Nota stampa
della seduta n. 199 pomeridiana del 28 maggio 1997
Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Selis.
Dichiarazioni del Presidente della Giunta
sull'attuale situazione politica.Gli interventi sono stati aperti dall'on. Concas (R.C.), per la quale le crisi di Giunta sono dovute ai litigi per la spartizione del potere. Oggi non ci sono più i mezzi per governare, ma sbaglia chi pensa che il tutto si riduca a semplice aritmetica. La politica non è aritmetica, ma vuole dire risolvere i problemi. In questi tre anni, ha aggiunto Concas, i problemi si sono aggravati, primo fra tutti quello della disoccupazione.
Spesso Palomba, rivolgendosi ai disoccupati, ha proseguito Concas, li ha invitati alla rassegnazione ed a proporre soluzione. Ma anche la proposta di R.C. è stata bocciata; è mancato un piano di sviluppo per la piccola e media impresa, per i trasporti, per la sanità. Palomba non può dire che cè il consenso dei sindacati, i quali invece hanno annunciato uno sciopero contro questo governo regionale.
Per Concas la crisi non può essere evitata, mentre le elezioni anticipate richiederebbero tempi lunghi. L'unica soluzione è data dalle dimissioni di Palomba, un atto dovuto e dignitoso. Ma Palomba non si vuol dimettere perché il suo partito privilegia l'ipotesi del premierato forte.
Concas ha poi affermato che un coinvolgimento di R.C. può avvenire solo se la Giunta si dimette. Dopo aver ricordato che Palomba è presidente grazie anche ai voti di R.C., Concas ha concluso affermando di non voler avere a che fare con chi "pecca di irresponsabilità".Il Consiglio, l'intera società sarda e nazionale attraversano un grande momento di difficoltà. Difficoltà esistono all'interno della stessa maggioranza, nei rapporti tra la Regione e lo Stato; difficoltà tra la classe politica e la società civile, difficoltà che sembrano insuperabili. Come può agire, quindi, la classe politica sarda in questa situazione? Se lo è chiesto l'on. Lorenzoni(Ppi), il quale ha chiesto chiarezza agli esponenti di questo Consiglio e di questa maggioranza. Si parla troppo spesso di "poteri forti", esterni all'Assemblea regionale, che ne condizionano scelte e decisioni. Non è più possibile nascondersi dietro questo schermo. E' tempo di conoscere i nomi di questi poteri forti e chi sono i consiglieri regionali, condizionati da questi poteri forti, che ne realizzano programmi e direttive.
Dalle attuali difficoltà, comunque, per Lorenzoni si può e si deve uscire con un grande sforzo, ridando valore ed autorevolezza al Consiglio, l'unica istituzione all'interno della quale i partiti, le diverse forze politiche, devono esercitare il loro ruolo, che è appunto quello di elaborare proposte e progetti politici, da realizzare nell'esclusivo e superiore interesse dei cittadini. Questa maggioranza, quindi, deve trovare al suo interno la forza necessaria per proporre grandi scelte politiche; deve essere in grado di dare risposte concrete ai cittadini; di proporre soluzioni ai gravi reali problemi con i quali sono alle prese tutti i sardi.
Lorenzoni si è anche soffermato sui problemi di alcuni particolari settori, quali quello agricolo, della piccola e media industria, dei trasporti. Occorrono scelte e decisioni immediate, per dare risposte concrete agli agricoltori, ai rappresentanti sindacali, che hanno annunciato, per i prossimi giorni, clamorose manifestazioni di protesta. Mancano, infatti, iniziative concrete e per il settore agricolo, ad esempio, i finanziamenti sono decisamente inferiori a quelli degli altri comparti. Eppure si continua a parlare di assistenzialismo in agricoltura, nonostante la realtà sia ben diversa. Serve, quindi, un aggiornamento di questo progetto politico, che tenga conto delle reali esigenze della società sarda e sappia intervenire, con coraggio e tempestivamente, per superare le gravi difficoltà che caratterizzano l'attuale momento sociale ed economico.L'intervento dell'on. Frau (A.N.) è stato caratterizzato da una serie di appunti mossi al gruppo dei pattisti ed in particolare al suo presidente Bruno Dettori, "colpevole di mancanza di coerenza" per aver di recente accettato una possibilità di confronto con i comunisti di Rifondazione, dopo aver sempre sostenuto la totale incompatibilità delle posizioni dei due schieramenti.
