Nota stampa
della seduta n. 157 antimeridiana del 22 novembre 1996

 


Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Cherchi e successivamente dell'on. Selis

Dibattito sulle dichiarazioni programmatiche
del Presidente della Giunta.

La nuova giornata di discussione sul programma della Giunta Palomba-quattro si è aperta con l'intervento dell'on. Pietro Usai (Prog. Fed.), il quale ha voluto incentrare il suo discorso su due temi specifici: il ruolo del Consiglio e delle forze politiche e alcuni aspetti del programma, specie quelli che riguardano gli interventi in campo ambientale e turistico.
"Altri faranno discorsi più propriamente politici" ha, tra laltro, detto Usai, ma è opportuno approfondire anche altri aspetti, di grande importanza, forse troppo trascurati. Perché nascono le coalizioni? Su quali basi poggiano? E' giusto votare una Giunta perché è necessario un governo o si deve governare perché si ha un progetto strategico da realizzare?
L'Ulivo, ha aggiunto Usai, è nato con questa prospettiva; bisogna riconquistare questo ruolo politico propositivo, si deve avere il coraggio delle proprie idee "segnando anche il proprio possibile dissenso", ma collaborando lealmente alla realizzazione di quanto programmato e deciso. I politici, in sostanza, devono riprendere il loro ruolo, devono confermare la centralità delle istituzioni, dell'assemblea regionale, devono riaffermare il primato della politica nel guidare lo sviluppo della società.
L'altro tema sul qualeUsai si è soffermato è quello della "risorsa turistica", una voce sulla quale la Regione deve puntare. "E' inutile parlare sempre di Master Plan e di altre cose in termini generici e faziosi. Occorre fare chiarezza. Se si punta sul turismo le scelte sono consequenziali; se si punta sull'industria edilizia le scelte sono diverse": per Usai, comunque, l'amministrazione regionale deve decidere tempestivamente, ponendo i necessari paletti e fissando le regole che devono garantire la tutela e la conservazione delle bellezze naturali isolane. Saranno poi gli imprenditori privati, quelli veri e non i soliti "speculatori", a trarne le necessarie conseguenze.
"L'industria turistica è essenziale per lo sviluppo della Gallura, dell'intera Sardegna. Ma occorrono tempi rapidi e scelte precise", ha aggiunto Usai, anche perché zone in difficoltà, come la stessa Gallura, si "attaccano a tutto, quando non ci sono molte possibilità di lavoro".
Usai, confermando la propria decisione di votare a favore della nuova Giunta "seppure non con l'entusiasmo del 1994" ha sollecitato l'avvio della riforma della Regione, a partire dalla legge elettorale, puntando sul ballottaggio "a due" e sui collegi uninominali, per creare un reale sistema maggioritario. Sarà così possibile trasformare, almeno parzialmente, questa in una legislatura costituente, in grado di avviare il necessario e tanto auspicato cambiamento.

Particolarmente critico l'intervento dell'on. Claudia Lombardo (F.I.), la quale, dopo aver giudicato "una vera calamità pubblica" per la Sardegna la maggioranza che, per tre volte, ha eletto e "sfiduciato" Palomba, ha sottolineato la gravità della crisi economica e sociale che attanaglia la Sardegna e che è accresciuta dalla scarsa fiducia esistente nei confronti della classe politica, una sfiducia che i comportamenti di questa maggioranza rendono ancora maggiore perché, pur non volendolo, rielegge lo stesso Palomba nonostante i suoi precedenti, clamorosi fallimenti.
Ma questa maggioranza, si è chiesta Lombardo, come farà a dare all'Isola una Giunta autorevole, quando è terribilmente divisa al suo interno? Se queste sono le premesse, anche il quarto tentativo di Palomba è destinato ad un altro clamoroso fallimento, anche se bisogna ricordare che questa non è la "giunta Palomba dei capigruppo", ma è quella "del foglietto, con i nomi degli assessori, passatole in Aula dal collega Fadda". Quindi, è frutto di una "aggregazione di forze assolutamente eterogenee, accomunate dall'obiettivo del perseguimento del potere", secondo logiche e schemi vecchi e superati.
Questo equivoco permane, perché non si sono avviate le necessarie modifiche delle norme elettorali, per un reale passaggio al sistema maggioritario ed all'elezione diretta del Presidente della Giunta. In questa situazione, ha aggiunto Lombardo, il presidente ha perso credibilità e ruolo politico "che gli sono stati tolti dai partiti della maggioranza".

