Nota stampa
della seduta n. 160 antimeridiana del 10 dicembre 1996
Il Consiglio regionale ha ripreso i suoi lavori presieduto dall'on. Selis.
In apertura di seduta sono state date le comunicazioni riguardanti:
Discussione del Documento n. 21/A.
Commissione Speciale per la revisione
dello Statuto - Risoluzione sulla
riforma federalista dello Stato e sul
nuovo Statuto di Autonomia.L'on. Montis (Misto - RC) ha affermato che il documento presentato è apprezzabile perché tratta in modo ampio problemi di attualità. Finora l'attenzione si è concentrata sul federalismo, con diverse visioni e proposte, ma la discussione è confusa. La riforma probabilmente andrà a rilento, con tempi lunghi.
Per Montis la riforma deve rispettare lo spirito e la lettera della Costituzione che non deve considerare superata e la riforma federalista dello Stato non può essere piegata a mire secessionistiche o a nuove forme di centralismo.
Montis si è poi soffermato sulla proposta di riforma elettorale, ricordando come si sia parlato di formule usate in altri Paesi. Ma l'Italia "è un paese strano", e quando si citano gli Stati Uniti ci si dimentica che la loro Costituzione ha due secoli. Si citano la Francia, l'Inghilterra e la Germania, ma si devono analizzare anche le disfunzioni dei diversi sistemi elettorali.
Il vero obiettivo, per Montis, è l'esclusione di una parte importante della storia del Paese attraverso l'eliminazione del sistema proporzionale. E' una proposta inaccettabile che umilia le minoranze.
Affrontando il tema delle basi militari, la loro espansione e la penalizzazione che comportano per la Sardegna, MOntis ha affermato che la "dignità di un popolo nasce dalla restituzione dei terreni occupati dai militari" per poi chiedere modifiche al documento, nel quale la parte riguardante le basi militari dovrebbe essere totalmente riconsiderata.Il dibattito sulla riforma dello stato in senso federale e sulla riforma dello Statuto, per il capogruppo di Federazione Democratica, Balia, è arrivato a maturazione, non solo in Sardegna dove all'uopo è stata costituita la Commissione speciale, ma in tutta la nazione. Tuttavia non c'è ancora totale chiarezza, né a livello nazionale né nella nostra isola. Si avverte soltanto l'esigenza diffusa e giusta di arrivare a cogliere l'obiettivo di trasformazione dello stato e delle autonomie locali. Lo Statuto deve in questo senso rideterminare le nuove competenze, rimarcare i confini delle attribuzioni fra Stato e regione, ma nei dibattiti, quello odierno e quelli che seguiranno, i sardi non dovranno calcare la mano sui valori della tradizione e della cultura, certamente non marginali ma neppure esclusivi. Negli anni cosiddetti dell'autonomia sono emersi nuovi problemi che devono essere rivisti con una diversa logica: quella delle rivendicazioni alla luce di una raggiunta maturità civile e di consapevolezza.
Ed allora, ha detto ancora Balia, alcuni concetti riferiti al federalismo ed alle sue diverse forme devono essere approfonditi e definiti con maggiore chiarezza. A mo' di esempio ha citato l'autonomia impositiva, la quale, ha puntualizzato, se è vero che è una conquista delle regioni, è anche vero che comporta un impegno culturale diffuso, nuove logiche e nuovi equilibri. Certo è però che lo Stato deve assegnare all'Isola non una posizione di marginalità, ma deve riconoscerle la specialità della sua cultura nonché le sue esigenze di carattere economico e sociale, alla pari con le altre regioni d'Italia,
Balia ha poi detto che le rivendicazioni delle comunità locali nei confronti della Regione sono le stesse che la Regione rivolge al Governo. L'ampio spazio di legislatura deve perciò essere utilizzato per varare una serie di leggi di trasferimento di competenze dalla Regione ai comuni, perché questa è la filosofia che dovrà regolare l'autonomismo del domani.
