Nota stampa
della seduta n. 198 antimeridiana del 28 maggio 1997

 


Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Selis e quindi dell'on. Milia.

Dichiarazioni del Presidente della Giunta
sull'attuale situazione politica.

Il primo oratore, l'on. Fantola (Misto), ha ricordato che in passato aveva affermato di non poter dare il suo voto di fiducia alla Giunta e che sei mesi fa, poi, aveva ribadito questa posizione in occasione della modifica della maggioranza, diventata politica e non più programmatica. Oggi questa posizione è rafforzata per l'incapacità della maggioranza di aggredire i problemi della Sardegna.
Per Fantola, è mancata la capacità di affrontare anche i "piccoli segmenti di riforma". Dopo aver ricordato il proprio impegno nel movimento referendario, Fantola ha affermato che è necessario battersi per una nuova legge elettorale basata sul maggioritario e sull'elezione diretta del Presidente della Giunta, nellìinteresse dei sardi e della Sardegna.
L'attuale bipolarismo, ha aggiunto Fantola, non è accettabile; manca una proposta liberal-democratica che possa diventare l'alternativa alla sinistra, riscoprendo cultura e valori diversi. Oggi esiste un'unica proposta di governo, rappresentata dal PDS che egemonizza lo schieramento di chi è "necessitato ad unirsi al coro". Cè quindi la necessità di una forza liberal-democratica che rifugga dalle trattative e dai compromessi e che si distingua dalle politiche fallimentari del passato.
In conclusione, ha affermato Fantola, non si può dare fiducia al governo Palomba, così come non avrebbe senso il proprio passaggio nelle fila del Polo.

Intervenendo successivamente, l'on. Boero (A.N.), dopo aver motivato le sue interruzioni avvenute ieri alle dichiarazioni del presidente Palomba con "la spudoratezza di quelle dichiarazioni in merito alla soluzione dei problemi", ha affermato che la colpa del fallimento delle precedenti Giunte è da addebitare a Palomba.
Per Boero, Palomba è il risultato di "un'operazione bulgara" imposta dal PDS e da Rifondazione che hanno voluto un magistrato per soddisfare una pura esigenza elettorale e quando gli "inventori del personaggio si sono accorti del loro fallimento sono nate le crisi", ha proseguito Boero che ha poi criticato le alleanze dell'Ulivo.
"E' una salsa mista della prima Repubblica", ha detto ancora Boero, e Palomba dimostra di non voler pagare le colpe dell"armata Brancaleone" della Giunta.
Boero non ha risparmiato ulteriori critiche al PPI e a Fantola, ricordando come oggi questa situazione abbia aumentato la disoccupazione e la crisi. L'unico regalo che si potrebbe fare ai sardi sarebbero le dimissioni di questa Giunta e dal Consiglio.
Dopo aver difeso i comportamenti della destra, Boero ha condannato i "tradimenti politici", aggiungendo poi ulteriori pesanti critiche a Fantola, al PPI, ai Progressisti ed ai Sardisti; oggi alcuni popolari, ha proseguito Boero, sono preoccupati per le prossime elezioni, mentre non si può trascurare il peso delle organizzazioni sindacali che hanno voluto sempre escludere dalle contrattazioni i sindacati delle destre.
Secondo Boero, l'opinione pubblica comincia a capire questa verità, ma l'opposizione ha la pazienza di attendere il momento in cui potrà sostituire questa maggioranza.