Lombardo, quindi, ha affrontato alcuni temi programmatici, soffermandosi sulla superficialità delle indicazioni e sulla vaghezza dei contenuti, in particolare sulla "genericità mostrata per la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica". Dal 1994, infatti, il Consiglio è in attesa della preannunciata legge sulla ricerca, dei principi da seguire in materia di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica, specie per ciò che riguarda il funzionamento del Consorzio 21, del Corisa, del Parco scientifico e tecnologico, dell'Università, dei vari Enti di ricerca extrauniversitari. Invece, anche su questi importantissimi temi, solo silenzio e reticenze, ed il sospetto che si continuino a subire i condizionamenti delle vecchie logiche assistenziali e clientelari.
Concludendo il suo intervento, Lombardo ha manifestato non poche diffidenze e perplessità, dubbi e preoccupazioni, anche perché l'esasperarsi della tensione all'interno dei partiti della maggioranza aggrava negativamente la "credibilità di questa nuova Giunta", incapace di rappresentare politicamente e degnamente gli interessi della Sardegna.

L'on. Ferrari (PSFD), intervenuto successivamente, non ha avuto esitazioni nel dirlo: le responsabilità della crisi, e delle conseguenze che questa ha avuto ed avrà sulla Sardegna, devono essere addebitate per intero alla maggioranza. Ha riconosciuto inoltre alle opposizioni di aver svolto un ruolo all'insegna della correttezza e della lealtà. Ed ha riconosciuto anche al Consiglio, nel quale certamente sono venuti meno quegli entusiasmi e quelle tensioni ideali che l'avevano caratterizzato ad inizio di legislatura, la capacità di riprendersi e di operare bene per la difesa degli interessi di tutti i sardi.
Queste considerazioni, ha detto Ferrari, sono il frutto di una lunga riflessione che lo ha portato a chiedersi se il Consiglio sia in grado di assolvere a tutti i suoi compiti istituzionali. E la risposta è positiva. L'assemblea deve e può recuperare gli entusiasmi iniziali, quelli del rinnovamento e delle proposizioni finalizzate al bene della Sardegna. Insieme, maggioranza e minoranza, possono lavorare ai nodi prioritari della legislatura: la riforma della Regione e degli enti, la modifica della legge elettorale, l'aggiornamento del regolamento consiliare. E deve portare avanti, con la collaborazione di tutte le forze politiche quei problemi che costituiscono l'ossatura per uno sviluppo programmato dell'economia dellIsola: dall'istituzione della zona franca all'attuazione dei piani per l'energia, dell'acqua, per la soluzione della crisi occupazionale. Il concorso di tutti gli schieramenti nel perseguimento di questi obiettivi deve fare in modo che la crisi sia superata, che vengano chiariti i motivi che hanno portato alla paralisi politica.
Ferrari ha quindi ripercorso tutte le fasi della crisi per concludere, anche alla luce del dibattito finora svolto in Aula, che si deve trarre insegnamento dagli ultimi eventi. Confida perciò che il presidente Palomba, che ha acquistato esperienza sufficiente a guidare la Regione, possa riprendere il lavoro sui vari fronti (parchi, centri storici, governo delle acque, etc.) sapendo di poter confidare sul contributo di tutti i consiglieri. "Riappropriamoci per intero delle nostre responsabilità e vedrete, ha concluso Ferrari rivolto ai colleghi, che anche gli entusiasmi ritorneranno".
Nel corso del suo intervento, Ferrari ha anche chiesto al presidente Selis di rivedere la composizione delle commissioni consiliari. Perché si possa produrre di più e meglio è necessario che ogni consigliere sia assegnato ad una sola commissione.