Balia ha anche precisato che è contrario al varo di una nuova costituente. Quel che è necessario è che si decidano i punti sui quali fondare il serrato confronto con lo Stato, evitando spinte separatiste ed isolazionistiche che ridurrebbero le rivendicazioni a livello di "battaglia di retroguardia". "Non separatezza, quindi, ha concluso, ma richieste di maggiore tutela della qualità della vita e di pieno riconoscimento della peculiare identità culturale dei sardi".Un giudizio positivo sul contenuto della risoluzione è stato espresso anche dall'on. Macciotta, (Patto), il quale ha ripercorso brevemente l'iter seguito dalla Commissione speciale per elaborare il documento da utilizzare come base per la nuova riforma, in senso federalista, dello Stato italiano.
Il testo, infatti, ha sottolineato Macciotta, propone, per alcuni aspetti, soluzioni compiute, frutto di analisi approfondite. In altri casi, invece, enuncia solo i problemi, rinviando ad un più approfondito esame da parte dell'Aula della proposta di soluzioni più compiute. Il Consiglio, inoltre, potrebbe anche affidare a costituzionalisti di chiara fama il compito di predisporre particolari ipotesi.
La riforma dello Stato, comunque, secondo Macciotta, è un tema sul quale si stanno confrontando le diverse forze politiche e le stesse istituzioni, visto che molte regioni hanno organizzato convegni di studio o hanno partecipato a questi incontri con i loro massimi esponenti. Il lavoro, tuttavia, sarà necessariamente ancora lungo, anche perché le esigenze e le necessità sono diverse e differenziate.
Ci sono temi sui quali si dovrà lavorare a fondo, però, e Macciotta ha affrontato alcuni di questi temi, quale quello della trasformazione del Senato in Camera delle Regioni, sottolineando tutti gli aspetti, e sono molteplici, di queste trasformazioni. Il sistema di elezione, i compiti, la tutela delle minoranze, la rappresentanza delle diverse regioni, il numero e la composizione delle stesse delegazioni sono tutti aspetti che meritano più approfondite ed attente analisi, anche per le differenti ripercussioni che queste scelte possono avere sulla intera realtà della società italiana e, quindi, sarda.
Macciotta, quindi, ha sottolineato la necessità di una forte solidarietà che deve esistere, tra tutte le diverse regioni, l'esigenza di modificare i concetti base del federalismo fiscale, l'importanza di fissare i compiti della Camera delle Regioni tenendo ben presente la necessità di tutelare la "specialità" delle regioni a statuto differenziato, quali la Sardegna. Macciotta ha poi illustrato quanto si fa in altri paesi, quali il Canada, per tutelare le esigenze delle regioni speciali, garantendo la presenza di esponenti di quelle realtà nell'ambito del governo centrale.
Altri temi di particolare importanza trattati da Macciotta sono stati quelli dei rapporti tra Regione ed altri enti locali, nonché la tutela e la valorizzazione delle realtà sociali, etnica e culturale delle diverse parti d'Italia.
Macciotta, a conclusione del suo intervento, ha ricordato l'intangibilità dell'unità dello Stato federale, la peculiarità della situazione sarda, l'evoluzione del concetto stesso di federalismo, il nuovo scenario di "stato-comunità" che potrebbe garantire tutte le diverse esigenze e che favorirebbe, quindi, la nascita di un nuovo, moderno, Stato nazionale. La specialità della Sardegna, le sue caratteristiche culturali, genetiche, sociali e naturali possono permettere all'Isola di inserirsi nel processo evolutivo, che deve portare ad un più significativo processo di riflessione dello Stato, deve portare a quel nuovo assetto, una "utopia realizzabile", per la cui realizzazione si deve ora lavorare.L'on. Masala (A.N.). dopo aver ricordato che il suo partito solo da poco si è avvicinato al federalismo per vedere se è compatibile con il presidenzialismo, ha ribadito che i cittadini chiedono allo Stato i servizi, la rimozione degli ostacoli allo sviluppo, e l'abbattimento della burocrazia. Ma lo Stato centralista, che non ha dato risposte, è andato in crisi, così come il regionalismo.
In questo contesto è nata in campo nazionale la discussione sul federalismo, ha proseguito Masala, anche se dietro questo termine possono esserci progetti diversi.
