Nota stampa
della seduta n. 189 pomeridiana del 3 aprile 1997
I lavori del Consiglio, presieduto dall'on. Selis, sono ripresi nel pomeriggio con la prosecuzione della discussione aperta nella mattinata sulla:
Mozione n. 112, firmata dagli onorevoli Scano, Pittalis, Marteddu, Masala, B; Dettori, Balia, Amadu e Montis sulla riforma costituzionale dello Stato.
Gli interventi sono stati aperti dall'on. Amadu (Misto), per il quale sembra che la discussione si debba esaurire come per un fatto formale, mentre la mozione indica che si è riaperto il dialogo tra le forze politiche su un tema che in futuro può sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica che oggi pare indifferente.
Amadu ha affermato che ha aderito al "tavolo delle riforme" con molte perplessità in quanto non si sono affrontati quei nodi che ancora oggi creano divisioni all'interno della stessa maggioranza. Ma su questi nodi, tra i quali quello della riforma elettorale, si dovrà aprire un nuovo confronto.
Il silenzio della Sardegna sulla riforma dello Stato sarebbe stato grave, ha detto ancora Amadu, e ciò ha comportato il superamento delle perplessità iniziali.
E' opportuno riprendere il dialogo con il PSd'Az, ha aggiunto Amadu, perchè non ci deve essere nessuna emarginazione in vista della riforma dello Statuto. Tornando alla mozione, Amadu ha sostenuto che oggi non si conosce il gradimento della popolazione sarda sulle proposte avanzate. Sarà quindi necessaria una consultazione popolare, per il bene dell'intera Sardegna. Ci vorrà un'apposita sessione costituente dell'Assemblea per fornulare la proposta di un nuovo Statuto da sottoporre alla consultazione popolare.
Amadu ha proseguito affermando che non si può proporre, da parte dei legislatori, una raccolta di firme per uno specifico progetto di legge. Lo facciano direttamente i legislatori, ha proseguito, e dopo si vada alla consultazione popolare.
I nodi, ha detto ancora Amadu, verranno al pettine quando si dovrà parlare di riforma elettorale e dei rapporti con le autonomie locali. Non è possibile però parlare di rifome quando la popolazione pensa alla crisi e alla disoccupazione.
E' possibile continuare il dialogo aperto tra le forze politiche e far sentire a Roma la voce della Sardegna, rivalutando le istituzioni autonomistiche troppo spesso calpestate dal Governo senza che questa Giunta le abbia sapute difendere.
A Roma c'è un Governo ostile al quale la Giunta non sa opporsi. E a questa Giunta si deve chiedere di sostenere il confronto fra le forze politiche nell'interesse dell'intera Sardegna.
"In un dibattito importante, quale dovrebbe essere quello sulle riforme, lo hanno fatto rimarcare anche altri consiglieri, non sembra si colga una grande tensione morale". Il capogruppo di PSFD, ha sottolineato la necessità di abbandonare gli incontri politici e gli accordi raggiunti nellesedi diverse dell'Aula. E' stato stilato un buon documento frutto di un compromesso politico, figlio di un serrato dibattito, ma pur sempre risultato di rinunce e di accordi che hanno visto tutte le forze politiche cedere qualcosa.Però, ha aggiunto l'onorevole Balia, l'ipotesi di modifica costituzionale è di buon livello ed il Consiglio deve valorizzare il risultato raggiunto, gli accordi tra le diverse forze politiche. La revisione della Carta costituzionale, della Carta fondamentale dell'autonomia regionale è un fatto molto importante. Ed è importante che il Consiglio possa esercitare il proprio ruolo trasferendo alla Bicamerale le sue proposte.
Certamente questa ipotesi di modifica costituzionale deve essere ora presentata dai rappresentanti politici isolani, i deputati ed i senatori, che avranno, se il Consiglio approverà questa risoluzione, un documento unitario, autorevole in grado di indicare chiaramente come la Sardegna abbia ben presente che esiste la necessità di una riforma e come le proposte del Consiglio siano proprio orientate a fornire un contributo costruttivo ad una trasformazione in senso federalista dello Stato. In un secondo tempo le proposte del Consiglio saranno la base sulla quale lavorare per modificare anche lo Statuto sardo.