L'on. Casu (F.I.) ha esordito censurando il comportamento tenuto dal Vicepresidente del Consiglio nella seduta del 20 maggio scorso, quando l'on. Zucca non aveva concesso la parola sull'ordine dei lavori al capogruppo di Forza Italia: "non si può mettere il bavaglio alla opposizione. E' un episodio inaccettabile"
Secondo Casu il compito di questa Giunta è stato ed è quello di ricucire situazioni di sfascio. Ed ora si sta già pensando alle prossime campagne elettorali per cui l'unico obiettivo è quello di mantenere a tutti i costi il potere, in tutti i ruoli e attraverso azioni di buon governo, con nomine ed operazioni da condannare.
Alla Giunta, Casu ha imputato il fatto che nell'anno 2000 è ricomparsa in Sardegna la povertà. Ciò è dimostrato dal disastro economico che abbiamo di fronte, con l'occupazione al minimo e con l'emarginazione totale della Sardegna rispetto alle altre Regioni d'Italia.
Casu ha ricordato alcuni casi emblematici dello stato di regressione dell'economia, facendone carico alla Giunta che pure utilizza ingenti risorse per sperperarle in inutili iniziative.
L'oratore si è poi soffermato sulla ripartizione delle risorse nel bilancio per il 1997 ed ha stigmatizzato il fatto che non si sia voluto affrontare in maniera efficace la situazione dei settori viario, agricolo e idrico. In particolare ha ricordato che si sono spesi centinaia di miliardi per la nuova diga del Tirso, di recente inaugurata, ma il bacino non è ancora attivabile perché non è stata costruita, né si sa chi dovrebbe realizzarla, la centrale idroelettrica.
Casu ha infine detto che la Giunta non dà mai risposte alle interrogazioni dell'opposizione. Tuttavia alle minoranze si rivolge quando alla maggioranza mancano i voti in Aula. "Se chiederete al Governo nazionale, noi saremo certamente al vostro fianco, ma non attendetevi nulla da Roma perché i guai dello Stato sono peggiori dei nostri", ha aggiunto, criticando poi il comportamento dei Ministri italiani nella questione dell'ingresso del Paese nella moneta unica europea.
Ritornando al problema del governo della Sardegna, Casu ha affermato che è giunto il momento di cambiare metodo di gestione della Regione e, per concludere, ha voluto rispondere all'attacco al Polo portato ieri dall'on. Ghirra: "Siete voi, ha detto, a distruggere quel po' di buono esistente nella politica sarda e lo state facendo perché vi siete messi da voi stessi sotto assedio: in questa situazione non siete in grado di affrontare, neanche con il buon senso, i più piccoli problemi di quest'Isola".

Periodicamente, il Consiglio regionale è costretto ad occuparsi dello stato di salute della Giunta e della maggioranza che la sostiene. Anche questa volta le opposizioni hanno presentato le loro mozioni per avviare un nuovo dibattito. Per l'on. Falconi, (Progr. Fed.)è un'iniziativa giusta, che dovrebbe servire anche per analizzare le ragioni e le cause del continuo malessere che condiziona la vita politica isolana. Forse le cause del malessere sono da ricercare all'interno delle stesse forze della maggioranza, ma anche quelle di opposizione non sono immuni da colpe. Anzi, gli esponenti delle forze che si autodefiniscono moderate, tali non sono ed hanno portato, nell'Aula consiliare, modi di fare, attività e metodi di lotta che non sono affatto "moderati".
E' necessario svelenire il clima che si è creato, quindi. E Falconi ha chiesto alle forze politiche di superare contrapposizioni frontali e lacerazioni assai pericolose, per riportare all'interno del Consiglio il clima sereno e costruttivo che deve caratterizzare i lavori di ogni parlamento.

Falconi si è quindi occupato dei rapporti esistenti all'interno delle forze della coalizione ed ha richiamato ad una maggiore "coerenza di comportamento" tutti gli esponenti di questa maggioranza. I partiti avevano ed hanno un ruolo, le diverse forze politiche hanno e devono avere la possibilità di esprimere, con chiarezza e coerenza, le loro diverse posizioni. Ma perché preoccuparsi solo della dittatura della maggioranza? Non è preoccupante, forse di più, quella delle minoranze? Perché la nomina di un professore invece di un altro professore a capo di una fondazione bancaria deve favorire profonde lacerazioni, che minano alla base la stessa maggioranza che guida la regione?.
Manca, secondo alcuni oratori, un piano organico di sviluppo, ha concluso Falconi. Ma il Consiglio ha spesso discusso ed approvato piano di governo e progetti programmatici di ampio respiro. Non sarebbe forse il caso di cominciare ad attuare questi programmi, tanto spesso sbandierati, ma troppo spesso ignorati?

