dei settori sui quali si deve puntare per rendere moderna la società isolana.
Una crisi, secondo Giagu, è assolutamente da respingere. La proposta Murgia-Sassu è una buona base dalla quale si può partire per mettere a punto un programma di governo realistico, da portare avanti con decisione e determinazione, un programma alla cui predisposizione devono partecipare gli esponenti di Rifondazione Comunista. Ma tutti i rappresentanti degli altri gruppi della coalizione di centro-sinistra devono poter dare il loro sostanziale contributo.
Giagu ha poi auspicato il superamento dei contrasti esistenti allinterno dei diversi gruppi ed ha concluso sottolineando l'esigenza di raggiungere un "accordo alto", che permetta di affrontare i gravi problemi che pesano sulla Sardegna. Nessuna crisi, quindi, ma un serio ed approfondito confronto politico, per dare vita ad un grande progetto di governo da realizzare nell'esclusivo interesse della Sardegna.

"In quest'Aula si sta svolgendo un confronto duro ma serio": l'on. Scano, capogruppo Progressista Federativo è partito da questa considerazione per esaminare l'attuale, grave situazione politica sarda. Scano ha ricordato anche l'attacco continuo che viene portato a "questo Consiglio", che poi diventa "contro il Consiglio", sino a chiederne lo scioglimento, per giungere infine a sollecitare la soppressione della Regione.
Per Scano è, dunque, necessario riesaminare ruoli e modi di lavoro: si deve tendere ad una velocizzazione dell'attività consiliare, si devono modificare norme, regole e procedure. Ma il Consiglio, anche se "questo è un Consiglio di transizione", deve essere difeso, deve essere rilanciata la sua funzione. Quindi bisogna puntare sulla soluzione di due grandi problemi che affliggono la realtà sarda: la tutela dellIstituzione e l'emergenza occupazione.
Dopo aver ricordato di aver occupato, nel marzo del 1992, l'Aula del Consiglio, Scano ha riconosciuto che quello fu un "un grave errore, perché non si occupa il Parlamento, la sede della sovranità popolare". Ma per garantire la funzionalità delle istituzioni serve una nuova legge elettorale, con norme costituzionali. E questo deve essere un punto qualificante, al raggiungimento del quale il Consiglio deve assolutamente tendere.
Anche la crisi economica, sociale e politica sarda impone scelte e decisioni chiare ed importanti.
La crisi si risolve nel momento elettorale, ha aggiunto Scano. In Sardegna il centro-sinistra è andato al voto con quattro coalizioni, con quattro premier di cui due sono andati al ballottaggio. Non è successo come a Roma, con lUlivo e Prodi. In Sardegna, divisioni e contrasti non sono stati risolti prima del voto. Sono, tra l'altro, problemi che non si possono risolvere con decisioni nette, con tagli da spada di Brenno. La lotta tra programmi e culture diverse è un fatto fisiologico, ed è giusto che sia così. Per il centro-sinistra, inoltre, i guai e le difficoltà sono forse maggiori, perché ha la responsabilità del governo.
Certamente si devono superare questi ostacoli, ha aggiunto Scano, evitando lacerazioni e contrapposizioni pericolose. Quindi Scano ha indicato i tre punti sui quali il PSD non ha alcuna intenzione di transigere: niente crisi al buio, nessuna sostituzione di Palomba, che resta il presidente della legislatura, nessun "rotolamento" verso la fine della legislatura tirando a campare per evitare frizioni. Da questi tre punti si può partire per rafforzare l'attuale coalizione e per avviare un fattivo confronto con Rifondazione Comunista, confronto che deve essere serio e chiaro, con tutte le forze presenti all'interno di questa maggioranza.
Rapporti chiari, quindi, con Rinnovamento Italiano, come esistono rapporti chiari con Dini in campo nazionale; confronto approfondito e sereno con i consiglieri popolari "in dissenso". Ci sono energie e forze, infatti, che possono dare nuovo vigore a questa coalizione. Ed è importante avviare subito un costruttivo confronto con Rifondazione Comunista, ma anche con tutte le altre forze del centro-sinistra per mettere a punto un progetto organico di governo.
R.C. ha dimostrato una grande disponibilità al confronto per giungere ad un accordo, ha detto ancora Scano. Ma questo confronto deve partire senza preclusioni, senza "pericolosi azzeramenti". La proposta Murgia-Sassu può essere, quindi, una buona base di mediazione, dalla quale partire per risolvere, finalmente, la crisi che ha impedito alla Giunta ed al Consiglio di lavorare.
In questi due ultimi anni di lavoro, ha concluso Scano, la coalizione, se saprà agire senza risentimenti, dopo un attento ed approfondito confronto, potrà fissare traguardi anche ambiziosi, potrà mettere a punto un programma di governo di particolare interesse, un progetto politico alla cui elaborazione e realizzazione potranno partecipare Rifondazione Comunista e tutte le altre forze politiche dell'attuale coalizione. Per raggiungere questo obiettivo il gruppo Progressista Federativo lavorerà con il massimo impegno.