Secondo l'on. Pirastu (F.I.): il programma presentato si differenzia ben poco da quello del Palomba-bis, e gli assessori sono quasi gli stessi. Questa vicenda si conclude con l'umiliazione del Presidente, a cui è stata bocciata dalla maggioranza, la sua Giunta.
Pirastu è quindi passato ad analizzare i punti del programma. Sui rapporti con lo Stato, ha sostenuto che la Sardegna ha un alto credito nei confronti dello Stato e deve rivendicare un ruolo da protagonista per la nuova stagione dell'autonomia. Ma il confronto deve avvenire con l'intero Consiglio regionale e non certo con questa Giunta.
Dopo essersi soffermato sulle vicende del Porto canale e sulle considerazioni del Presidente sulla zona franca, Pirastu, a proposito delle politiche europee, ha affermato di essere in attesa di un programma specifico da presentare in Consiglio, mentre sull'organizzazione della Regione,dopo aver sottolineato le lentezze burocratiche della macchina regionale ha chiesto al Presidente un rapporto sullo stato delle privatizzazioni.
Pirastu ha quindi affrontato i temi del lavoro e della disoccupazione. In questi due anni non è cambiato niente, ha affermato, e non è possibile trovare un solo atto di governo che abbia inciso positivamente sulloccupazione. Dopo aver elencato alcune inadempienze della Giunta in tema di formazione professionale, ha affermato che per il lavoro occorre "un vero programma di governo e non un'enciclica".
L'unico punto delle dichiarazioni programmatiche concrete, per Pirastu, è quello del turismo, ma anche in questo settore la Giunta ha speso poco e male. Manca inoltre il progetto di riunificare in un'unica Azienda le attività turistiche, così come mancano strutture per la formazione di manager e operatori turistici.
Senza risparmiare ulteriori critiche verso la politica seguita per questo settore, considerato portante per l'economia sarda, Pirastu ha concluso affermando che per gli altri settori le proposte sono "inesistenti", e che questa Giunta ben difficilmente sarà di legislatura. L'unico rimedio sarebbe quello di "distribuire 41 poltrone".

L'on. Bonesu (PSd'Az.) dopo aver dichiarato che il PSd'Az era contrario all'apertura della crisi, che ha provocato una deleteria perdita di tempo, ha affermato che "il Consiglio è malato e non opera con l'efficienza necessaria per risolvere i problemi". La fine delle ideologie, per Bonesu, ha indicato che il progresso è legato al lavoro di ogni giorno. E questa Giunta ha la capacità di lavorare se uscirà dai vortici della crisi. Chi dice che questa Giunta durerà poco potrà essere smentito se l'esecutivo lavorerà bene.
Bonesu ha poi affrontato il problema del Master Plan. Su questo, ha detto, vi sono interessi contrastanti tra la tutela del territorio e lo sviluppo dell'economia. Su questi temi si misurerà la capacità di governo e il Consiglio deve dimostrare di essere un vero Parlamento, che deve riacquistare la dignità e indicare la linea per il riscatto della popolazione sarda.
E' necessario uno scatto di orgoglio, ha aggiunto Bonesu, allontanando le polemiche e individuando le nuove vie per un confronto con lo Stato e per l'inserimento in Europa. Il dibattito ha avuto momenti alti e bassi. Dopo aver duramente criticato l'intervento di Nizzi, ha definito "strumentali" molte delle polemiche sorte in questi giorni.
Quindi Bonesu ha ironizzato sul "bigliettino", definito uno "strumento di comunicazione al pari del telefono", ma "senza idee non cè niente da scrivere", ed ha proseguito analizzando sempre in chiave ironica l'evoluzione della scrittura nei secoli.
Resta il fatto, ha aggiunto Bonesu, che il Presidente si è presentato in Aula per le sue dichiarazioni 48 ore dopo l'elezione. E questo è un record positivo.
Riferendosi al discorso di. Demontis, Bonesu ha respinto le accuse rivolte al Gruppo. Demontis, ha aggiunto, è stato espulso dal PSd'Az perché ha avuto comportamenti "inaccettabili". Bonesu ha concluso affermando che il Consiglio ha la possibilità di "volare" e, a proposito dell'ipotesi di scioglimento dell'Assemblea, ha detto che questa non può essere prevaricata da nessuno. Solo se ci sarà la certezza che il Consiglio non sarà più in grado di rappresentare il popolo sardo, si potrà veramente prendere in esame l'ipotesi del suo scioglimento.

