Nota stampa
della seduta n. 200 antimeridiana del 29 maggio 1997
Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Milia.
Dichiarazioni del Presidente della Giunta
sull'attuale situazione politica.Il apertura di seduta il Presidente ha comunicato che è pervenuto un ordine del giorno a firma Murgia e Sassu con il quale si chiede di dare mandato al presidente Palomba per una verifica tendente all'ingresso di Rifondazione nella maggioranza.
Gli interventi sono stati aperti dall'on. Demontis (Misto) il quale ha ricordato che in occasione dell'ultima crisi di Giunta aveva previsto un'ulteriore crisi quale quella attuale. Questa Giunta "è morta per puri interessi clientelari e partitocratici", ha detto, come del resto avvenuto nelle precedenti Giunte.
Per Demontis, i sardisti, anziché proporre riforme, "propongono vere e proprie controriforme" come ha dimostrato la vicenda delle incompatibilità, prima approvate e poi abrogate. La verità è che la coalizione non ha nessun "collante" che la tenga unita, e si ricorre ai singoli consiglieri quando manca qualche voto.
Demontis si è chiesto come è possibile per lui votare a favore di questa Giunta dove siedono due Assessori sardisti che avevano avuto il suo aiuto prima della sua espulsione dal gruppo PSd'Az.
Secondo Demontis, la Giunta ha operato contro i sardi e la Sardegna, anzi, addirittura quella che doveva essere una "Giunta di raffreddamento ha ibernato il Consiglio". Per di più questo esecutivo non ha fatto niente per inserirsi nel processo di riforma federalista dello Stato; anzi, la proposta di D'Onofrio è più avanzata di quella partorita dalla Commissione speciale presieduta da un sardista e di quella poi votata dal Consiglio.
Dopo aver criticato il voto segreto, ammesso solo se "ci si deve difendere dalle vendette della partitocrazia", Demontis si è soffermato sulle carenze della proposta D'Onofrio per quindi giudicare totalmente negativa l'iniziativa della Giunta sulla lingua e sulla cultura sarda.
Anche per la vicenda del metano il giudizio di Demontis è stato negativo, perché la Sardegna è destinata a diventare "stazione di servizio" per fornire energia pulita alle altre Regioni. Il vero problema, oggi, è rappresentato dal "che fare", mentre si cerca di terrorizzare i consiglieri con l'ipotesi di scioglimento del Consiglio, ipotesi intimidatoria da respingere totalmente.
Per Demontis, dalle dimissioni della Giunta può nascere un nuovo e più forte esecutivo con una maggioranza che superi, se necessario, le formule precostituite con alleanze su obiettivi programmatici.
Demontis ha poi proposto che Palomba, il quale risulta il più indicato a fare il Presidente, individui priorità ed emergenze, ed a questo proposito ha ricordato le proposte di Sardigna Natzione, per poi definire precise scadenze, scegliendo un'efficiente squadra di Assessori al di fuori del "manuale Cencelli" e delle alchimie partitiche, e quindi riprendere il "ruolo di Presidente assegnatogli dai sardi", eliminando gli "Assessori-califfi" per dare un vero ed effettivo governo alla Sardegna.Secondo le opposizioni, ha detto l'on. Pietro Fois (Patto) incominciando il suo intervento, il presidente Palomba avrebbe dovuto ammettere la sua totale incapacità a guidare la Giunta regionale e la coalizione che la sostiene. Ciò che è stato fatto da questo Governo, che sia poco o molto, non ha importanza; i dati forniti sono falsi e le cifre manipolate: questa è l'opinione del Polo, opinione che non è condivisibile nel metodo e nei contenuti. Come non è accettabile neppure il comportamento delle opposizioni in occasione dell'occupazione dell'aula consiliare: si è sfruttato un incidente di percorso per farne un casus belli.
A parere di Fois, il Polo avrebbe dovuto far valere il suo ruolo con altri metodi, dimostrando in primo luogo di essere migliore degli avversari e di essere maturo per un'alternanza bipolare. Si è invece arrivati alla bagarre politica che è inevitabilmente scivolata sui problemi della spartizione delle poltrone. "Ma a tutti, ha detto Fois accoratamente, io voglio ricordare che siamo qui per spirito di servizio, avendo rinunciato al nostro lavoro, agli hobbies ed alla famiglia; lo è il presidente, lo è la Giunta, lo siamo tutti noi consiglieri, e di questo non ci vergogniamo né dobbiamo arrossire". Si dovrebbe invece vergognare, ha aggiunto Fois, chi ripropone i soliti stagnanti temi sull'improponibilità della persona del presidente o chi agita fantasmi inesistenti avendo paura di confrontarsi con gruppi considerati estremisti e perciò da emarginare.