Per lon. Marteddu (Ppi), il Consiglio è la sede più trasparente e idonea per discutere della situazione politica. In questi giorni la politica si è caricata di eccessiva teatralità, mentre l'informazione è diventata fondamentalista. Le dichiarazioni di Palomba non hanno portato nuovi elementi convincenti, e le motivazioni della crisi sono state insufficienti. Le ragioni della crisi sono più profonde, e da ciò che ha detto Palomba non si desumono convinzioni ferme e sufficienti.
Oggi si avverte una pericolosa involuzione dei rapporti politici e istituzionali, ha detto ancora Marteddu, e la parola crisi si appaia allo scioglimento del Consiglio, quindi si vogliono esorcizzare i fatti, contrapponendo la durezza del potere alla volontà di risolvere la crisi. Dalle elezioni non è emersa una netta maggioranza; si è allora puntato sulla potenzialità di un progetto di governo tra forze cattoliche e di sinistra. Questa era la strada per rafforzare l'idea del cambiamento, imboccata con profonda convinzione, negando le rendite di posizione. In questa scelta c'è lorigine della presidenza Palomba: coniugare un'indicazione popolare con un serio programma di governo.
Oggi, ha detto ancora Marteddu, si è di fronte al fallimento di queste scelte. Se Palomba ha perso la maggioranza è perché è franato il progetto di governo, con ondeggiamenti e falsi moralismi, dimenticando le pratiche del cambiamento. Si è voluta evitare la fatica di governare con comportamenti limpidi, preferendo gli scambi e i compromessi. Le responsabilità sono precise: presidente e Giunta non rappresentano più la maggioranza, andata in pezzi da tempo, con gli sgretolamenti avvenuti all'interno dei gruppi.
Se l'Ulivo in Sardegna si copre di una "rugiada di leninismo", non risolve i problemi così come non li risolve la rincorsa a Rifondazione. Occorre rimuovere gli ostacoli nel momento in cui la crisi economica è aggravata, con gli apparati produttivi in ginocchio. L'Enichem fugge da Ottana e la Regione non fa niente, segnale di una volontà di non operare. L'emergenza lavoro è arrivata all'allarme sociale, ma questa legislatura rischia di passare alla storia per la cancellazione della specialità.
Secondo Marteddu, mentre si sgretola la maggioranza non serve cercare un punto in più. Si devono cercare le potenzialità del centro sinistra, ricordando che nessuno è indispensabile. E' venuto meno il rapporto fiduciario tra consiglieri e maggioranza e questa deve trarne le conclusioni.
Per Marteddu, il terreno nuovo è quello del rilancio dell'autonomia, per il quale occorre un governo regionale forte e autorevole. Nella coalizione, c'è un gruppo che deve esplicitare il suo ruolo guida, rifuggendo dalle inerzie e dalla ricerca dei rattoppi.
Nei prossimi mesi si può dispiegare una forte iniziativa autonomistica, ha concluso Marteddu, e vale la pena di fare questo sforzo per lottare contro la paralisi della Sardegna.