Dopo aver ricordato che lo Stato centralista aveva come modello quello francese, e che la sua nascita era dovuta alla storia del Paese, influenzata dalla monarchia, Masala ha ricordato le spinte separatiste della Sicilia e dell'Alto Adige. In tutti i momenti storici si invocava l'unità nazionale, ha proseguito Masala, e oggi si parla di federalismo senza nemmeno analizzarne a fondo il significato. La confusione regna sovrana, e oggi si parla di federalismo addirittura a proposito di secessione.
Per Masala, il cammino verso il federalismo passa attraverso un patto che consente di costituire uno Stato da diverse entità che volontariamente rinunciano ad alcuni poteri. Masala si è poi soffermato sui concetti di decentramento ed autonomia per poi ribadire che lo Stato centralista si rivela sempre più inefficiente a governare una realtà in continuo mutamento. E' necessario pertanto valorizzare le autonomie per battere il centralismo, con un rapporto tra identità nazionale ed autonomie.
In Italia, ha proseguito Masala, il "nazionale" è una manifestazione del "locale", assunto come valore comune, in tutti i settori, cioè la sintesi delle autonomie diventa patrimonio comune. La riforma che tutti vogliono ha come obiettivo l'efficienza dello Stato con un esecutivo più forte e un diverso sistema di equilibri.
Per Masala, solo la scelta presidenzialista o semipresidenzialista può garantire l'unità e l'identità nazionale, mentre si deve tenere presente che il concetto di "sovranità" richiede posizioni chiare. Nella risoluzione in discussione ci si richiama alla Costituzione, per la quale la sovranità risiede nello Stato. E nel dibattito sullo Stato federale questo aspetto è stato trascurato. Non può esistere una doppia sovranità perché ciò minerebbe l'unità nazionale.
Dopo una approfondita analisi del significato del concetto di sovranità, Masala ha affermato che non si può accettare il rovesciamento della Costituzione per quanto riguarda l'attribuzione delle competenze allo Stato e alle Regioni, perché questo vorrebbe dire sottrarre la sovranità allo Stato.
Masala ha poi chiesto che ogni gruppo affermi chiaramente la propria posizione sull'unità nazionale. Non si può pensare che da quest'Aula parta qualche iniziativa che attenti all'unità dello Stato, e il documento finale deve affermare chiaramente che questi valori non vengono messi in discussione.
Secondo Masala, la risoluzione è carente sotto questi aspetti; non si può parlare di federalismo senza il presidenzialismo, così come è da respingere la doppia sovranità.
In conclusione, Masala, dopo aver affermato che non è possibile costituire un'Assemblea Costituente sarda, ha detto che gli strumenti per modificare la struttura dello Stato passano attraverso un'Assemblea nazionale costituente, se la Bicamerale fallirà i suoi obiettivi."Federalismo come base per il progresso sociale, federalismo intimamente associato all'idea di sviluppo e progresso; federalismo infine per dare vita ad una nuova classe dirigente, che oggi è debole, ma che deve essere in grado e capace di progettare e di suscitare ancora ideali e speranze": a questa conclusione è giunto l'on. Scano (Progr. Fed.) al termine di un lungo intervento nel corso del quale ha svolto un'analisi realistica del dibattito sardo e nazionale sulle riforme dello Stato e dello Statuto regionale.
Si era chiesto all'inizio se questo tema, così importante, fosse veramente al centro dell'attenzione non soltanto della politica, ma anche degli intellettuali e della stampa e dopo aver rilevato che la Sardegna vive un momento in cui i bisogni primari (lavoro, speranze, malessere sociale) lasciano al margine i problemi istituzionali, Scano ha affermato che probabilmente la classe politica non è stata capace di trasmettere il vero messaggio insito nella necessità delle riforme, e cioè che le riforme hanno come scopo il miglior funzionamento delle istituzioni e delle amministrazioni che devono dare risposte ai bisogni reali dei cittadini. Riforme, quindi, perché non vi è altra via verso la creazione di un processo di sviluppo integrato che veda la Sardegna uscire dalla temibile crisi in cui si trova.
