Nota stampa
della seduta n. 192 antimeridiana del 23 aprile 1997

 


Il Consiglio regionale si è riunito sotto la presidenza dell'on. Selis e successivamente dell'on. Milia.

In apertura di seduta sono state date le comunicazioni riguardanti:

 


Conclusione dell'esame del PdL n. 130 e del Ddl 200 -
"Nuove norme inerenti provvidenze a favore di persone
residenti in Sardegna, affette da patologie psichiatriche"
.

L'Assemblea ha proseguito la discussione di articoli ed emendamenti rimasti in sospeso dalla seduta precedente.
Nella discussione sono intervenuti, anche più volte, gli onorevoli Paolo Fadda (Assessore alla Sanità), Frau (A.N.), Masala (A.N.), Liori (A.N.), Vassallo (R.C.).

Per dichiarazioni di voto, l'on. Frau ha affermato che la legge è lacunosa, anche perché non comprende il morbo di Alzheimer in fase terminale e per i limiti di reddito stabiliti considerati troppo bassi. Per di più nel computo del reddito rientrano anche le pensioni civili.
Pur con tutte queste riserve, ha concluso Frau, il voto sarà favorevole.

Per l'on. Sanna Nivoli (A.N.), le "luci ed ombre" prospettate da Frau rispecchiano le carenze della "Legge Basaglia". La soluzione adottata da tutte le amministrazioni prevede l'erogazione di sussidi e non di servizi.
Dichiarando di approvare l'esclusione del morbo di Alzheimer, Sanna Nivoli ha preannunciato voto favorevole dopo aver evidenziato alcuni punti equivoci che potrebbero comportare il rinvio del provvedimento da parte del Governo.

Secondo l'on. Liori (A.N.) sarebbe stato preferibile erogare servizi e non contributi. In ogni caso voterà a favore.

Pur dichiarando il voto favorevole, ha detto l'on. Vassallo (R.C.), questa legge non dà le risposte attese dai malati e dai loro familiari. Non è accettabile che in Sardegna questi pazienti non abbiano alcun tipo di copertura e protezione sociale.
Vassallo ha concluso preannunciando la presentazione di un progetto di legge per malati affetti da patologie neurologiche.

La votazione finale ha dato il seguente risultato: presenti 62, votanti 61, maggioranza 31, sì 61, astenuti 1.
Il provvedimento è stato approvato.

 


Disegno di legge n. 328 - Stralcio riguardante
la proroga dei termini di scadenza degli organi
di amministrazione e controllo degli Enti regionali.

Ad illustrare il provvedimento è stato l'on. Bonesu (PSd'Az) che ha sottolineato che la decisione di stralciare dalla legge di riforma degli enti la parte che si riferisce alla proroga della scadenza degli organi di amministrazione, è un atto necessitato.
Bonesu ha anche rilevato che è comunque intollerabile la lentezza con la quale si procede alla riforma degli enti. Il problema è grosso, vi sono infatti resistenze che provengono da ogni parte, ed è per questo che il Consiglio deve dispiegare tutta la sia autorità perché si arrivi a definire la legge di riordino.
Per Bonesu, la proroga al 31 dicembre dei termini di scadenza degli amministratori è comunque necessaria; ma è anche d'obbligo l'invito alla Giunta a concludere l'iter della normativa generale e delle singole leggi di riforma.