Le battaglie si vincono, ha aggiunto Fois, con serie argomentazioni e sui programmi, dialogando o confrontandosi con tutti coloro che democraticamente hanno ottenuto un mandato dal popolo.
Fois ha poi detto che la difficoltà del momento non deve far soccombere chi è investito di un compito rappresentativo, se mai lo deve spronare a ritrovare maggiori forze per superare la fase critica. Oggi si sta cominciando a vedere la luce dopo un periodo, tragicamente buio, peraltro ereditato da decenni di pessima conduzione della cosa pubblica.. Anzi, questo "è il momento in cui si deve rimanere dentro le istituzioni senza farsi travolgere dagli eventi; le scuse politiche di chi non si riconosce nei programmi della destra o della sinistra (l'accenno era diretto al consigliere Fantola) non sono sufficienti per farci capire con chiarezza i rispettivi ruoli ed obiettivi, chi siano veramente e dove vogliano andare".
Fois ha quindi parlato del suo gruppo, attraversato oggi da una difficile fase di transizione. "Stiamo vivendo traumi, ha detto, che ci costeranno travagli e scontri, tuttavia questa situazione deve portarci ad una metamorfosi produttiva di idee e di fatti concreti".
Infine, rivolgendosi a Palomba, Fois ha affermato che bisogna garantire un quadro di governo che preveda una vita duratura della Giunta e della maggioranza senza prospettive di sfaldamenti incontrollabili ed evitando situazioni rabberciate. "Se così sarà, ha concluso, otterrà la mia piena fiducia"."E' giusto che in presenza di uno scontro politico i consiglieri regionali occupino lAula consiliare?" Lo aveva chiesto, agli esponenti del centro-destra, il consigliere Ghirra. La stessa domanda è stata riproposta dall'on. Cugini (Progr. Fed.), il quale ha invitato tutti, consiglieri ma anche giornalisti, ad un attento riesame della situazione. Il prestigio delle istituzioni, con queste manifestazioni, viene minato, forse si sminuisce agli occhi dell'opinione pubblica la credibilità della stessa classe politica isolana. Invece, il livello del dibattito politico deve riacquistare tono.
E Cugini ha ricordato come il confronto debba essere di alto livello, come tra le parti debba riprendere un dialogo sereno e costruttivo. I partiti, le forze politiche devono però rispettare le regole della democrazia, anche per cominciare a costruire in Sardegna l'Ulivo, la nuova "aggregazione" che, nell'Isola, ancora non cè.
Ma si deve tenere ben presente, ha ricordato Cugini, che la maggioranza, anche quella interna ai partiti, ha i numeri ed il compito di decidere e di governare. La minoranza, anche quella esistente all'interno delle diverse forze politiche, ha il compito di attrezzarsi a stimolare la maggioranza ed a sostituirsi ad essa, con i metodi ed i modi previsti dalle regole della democrazia.
Cugini si è poi soffermato su alcuni particolari aspetti della vita politica regionale. La coalizione di centro-sinistra, infatti, deve essere in condizioni di operare in modo coerente ed organico. L'Ulivo deve prendere piede con chiarezza di posizioni, con trasparenza di intenti. In Sardegna occorre, certamente, cambiare le leggi elettorali, e questo è un provvedimento sul quale si deve lavorare con serietà e coerenza, nel pieno rispetto dei ruoli e delle diverse posizioni politiche. La vita della Regione, le scelte politiche del Consiglio devono essere caratterizzate da grande chiarezza. Il centro-sinistra deve rafforzarsi; deve mettere a punto programmi e progetti politici di grande respiro, ma non può accordarsi con le opposizioni. Il confronto, quindi, deve essere "serrato ma sereno; senza cedimenti". Il centro-sinistra deve portare avanti le sue scelte, la destra deve portare avanti le sue, ma tra i due poli non possono esserci "accordi pasticciati".
Esaminando l'attuale situazione politica, Cugini ha sottolineato come tutte le forze politiche sono contrarie ad una crisi al buio, che aggraverebbe ulteriormente la grave situazione dell'Isola. Dalla crisi si può e si deve uscire e Rifondazione Comunista, per le sue tradizioni e peculiarità, è in grado di dare un grande contributo alla realizzazione dei programmi, anche aggiornati, della coalizione di centro-sinistra.
Per dare però risposte concrete, secondo Cugini, l'azione politica deve essere "unitaria". Devono rientrare, quindi, le polemiche, le divisioni. Le comuni esperienze, democratiche e progressiste, devono portare ad una reale ricomposizione dell'alleanza di centro-sinistra e sardista, che gli elettori sardi hanno indicato come l'unica capace di dare risposte concrete ai bisogni della gente.