Le polemiche esistenti in casa sardista, secondo l'on. Boero (A.N.), dimostrano lo scarso livello di coesione e di omogeneità politica esistente all'interno della coalizione che ha espresso la nuova giunta Palomba. Ma tutta la vicenda che ha portato alla costituzione di questo esecutivo è sintomatica e dimostra come il peggio della prima repubblica sarda sia ben presente in quest'aula consiliare . "Tutti i vecchi marpioni del passato sono, infatti, rappresentati in questo Consiglio. E sono ben presenti i burattinai ed i burattini, che portano avanti i loro interessi", ha aggiunto Boero che ha poi affrontato i temi della composizione della Giunta, delle diverse manovre che hanno portato alla sostituzione di un "vero gentiluomo, un vero esperto" come il prof. Saba, scaricato per giochi di gruppo e di "interessi ben precisi e chiari".
Boero, inoltre, si è soffermato sulla necessità di tutelare e valorizzare la vera cultura sarda, sulle esigenze di battere il partito degli affari e degli interessi. In tutti gli schieramenti ci sono ottime persone, ha aggiunto, ed ha invitato questi "autorevoli colleghi" a battersi per ridare valore e credibilità al Consiglio, per allontanare dalle istituzioni i "faccendieri e coloro che non difendono i reali interessi della Sardegna".
Quindi, Boero si è rivolto al presidente Palomba chiedendogli di intervenire e di modificare profondamente alcuni capitoli delle sue dichiarazioni: l'agricoltura, l'ambiente, i parchi che devono essere regionali, sono i temi sui quali i sardi devono far sentire la loro voce, imporre il rispetto dei propri diritti. Tutti i fondi regionali devono essere destinati a questi settori e la regione deve ottenere dalla UE tutte le altre risorse ottenibili, da utilizzare per creare lavoro e concentrando questi fondi proprio in questi comparti.
Ma secondo Boero servono anche interventi decisivi nel settore dei trasporti, per garantire la continuità territoriale, e si devono realizzare le necessarie infrastrutture. Poi, si dovrà operare nel settore industriale, ma a sostegno di quelle iniziative serie, in grado di produrre utili, privatizzando le industrie di proprietà regionale, amministrate e controllate da "funzionari regionali sinistri e di sinistra".
La maggioranza, ha concluso Boero, ha i numeri ed il dovere di risolvere i problemi della Sardegna. La minoranza attende che giunga il suo turno e, quando lo potrà fare, attuerà i suoi programmi per risolvere i problemi dell'Isola e lo farà proprio puntando sulle risorse migliori delle quali dispone ancora la Sardegna.

L'esponente dei progressisti Falconi ha criticato nel suo intervento i colleghi della maggioranza, i cosiddetti puritani, che sanno solo fare il processo a tutto ed a tutti avendo per bersaglio i partiti che, ha detto, vengono definiti degli autobus che si prendono giorno per giorno. E' troppo facile, ha aggiunto, parlare male di Palomba e sparare a zero sulla Giunta e sulla maggioranza. al punto che oggi nell'opinione pubblica si fa strada la convinzione che 75 degli 80 consiglieri fanno l'opposizione al governo regionale. Più difficile, più arduo ma soprattutto più serio sarebbe per questi consiglieri fare autocritica, parlare di quanto è successo nella maggioranza e svolgere azioni propositiva sui programmi da impostare ed attuare.
Quando cominciò la fase della verifica, ha aggiunto Falconi, esisteva effettivamente la necessità di fare chiarezza sui programmi fra le diverse componenti della maggioranza per ritrovare compattezza nelle azioni di governo. La verifica, insomma, rappresentava un momento politico serio e responsabile e non aveva altro fondamento che la ricerca per dare alla coalizione un assetto duraturo e preciso. Le motivazioni occulte o malcelate di cui si sta ora parlando non esistevano perché non facevano parte dei programmi, ed in ogni caso, se mai vi fossero state, sarebbero state combattute e respinte.
Per molti versi, ha detto ancora Falconi, sono giusti gli umori della gente che sostiene che i politici non fanno bene il loro lavoro. Ma da questa convinzione dobbiamo difenderci, dobbiamo reagire per difendere la dignità del Consiglio, di questo Consiglio che può ancora diventare il perno della legislatura delle riforme. Ci vuole però stabilità di governo, concretezza nell'affrontare le grosse tematiche economiche e sociali e soprattutto bisogna restituire decoro e responsabilità all'assemblea di cui tutti noi facciamo parte. "Per questi motivi, ha concluso Falconi rivolgendosi a Palomba, con umiltà e lealtà voterò per lei e per la Giunta".