Per l'onorevole Balia, quindi, tutte le forze politiche devono fare uno sforzo per trovare un accordo, per dare un contributo autorevole a questo processo di riforme, che deve profondamente modificare le istituzioni democratiche. Il processo, comunque, parte, deve partire dal nuovo ed incisivo, ruolo che si vuole, che si deve dare alle regioni. L'onorevole Balia, quindi, ha detto che la validità dello Stato viene potenziata dal nuovo ruolo delle autonomie regionali. Il Consiglio, quindi, deve aprire un nuovo confronto con gli enti locali, deve cercare nuovi assetti e nuovi rapporti, così come deve trovare una più efficace collaborazione con lo Stato, anche per rafforzare il ruolo delle regioni e della loro specialità.
L'esigenza di accordi e di chiarezza, comunque, ha ispirato il lavoro del "tavolo delle riforme"; se questi accordi non saranno raggiunti completamente, ogni forza manterrà la sua posizione e la sua caratterizzazione ideologica. E nel rispetto dei ruoli, ognuno fornirà il proprio contributo a questo importante ed irrinunciabile progetto di riforma.Il capogruppo del Patto Buno Dettori ha esordito affermando che da anni si parla di riforme e di modifica delle regole istituzionali e tuttavia non è stata ancora definita una linea di revisione che garantisca la governabilità del Paese. Anche in Sardegna si corre verso il cambiamento delle regole e si chiede al Consiglio di approvare un documento nel quale queste regole vengono espresse.
Il Consiglio non può sottrarsi a questa responsabilità e intende partecipare al lavoro della Commissione Bicamerale con un contributo concreto e aderente alle esigenze dell'Isola, con una serie di proposte che, appunto, dovranno definire la struttura istituzionale della Sardegna per gli anni futuri.
Quello che stiamo vivendo, ha detto ancora Dettori, rappresenta forse il momento più alto della storia autonomistica dell'Isola dalla nascita dello Statuto ad oggi.
Dettori ha quindi indirettamente, ma chiaramente, criticato la posizione del pattista Fantola quando ha affermato che c'è chi concorre a delegittimare il ruolo del Consiglio, promuovendo forme di assemblearismo che servono solo a creare confusione e a far perdere fiducia nelle istituzioni.
Il Consiglio - ha quindi riaffermato Dettori - è necessario alla Sardegna, proprio in questo periodo di crisi sociale ed economica. E' il Consiglio, infatti, a dover rappresentare la speranza e la concretezza per i giovani, per gli emigrati e per tutti coloro che credono al riscatto dell'Isola.
Il documento che stiamo esaminando è il frutto di valutazioni, raffronti e confronti, anche aspri, tra chi sostiene che la crisi dell'Isola è causata dai limiti del nostro Statuto e chi è convinto che l'origine dei mali sia la cattiva articolazione della Regione. Queste proposte rappresentano il risultato di un lavoro promosso all'interno dell'istituzione, sono quindi voce della Sardegna e di tutti i sardi, non di 10 o 15 mila cittadini. Sono, ha ripetuto Dettori con forza, idee e non firme.
Il capogruppo del Patto ha concluso affermando che da "quest'Aula le speranze devono affermarsi e spetta a quest'Aula l'onore e l'onere di farle diventare realtà".Il dibattito sulle riforme è difficile, ha affermato l'on. Masala (AN), anche perché le conclusioni dovreanno essere esaminate dalla Bicamerale.