Per l'on. Locci (A.N.), sarebbe stato più istruttivo ed utile stare ad ascoltare un dibattito interno alla maggioranza, perché è nella maggioranza che si sono avuti i problemi, fino ad arrivare ad un governo privo della maggioranza e come tale incline a forme di autoritarismo. E se così è la democrazia ci insegna che in questi casi è necessario ritornare alle urne: "voi della maggioranza, ha detto, state chiedendo alla Sardegna di essere governata da una compagine che non ha maggioranza e mi pare che questo comportamento non sia in armonia con le regole della democrazia".
Non intendendo ridurre il suo intervento al "Palomba si, Palomba no", Locci ha detto che se si imposta il discorso in questo modo si sbaglia di grosso. Riferendosi poi alla lettera del Presidente del Consiglio ed all'articolo del coordinatore regionale del Ppi apparso ieri sulla stampa, Locci ha affermato che dalla prima si evince l'estrema precarietà in cui versa la società sarda e dal secondo emerge che la trasversalità (di cui parla Maninchedda) non poteva non portare ad un dibattito politico.
Locci ha quindi affrontato alcuni temi sui quali la Giunta si era impegnata ad incidere profondamente. Il turismo, ad esempio. Non si sono visti provvedimenti tendenti a mettere in raccordo l'agricoltura, l'artigianato ed i trasporti con lo sviluppo del turismo. Parlando della legge sui centri storici, Locci ha detto che la legge si è bloccata in Commissione quando si è dovuto decidere sui "laboratori", cioè quando sono entrate in ballo le nomine dei professionisti che dovranno elaborare i piani di ristrutturazione. Sempre, all'origine, esistono questioni di affari e di interessi.
Riprendendo il filo politico del suo intervento, Locci si è chiesto se questo Consiglio sia in grado di autoriformarsi ed ha aggiunto che nell'Assemblea "esistono i cialtroni che temono qualsiasi riforma, ma anche le emergenze per arrivare alle grandi riforme". Riforme che sono comunque ben lontane dall'essere avviate. A Fantola, che aveva detto di aver abbandonato la sponda del centro sinistra, Locci ha indicato un'altra via, quella della liberaldemocrazia, presente in qualche modo nel Polo, in quanto essa porta al bipolarismo che impone la scelta di sapersi schierare: "Hai detto che sei centrista, ma questo non si sposa con il bipolarismo ed il presidenzialimo". Ciò non toglie che esistano le possibilità concrete perché tra Fantola ed il Polo si possa instaurare un dialogo, al di là del "Palomba si, Palomba no" e solo nell'interesse generale della Sardegna.

La legislatura, evidentemente, è giunta ad una fase cruciale. Occorre, quindi, un approfondito esame di ciò che è avvenuto in questi anni ed il giudizio, secondo l'on. Amadu (Misto-CDU), è chiaro e netto: il completo fallimento dell'esperienza politica dellUlivo, della maggioranza che governa la Regione.
Il fallimento di questa esperienza è chiaro ed accertato. Ed i sardi, ha proseguito Amadu, pagheranno pesantemente questo grave insuccesso politico. Anche perché non esiste una situazione chiara, che permetta di capire dove si vada e quali soluzioni vi possano essere per uscire dalla crisi. Le polemiche e le lacerazioni, infatti, si registrano all'interno degli stessi partiti e tra le diverse forze politiche. Senza parlare delle tensioni esistenti anche all'interno della Giunta regionale, con veti e controveti che paralizzano la stessa "vita ordinaria" dell'esecutivo.
Se non si riesce a governare la semplice attività politica ordinaria, ha aggiunto Amadu, come si può affrontare la grave e drammatica crisi che condiziona la vita della Sardegna? Amadu ha poi ricordato come fosse prevedibile ipotizzare simili contrasti, perché le divisioni esistenti tra le diverse forze politiche erano ben note ed assai chiare sian dallo stesso momento elettorale. La scarsa omogeneità della maggioranza, tra l'altro, non permetterà di affrontare i nuovi, gravi, problemi politici che si affacciano sullo scenario regionale.
Come potrà l'esecutivo regionale, rispondere agli agricoltori, agli allevatori, ai sindacati che protestano e chiedono interventi urgenti ed immediati? Forse la Giunta guiderà la protesta dei sardi contro se stessa; ormai non cè più da meravigliarsi di nulla. Ma l'emergenza non si può affrontare con queste iniziative poco convincenti.
Per dare più forza alla sua azione, ha aggiunto Amadu, il presidente Palomba ha ora sollecitato l'aiuto di Rifondazione Comunista. Ma se gli esponenti di quel partito entrassero a far parte della maggioranza,, quali reazioni si avrebbero negli altri gruppi? Pur nel rispetto della serietà e grande responsabilità, che ha caratterizzato e che caratterizza l'azione politica di R.C., esistono profonde differenze ideologiche e politiche, che rendono difficili particolari alleanze.
La situazione è sempre più difficile, ha proseguito Amadu, ed è necessaria una Giunta, una coalizione, efficiente ed in grado di proporre un nuovo programma di sviluppo. Questa coalizione, da troppo tempo, non governa e non opera. Palomba si sarebbe dovuto dimettere da tempo, proprio per la sua incapacità politica di guidare e coordinare la sua maggioranza.
Ora non è più possibile andare oltre, ha concluso Amadu, ed il presidente Palomba deve trarne le necessarie ed opportune conclusioni rassegnando le dimissioni.