Come al solito duro e colorito l'intervento dell'on. Marco Tunis (F.I.), intervento tutto teso dare colpi bassi a Palomba ed alla sua Giunta: "una Giunta pilotata da Balia, da Fantola, da Selis e dal - ora mimetizzato - Scano".
Questa Giunta, ha detto Tunis, non è quella che vuole la gente. La gente desidera un governo forte retto da una maggioranza compatta, che sappia affrontare tutte le grandi questioni che impediscono lo sviluppo dell'Isola. Si è invece ritrovata una Giunta che ha fatto sistematicamente la politica degli annunci per poi precipitare nel caos della crisi che ha aggiunto confusione a confusione. Una crisi che ha gettato tutti, anche le opposizioni, nello sconcerto: per come si sono svolte le trattative, per le iniziative ricattatorie portate avanti da alcuni dei gruppi che compongono la maggioranza.
A riprova dell'incapacità del presidente Palomba e della coalizione che lo sorregge, ha detto ancora Tunis, sta la definizione ormai consolidata tra l'opinione pubblica di "Giunta dei bigliettini". Per quanto riguarda l'opposizione, Tunis ha affermato che il Polo non punta ad una opposizione sterile, alla politica del "tanto peggio tanto meglio" perchè è in gioco l'avvenire dei giovani e di un popolo che crede ancora di essere capace di uscire dalla condizione di sottosviluppo.
Ma ciò che è intollerabile per Tunis è che il PDS presuma di poter minimizzare il dato evidente della frantumazione della coalizione di governo, nonchè il fatto che oggi ci si ripresenti una Giunta in una riedizione "condita in salsa sempre più scipita".
Infine, l'appello finale: voltiamo pagina e mettiamo la parola fine sull'ultima scena di un'operetta che, se non fosse colorata di tragiche implicazioni per il nostro popolo, sarebbe davvero una delle più ridicole e divertenti messe in scena della storia autonomistica sarda. Ed al presidente Palomba Tunis ha dedicato le parole conclusive: "si faccia da parte; si troverà qualcun altro che sarà rimettere in moto la sgangherata macchina della Regione".

L'on. Pittalis (F.I.), dopo aver definito "goffa e truffaldina" la presentazione della nuova Giunta, ha affermato che F.I. avrebbe potuto abbandonare il confronto che umilia l'intera Assemblea, con una maggioranza critica verso il Presidente che aveva eletto. Al Consiglio si deve portare rispetto, ha aggiunto Pittalis, ed è solo per questo che F.I. rimane in Aula, per esprimere contrarietà a questa Giunta. Si deve però riconoscere lungimiranza a Palomba che aveva detto come "sarebbero stati rivelatori i passaggi di questa crisi".
Il dibattito, ha proseguito Pittalis, ha portato a dover ritenere finita l'esperienza Palomba. Diversi partiti della maggioranza hanno espresso pesanti giudizi sul Presidente, subito dopo la presentazione della terza Giunta, ma ora pare che tutto sia stato dimenticato. La classe politica sarda ha ereditato i vizi della politica nazionale, ha detto ancora Pittalis soffermandosi poi sull'atteggiamento di diversi esponenti della maggioranza "frammentaria e litigiosa, assetata di potere".
L'opposizione ha ben poco da aggiungere al dibattito, ha proseguito Pittalis criticando le posizioni assunte dal Patto. Dalla crisi non si uscirà nemmeno oggi perchè l'attuale esecutivo è "azzoppato". La situazione è inestricabile, con problemi legati alle strategia dei singoli Assessori, agli scontri in atto nei partiti e nei gruppi di questa maggioranza. Prevale la logica del "tanto peggio tanto meglio" e si scelgono gli Assessori solo in base a bassi calcoli politici, e non in base alle loro capacità.
Dopo aver espresso ulteriori critiche alla maggioranza, Pittalis ha affermato che il Consiglio non può dare mandati a termine, ma il Presidente sa che la sua è una "giuntarella che dovrà navigare sotto costa"
Quindi Pittalis ha sottolineato che ciò è la negazione di ogni valore istituzionale, e che Palomba deve informare il Consiglio di ogni variazione politica della maggioranza, all'interno della quale sono ora i comunisti unitari. Ha poi ricordato la denuncia dei poteri forti fatta da Palomba, dicendo che però il Presidente ha poi fatto marcia indietro. I poteri forti però esistono, vogliono condizionare il destino del Master Plan, e sono riusciti a bloccare il Piano acque. Anche i sindacati "si sono accodati alle politiche spartitorie", ha proseguito Pittalis, affermando che "i poteri forti condizionano i poteri deboli".
Dopo aver invitato Palomba ad arrestare il degrado delle istituzioni e del ruolo che ricopre ed il Consiglio ad accelerare il processo delle riforme elettorali, Pittalis ha concluso affermando che "è giunto il momento, per questa maggioranza di desistere", ribadendo nel contempo l'unità del gruppo di F.I.