Frau aveva esordito con un netto rifiuto delle accuse di antiparlamentarismo indirizzate al Polo dal consigliere Ghirra: "Non siamo noi a voler deligittimare le istituzioni, ha detto, con questo dibattito, da noi voluto, A.N. sta restituendo prestigio al Consiglio regionale". Per Frau A.N., con Fiuggi, si è trasformata in una destra europea, e non ha alcunché da invidiare alle altre forze democratiche del Paese. Se mai, ha aggiunto, è stato il centrosinistra ad attentare alla serietà delle istituzioni ed alle regole della democrazia nel momento in cui, pur non avendo i numeri, continua nel voler governare la Sardegna.
Dopo aver espresso critiche alla Giunta ed aver ripercorso il "caso Palomba" dalla formazione della prima Giunta nel lontano 1994 ad oggi, Frau si è soffermato sugli scenari che si vanno profilando all'orizzonte della politica regionale dopo il dissidio dei quattro consiglieri del gruppo popolare. E a questo punto che si è rivolto al presidente dei pattisti per ricordargli, citando vari passi di discorsi e di lettere, le sue posizioni oltranziste nei confronti di Rifondazione comunista. "Ci spieghi Dettori perché ciò che non era possibile ieri è possibile oggi", ha detto. E' troppo comodo parlare di responsabilità verso il popolo sardo quando non c'è più niente da fare. Ora siete voi i responsabili per non aver preso atto dell'errore della scelta operata nel '94, per aver continuato nell'errore e per non voler uscire da questa coalizione in omaggio allo spirito referendario al quale vi siete sempre appellati".
Frau ha concluso affermando che da parte di A.N. non vi sarà mai un sostegno alla Giunta Palomba e che necessità vuole che la crisi venga superata per ridare un governo nuovo alla Sardegna. Comunque, "ogni ulteriore rinvio sarà foriero di nuovi guasti".Per l'on. Secci (Ppi) sarebbe stato preferibile potersi dichiarare soddisfatto di una maggioranza: invece ci si trova nella condizione di dover confermare a Palomba ed alla sua Giunta la necessità delle dimissioni, per il bene della Sardegna.
Secci ha rivendicato il coraggio delle proprio convinzioni, e oggi ci vuole coraggio per cambiare rotta ed evitare il tracollo del centrosinistra. Dopo aver rivolto critiche all'informazione che, a parere di Secci, non riporta fedelmente il pensiero di molti politici, ha negato qualunque intenzione di cambiare formazione, difendendo però il diritto al dissenso. Questo atteggiamento, ha proseguito Secci, è nato da tanti fatti. Alla base c'è l'assenza di un patto politico che impegnasse tutti. E' facile per qualcuno dire che ci sono i sabotatori o che chi dissente lo fa per motivi poco nobili.
Secci, per il quale è necessario dare una sterzata netta al passato, ha ricordato le vicende legate alle precedenti Giunte regionali, quando circolava un elenco di probabili assessori, poi cancellati per far posto ad altri. Oggi occorre cercare in fretta una strada giusta. Il progetto politico del centrosinistra non è sbagliato, ma occorre cominciare a dare ai sardi le risposte che essi attendono. Fino ad oggi le risposte non sono state adeguate, perché ci si è arenati su tutti i provvedimenti importanti.
Dopo aver espresso dubbi sulla possibilità di cambiare tutto ed in tempi brevi, Secci ha proseguito affermando che comunque alle intenzioni non sono seguiti neanche i piccoli fatti. Il sistema regionale è governato per la normale amministrazione, con l'accumulo di debiti. Se non si possono raggiungere gli obiettivi ambiziosi, allora occorre dirlo con chiarezza e assumere comportamenti più seri. Esiste il paradosso che i Consigli di Amministrazione scaduti hanno rinnovato gli amministratori di società collegate. Ma dove sono gli impegni assunti dalla Giunta?