L'ex assessore agli affari generali Manunza (PPI) si è dichiarato critico nei confronti del provvedimento ed ha richiesto con forza la riforma degli enti regionali purché però tali riforme rispondono agli interessi reali ed alle esigenze di una moderna ristrutturazione di questi importanti settori di attività della Regione.
Secondo Manunza bisogna evitare che le riforme abbiano come obiettivo che ogni cosa rimanga al suo posto, com'è attualmente. Ricordando che già dal giugno scorso, sotto il suo assessorato, erano stati approntati gli schemi della normativa di riforma di 31 su 33 enti regionali, Manunza ha affermato che la Giunta non ha saputo neppure completare il riordino del comparto delle acque pubbliche, limitandosi all'adeguamento della legislazione sarda alla legge quadro nazionale che regola il settore.
Riprendendo l'argomento della proroga, oggetto del provvedimento odierno, Manunza ha sottolineato che non sarebbe stato necessario ricorrere allo stralcio se si fossero seguite le linee generali di pianificazione degli enti già approntante dal suo assessorato un anno fa.
Concludendo, l'oratore ha affermato che il PPI è pronto ad affrontare con serietà la reale riforma degli enti, pur rimanendo le riserve già da lui espresse in sede di Commissione.

L'Assemblea registra oggi un'ulteriore sconfitta, ha affermato l'on. Lippi (F.I.), in quanto non sono stati mantenuti gli impegni assunti a suo tempo dal Presidente Palomba sulla riforma degli enti. Dopo due anni e mezzo, invece, siamo ancora al punto di partenza.
Per Lippi, c'è da spaventarsi davanti all'incapacità di questa Giunta di utilizzare i finanziamenti che arriveranno con i "successi" della contrattazione con il Governo.
Dopo aver espresso apprezzamento per una parte dell'intervento del relatore. Lippi ha proseguito rimarcando le "solite scuse" avanzate per giustificare questo provvedimento.
Bonesu, ha detto ancora Lippi, ha parlato di "scarsa collaborazione" nelle commissioni, ma la qualità che oggi esprime il Consiglio "è così infima" da non riuscire in un mese a dare una lettura degli 8 articoli del Disegno di Legge in discussione.
Il ruolo dei Consiglieri non è solo quello di produrre leggi o controllare l'operato della Giunta, ha proseguito ironicamente Lippi, ma "si è pagati anche per fare le campagne elettorali. Non si devono cercare solo le soluzioni per battere la crisi economica dell'Isola, ma si devono cercare anche i consensi elettorali clientelari".
Lippi si è quindi soffermato sulla "paura di questa maggioranza rispetto ai controlli sulla spesa dei fondi regionali". Oggi non esiste più una maggioranza capace di riformare gli Enti; manca la vera volontà, e "la preoccupazione di questa maggioranza è di cadere sul rinnovo delle cariche negli Enti", come dimostra quanto avvenuto in passato.
Presentare oggi, da parte della maggioranza, questo stralcio per il riordino degli Enti, problema che riguarda tutti i sardi, ha proseguito Lippi, denota la mancanza di senso di responsabilità, con il tentativo di approfittare delle "elemosine" del Governo per "riempire le pagine dei quotidiani" facendo dimenticare il mancato riordino degli apparati regionali.
La sconfitta che oggi il consiglio deve registrare è dolorosa, ha concluso Lippi, ma l'opposizione avrà il compito di sollecitare tutti affinché si possa arrivare quanto prima ad un provvedimento capace di ridare dignità a questa Assemblea.