Non sono chiacchiere, ha detto ancora Scano, "si deve fare sul serio e con tutti gli schieramenti, al di là della contrapposizione dei ruoli della maggioranza e dellopposizione". Ed al capo gruppo di A.N., Masala, ha ribadito che la maggioranza non vuole dividere l'Italia, ma vuole, con le sue proposte, riorganizzare l'Unità del Paese, consentendo allo stato di funzionare in armonia con i tempi storici e rendendolo più vicino alle autonomie locali.
Scano ha poi rilevato che nel dibattito che anima il Paese su questi temi la Sardegna non è presente: "siamo assenti lì come siamo assenti qui". La realtà è che manca un autentico gruppo dirigente che dia forza e credibilità alle proposte della Sardegna sul processo delle riforme, mentre "ben altra era la tensione quando nella scorsa legislatura sono stati affrontati questi temi".
A proposito della fase costituente che si vorrebbe aprire in Sardegna e in Italia, Scano ha affermato che essa è già aperta e che la "transizione italiana" ha una valenza costituzionale. Il problema è relativo a come la Sardegna voglia inserirsi in questo processo di trasformazione dello Stato, anche alla luce della nuova dimensione europea e della necessità di ridistribuire i poteri in corrispondenza dei gradi di controllo che i cittadini, ai vari livelli, devono avere sul governo della cosa pubblica.
Secondo Scano si sta facendo una gran confusione sul reale significato del termine federalismo. "Se si parla di esasperazione delle municipalità non è federalismo, ha detto; se è decentramento amministrativo non è federalismo; se è gestione delle proprie risorse da parte di ciascuna regione non è federalismo. Possiamo parlare di federalismo se lo intendiamo come un sistema per organizzare l'unità del Paese delegando i poteri dal basso verso l'alto, tutti uniti nella cultura della divisione e della distribuzione dei poteri, ma non dei territori".
Avviandosi verso la conclusione, Scano ha detto che davanti alla Sardegna si aprono due scenari: o si rilancia, attraverso alleanze ed intese fra tutti gli schieramenti, ed in scala nazionale, il processo della riforma federalistica dell'Italia, accompagnata dalla nascita del Senato delle Regioni che veda tutti in posizione paritaria affinché si evitino condizionamenti e squilibri, oppure si riprende la via della difesa della nostra specialità e delle nostre competenze autonomistiche fino alla ridiscussione bilaterale del rapporto Stato-Regione.
In un caso o nell'altro, ha detto ancora Scano, deve essere totale il coinvolgimento di tutti i livelli di autonomie locali. Anzi, in questo senso, ha concluso, è necessario che si discuta in quest'aula l'ipotesi di dar vita al Consiglio delle autonomie locali che, con poteri di intervento e di decisione, deve essere associato al processo di costruzione della nuova Regione.In quest'aula non cè il clima delle grandi occasioni, delle sedute nelle quali si affrontano i grandi temi che riguardano tutti. Forse, si è chiesto l'on. Pittalis, capogruppo di F.I., ciò dipende dalla "fumosità" del testo predisposto dalla Commissione speciale per la riforma dello Statuto.
Se questo è il contributo che il Consiglio regionale vuole fornire al processo di riforma, che sta caratterizzando lattuale dibattito politico, il giudizio che ne dà F.I. è quantomeno di grande "superficialità ed inconcludenza".
Il capogruppo di F.I., quindi, ha approfondito la sua critica, sottolineando come non sia stato indicato il metodo da seguire per innovare lo Statuto sardo, così come non sono stati fissati obiettivi e limiti per modificare tutto l'impianto complessivo della carta costituzionale. Lo Statuto, come la Costituzione, devono essere modificati solo attraverso l'elezione, col sistema proporzionale, di una Costituente, nella quale siano rappresentate tutte le culture e le ideologie politiche presenti nella società italiana.
Il documento elaborato dalla Commissione speciale, ha proseguito Pittalis, è assolutamente evanescente, privo di reali contenuti, di proposte concrete, caratterizzato solamente da "proposizione di intenti". Non esiste una difesa dell'autonomia, manca una seria indicazione di quale federalismo si vuole realizzare, non c'è traccia dell'indicazione dell'opzione presidenzialistica o semi-presidenzialistica; non sono indicati quali devono essere i rapporti con gli altri enti locali.