Il Consiglio, spesso, ha affrontato temi di grande importanza ed, in alcuni casi, maggioranza ed opposizione hanno trovato posizioni comuni. Per Cugini, quindi, dall'attuale situazione si può uscire se tutti, pur nella distinzione delle posizioni politiche e dei ruoli, si sforzeranno di agire con coerenza e chiarezza, in questi ultimi due anni, operando per il rilancio e la rinascita della Sardegna.Il dibattito svolto finora, ha affermato l'on. Obino (Progr. Fed.) ha evidenziato l'esigenza di un confronto che riporti alle origini la coalizione di centrosinistra, nata come un laboratorio politico. Si doveva operare un taglio con i vecchi metodi di governo, con la consapevolezza che senza un profondo processo di riforma della Regione non sarebbe stato possibile attuare il progetto politico. Dopo due anni occorre dire che non si sono raggiunti i risultati sperati, anche se i processi di riforma sono stati avviati.
Occorre individuare, ha aggiunto Obino, chi si oppone al processo di riforma che investe tutti i settori dell'economia e dell'amministrazione regionale. Le forze politiche si devono rendere conto dei ritardi rispetto ai processi di crescita della società e questa è una delle cause delle difficoltà del governo regionale. Nell'interesse dei sardi, la coalizione di centrosinistra deve ritrovare compattezza, mentre la Giunta deve ritrovare collegialità unita al collegamento col Consiglio. Solo così si potrà avviare una nuova fase politica con l,allargamento della maggioranza a Rifondazione. Senza una nuova fase politica la crisi non si potrà superare.
Obino ha concluso ricordando l'importanza delle ricadute economiche e sociali dei finanziamenti comunitari nelle diverse zone della Sardegna: è necessario però che si raggiunga un equilibrio diffuso sul territorio, con correzioni rispetto al passato."Il dibattito, in questa assemblea spesso indicata al dileggio dellopinione pubblica, si è sviluppato con grande dignità, con grande tensione politica. Un dibattito, quindi, che rende giustizia alla serietà dell'Assemblea regionale sarda": l'on. Murgia (Misto), ha preso lo spunto da questa considerazione ed ha auspicato un maggiore coinvolgimento anche degli intellettuali e dei gruppi politici nel dibattito in atto, dibattito che dovrebbe allargarsi alla gestione del potere della cosa pubblica, anche per capire quali sono le distorsioni presenti nel sistema regionale, che portano ad un alto grado di rissosità, che esplode quando si parla di nomine e di indicazioni per i posti di governo o di sottogoverno.
Forse, ha aggiunto Murgia, rissosità e polemiche sono legate al fatto che "si è in mezzo al guado" per ciò che riguarda le riforme. Si è, infatti, fatto qualcosa, ma c'è ancora molto da fare. La situazione è forse aggravata da una certa fragilità istituzionale e dalla fine del collaudato "sistema dei partiti". Le nuove forze politiche, infatti, non hanno ancora strutture consolidate e funzionanti. Quindi, troppo spesso il posto di potere nell'amministrazione pubblica permette di acquisire potere all'interno della nuova organizzazione partitica, e viceversa.
Un altro elemento di instabilità è stato indicato da Murgia nell'eccessiva "centralità della Regione, che controlla di fatto tutta la vita e l'attività economica e sociale dei sardi". Esaminando gli aspetti particolari di questa strana situazione, Murgia ha affrontato il problema delle scelte dei rappresentanti della Regione nei diversi organismi, e si è chiesto con quali mandati e con quali indicazioni vengono nominati, appunto, questi rappresentanti.
"Non mi interessa chi sarà il presidente della Fondazione bancaria, ha aggiunto Murgia, mi interessa conoscere il mandato che gli sarà affidato e quali sono le scelte politiche,, in materia di credito, fatte dalla Regione". Il credito, infatti, è un settore strategico, e le scelte di politica creditizia devono essere fatte proprio dalla Regione.
Murgia ha quindi affrontato il problema dei poteri forti, ricordando come i condizionamenti esterni, i "controlli su larga parte della società sarda" hanno nomi e cognomi e sono ben noti.. Murgia ha ricordato, infine, la necessità di porre rimedio al "vulnus" aperto, dopo le elezioni regionali, con l'esclusione di Rifondazione Comunista dalla coalizione di governo. Occorre, quindi, allargare la maggioranza a R.C., per mettere a punto un serio programma di governo da attuare e portare a compimento, in questa seconda fase della legislatura. Un programma concreto, che affronti le emergenze e le riforme.