Apprezzamento per il tono del dibattito e per le argomentazioni portate avanti dagli oratori è stato espresso dall'on. Macciotta, del Patto.
Il provvedimento è troppo importante ed urgente, per dover essere condizionato da giochi politici, ha aggiunto Macciotta. Le valutazioni sul disegno di legge sono, chiaramente, diverse; ma alcune considerazioni, di ordine generale, fatte dagli esponenti della maggioranza e dell'opposizione sono del tutto accettabili. E l'esponente del Patto ha ricordato come, pur nella assoluta diversità dei ruoli, tutti i consiglieri devono assumersi le proprie responsabilità e devono avere la giusta coscienza dei loro doveri.
Il lavoro d'Aula e quello delle Commissioni devono essere proficui e produttivi. Non è possibile, quindi, fissare termini e tempi assolutamente non rispettabili per ragioni obiettive.
I politici, ha aggiunto Macciotta, devono imparare a valutare i fatti, superando gli schemi politici rigidi, gli slogan e decidendo in termini concreti e reali. Le riforme sono essenziali, e quella degli enti è una delle più urgenti. Ci sono, però, forti resistenze, è chiaro, ed azioni di "disturbo e di freno" che bloccano una reale volontà di approntare le riforme. Ma è necessario superare schemi ormai superati e puntare alla realizzazione di quelle riforme che, a parole, tutti vogliono.
A parere di Macciotta, per fare le riforme, realmente, però si devono avere i tempi necessari, quindi è anacronistico ed inutile fissare tempi rigidi. Le norme devono essere fatte bene; la Giunta ed il Consiglio, quindi, devono poter lavorare con serenità e tranquillità, anche per onorare gli impegni presi. Ad esempio, molti degli enti ai quali si vuole porre mano, per uno smantellamento o per una radicale riforma, hanno preso impegni anche a livello internazionale. Per prendere decisioni su questi enti, quindi, si devono rispettare gli iter necessari.
Questa legislatura è stata considerata quasi "costituente" per l'importanza dei compiti che avrebbe dovuto svolgere. Qualcosa è stato fatto, ha aggiunto Macciotta, ma molto resta ancora da fare. E' chiaro che si deve lavorare con grande lena e si devono fissare norme e paletti per i lavori d'Aula ed in Commissione, ma devono anche prendere decisioni tempestive anche sul riordino dei compiti e delle competenze delle diverse Commissioni. Ad esempio, le competenze della prima Commissione sono tali e tante che spesso si sovrappongono a quelli delle Commissioni speciali. Una certa chiarezza non guasterebbe.
L'oratore ha concluso auspicando decisioni rapide, per permettere lavori più proficui ed iniziative più concrete e tempestive.

Non vi è dubbio, ha detto l'on. Secci (PPI) intervenendo successivamente, che uno degli impegni più qualificanti della maggioranza e della legislatura dovrebbe essere la grande riforma della Regione e dei suoi enti strumentali. Gli enti, nati circa 50 anni fa hanno assolto al loro compito in passato, ma ora non rispondono più alle logiche che governano la società moderna.
Tuttavia, ha aggiunto Secci, tutti hanno peccato di ottimismo e di eccessivo entusiasmo quando, approvando la legge n. 20, sono state fissato delle scadenze ristrette nella convinzione che basti dare un titolo ad un problema per risolverlo. Ed infatti, strada facendo, si è constatato quante e quali difficoltà si frappongono fra l'enunciazione teorica di un problema e la pratica risoluzione dello stesso.
Quella prima legge di riforma, che risale all'agosto del '95, fissava per giugno dell'anno successivo la scadenza entro la quale doveva essere varata la riforma degli Enti. Ma in realtà si determinava solo una forte riduzione dei costi degli enti con la semplice riduzione del numero dei componenti i consigli di amministrazione.
Il problema, ha soggiunto Secci, non era questo. I veri risparmi si ottengono con un migliore funzionamento delle strutture generato da un complessivo riordino. Cioè occorrevano tempi più lunghi e più lunghe riflessioni. Insomma, la riforma degli enti non è quella passeggiata che qualcuno di noi immaginava potesse essere. E' un problema che ha necessità di profonda riflessione e che passa attraverso una legge quadro che dovrà affrontare preliminarmente tutte le pieghe della riforma.
Concludendo, Secci ha affermato che il Consiglio deve darsi orientamenti diversi e cambiare il sistema delle scadenze tassative, nella considerazione che esistono delle priorità, dei tempi di approfondimento, dei momenti di confronto e dei gradi di intervento. Altrimenti si finisce per inseguire l'ordinaria amministrazione e non si agisce in prospettiva.