Estremamente esplicito l'intervento dell'on. Vassallo (R.C.): il problema dell'oggi è se si riesca a trovare una maggioranza che porti a termine questa legislatura e se esista la disponibilità a voler riaffermare il primato della politica rispetto al sistema ed al partito della rissa.
In pratica Vassallo, rivolgendosi ai pattisti democratici ed ai popolari ha chiesto di accogliere il suo invito di ricercare in un progetto politico gli elementi di convergenza per superare l'attuale impasse, nel fine esclusivo di assolvere al dovere morale di servire la Sardegna e di dare prospettive di sviluppo e di speranza ai sardi. E si è chiesto: esistono davvero diversità che impediscano di stare insieme e di ragionare sul progetto di sviluppo della nostra isola?
Vassallo, nell'affermare che "a nessuno interessa che i partiti si dividano" ha criticato, seppur bonariamente, l'atteggiamento di Palomba: avrebbe dovuto essere più chiaro, avrebbe dovuto spiegare senza mezze parole la situazione, dirne i limiti, proporre le soluzioni, verificare soprattutto se esistono elementi di coesione lasciando da parte la litigiosità.
Vassallo ha detto anche di più: dopo una verifica si arrivi all'azzeramento della Giunta ed alla riproposizione di un programma di fine legislatura. Tutto questo farà scorrere il tempo, ma sarà un pedaggio necessario perché non esistono altre prospettive. Ed allora, in sintesi: si ricostituisca un patto di governo, quello del 1994, e si riporti Rifondazione Comunista nell'area della maggioranza di governo. "Sono convinto, ha aggiunto Vassallo, che questa strada si possa ripercorrere sol che i pattisti ed i popolari, le forze del centro cioè, dimentichino le differenziazioni culturali e guardino con fiducia allavvenire della Sardegna".
Per Vassallo ciò che è successo ed è stato scritto sulla stampa in queste ultime settimane non è accettabile. Non è accettabile il fatto che si dica che quella attuale è la peggiore legislatura della storia autonomistica. Non è infatti giusto accomunare in un solo fascio i buoni ed i cattivi. Ed ha precisato che R.C. ha mantenuto una coerenza cristallina in tutti i suoi comportamenti avendo come unico obiettivo l'affermazione del contenuto delle cose ed il confronto sui problemi e sulle prospettive per migliorare lo stato economico e sociale della Sardegna.