Pittalis ha indicato nell'assoluta incapacità di indicare soluzioni politiche per i gravi problemi che attanagliano la società sarda una delle maggiori carenze di questo documento. Il rilancio dell'economia, la difesa della cultura, la possibilità di avere reale autonomia fiscale, la soluzione dei problemi strutturali non sono stati assolutamente compresi in questo documento. Così come non sono state indicate soluzioni realistiche all'esigenza di fornire, alle regioni meridionali i flussi finanziari necessari al loro funzionamento; visto il costante divario tra quanto i sardi e gli altri meridionali, versano e di quanto lo Stato spende nell'Isola e nel Mezzogiorno d'Italia. Ma si sono ignorati anche i problemi della giustizia, dell'organizzazione del sistema giudiziario, di tutte quelle altre riforme amministrative della quali tanto si parla.
La proposta elaborata dalla Commissione speciale, infatti, ha aggiunto Pittalis, avrebbe dovuto contenere indicazioni concrete anche su tutti questi problemi. Ignorare il controllo dello Stato sulle leggi, il controllo della spesa, lo smantellamento dell'apparato produttivo pubblico, la riorganizzazione della burocrazia statale, la reale difesa dell'autonomia locale è la prova di quanto sia superficiale e fumosa la proposta messa a punto dalla Commissione speciale. Una proposta incapace di incidere nel reale processo di riforma dello Stato e che pertanto F.I. non intende assolutamente approvare.
Pittalis ha poi comunicato il voto contrario del suo gruppo a questo documento.L'on. Ballero (Assessore agli Affari Generali) ha affermato che l'intervento della Giunta è rispettoso del lavoro svolto dal Consiglio ed ha poi ribadito che le riforme devono essere un patrimonio dell'intero Consiglio e che una divaricazione non sarebbe produttiva.
Dopo aver auspicato una conclusione unitaria, Ballero ha dichiarato di condividere l'intervento dell'on. Scano, sottolineando la "sostanziale disattenzione" nella quale è avvenuto il dibattito.
E' augurabile una nuova presa di coscienza che porti ad un'inversione di rotta rispetto al passato. Si deve uscire dall'incomunicabilità sui temi delle riforme, ha aggiunto Ballero, che ha poi ricordato l'attività dei parlamentari sardi, il ruolo dei Presidenti del Consiglio e della Giunta nell'ambito dei coordinamenti nazionali dei presidenti. Il dibattito, comunque, non ha ancora trovato un filo conduttore, ha detto ancora, e si deve lasciare perdere la ricerca dei cento significati della parola "federalismo"
Ma anche in campo nazionale c'è confusione su questi temi, ha proseguito Ballero, e occorre che la Sardegna promuova una specifica iniziativa per la riforma dello Stato, come frutto di un'elaborazione che non sia solo di questa Assemblea, una proposta che deve essere capace di ridisegnare il quadro nazionale complessivo e mettere subito in atto una precisa contrattazione con lo Stato per quanto riguarda lo Statuto.
Ballero, dopo aver affermato che la risoluzione, integrata con alcune delle osservazione emerse nel corso del dibattito, è uno strumento adeguato, ha ricordato i dibattiti e le mobilitazioni del passato sul tema della riforma dello Statuto.
La Giunta si rimetterà alle valutazioni del Consiglio sulla prosecuzione di questo processo, ha affermato ancora Ballero, ma è fondamentale la collaborazione tra maggioranza ed opposizione, abbandonando le contrapposizioni, tenendo presenti le esigenze della Sardegna.
La Regione dovrà seguire con attenzione il dibattito sugli atti legislativi apparentemente non costituzionali, ha concluso Ballero, evitando i rischi connessi al prevalere dei municipalismi, linea che sta emergendo a livello statale e che è profondamente antifederalista.Dopo una breve sospensione per una Conferenza dei Capigruppo, il Presidente ha comunicato la sospensione della discussione al fine di consentire una approfondimento sull'argomento.
I lavori del Consiglio proseguiranno
nel pomeriggio alle ore 16,30