Il provvedimento in discussione, ha affermato l'on. La Rosa (R.C.), sancisce il fallimento di questa maggioranza in quanto non sono stati mantenuti gli impegni programmatici dei progressisti e del Presidente Palomba.
La verità è che la volontà riformatrice è venuta meno, ha proseguito La Rosa, unita alla volontà di escludere RC dallo schieramento di maggioranza. Ma oggi si discute anche di carenze del Consiglio, e l'esercizio della critica deve tener conto degli elementi oggettivi.
Per La Rosa, però, il Consiglio non ha colpe. Vi sono in Commissione progetti di legge sugli enti, e particolarmente dell'EMSA. Ci sono a questo proposito ordini del giorno; ma si deve dire chiaramente quando le opposizioni hanno fatto ostruzionismo nelle Commissioni.
Il Consiglio ha sempre dimostrato di avere la volontà di misurarsi sui problemi e sulla ricerca delle soluzioni. La verità è che la maggioranza non è d'accordo sulle cose da fare, specie se sono importanti. Nelle Commissioni, se non si procede o si rinvia, la causa è nella mancanza di accordo nella maggioranza stessa.
La Rosa ha proseguito affermando che non ci devono essere equivoci: la maggioranza è assente ed incapace. In vista di questa ulteriore proroga per gli Enti si è tentato di presentare questa legge come una specie di legge quadro. Ma per fare la riforma degli Enti non c'è bisogno di legge quadro. O c'è la volontà di misurarsi sulle riforme degli Enti, o non c'è. Una legge quadro si può modificare con leggi successive. Invece si è voluto prendere tempo, con conseguenze dannose e gravi perché procedendo così si trascura l'importanza dell'intervento amministrativo per modificare l'operatività degli Enti. A parere di La Rosa, sui processi di riassetto e di efficienza degli Enti si può intervenire per via amministrativa, che è stata invece accantonata per tenere in piedi i Consigli di Amministrazione esistenti.
In conclusione, ha detto ancora La Rosa, da parte di RC e dei lavoratori non ci sono resistenze sulla riforma degli Enti, anzi i lavoratori sono i primi a voler che si proceda su questa strada.
Ma la maggioranza, ha concluso La Rosa, non è di questa idea, e sancisce il suo fallimento con queste "leggine di proroga".

Al processo di riforma devono concorrere tutte le forze politiche, questo è vero. Ma se alle riforme non si arriva la colpa è della maggioranza, che ha o dovrebbe avere i numeri per governare. Quindi, i risultati negativi non possono essere "attribuiti" a tutto il Consiglio, ma solamente alla maggioranza che sostiene l'esecutivo in carica. Da questa considerazione è partito l'on. Balletto di F.I., il quale ha ricordato come questa maggioranza non sia riuscita ad avviare alcune riforme degli enti e delle strutture regionali.
Solo quattro giorni prima della scadenza dei diversi mandati degli amministratori degli enti regionali, questa maggioranza ha presentato un provvedimento mascherato, con il solo scopo di una nuova proroga degli amministratori in carica. Un'ennesima dimostrazione del fallimento di questa Giunta, incapace di proporre un disegno compiuto, un programma serio e concreto sul riordino di tutta la struttura degli Enti regionali.
Nella prossima legislatura, ha concluso Balletto, il Consiglio sarà costretto a riprendere da capo il processo di riordino degli enti regionali, perché questa maggioranza è assolutamente incapace di elaborare e proporre piani politici concreti, perché priva di coesione e di una comune base politica e culturale.