"In Consiglio, all'interno della stessa maggioranza, cè un grande travaglio, perchè il Consiglio ha perso il suo ruolo": un'amara considerazione dalla quale è partito l'on. Ghirra, (Prog. Fed.), per analizzare la difficile situazione nella quale si trova, attualmente, la società sarda. Cè una crisi generale, con una caduta dei valori, con un progressivo svuotamento dei ruoli, con una diffusa incapacità di proposte e di analisi che devono caraterizzare il compito dei partiti e delle istituzioni politiche.
Per Ghirra, quindi, si deve ripartire dal Consiglio, dal ruolo centrale dell'Assemblea sarda. Al suo interno deve riaprirsi un dibattito, si deve riavviare un confronto, si deve dare forza ad un esperimento, e ad un tentativo di grande interesse quale è quello sul quale si è lavorato in questi anni. La situazione che si registra in Sardegna è, infatti, di grande complessità, ma deve essere affrontata con chiarezza e serietà.
L'Ulivo, nato nell'Isola, per Ghirra rischia di fallire proprio nell'Isola. Eppure le grandi scelte, sociali e culturali, possono e devono essere affrontare, in Sardegna, con un diverso impegno. E' giusto, si è chiesto Ghirra, che il progetto di governo premiato dai sardi nelle elezioni del '94, che in quell'occasione sconfisse il progetto della destra, debba miseramente esaurire il suo impulso, il suo valore? E' possibile che in una regione, amministrata dalle forze progressiste, nei corridoi dei Palazzi si aggirino i soliti faccendieri? E' possibile che il rinnovamento della politica, la moralizzazione della vita pubblica, il riordino e l'ammodernamento della macchina amministrativa, indicati come impegni prioritari nel programma dell'Ulivo, debbano essere completamente trascurati dai consiglieri regionali che di quest coalizione fanno parte? Non si può continuare in questo modo. Il Consiglio deve riprendere a parlare di politica, non si può solo discutere di crisi.
Per Ghirra, infatti, il Consiglio deve riprendere ad occuparsi di politica, deve riaffrontare i grandi temi, deve rimettere in moto il processo dello sviluppo e della crescita della società sarda, tutelando e conservando le bellezze naturali, le tradizioni culturali, l'identità della Sardegna.
In tempi recenti, ad esempio, il Consiglio regionale ha messo a punto leggi e norme di tutela del "bene ambiente", ha ricordato Ghirra, una delle poche risorse delle quali dispone la Sardegna. Certamente, le leggi possono essere modificate, norme e leggi esistenti "possono essere migliorate", ma devono essere cambiate tenendo ben presenti gli obiettivi che si vogliono raggiungere. E' possibile parlare di piani turistici, di nuove iniziative senza avere un piano di settore serio e realistico? Le nuove costruzioni risolvono realmente il problema dell'allungamento della stagione turistica? O forse ci sono altri modi per allungare periodi turistici e per creare nuove occasioni di sviluppo, di lavoro? Fare case è servito, nel dopoguerra, per ricostruire il Paese. Ora i tempi sono cambiati, forse è meglio cercare nuove strade ed ipotizzare nuove soluzioni ai nostri problemi.
Sarebbe il caso, ha detto Ghirra, di cambiare mentalità, si "deve far funzionare il cervello" per trovare soluzioni nel comparto agricolo, agro-industriale, ambientalistico e turistico, che sono aspetti importantissimi di una realtà molto complessa quale quella isolana.
Occorre, però, ha concluso Ghirra, rimettersi a parlare di politica, confrontandosi con le altre forze politiche, esaminando le strade da percorrere, trovando ipotesi di sviluppo, mettendo a punto scelte e programmi che tengano conto della realtà e delle esigenze della Sardegna.