Nell'economia della Sardegna c'è una serie di problemi che danno senso dell'inadeguatezza di questa Giunta, ha aggiunto Secci che poi ha contestato alcuni dati della relazione di Palomba. La Sardegna ha la "maglia nera" delle infrastrutture, frutto di un'eredità che viene da lontano; nonostante si dica che occorre privilegiare le piccole e medie imprese, i dati dellUnioncamere dicono che la Sardegna è all'ultimo posto per la nascita di nuove imprese, mentre detiene un triste primato per la criminalità.
Si è detto che occorre accelerare la spesa, ma i risultati sono insoddisfacenti. La Sardegna ha speso appena il 10% dei fondi comunitari. Ci vuole un nuovo piano generale di sviluppo più dinamico, ha aggiunto Secci che ha poi espresso dubbi sulla programmazione negoziata.
Ecco perché, ha detto ancora Secci, nasce l'insoddisfazione, per tanti motivi e non per uno solo. E a Palomba molti consiglieri regionali hanno segnalato il deteriorarsi della situazione. Ma lui ha preferito trincerarsi dietro "l'unanimità della Giunta" a proposito della nomina per la Fondazione del Banco di Sardegna. Palomba ha quindi la responsabilità di queste scelte, e questo non fa ben sperare per il futuro.
Rivolgendosi direttamente a Palomba, Secci ha affermato che le critiche echeggiate in questi giorni in Aula sono il segno di un malessere profondo. All'interno del Consiglio esistono alternative allo scioglimento, ed anche se questa classe politica ha difficoltà, al suo interno c'è la voglia di partecipare al progetto per il nuovo sviluppo; allora occorre uno sforzo, usando anche il dissenso per cercarne le cause, per individuare le potenzialità della maggioranza. Ma oggi Palomba deve fare una scelta coraggiosa e dignitosa, anche se non è possibile un nuovo esecutivo da lui presieduto.
Questa Giunta e questo Presidente sono il frutto della mediazione tra quattro progetti politici diversi. Ma oggi o si prende atto con coraggio che è finito il tempo di una partita e che è necessario cambiare i giocatori, o fra pochi giorni si sarà nuovamente punto e a capo. Secci ha concluso invitando Palomba a dare le dimissioni ed a lasciare al Consiglio la possibilità di trovare altre soluzioni."Il Consiglio è in condizione di procedere ad un espianto d'organo. Perché il Consiglio è di fronte alla morte accertata di questa maggioranza. Quindi, anche cambiando squadra ed allenatore non sarà possibile ridare vita a questa coalizione". Da questa diagnosi è partito l'on. Marracini (F.I.), per sottolineare il completo scollamento di una "squadra di diversi tenuti insieme dal potere". Il potere, però, non riesce a tenere in vita questa squadra che non appare "più in grado di governare".
Per Marracini, quindi, si deve procedere all'espianto dell'organo, per poi procedere allo scioglimento del Consiglio e rimandare tutti a casa. Questa sarebbe certamente una scelta coraggiosa, che permetterebbe di uscire a testa alta da una situazione di grande difficoltà. In quest'Aula, secondo Marracini, non esistono altre possibili maggioranze e Forza Italia non è "disponibile a fungere da stampella per questa coalizione". Andando a casa, con una certa onestà intellettuale, i consiglieri potranno fare un attento esame di coscienza e decidere se presentarsi o meno al giudizio degli elettori
Marracini, quindi, si è soffermato sui rapporti politici esistenti tra la Regione e lo Stato, sull'incapacità politica mostrata dallo stesso presidente Palomba "pronto ad inginocchiarsi di fronte al Governo nazionale".
"Abbia il coraggio di avviare Lei stesso il processo di scioglimento di questa Assemblea, ha concluso Marracini, sarà la prima volta, ma lascerà traccia nei libri di storia".Il dibattito, ha esordito l'on. Paolo Fois (Progr.Fed.), si presentava ricco di spunti interessanti perché era la prima volta che, in seguito alla dissidenza dei quattro popolari, la maggioranza doveva fare i conti con i numeri. Questa situazione nuova ha spinto l'opposizione a sollecitare il dibattito affinché in questa sede si verificasse lo stato di salute della maggioranza e, di conseguenza, si capisse se quella presa di posizione si concretasse realmente in una decadenza della Giunta Palomba. L'andamento della discussione non sembra dover rispondere, almeno fino ad ora, alle domande su tre principali questioni sulle quali si era concentrata l'attesa di tutti.