Un giudizio decisamente negativo sulla ulteriore richiesta di proroga degli amministratori degli enti regionali, è stato espresso anche dall'on. Marteddu, (PPI). Il giudizio negativo comunque, non deve coinvolgere gli attuali amministratori degli enti, i quali, anzi, stanno fornendo buone prove delle loro reali capacità e deve essere dato sulla mancanza di una vera "tensione riformista".
Nei primi anni di questa legislatura, infatti, ha detto ancora Marteddu, tutti si erano dichiarati particolarmente "sensibili" sulla necessità di intervenire massicciamente suigli enti regionali, su finanziarie e consociate che costano, alla Regione, molte centinaia di miliardi l'anno. Poi, però, di questa esigenza, ripetutamente confermata dal Presidente Palomba in tutte le sue dichiarazioni programmatiche, non si è più sentita l'urgenza. Si sono votate numerose proroghe, ha proseguito Marteddu, il Consiglio non ha potuto esaminare le diverse proposte di legge di iniziativa consiliare, perché sempre in attesa delle proposte dell'esecutivo. Ma la Giunta si è fatta viva solo quattro giorni prima dell'ennesima scadenza, con la proposta di una nuova proroga, ignorando l'esigenza e le promesse, molte volte fatte, di una proposta complessiva di riforma dell'intero sistema.
Anche questa proroga, ha aggiunto Marteddu, è prova di mancanza assoluta di scelte e di chiarezza. La specialità che la Sardegna rivendica nei confronti dello Stato, quindi, non è richiesta credibile, perché la classe politica isolana non sembra in grado di proporre ed attuare le necessarie riforme.
E' chiaro, per Marteddu, che questa proroga è necessari per evitare la totale e completa paralisi della struttura amministrativa regionale. Ma per questa proroga è necessaria una "reale assunzione di responsabilità politica". La Giunta, la maggioranza, devono porre immediatamente mano al processo di riforma degli enti, della struttura stessa della burocrazia regionale.
Se questo non sarà fatto, la data di proroga proposta dalla Giunta sarà una nuova "data virtuale", perché non sarà rispettata. Ma a questo punto non sarà possibile evitare una censura politica nei confronti della Giunta, della stessa maggioranza.
Concludendo il suo intervento, Marteddu ha, quindi, sottolineato la necessità di cambiare la Regione confrontando, all'interno delle istituzioni regionali, le diverse posizioni politiche; evitando però le contrapposizioni tra maggioranza ed opposizione; cercando di non erigere muri per isolare le minoranze. Le riforme devono essere fatte col consenso, ma devono essere fatte. Per l'esclusivo interesse dell'Isola.

Esplicita la denuncia dell'on. Bruno Dettori, capogruppo del Patto. "Siamo tutti responsabili per non aver portato a compimento le riforme; era infatti nostro dovere garantire le scelte più giuste in relazione all'evoluzione dei bisogni dell'uomo". Per l'esponente pattista si aprono due scenari: quello delle vere riforme e quello delle riforme gattopardesche, nel quale il tema della riforma è solo strumentale.
La realtà, ha detto ancora Dettori, è che su questo problema, che rappresenta il grande tema politico della legislatura, tutti abbiano detto di tutto, tutti abbiano denunciato l'inefficienza della macchina regionale, ma non siano stati in grado di offrire delle soluzioni.
Dettori ha anche rilevato che la politica, che è l'unico collante che possa favorire il clima adatto a costruire le risposte ai problemi, è assente dal Consiglio e dalla maggioranza. "Questa maggioranza, se c'è, deve usare la politica per superare le difficoltà e per determinare le condizioni che possono portare alle reali riforme della Regione e dei suoi enti".
Nel concludere, Dettori ha affermato che il Patto non vuole abdicare al suo ruolo riformista per portare, con le riforme, la Sardegna nell'Europa, e chiede perciò ai suoi compagni di strada se vogliono limitarsi a fare restaurazioni o se preferiscono rimettersi sul cammino della politica produttiva di atti concreti.