Proprio per giungere ad una soluzione dell'attuale crisi, con il collega Sassu, Murgia ha presentato un ordine del giorno che può favorire un accordo politico più ampio ed una veloce soluzione della crisi.Premesso che rifiuta decisamente le accuse mosse dalla sinistra d'aver aggredito le istituzioni in occasione dell'occupazione dell'Aula consiliare, l'on. Floris (F.I.) ha affermato che si sta verificando il contrario e cioè che il Polo è oggetto di aggressione da parte della maggioranza la quale, "con l'aria di voler insegnare" vuole convincerci che stiamo sbagliando e che la via per migliorare le condizioni politiche ed economiche della Sardegna è quella della continuità con il passato.
Floris si è poi soffermato sulla situazione di sgretolamento della maggioranza e sulle difficoltà che essa incontra rispetto alla compattezza del Polo delle libertà. Dopo aver svolto una rapida analisi dello stato di salute dei vari schieramenti che compongono la maggioranza, l'esponente di F.I. si è soffermato nell'esaminare tutte le grandi "incompiute" della Giunta Palomba, nella quale occorrevano scelte coraggiose e prioritarie che sono invece venute a mancare: energia, trasporti e continuità territoriale, risorse idriche, piano telematico, credito, zona franca, rischio di perdere la specialità, turismo e master plan, ecc. Ma "l'unica azione certa del governo regionale è stata quella di aver dato fiato all'assistenzialismo".
Riguardo ai motivi politici della crisi, Floris ha affermato che il presidente Palomba è ancora intrappolato ed immobilizzato da quei poteri forti che lui stesso aveva denunciato. Ed ha concluso: "Lei, presidente Palomba, ci ha sollecitati al senso di responsabilità per evitare una crisi al buio che sarebbe deleteria per la Sardegna, ma io ritengo che sia meglio una crisi al buio che non un governo al buio".Ultimo intervento della mattinata quello dell'on. Randaccio (Misto) il quale ha annunciato "di avere l'onore di rappresentare, in questo Consiglio, con gli onorevoli Loddo e Pietro Fois, il movimento politico di Rinnovamento Italiano". L'intervento, molto lungo ed articolato, ha toccato dicversi punti.
E' sbagliato addossare al presidente Palomba tutte le responsabilità del momento: a risolvere la situazione, ha detto Randaccio, non concorrono le critiche sterili e gli atteggiamenti folcloristici dell'opposizione nè tanto meno le accuse che provengono dalla stessa maggioranza. Ipotizzare l'apertura a R.C. o l'anticipato scioglimento del Consiglio sono percorsi semplicistici e superficiali che non fanno onore alla capacità di analisi politica delle forze consiliari.
Per Randaccio è necessario un approfondimento per individuare le vere cause della crisi, le quali, a suo parere, sono da ricercare nella mancanza di una democrazia dell'alternanza fondata sulla dialettica bipolare, nell'incapacità dell'Ulivo di confrontarsi con le altre forze della maggioranza e di superare culture e posizioni differenti, per giungere ad una convergenza sull'azione di governoed infine alla posizione dominante del PDS nei confronti delle forze moderate.
Secondo Randaccio la strada per "normalizzare" la situazione non può essere quella dell'apertura a R.C. perchè ciò comporterebbe uno scivolamento ulteriore verso la sinistra.
A questo puntoRandaccio ha esposto una sua diagnosi sulle opposizioni scatenando le reazioni di A.N. e di F.I., al punto che il Presidente Milia è stato costretto a sospendere la seduta per alcuni minuti. Alla ripresa Randaccio ha ripreso le sue considerazioni su F.I. "lontana dall'aver risolto i suoi problemi, ha detto, e dall'aver individuato una linea politica" e su A.N., "un partito non credibile come forza di governo e che non riesce a scrollarsi di dosso i comportamenti di partito condannato a vita all'opposizione". Queste le cause, ha aggiunto, per cui il Polo delle libertà non è stato nè è capace di elaborare una proposta alternativa.
Accennando alle possibilità di uscire dalla crisi, Randaccio ha affermato che è necessario assicurare un governo alla Sardegna costruendo per la nostra I'sola un modello originale. L'obiettivo è quindi quello di completare la legislatura con il rafforzamento del blocco moderato all'interno della maggioranza, nella quale non devono esistere posizioni dominanti ed altre più deboli. Per ottenere questo equilibrio è però necessario un forte patto che preveda momenti di concertazione fino alla fine della legislatura.
Randaccio ha quindi svolto una sintesi degli obiettivi politici del movimento di Rinnovamento Italiano in campo nazionale, tra i quali la crescita della cultura del bipolarismo e la formazione del Polo liberaldemocratico, che devono tradursi nell'ambizioso progetto di costruire l'alternativa all'Ulivo da parte delle forze democratiche moderate del centro.
"Mancano due anni alla fine della legislatura, ha concluso Randaccio, e si ha il tempo per decidere, riflettere e ricercare le alleanze che consentano la governabilità della Regione".
I lavori del Consiglio riprenderanno
nel pomeriggio alle ore 16,30