Il Consiglio regionale è al centro di un attacco senza precedenti. La più alta carica politica regionale in alcune dichiarazioni avrebbe detto che nel Consiglio regionale stazionerebbero ottanta consiglieri incapaci e svogliati. Un'affermazione vivacemente contestata dall'on. Diana (Progr. Fed.). Dietro questa campagna denigratoria, ha aggiunto Diana, ci sarebbero persone anche autorevoli, personaggi politici vecchi e nuovi, che spesso solleciterebbero lo scioglimento del Consiglio e nuove elezioni. L'Assemblea regionale è stata difesa da pochi e questo è un atteggiamento ingeneroso perché non è vero che se le cose vanno male la colpa è sempre del Consiglio regionale.
Siamo proprio certi che tutti, anche fuori dal Palazzo, facciano gli sforzi necessari per modificare questo stato di cose? ha chiesto Diana che ha poi sottolineato come non sempre tutte le parti sociali isolane abbiano assolto, con coerenza, al loro ruolo.
Esaminando l'attuale situazione politica, Diana si è soffermato sulla scarsa omogeneità esistente tra le forze che hanno dato vita a questa coalizione. Alla base dell'accordo che ha portato alla nascita della giunta Palomba mancava, infatti, un programma politico serio ed omogeneo. Quindi un vizio d'origine che può essere superato con scelte chiare e coerenti.
Rifondazione comunista, ha aggiunto Diana, si è detta pronta a fornire il proprio consistente apporto. Ed una coalizione della quale facciano parte le forze politiche di sinistra, cattoliche, sardiste, ambientaliste e di Rifondazione Comunista, se d'accordo su un serio programma di sviluppo, può essere in grado di affrontare la grave emergenza che attanaglia la Sardegna.
Diana ha quindi ricordato come la Sardegna abbia bisogno di riforme e di iniziative politiche concrete. Il Consiglio deve, quindi, predisporre ed approvare una nuova legge elettorale, in grado di garantire stabilità politica. Ma il Consiglio, la maggioranza, non possono evitare di fare scelte moderne e coraggiose.
E' mai possibile, ad esempio, che il piano di sviluppo debba essere imposto dagli imprenditori privati, che la Giunta non sia in grado di attuare neppure le leggi da tempo in vigore? Per Diana, infatti, è inconcepibile che non siano stati ancora realizzati i parchi regionali decisi da tempo e non contestati; non è concepibile che la Giunta non abbia mai preso posizione sul problema degli insediamenti turistici e del Master Plan, non abbia messo a punto un piano energetico, non abbia mai fatto tutte quelle scelte politiche che sono di esclusiva competenza degli esecutivi. Quest'inefficienza non è attribuibile, comunque, al Consiglio regionale, ma è frutto dell'assoluta incapacità politica di questa maggioranza.
Non si può accettare una simile situazione, ha aggiunto Diana, bisogna avere il coraggio di fare scelte più opportune e di mettere a punto programmi di sviluppo e di governo realistici e coerenti. Sinora, invece, questa coalizione si è mostrata inadeguata, incapace di controllare e combattere l' emergenza e Diana ha confermato le proprie "perplessità", avanzate anche in altre occasioni, per la scarsa capacità politica mostrata da questa maggioranza. Occorre, dunque, cambiare metodo ed è necessario mettere a punto un nuovo programma di governo, alla cui elaborazione tutti devono concorrere, tenendo conto delle diverse posizioni politiche.
Ferme restando le proprie riserve, Diana ha auspicato quindi una maggiore omogeneità della coalizione, anche per dare risposte concrete alle popolazioni sarde e per ridare fiducia a chi in questa formula ha creduto e crede, anche se non nasconde qualche comprensibile delusione.

Alle perplessità di. Diana sono seguite le feroci critiche dell'on. Nizzi, (F.I.).
L'esponente gallurese, dopo aver sottolineato come intervenire in questo dibattito fosse del tutto inutile, perchè ogni volta "si parla di tante cose, tutte uguali" ha accusato il presidente Palomba di "assoluta e totale incapacità politica" Le cose dette dal capo dell'Esecutivo, tra laltro, non tengono conto della realtà sarda, Nell'Isola, infatti, il numero degli occupati è in costante calo e la Giunta non sa proprio cosa fare, "ha perso la bussola, non sa più che pesci prendere" e non rispetta i propri programmi.
Di privatizzazioni non se ne parla più, ha aggiunto Nizzi, si continuano a finanziare le industrie in crisi, si nominano "gli amici degli amici" nei diversi e numerosi consigli di amministrazione. Si fa solamente sottogoverno mentre si ignorano i settori del turismo, dell'agricoltura, dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia, dell'utilizzo delle risorse idiche, comparti per i quali occorrono scelte politiche incisive e coraggiose.
"Questo Esecutivo è assolutamente incapace, ha concluso Nizzi, e sa semplicemente operare nel sottobosco del potere, occupando tutto e piazzando amici ed amici degli amici. Sono attività e promozioni politiche che vanno condannate. Se fosse possibile dare un voto all'esecutivo, questo si meriterebbe un bello zero spaccato. Andatevene"