Non si tratta solo di una semplice proroga, secondo l'on. Masala (A.N.), ma in realtà c'è uno scontro tra Giunta e Consiglio, e di questo si discute, cioè dell'affidabilità di questa Giunta e se questo Consiglio può assistere indifferente i mancati adempimenti dell'esecutivo. I fatti dicono che l'art.. 28 della legge 20 stabiliva la cessazione dei Consigli di Amministrazione nel giugno del '96. Allora venne concessa una proroga che doveva essere l'ultima, secondo un ordine del giorno votato dal Consiglio che fissava entro il 15 novembre 96 il termine definitivo.
Nel dicembre 96, ha aggiunto Masala, pervenne al Consiglio un progetto di legge sul riordino degli Enti, presentato da una componente della maggioranza. Ma venne accantonato senza l'inserimento nel calendario dei lavori della Commissione.
Questo comportamento è offensivo per l'Assemblea, ha detto ancora Masala, ma occorre tener presente che tutti i provvedimenti per le riforme sono già in carico al Consiglio regionale.
Tornando all'argomento degli Enti, Masala ha sostenuto che la mancata approvazione della proroga non può pregiudicare la riforma degli Enti stessi. Il vero significato dell'opposizione alla riforma è che la Giunta avrebbe dovuto attivare dal gennaio del '97 le procedure per il rinnovo dei Consigli di Amministrazione. E oggi il Consiglio è chiamato a sanare una grave inadempienza della Giunta. Perciò, ha concluso Masala, AN voterà contro questo provvedimento.

L'approvazione dello stalcio, ha detto successivamente l'on. Scano (Progr. Fed), serve non per far sembrare fatto ciò che non è , ma perchè in assenza di una proroga saremmo costretti a ricorrere ad una soluzione che è antitetica rispetto ai presupposti della riforma, e cioè al rinnovo degli amministratori.
Se è vero che la riforma degli enti è in ritardo, ha aggiunto Scano, è anche vero che questo provvedimento non deve essere considerato come un addio alle riforme. Queste si faranno nei tempi e nei modi più giusti e se ritardo vi è stato è perchè non prevedemmo, fissando dei termini, le resistenze che si sarebbero manifestate anche all'interno degli apparati degli stessi enti. Anche Scano ha confermato che l'assenza della politica ha determinato scollamenti nella maggioranza e quindi ritardi anche nel processo di compimento delle riforme. Ma, si è chiesto, a chi effettivamente si possono ascrivere le inadempienze? Alla Giunta od al Consiglio?
L'esponente progressista ha subito precisato che tra Giunta e Consiglio esiste un rapporto di interdipendenza e che, oggettivamente, al Consiglio possono anche ascriversi problemi di inefficienza, scarsi ritmi di lavoro e carenza di produttività, ma che comunque le responsabilità principali sono della maggioranza che sorregge la Giunta.
Il problema della politica regionale è un problema di regole istituzionali, ma è anche un problema politico che attiene alla sfera dei soggetti della politica. Detto ciò Scano ha comunque affermato che, sulla sfida delle riforme, non si deve alzare bandiera bianca e che si deve invece pensare, come soggetti politici responsabili, alla riforma dello Statuto, alla riforma della macchina burocratica, a quella dei poteri locali ed alla legge elettorale se si vuole affrontare la questione della governabilità del sistema. Si tratta di scelte ed impegni non semplici che dovranno portare la struttura istituzionale della Sardegna nel nuovo quadro costituzionale che si sta formando.
In queste scelte e nella volontà di attuarle, ha concluso Scano, sta il banco di prova del Consiglio che, con responsabilità e ruoli differenti, deve conquistarsi credibilità, fiducia e prestigio per se stesso e per la politica sarda nel suo insieme.