Secondo Fois, vi sono da sciogliere alcune questioni: se la maggioranza esiste ancora; conoscere le cause del perché questa maggioranza è venuta meno ed infine che cosa di specifico si è prodotto negli ultimi mesi per giustificare la valutazione negativa da parte dei cosiddetti dissenzienti.
Fois ha aggiunto che il dibattito ha tradito l'attesa e per sostenere l'assunto ha ripercorso quanto fino a questo momento è stato detto negli interventi del Polo e dei dissidenti. Per quanto riguarda l'insussistenza dei numeri della maggioranza, ha affermato, ci si è rifatti alle parole dell'on. Usai che aveva fatto rilevare la conferma della mancanza del fatidico 41° voto da parte di un popolare dissidente. Anche sulle ragioni per cui l'alleanza è venuta meno ben poco è stato detto dal Polo. Solo accenni vaghi a nomine e poltrone, i soliti problemi che accentuano la rissosità delle maggioranze.
Secondo Fois anche il modo affrettato con cui è stato presentato l'ordine del giorno, senza lasciare che terminasse il dibattito e si conoscessero le ragioni della crisi, non aiuta a capire la serietà delle posizioni.
Infine la terza questione: che cosa si è detto di specifico sulle manchevolezze della Giunta. Ebbene, ha detto Fois, si sono sentite le solite affermazioni senza alcun specifico riferimento. Neppure i dissenzienti ci hanno aiutato a capire. Marteddu, ad esempio, ha fatto riferimento al rischio che corre la nostra specialità dimenticando però che proprio in questi mesi, con il tavolo delle regole, si sono fatte e si sono dette cose che prima mai si erano fatte o dette.
Insistendo, Fois ha affermato che sono state riconfermate le posizioni di sfiducia per Palomba senza tuttavia specificare le ragioni della crisi: "Quando Marteddu parla di coperchio sollevato, e Secci, accennando al problema della nomina per la Fondazione del Banco di Sardegna, parla di carenza di metodo democratico, ha aggiunto Fois, si stanno dicendo solo belle frasi ma non tali da giustificare una crisi di maggioranza e di governo in un momento delicato per la Sardegna".
Fois si è anche detto convinto che i sardi hanno tutte le ragioni per sentirsi delusi dal dibattito consiliare che era stato voluto proprio perché riuscissero a comprendere le cause di una grave situazione di crisi. "Sarebbe stato meglio, ha detto, evitare il dibattito e limitarsi al solo ordine del giorno ed al voto".
Concludendo, Fois ha annunciato la sua fiducia a Palomba "non avendo trovato elementi specifici che lo spingano a modificare la scelta fatta sei mesi fa. Lasciare la Sardegna senza governo in un frangente difficile quale quello che stiamo vivendo sarebbe davvero da irresponsabili".Rivolgendosi direttamente a Palomba, l'on. Noemi Sanna Nivoli (A.N.), gli ha ricordato che l'Aula, i sindacati ed altre categorie sociali dicono che questa Giunta e questa maggioranza non sono capaci di governare. Per di più il presidente non è più capace di comunicare con il Consiglio e con la maggioranza che lo sosteneva. In altri termini, Palomba ha perso l'autorevolezza. Il Presidente della Giunta, comunque, dovrà dare una risposta. A questa crisi c'è una soluzione che però richiede un'inversione di tendenza nella cultura dell'Ulivo.
Rifondazione, che ha contribuito con il 35 per cento ai voti di questa maggioranza, ha aggiunto Sanna Nivoli, è un azionista che non riscuote gli utili. Ma questa posizione gli va bene anche se in quest'Aula c'è la paura che diventi organica a questo governo, perché polarizzerebbe la coalizione di centrosinistra, depotenziando il centro che perderebbe un suo ruolo visibile.