L'on. Randaccio (F.I.) ha lanciato anche oggi le proposte che aveva avanzato nel dibattito svoltosi in occasione delle dimissioni del presidente Palomba: avviamo una fase di transizione con un presidente super partes, una giunta di tecnici per l''ordinaria amministrazione ed un Consiglio che, nel confronto tra le forze conservatrici e riformatrici proceda all'oneroso compito di riscrivere le regole istituzionali. Queste regole dovranno consentire la formazione di due blocchi compatti e ben definiti nei programmi politici, tali da poter mettere in pratica quella democrazia dell'alternanza che rappresenta l'ultima spiaggia per dare all'Isola la governabilità.
Randaccio è arrivato a queste considerazioni grazie alla crisi politica che ha smembrato la maggioranza. E' stato fondamentale, ha detto, il dialogo con numerosi colleghi di gruppo e della coalizione di governo e l'esame analitico delle cause che hanno portato alla crisi regionale, esame dal quale, appunto, emerge che la Sardegna si trova a dover rivedere le regole costituzionali e che per arrivare a ciò occorre l'apporto di tutte le forze politiche. Ma ha anche avvertito che le sue proposte non devono essere interpretate come un invito all'inciucio ed al governissimo e per questo si appella a tutti i consiglieri in quanto liberi pensatori e uomini di responsabilità.
Secondo Randaccio, l'Ulivo, dopo questa prima fase fallimentare e d'impantanemento delle alleanze (parole dell'ex capo- gruppo dei progressisti Scano) deve ritrovare la compattezza e la linearità dei suoi programmi in modo da potersi oggi confrontare sulla revisione delle norme statutarie, ad incominciare dal sistema elettorale che non poteva non creare le confusioni di cui è stato vittima il centrosinistra.
Ma Randaccio ha anche criticato la posizione di Palomba e gli errori fatti a più riprese dalla maggioranza. Ha aggiunto che da queste esperienze nasce la necessità di dover assicurare in avvenire la possibilità di un govenro stabile, sorretto dall'una o dall'altra delle forze che vinceranno le prossime competizioni elettorali. Il Consiglio dunque avrà il compito di avviare le riforme e la Giunta, composta da tecnici esterni, gestirà l'ordinaria amministrazione con il controllo e secondo le indicazioni che darà l'Assemblea costituente.
A conclusione del suo intervento, Randaccio ha annunciato che farà avere copia del documento contenente proposte articolate a tutti i componenti del Consiglio.

Per l'on. Montis (Misto - R.C.), la crisi della Sardegna è drammatica e i rimedi non si trovano con le parole. Palomba, ha aggiunto, è stato eletto con un'elezione contrastata, ed è consapevole del fallimento della sua attività di governo. Ciò nonostante insiste, con un atteggiamento superbo. La nascita di questa Giunta è il segno del fallimento politico programmatico di questa maggioranza. La sfiducia ormai regna sovrana in tutto il popolo sardo, ha detto ancora Montis, ed il fallimento coinvolge il centro sinistra e la sinistra moderata. Ovunque i governi locali di centrosinistra sono in crisi, ma questo non fa riflettere la maggioranza. La tornata amministrativa della prossima primavera sarà il banco di prova.
Rivolgendosi al PDS, Montis ha ricordato come R.C. sia stata esclusa dalla coalizione. Ma chi pensa di esorcizzare RC sbaglia, ha aggiunto, e sarà difficile liberarsene.
Dopo ulteriori critiche al PDS,Montis ha sostenuto che i dirigenti politici sardi dovranno ripensare al loro atteggiamento. Se RC non ha votato l'assestamento di bilancio è perchè non l'ha ritenuto adeguato rispetto ai gravissimi problemi dell'occupazione, che dovrebbe essere affrontata con il massimo delle risorse disponibili. Per Montis, la maggioranza è paragonabile ad una nave che va verso il naufragio. Anche se la Giunta otterrà la maggioranza, il futuro non porterà a niente di buono. La verifica non ha portato ad alcun elemento nuovo, e si continua a inseguire lemergenza senza governarla.
Montis ha poi esposto alcuni dei problemi contingenti (metano, contributi CEE per il formaggio) davanti ai quali la Giunta è rimasta inerte. Occorrono iniziative forti che affrontino i problemi, ha proseguito, con un'azione politica nei confronti del Governo e dell'Unione Europea. Anche sul recupero delle zone minerarie la Giunta ha avuto un atteggiamento inerte. Non si conoscono i programmi e gli obiettivi, come ad esempio quelli per Montevecchio, dove la SNAM Progetti vorrebbe speculare sulle aree costiere.
Se non si imbocca la strada del confronto costruttivo con le opposizioni, ha detto ancora Montis, non si capisce come potrà operare la futura Giunta. Il lavoro dovrebbe essere al primo posto fra i problemi da affrontare, e occorre dare corso a tutte le opere pubbliche cantierabili, spendendo le risorse disponibili.
Sulla Giunta incombe la grossa responsabilità di predisporre un piano di sviluppo compatibile e credibile, ha aggiunto Montis, così come è necessaria una vera volontà politica, respingendo le spinte a favore dei ceti abbienti. Questa Giunta è chiamata all'ultima prova, ma è necessario sanare le lacerazioni. L'Aula, inoltre, dovrà respingere le sollecitazioni ad intaccare ciò che rimane dello stato sociale.
Il solo obiettivo di questa maggioranza, ha concluso Montis, è stato quello di spartirsi il potere e le poltrone.