AN, ha proseguito Masala, avrebbe preferito una Assemblea Costituente e se ha aderito alla Bicamerale lo ha fatto perché ha avuto la garanzia che non vi sarebbero state maggioranze precostituite, come i fatti oggi dimostrano. La Bicamerale ha comunque dei limiti, derivanti dal fatto che è stata delegata a proporre modifiche solo alla seconda parte della Costituzione, parte che maggiormente aveva necessità di essere rivista anche alla luce del riequilibrio dei poteri dello Stato, necessario dopo le modifiche al sistema elettorale.
Si dovrà comunque definire la forma di Stato, il ruolo del Parlamento, l'ordinamento regionale e delle autonomie locali.
Quando si è trattato di elaborare una proposta della Sardegna, AN si è presentata con un approccio serio perché c'era stata la garanzia di evitare maggioranze precostituite. AN ha individuato tre livelli, quello del "contatto" che le riforme successive devono avere con la Costituzione; c'è poi il livello statutario ed infine quello della riforma interna che non sarà caratterizzato dalla sola maggioranza. Per Masala, i diversi livelli devono essere esaminati con una partecipazione totale del Consiglio, al di fuori della logica di contrapposizione tra maggioranza ed opposizione.
Anche le eventuali maggioranze che si potranno verificare nella discussione sullo Statuto saranno variabili, ha aggiunto Masala, senza un diretto riferimento all'attuale maggioranza di governo.
Il documento in esame è applicabile anche ad uno Stato federale, ha detto ancora Masala, esistono Regioni che propendono per l'eliminazione delle Regioni speciali, ma ciò sarebbe possibile solo per un vero stato federale; sarebbe però pericoloso se questa ipotesi venisse mantenuta in uno Stato a base regionalista. Il documento rinvia allo Statuto le motivazioni della specialità, ha detto quindi Masala, che ha poi ricordato l'intervento dell'on. Locci sull'insularità della Sardegna. Si potrebbe concepire una Sardegna inserita in un contesto europeo come un'Isola dell'Europa.
Dopo essersi soffermato su alcuni aspetti dei trasporti, Masala, rispondendo alle critiche sulla mancanza di indicazioni sulle forme di governo regionale, ha affermato che queste fanno parte della riforma dello Statuto e dovranno essere votate dal Consiglio regionale, rafforzando così l'autonomia in quanto la Sardegna "stabilisce le regole del gioco che la riguardano direttamente".
Masala ha quindi preannunciato che quando si discuterà di Statuto, AN proporrà alcuni temi "forti, che potranno sorprendere anche i sardisti".
Dopo aver sottolineato che AN ha chiesto ai propri parlamentari di sostenere le richieste della Sardegna, Masala ha affermato che esistono le condizioni per inviare alla Bicamerale un documento unitario.La proposta di revisione costituzionale giunge in Aula dopo un lavoro intenso, che ha visto confronto ed accordo tra maggioranza ed opposizione. Un giudizio positivo su questo lavoro, sui risultati ottenuti è venuto anche dall'on. Marteddu, del gruppo del PPI.
L'oratore ha riconosciuto all'onorevole Scano il merito di aver voluto il "tavolo delle riforme" e di aver ottenuto, dai gruppi, una collaborazione convinta, che è servita ad elevare il tono del dibattito sulle riforme, che ha interessato, quindi, anche le forze politiche isolane.
L'onorevole Marteddu, quindi, ha rivolto un appello al Partito sardo d'azione perché riprenda, su questi temi, il confronto con le altre forze politiche. Così come l'oratore ha sottolineato l'importanza delle iniziative politiche del Presidente del Consiglio, Selis, e la partecipazione della stessa Giunta al lavoro di preparazione di questo documento.
Una proposta politica di grande respiro, ha aggiunto l'onorevole Marteddu, perché supera le divisioni ideologiche e le contrapposizioni politiche. Ora il Consiglio potrà trasmettere alla Bicamerale questo contributo autorevole e, dopo la conclusione del lavoro della Commissione parlamentare, potrà dare mano alla revisione dello Statuto regionale, un'opera di riforme quantomai necessaria, una iniziativa auspicata già dieci anni dopo l'approvazione dello Statuto regionale, ma mai portata avanti.