Per Sanna Nivoli c'è la bizzarria di chi oggi occupa staticamente il centro, opponendosi al cambiamento temuto in particolare dal PDS, "alleato del centro immobile" che ha paura della democrazia dell'alternanza. Se Palomba farà entrare Rifondazione nel governo, allora sarà ricordato come colui che ha reso possibile la democrazia dell'alternanza.La necessità di giungere ad un confronto tra varie forze politiche, per arrivare ad un allargamento della maggioranza, è stato il tema dal quale è partito l'on. Piero Usai (Prog. Fed.), per analizzare l'attuale difficile situazione politica sarda. Fare una crisi per una nomina ad una Fondazione bancaria è un "delitto politico". La crisi di questa coalizione, comunque, non è solo legata alla scelta fatta per una importante presidenza, ma è il risultato di un debole accordo politico fatto quando è nata questa coalizione.
L'attuale maggioranza, secondo Usai, è frutto di un confronto tra diverse forze politiche, che si sono presentate ben distinte e con programmi diversi alle scorse consultazioni elettorali. Parlare di coalizione omologa a quella di Roma è quindi impossibile. Sono troppe le differenze tra i due scenari. La coalizione omogenea, guidata da un premier indiscusso, è il traguardo al quale si deve tendere in Sardegna, ma non si è certamente arrivati a questo obiettivo.
E' il caso, quindi, di avviare subito un confronto con Rifondazione Comunista, ha aggiunto Usai, non tanto per ridare vita al PCI, quanto per raggiungere un concreto accordo che permetta l'elaborazione di un nuovo programma politico, in grado di permettere, in questa seconda parte della legislatura, di affrontare e risolvere i problemi più gravi che condizionano pesantemente la Sardegna. Con una maggioranza più compatta, inoltre, si potranno approvare le diverse leggi di riforma alle quali il Consiglio lavora da tempo.
Concludendo il suo intervento, infine, Usai ha chiesto al Presidente della Giunta di evitare di scaricare continuamente sul Consiglio l'accusa di inefficienza, perché carenze ed inefficienze sono ben lontane dal Palazzo dell'Assemblea regionale.Per l'on. Ladu (Ppi) una settimana non è bastata per sanare la situazione ormai lacerata. Il dibattito in Aula era indispensabile, perché questa è la sede naturale del chiarimento. Il problema della nomina alla Presidenza della Fondazione del Banco di Sardegna è stato come la punta dell'iceberg. Le motivazioni della crisi sono ben altre e diverse. La speranze che i due anni che restano prima della fine della legislatura possano essere utilizzati per il bene della Sardegna ha spinto al chiarimento di fondo che deve diventare la base di partenza per il futuro.
A tre anni dall'insediamento di questo governo, i risultati sono deludenti, ha aggiunto Ladu, che ha poi contestato le critiche e le valutazioni negative nei confronti del Consiglio. Anzi, il Consiglio ha grandi potenzialità e può fare molto; si tratta semmai di vedere come può dispiegare queste potenzialità.
Ci si aspettava molto da Palomba e dalla coalizione di governo, ma le aspettative sono state deluse, per un insieme di responsabilità sulla mancanza di concretezza. Pur riconoscendo che si è raggiunto qualche piccolo risultato, Ladu ha aggiunto che è preoccupante l'atteggiamento del Senato sulla riduzione dei costi energetici.
Se è stato fatto un passo avanti sui grandi temi di importanza strategica come la zona franca, i problemi del lavoro, la riforma della Regione e degli Enti, la politica del credito, la velocizzazione della spesa, le privatizzazioni, il confronto con lo Stato, su questi temi risultati non ce ne sono stati. Eppure sono temi di vitale importanza per la vera rinascita della Sardegna, ha detto ancora Ladu, anche se la politica si materializza spesso sulle piccole questioni che richiedono però risposte precise.
Per Ladu, un esempio è rappresentato dal programma per la Sardegna centrale, bloccato da due anni: i fondi stanziati per il decollo di quelle zone sono rimasti fermi, nonostante le proteste che non hanno però smosso la Giunta. Per di più quei fondi vengono continuamente ritoccati per "piccoli interessi di bottega". Chi sono quindi i "sabotatori"? Chi chiede il rispetto delle regole o chi invece gestisce con arroganza il potere?