Ha quindi preso la parola il capogruppo di F.I., on. Pittalis, per il quale il dibattito, che doveva essere chiarificatore, si è trascinato stancamente per tre giorni. Le dichiarazioni del presidente Palomba non hanno sfiorato gli argomenti sulla compattezza della maggioranza, sui dissidi interni, sulle reali prospettive. Palomba, ha proseguito Pittalis, ha voluto fare come i "maghi del circo", mentre la maggioranza, ignara della trave nell'occhio, ha cercato la pagliuzza negli occhi altrui.
Il dibattito, ha aggiunto Pittalis, è stato stimolato e voluto dal centro-destra sui mali del centro-sinistra e di questo governo regionale; ci si sarebbe aspettati almeno un cenno di autocritica da parte della maggioranza, invece ci sono state critiche pretestuose.
Non spetta certo alla maggioranza definire il ruolo dell'opposizione, ha detto ancora Pittalis rivolgendo critiche all'on. Falconi ed all'on. Ghirra. All'opposizione compete il controllo sulla legittimità degli atti di governo, ed oggi l'opposizione rappresenta la tradizione moderata, liberale e democratica.
Dopo alcune riflessioni sulla durata della legislatura, Pittalis ha sottolineato il fallimento di questa maggioranza, chiedendosi quale programma pensa di poter realizzare in meno di due anni.
Di programmatico esiste solo l'inettitudine della maggioranza, ha proseguito Pittalis, che ha poi chiesto di metter mano ad un programma straordinario per l'occupazione e alla legge elettorale. Questo sarebbe un pregevole risultato.
Dopo aver affermato che l'occupazione dellAula è stato un gesto necessitato, Pittalis ha detto che l'obiettivo dell'ordine del giorno presentato con A.N. è quello di costringere l'Assemblea ad esprimersi con un voto per fare chiarezza. L'ordine del giorno è stato presentato per un alto senso di responsabilità; non interessano crisi al buio e senza vie di sbocco, ma non si può tenere in vita una Giunta priva di maggioranza.
Rivolgendosi a Palomba, Pittalis ha detto che il Presidente si è trovato alla giuda di "una delle compagini più sciagurate nella storia dellAutonomia"; l'attuale crisi è senza uscita, il dissenso all'interno del Ppi merita il massimo rispetto ed il coordinatore regionale di quel partito chiede le dimissioni del Presidente. Ma Palomba pensa di sostituire i voti mancanti con quelli di Rifondazione. Questo è "un pensiero sconcio e offensivo della correttezza e delle più elementari pratiche istituzionali".
Pittalis ha poi elencato quattro ragioni di questa scorrettezza: da Rifondazione che non può essere considerata ruota di scorta, alla maggiore considerazione che merita il dissenso nel Ppi, dal rifiuto di altre componenti ad accettare l'ingresso di Rifondazione in maggioranza, per finire col vincolo suggellato dagli elettori che ha portato Palomba alla Presidenza della Giunta. Il rispetto della volontà popolare impone di rimanere legati alla figura di Palomba, e non sono ammesse alchimie e rimescolamenti. Se la maggioranza è caduta, deve cadere anche Palomba a cui si chiede di prendere atto della situazione per trarne le doverose conseguenze.
Ecco perché non c'è via d'uscita alla crisi, ha detto ancora Pittalis, e se lo scenario attuale non può essere mutato, non si può ricorrere ai voti dei transfughi.
Pittalis ha quindi rivolto una critica all'on. Randaccio che "passa disinvoltamente dall'opposizione al consenso della Giunta", con l'aggiunta che Rinnovamento si è distinto, anche oggi, con posizioni differenti.
Pittalis ha poi affermato che l'opposizione non vuole governare se non con il suo programma e con i suoi uomini, e non farà mai strada comune con "i padrinati, le rendite di posizione ed i ricatti politici". Oggi non si vedono soluzioni alternative, perché questa non è una crisi di gestione, ma di sistema, una crisi di "partiti non rappresentativi di nessuno, se non di logiche marcescenti".
Dopo una citazione sulla codardia dall'Amleto, Pittalis ha ribadito l'ipotesi di scioglimento del Consiglio a successive nuove elezioni con una nuova legge elettorale, senza il ballottaggio a tre, il "trilottaggio". Il tempo necessario per sciogliere il Consiglio ed indire nuove elezioni sarà certamente minore di quello che occorrerà per risolvere questa crisi e le altre alle quali certamente si andrà incontro.
Pittalis ha concluso affermando che questo è l'unico modo per ridare dignità alle istituzioni.

 


I lavori del Consiglio proseguiranno
sabato 31 maggio alle ore 10.

 

Alla pagina delle sedute dell'Assemblea