Le dichiarazioni, il programma dellon. Palomba, il quale ha difeso l'azione politica della sua Giunta, sono stati invece giudicati positivamente dall'on. Gianfranco Tunis (Ppi). L'impegno, i motivi, le ragioni illustrate dal capo dell'esecutivo, secondo Tunis, sono da "condividere totalmente e da apprezzare in pieno" perchè sono un contributo concreto alla soluzione dei gravi problemi che attanagliano l'Isola.
La realtà è difficile, ha proseguito Tunis, e migliaia di sardi vivono in grandi difficoltà; ci si deve muovere, quindi, in una situazione che non è facile affrontare, anche perchè i troppi contrasti esistenti tra le diverse forze politiche, non permettono di mettere a punto le scelte politiche in grado di dare reali soluzioni ai diversi problemi. Però bisogna tenere "ben saldo il timone di una nave che rischia di affondare" In questa situazione è pericoloso prevedere avvicendamenti anche perchè potrebbero emergere contrasti e tensioni sopite. Inoltre non si intravede nessuna luce autorevole, in grado di indicare la rotta per uscire da questo preoccupante periodo. Non è opportuna, quindi, una crisi al buio, che appare assolutamente senza sbocco e carica di preoccupanti risvolti. Le tensioni devono essere affrontare e risolte in quest'Aula, esaminandole in termini chiari, senza compromessi, senza fughe dalle proprie responsabilità.
La crisi, infatti, ha aggiunto Tunis, può essere superata allargando l'attuale alleanza, trovando un accordo su precisi "programmi di lavoro e coraggiosi programmi politici". In caso contrario, se non si trovasse questo accordo, dopo una attenta ed approfondita verifica, non resterebbe altro da fare che sciogliere il Consiglio. Un'ipotesi che Tunis ha giudicato, però, particolarmente remota.
L'attuale crisi, infatti, si può affrontare mettendo a punto un esecutivo che possa "fare sul serio quanto sino ad ora è stato, troppo spesso, solamente promesso", altrimenti si andrebbe incontro ad una nuova situazione di instabilità, carica di tensioni e difficilmente controllabile.
Concludendo il suo intervento, Tunis ha quindi indicato in un "nuovo accordo" la premessa necessaria per affrontare la grave crisi socio-economica sarda per creare nuovi posti di lavoro, per favorire la ripresa economica dell'Isola. La coalizione, più forte ed omogenea, guidata dallo stesso Palomba, sarebbe in grado di operare per raggiungere fondamentali ed imprescindibili obiettivi "prima che sia troppo tardi".
Premesso che nel suo intervento si sarebbe rivolto soprattutto al cittadino sardo, assente dall'Aula ma tragicamente coinvolto negli avvenimenti della Sardegna, l'on. Biggio (A.N.) ha detto che esiste grande sconcerto nei confronti del gruppo dirigente che oggi si trova alla guida dell'Isola e che perversamente continua a seguire i vecchi e datati metodi di gestione della Regione. Non interessa al cittadino sardo sapere chi è stato nominato alla presidenza della Fondazione Banco di Sardegna, a lui interessano quale siano le prospettive di sviluppo, quali possibilità avranno i giovani di trovare un posto di lavoro.
Questo disastro economico è stato determinato dal fallimento della politica attuata dal centro sinistra, a sua volta rappresentato non da partiti e movimenti ma da gruppi e potentati che perseguono interessi diversi. "Non è la squadra che non funziona, ha esclamato Biggio, ma è il progetto politico che manca alla Sardegna governata dal centro sinistra".
Dopo aver espresso dure critiche nei confronti della Giunta e della maggioranza che la sostiene, con "continue incertezze ed inadeguatezza in rapporto alla gravità dei problemi sardi", Biggio ha affermato che non ha sentito alcunchè di propositivo e di costruttivo provenire dai banchi della sinistra e anche da coloro che hanno proposto questa nuova crisi di governo.
Biggio ha infine parlato della "incultura politica e programmatica che caratterizza questa maggioranza e della assenza finanche di fiuto politico nonchè di quei valori di comportamento che fanno la differenza tra chi ha senso di responsabilità e chi non lo ha".
Concludendo con una velata critica a Fantola, "anche tu hai tradito gli ideali per i quali ti eri impegnato" , Biggio ha rivolto alla maggioranza l'augurio di trovare una soluzione alla crisi, perchè la situazione della Sardegna è estremamente grave. "Questo augurio, ha infine detto, vi proviene da quei banchi che l' on. Ghirra ha definito ieri antiparlamentari e antidemocratici".

 


I lavori del Consiglio riprenderanno
nel pomeriggio alle ore 16,30

 

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