E la Sardegna ha pagato e paga pesantemente uno Statuto monco, la mancanza di una reale autonomia, che ne ha impedito la crescita sociale ed economica. Con questo documento, invece, sarà possibile riprendere il cammino dello sviluppo e partecipare a pieno titolo al processo di integrazione europea, alla costituzione di quella Europa delle Regioni, alla quale la Sardegna vuole partecipare a pieno titolo.
Lo Stato, ha concluso Marteddu, deve trasformarsi in senso federale, per ridare valore alla "specialità" dell'autonomia sarda, al valore ed all'autonomia delle comunità locali.
Il cammino sarà lungo, ha concluso l'esponente del PPI, ma questo contributo del Consiglio regionale permetterà alla nostra Regione di avere voce nel dibattito politico sulle riforme e di essere parte attiva nel processo di elaborazione della riforma dello stesso statuto regionale sardo.Perché il gruppo di Forza Italia ha aderito al tavolo per le riforme? Lo ha chiarito il capogruppo consiliare Pittalis: non per voglia di potere o per accaparrare posti ma per spirito e senso di responsabilità dei forzisti, di un partito cioè che si è ormai radicato nell'Isolae che ha maturato la consapevolezza che lasciare un vuoto in questa occasione avrebbe significato lasciare anche carta bianca alle altre regioni per ridisegnare l'Italia con regole costituzionali non favorevoli alla Sardegna.
Ogni altra illazione, quale quelle avanzate da certa stampa su un'operazione a tenaglia da parte del PDS, è cosa sconcia che non merita neanche una considerazione.
La proposta alla quale ha contribuito anche Forza Italia, ha detto Pittalis, è frutto di un lavoro di sintesi e di raccordo su tutte quelle materie che potevano trovare l'unità del Consiglio, in particolare sui grandi temi delle competenze regionali, sulla capacità del Consiglio a normare in materia di paesaggio e soprattutto nella richiesta di maggiore autonomia delle regioni a Statuto speciale. Un'autonomia che, nei laccioli delle carte autonomistiche va perdendo vigore rispetto alle capacità operative delle regioni a Statuto ordinario.
Pittalis ha quindi dedicato parte del suo intervento al tema della specialità nella sua concretezza. Specialità che, al di là dei valori della tradizione e culturali, si ravvisa nella insularità della Sardegna, una condizione che è diventata penalizante per ogni attività che si svolga nell'Isola. "Questo è il nodo centrale - ha detto ancora - il Parlamento ed il Governo non possono prescindere da questa considerazione come non possono prescindere dall'assicurare pari diritti e pari dignità a tutti i cittadini dell'intera Italia".
Dopo aver parlato della pesante ipoteca rappresentata dal trattato di Maastricht, Pittalis ha affrontato il problema delle riforme concludendo che "nessuna riforma potrà portare benefici se non si modifica il sistema elettorale in senso maggioritario". Secondo l'oratore il "miscuglio" attuale non giova a nessuno e continua a creare gli spazi per le compromissioni, le clientele e gli imbrogli ai cittadini.
Forza Italia, ha ancora detto Pittalis, continuerà a dare il suo contributo per la fissazione delle regole assicurando il dialogo fra tutte le forze politiche purché siano anche prefissati gli obiettivi ed i tempi.
Per ultimo il capogruppo forzista ha risposto alle critiche rivolte al suo schieramento dal sardista Bonesu a proposito della posizione assunta da F.I. sulle conclusioni della Commissione speciale per le modifiche costituzionali e statutarie, che era appunto presieduta dall'esponente del PSd'Az. Quella proposta - ha detto - era velleitaria e nello stesso tempo evanescente. Vi si parlava di federalismo senza specificare la forma di governo; non accennava al sistema elettorale. Non abbiamo perciò gioito nè pianto quando si è constatato che erano andati perduti due anni di lavoro. Lo abbiamo soltanto registrato. Ma al successivo appuntamento, quello del tavolo delle riforme non siamo mancati.Per la Giunta è quindi intervenuto il presidente Palomba. Dopo aver ricordato che il lavoro della Bicamerale è "arduo e difficile" con l'impegno della quasi totalità delle forze politiche, ha affermato che è necessario partecipare a questo processo di riforma per andare alle radici delle autonomie.