In una Sardegna piena di problemi, alcuni realmente molto gravi, non si possono dimenticare i drammi che accadono in tutto il mondo. Ci si dimentica, ad esempio, di ciò che avviene nei Balcani, dove gli uomini sfidano la morte per riconquistare il diritto all'autodeterminazione dei loro popoli. O ciò che accade nell'Africa centrale, dove i popoli muoiono per colpe che non hanno, perchè cercano il riscatto politico-sociale. Fatti lontani da quelli sardi? si è chiesto l' on. Serrenti, del PSd'Az. Eppure la Sardegna è stata spesso al centro degli interessi delle multinazionali che, utilizzando le rigide regole del mercato, condizionano lo sviluppo e la crescita dei popoli.
In Italia, ha ricordato Serrenti, in questi giorni si stanno mettendo a punto provvedimenti ben pesanti nei confronti delle regioni povere; lo Stato farà pagare, all'Isola, costi altissimi, a causa di 50 anni di sperperi e di demagogiche iniziative. E la Sardegna, con questo progressivo smantellamento dello stato sociale, con costi sempre più elevati da pagare, sarà costretta ad uscire dal mercato. Le industrie sarde, l'agricoltura sarda sono destinate ad essere smantellate, a diventare marginali nel processo produttivo europeo.
Non è il momento di tirarsi indietro, di subire passivamente tutto, però, ha aggiuntoSerrenti. La Regione deve riprendere il suo ruolo, deve sostituirsi allo Stato nel rapporto diretto con l'Unione Europea. "La Sardegna deve confrontarsi direttamente con la Comunità europea e deve poter contrattare nuove e diverse scelte politiche".
Si agisce, invece, secondo Serrenti, con troppa demagogia, anche quando, è il caso di avere certezze e chiarezza nelle decisioni. Nel campo del turismo, della tutela della natura, ad esempio, le leggi ci sono e devono essere rispettate. Se non vanno bene, devono essere cambiate. Ma sino a quando ci sono devono essere assolutamente applicate. Perchè gli imprenditori, i cittadini devono avere "la certezza dei loro diritti". Gli interessi degli investitori, dei cittadini, sono legittimi e sono tutelati dalle norme in vigore; se non vanno bene, si cambino, tenendo però conto di quelli che sono i reali interessi dei singoli, di tutta la collettività sarda.
Per Serrenti, i problemi esistono, quindi, sono decisamente gravi, drammatici, perchè mettono in forse lo stesso futuro della società sarda. Ci sono difficoltà nel campo dell'artigianato, del commercio, della pesca, ci sono tensioni per le servitù militari, nei rapporti con lo Stato e con l'Unione Europea, problemi che devono essere affrontati e risolti. Ma per farlo occorre l'aiuto, l'apporto di tutti, anche delle minoranze, quindi, che non si possono sottrarre al loro compito. Ma sono temi per i quali, forse, occorre un personale politico diverso, migliore, di quello del quale l'Isola dispone attualmente.
Secondo Serrenti le elezioni, probabilemnte, potrebbero in parte risolvere questo problema. Ma il Consiglio, questa classe politica, deve avere il coraggio di decisioni serie, anche se difficili. Il problema della pubblica amministrazione, ad esempio, è destinato a scoppiare entro breve tempo.. Perchè quasi tutti gli impiegati pubblici dello Stato sono "non sardi". Forse sarebbe necessario prendere decisioni in grado di tutelare il pieno diritto dei sardi, dei giovani e meno giovani, troppo spesso "scavalcati" dai continentali.
Serrenti, quindi, ha affrontato i temi dei rapporti con le altre forze politiche, dei contrasti emersi con gli altri partiti che fanno parte di questa maggioranza ed ha rivendicato il diritto di criticare le posizioni politiche degli altri, pur nel pieno rispetto degli accordi di programma e della peculiarità dei ruoli.
In questa situazione le differenze ed il confronto continuo devono servire per mettere a punto iniziative incisive, in grado di modificare la farraginosa macchina burocratica regionale, per adeguare leggi e strumenti ai nuovi compiti, alle esigenze di una società in veloce evoluzione. Ma per questo è necessario l'apporto di tutte le forze politiche, la collaborazione dei partiti all'opposizione. Perchè, ha concluso Serrenti, i problemi sono tanti, gravi e forse, senza l'aiuto di tutti, si può non essere attrezzati per affrontarli

 


I lavori del Consiglio proseguiranno
questo pomeriggio, alle ore 16,30.

 

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