Secondo l'on. Pittalis (F.I.), "neanche nelle più illustri scuole dei sofisti si riuscirebbe a capire il senso di questo dibattito". Uno dei punti più avanzati del programma di Palomba era quello delle riforme. Ma oggi, dopo 3 anni, si ha il coraggio di chiedere la proroga della riforma degli Enti senza una parola sullo stato di sfascio degli Enti stessi. "Si mettono però avanti le mani scaricando le responsabilità sul Consiglio", ha proseguito Pittalis secondo il quale c'è un tentativo di confondere i ruoli, tirando in ballo anche l'informazione come ha fatto Scano. Per questi motivi F.I. non darà l'assenso a quello che Marteddu ha definito "un puro espediente".
Rivolgendosi all'assessore Ballero, Pittalis ha detto che sarebbe stato più semplice proporre la proroga ammettendo il fallimento della Giunta impegnata in "beghe per le poltrone". L'ottica è quella di perpetuare consigli di Amministrazione e presidenze per evitare nuove tensioni nella maggioranza, ma non si può continuare a chiedere pronunciamenti del Consiglio che poi non vengono rispettati.
"Questo metodo non ci piace, ha aggiunto Pittalis, e noi non ci stiamo".
Come farà il Consiglio a continuare a legiferare se la maggioranza non tiene poi in conto ciò che il Consiglio dice? Si è chiesto Pittalis, che ha poi rivolto un appello al Presidente perchè metta fine a "questi scempi di legalità per rispristinare la dignità del Consiglio.
Dopo aver accusato il Presidente Palomba di non aver fatto niente per le riforme,, mentre gli stessi esponenti della maggioranza affermano che questa proroga è inutile.
"Questa è politica di conservazione", ha proseguito Pittalis, e l'unica scappatoia è la fuga". In più si assiste ad un eccesso di trionfalismo rispetto ad atti, atti che sono dovuti dal Governo. Siamo ancora nella fase degli impegni e delle premesse, e ci sarebbe da vergognarsi se si guarda agli impegni di spesa, mentre la Sardegna va allo sfascio.
"Questo governo regionale sarà ricordato per l'inefficienza e per aver gabbato i cittadini", ha concluso Pittalis ribadendo la necessità di rifiutare le illegalità.

La posizione della Giunta, a conclusione del dibattito, è stata illustrata dall'assessore agli Affari generali, Ballero il quale ha, tra l'altro, sottolineato la necessità di un alto senso di responsabilità, per affrontare le urgenti riforme e le emergenze della società sarda.
"E' chiaro, percò, che le riforme le fa il Consiglio. La Giunta può fornire utili apporti, ma il compito di legiferare è esclusivamente dell'Assemblea", ha tra l'altro detto l'esponente della Giunta. Ed ha sottolineato come, sui grandi temi, non può esistere lo scontro, ma deve essere "nel pieno rispetto delle regole" cercato e trovato un accordo tra tutte le diverse forze politiche per il bene e l'interesse della Regione.
E' necessario, ha aggiunto Ballero, modificare i compiti della prima Commissione, snellendo le procedure e fissandone i compiti, in modo che nella Commissione, tra maggioranza e minoranza, con la partecipazione della Giunta, possano essere raggiunti gli accordi necessari per attuare le riforme. Ma il Consiglio, su richiesta dello stesso esecutivo, comunque prima dell'estate, dovrebbe decidere una sessione straordinaria di lavoro, da dedicare esclusivamente alle riforme della Regione. In quella occasione l'Assemblea potrà decidere come modificare le sue strutture, come regolare i nuovi rapporti tra Regione-Province-Comuni, come dovrà essere la nuova Regione, sempre più vicina alle esigenze dei cittadini.
L'assessore Ballero, quindi, ha dichiarato "la responsabilità politica" della Giunta sul disegno di legge di proroga degli amministratori degli enti regionali, ed ha anche sottolineato la necessità di "non procedere a nuove nomine, per pochi mesi, in attesa di nuove regole".
Ballero ha concluso, quindi, sollecitando l'approvazione del provvedimento in esame, in attesa di affrontare, in modo più organico, la riforma degli enti regionali e delle numerose società controllate dalla Regione.

Conclusa la discussione generale con l'intervento dell'esponente della Giunta, il Presidente ha rinviato le votazioni conclusive sul provvedimento alla seduta pomeridiana.

 


I lavori del Consiglio proseguiranno
nel pomeriggio alle ore 15,30.

 

Alla pagina delle sedute dell'Assemblea