Dopo aver ricordato che i Consiglieri sono espressioni di comunità che attendono risposte, Ladu ha accusato Palomba di non essere stato il "regista" di questa Giunta e di aver deluso speranze e aspettative, anche dal punto di vista delle garanzie nei confronti della maggioranza.
La maggioranza aveva 48 consiglieri su 80, ma si sta sgretolando perché non è esistito un vero garante. Se ci sono state defezioni, allora ci devono essere dei motivi. Ladu si è poi soffermato sullo "squilibrio territoriale" di questa Giunta, dove Cagliari prevale, e Palomba deve assumersi anche la responsabilità di non aver tutelato le zone meno rappresentate. Il malessere, comunque, è all'interno della maggioranza, e non può essere rimosso con semplici operazioni aritmetiche. Per Ladu, Rifondazione ha fatto bene a respingere le proposte avanzate per salvare la Giunta.
Secondo Ladu, il Consiglio deve ricomporre una maggioranza capace di affrontare i veri problemi della Sardegna, ed al suo interno esistono risorse e potenzialità da utilizzare. Occorre rigettare l'idea delle persone insostituibili, pur nel riconoscimento dei singoli meriti e delle singole capacità.
Dopo essersi soffermato sui problemi della disoccupazione e della crisi dell'industria, Ladu ha concluso ribadendo la necessità di superare l'emergenza, riprendendo i programmi esistenti, spendendo i fondi disponibili, attivando un serio confronto con lo Stato a difesa della specialità della Sardegna. Palomba ha le sue responsabilità per la situazione che si è creata, quindi deve trarne le conclusioni."E' necessario fare buona politica e saper dire di no al cinismo ed al tatticismo esasperato che spesso ha caratterizzato il nostro operare": sono parole dell'on. Giuseppe Sassu, autosospesosi dal gruppo (PDS) due mesi fa a causa di dissensi interni. E di dissenso ha parlato anche oggi suggerendo al presidente Palomba di non criminalizzare i dissenzienti, che spesso lo sono nel tentativo di svolgere una critica costruttiva e non perché spinti dal desiderio di sfasciare.
Sassu ha anche detto di non condividere la lettura fatta da Palomba dei problemi dell'Isola: i toni trionfalistici stonano, anche se non devono essere sottovalutati sia il lavoro svolto dalla Giunta sia i risultati conseguiti. Tuttavia sarebbe più opportuna una sobrietà nelle valutazioni anche perché sono sotto gli occhi di tutti i drammi della disoccupazione ed il disastro economico della Sardegna.
Entrando nel vivo del problema sollevato dal dibattito consiliare, Sassu si è detto sicuro che una via d'uscita alla crisi si può trovare. Ed ha anche aggiunto che non condivide coloro che agitano come uno spauracchio la possibilità dello scioglimento del Consiglio. E' vero che questa Assemblea ha mostrato limiti rilevanti ma è anche vero che "spetta a noi di uscire dal pantano della crisi": esistono le forze per farlo ed il presidente deve individuarle e coagularle intorno ad un progetto politico ampio ed articolato.
Parlando del ruolo di Rifondazione Comunista, Sassu ha detto che non si può chiedere a quel gruppo di ricostituire i numeri mancanti alla maggioranza senza rimettersi a due regole fondamentali: far prevalere le ragioni dell'alleanza rispetto a quelle di ciascun gruppo e fondare i motivi dello stare insieme in obiettivi nobili e non nella spartizione delle poltrone. "Oggi, ha aggiunto, ci sono le condizioni politiche perché Rifondazione entri a far parte a pieno titolo della maggioranza, come è ancora possibile consolidare la coesione con i popolari. Ma per fare questo c'è il passaggio obbligato delle dimissioni del presidente".
Secondo Sassu bisogna affrontare i pericoli di una crisi, aprire una fase di verifica politica, chiarire i rapporti interni e quindi andare all'azzeramento ed alla contestuale definizione del programma.
Nel suo intervento Sassu ha anche denunciato la non equilibrata ripartizione delle risorse regionali. Da un suo approfondito studio emergono infatti dati sconvolgenti secondo i quali esistono aree fortemente privilegiate grazie a sottrazione di risorse destinate, nelle aree programma, al altri territori.
I lavori del Consiglio riprenderanno
domattina alle ore 9,30