Partecipare è quindi una prerogativa delle Assemblee legislative, con una tensione morale altissima presente al di là delle formule giuridiche della mozione.
Palomba ha quindi elogiato il lavoro del "tavolo delle riforme", guardato con rispetto dalla Giunta, il cui compito è quello di evidenziare due aspetti. Al di là della presa di posizione dell'Assemblea a sostegno dell'azione dei Presidenti nelle sedi dei Coordinamenti nazionali delle Giunte e dei Consigli per la difesa delle specialità, il primo aspetto riguarda il metodo seguito, mentre il secondo attiene al risultato ottenuto.
Il metodo seguito ha un valore positivo in quanto ha visto una preziosa convergenza tra le forze politiche, e la Giunta vorrebbe che ciò continuasse su un "tavolo delle regole" che riguardano lo Statuto e le riforme interne per l'assetto fondamentale della Regione e del sistema delle Autonomie locali.
Un'ulteriore collaborazione in questo senso, ha aggiunto Palomba, sarebbe un segno che trascende le identità politiche per confrontarsi sul terreno delle regole. La seconda considerazione tocca il prodotto di questo lavoro, ha detto ancora il Presidente della Giunta; occorre sostenere politicamente i principi essenziali del documento, dalla difesa forte della specialità (che è la ragione stessa della nostra cultura e che deve trovare spazio anche nella Carta di Maastricht per quanto riguarda specificatamente la condizione di insularità) al riequilibrio economico, alla questrione fiscale con il fondo di solidarietà, per arrivare infine alla Camera delle Regioni su un piano di parità.
Se vi è un ritardo, ha aggiunto Palomba, occorre separare gli aspetti formali da quelli politici. La Bicamerale non potrà ignorare la posizione compatta e unitaria della nostra Assemblea regionale. La Giunta, ha concluso Palomba, si impegna a sostenere il documento del Consiglio ed a coinvolgere i parlamentari utilizzando tutte le forme perchè venga rispettato il nostro diritto alla specialità.
L'intervento del Presidente della Giunta ha concluso la discussione generale sulla mozione. Al documento sono stati presentati alcuni emendamenti, che sono stati illustrati e votati.Sugli emendamenti sono intervenuti, anche più volte, gli onorevoli Bonesu (PSd'Az); Scano (Progr. Fed.); Pittalis (F.I.); Marras (F.I.); Frau (A.N.); Marteddu (PPI); Palomba (Presidente della Giunta).
Su alcuni emendamenti, ad esempio il n. 2 che prevede la convocazione di assemblee costituenti dell'Italia federale e del popolo sardo, il Consiglio si è diviso. La mozione, quindi, è stata votata a scrutinio segreto ed approvata.
La votazione ha avuto questo risultato:
presenti 67
votanti 66
astenuti 1
favorevoli 46
contrari 20.Il Consiglio ha, infine, approvato un ordine del giorno presentato dagli onorevoli Scano, Pittalis, Marteddu, Masala, Macciotta, Balia, Montis, Bonesu, Amadu con il quale si approva la risoluzione relativa alla posizione delle Autonomie speciali nel processo di riforma costituzionale dello Stato, proposta dal coordinamento dei presidenti delle Giunte e delle Assemblee delle Regioni a Statuto speciale.
La risoluzione, che si allega, è stata votata per parti. Gli onorevoli Usai (AN), Scano (Progr. Fed.), Boero (AN), Palomba (Presidente della Giunta), sono intervenuti per puntualizzare le proprie posizioni personali e quelle dei gruppi politici ai quali appartengono. La risoluzione, quindi è stata approvata.
Il Consiglio regionale sarà
riconvocato a domicilio.