Nota stampa
della seduta n. 156 pomeridiana del 21 novembre 1996
Il Consiglio regionale ha ripreso i lavori sotto la presidenza dell'on. Selis e successivamente dell'on. Cherchi
Dibattito sulle dichiarazioni programmatiche
del Presidente della Giunta.L'on. Fantola (Patto) affrontando i temi della profonda crisi dell'Isola, ha affermato che non riguarda solo gli aspetti economici, ma anche quelli politici e istituzionali. Il dibattito deve partire da questi presupposti. La causa principale della crisi è la Regione sarda, che frena lo sviluppo in quanto è nemica dei sardi. L'attuale assetto politico-istituzionale della Regione sta portando la Sardegna a un punto di non ritorno. Le cause risiedono nell'onnipresenza del potere politico che gestisce tutto, con un'economia asservita al potere politico.
La Regione è come una piovra che occupa campi che non le competono, e assorbe tutte le risorse per il suo mantenimento.
Ma lo sviluppo, ha aggiunto Fantola, è frenato anche da un insieme di leggi che impediscono l'iniziativa privata. e, se non si cambia questa Regione in tempi brevi, l'involuzione dell'Isola sarà certa. Per superare questa crisi occorre la "seconda Regione", quella dei cittadini, che si deve basare su governi stabili, efficienti e credibili, con una forma di federalismo municipale e con lo smantellamento della Regione come potere elefantiaco e onnipresente. Queste riforme non possono essere compiute da un solo Governo, ma è importante che questo Esecutivo ne avvii almeno alcuni segmenti.
Governi stabili, per Fantola, vuol dire dare ai cittadini il potere di scegliere tutto, con presidenzialismo e sistema maggioritario. Ci vogliono impegni precisi, avviando la discussione sulle proposte di legge giacenti in Consiglio.
Sul federalismo municipale, Fantola ha chiarito che questa formula deve ribaltare il rapporto tra Regione e comuni. Devono essere i comuni a decidere le funzioni da attribuire alla Regione, diventando il riferimento principale dei cittadini: questo è il punto centrale della riforma. Ad esempio, mentre per Cagliari si deve progettare un governo metropolitano, per quanto riguarda la Regione nel suo insieme, Fantola ha sostenuto che essa deve dare indirizzi ed esercitare le funzioni di controllo; quindi non più partecipazione in attività produttive, che devono essere cedute immediatamente. Ci possono essere alcune eccezioni, come nel comparto della bieticoltura. La Regione deve dare assistenza, ma non può occuparsi della produzione.
Sugli Enti regionali, Fantola ha sostenuto l'esigenza di una loro soppressione, pur conservando alcune funzioni. Per l'Ente minerario, ad esempio le finalità del piano di riassetto dell'ottobre 96 prevedono attività imprenditoriali. Ciò non è concepibile ed è il contrario di quello che è l'orientamento del Consiglio.
In conclusione, ha affermato Fantola, questi obiettivi non sono facili da raggiungere, anche per le condizioni attuali di crisi. Ma si deve avviare un grande processo riformatore che abbia la stessa tensione del movimento referendario, che riesca a ridare la Regione ai cittadini. Occorre un grande movimento di stimolo, di partecipazione trasversale, aperto a tutti, di qualunque estrazione sociale e politica. La riforma della Regione deve passare attraverso la riforma dello Stato.
"Sono disposto a votare la fiducia, ha detto ancora Fantola, anche se in questa maggioranza ci sono forze preponderanti estranee ai miei valori e alle mie prospettive politiche, perché è necessario avere un governo stabile ed efficiente. Cè però la necessità che i segmenti di riforma siano orientati verso il progetto globale di cambiamento". Ha quindi concluso il suo intervento chiedendo impegni specifici del Presidente della Giunta.Preoccupazione e sfiducia sul futuro politico della Sardegna sono state espresse, invece, dall'on. Demontis, (PSd'Az.) il quale ha ricordato come la nuova Giunta sia sempre stata indicata in modoriduttivo: "giuntarella, di transizione, a termine, etc" ed ha sottolineato come lo stesso presidente Palomba abbia spesso parlato di "poteri occulti e forti", ma abbia anche indicato, come prioritari, alcuni temi, che nasconderebbero gli interessi dei "cementificatori e degli affaristi".
Per Demontis, infatti, sul Master Plan, sulla metanizzazione, sul porto canale di Cagliari gravano troppi interessi. "I poteri e gli interessi non basta denunciarli", ha detto, ma devono essere anche combattuti e si deve impedire che entrino in Consiglio regionale. Quindi, l'esperimento Palomba è un fallimento politico totale, perchè alle enunciazioni di principio non sono seguiti gli atti politici necessari.
Anzi, ha aggiunto Demontis, si sono accettate imposizioni e compromessi; si è permesso che in Giunta entrassero i rappresentanti di "questi poteri forti" che non sono certo nascosti; si sono emarginati, invece partiti e forze politiche di sinistra, per permettere accordi trasversali, per difendere meglio gli interessi e gli affari "dei poteri forti" ben noti.
Demontis ha proseguito affermando che ci sono anche altre profonde ragioni politiche, alla base dei continui fallimenti delle giunte presiedute sempre dallo stesso Palomba: l'abrogazione dell'incompatibilità tra l'incarico di assessore e quello di consigliere regionale e la feroce lotta per il sottogoverno, per presidenze e consigli di amministrazione di banche, enti ed Aziende ospedaliere. Tutto questo senza avanzare, invece, una proposta politica seria e coerente con le proprie ideologie.
In una situazione difficile, quale quella attuale e con i problemi che la stessa Comunità europea crea all'economia della nostra regione, ha proseguito Demontis, la Giunta è stata del tutto assente; nessuno ha ricordato allo Stato ed alla Unione europea i diritti e le esigenze della società sarda; nessuno ha proposto iniziative serie e concrete, non si sono messi a punto programmi realistici per favorire la rinascita della Sardegna. L'industria è ormai allo stremo, adesso si cerca di fare fallire anche la pastorizia e l'agricoltura, così come si vuole distruggere la natura, la cultura e la lingua sarda.
La classe politica isolana, dunque, secondo Demontis, accetta le decisioni imposte da altre parti del Paese, le "scelte del Nord" che penalizzano pesantemente la Sardegna. I consiglieri, la classe politica sarda sopportano passivamente questa situazione: lo stesso gruppo sardista ha abbandonato la difesa dei temi più tipici e tradizionali della stessa storia politica del Partito Sardo d'Azione.
Demontis ha ricordato la sua progressiva emarginazione dal gruppo sardista; le irregolarità compiute dagli altri esponenti del suo gruppo ed il fatto che, in alcuni casi, consiglieri regionali ricoprano più incarichi, malgrado ciò sia vietato espressamente dallo stesso regolamento consiliare. Perchè questo può avvenire? Forse esistono accordi e connivenze accertate e sopportate con troppa facilità. Ma questa è anche la prova che la partitocrazia è ancora viva, anzi forse è più forte che in passato, come dimostra la consegna "del bigliettino con i nomi degli assessori, davanti alle telecamere" proprio per fare vedere chi è che comanda effettivamente in questa disastrata regione.
In passato, ha quindi affermato Demontis rivolgendosi a Palomba, "sono sempre stato a Lei favorevole", ma ora le cose sono cambiate, il quadro politico si è irrimediabilmente modificato, lo stesso presidente ha perso "autorevolezza ed autonomia", ed è controllato e condizionato dalle forze politiche, forti e palesi, che portano avanti esclusivamente i loro interessi; per queste ragioni, ha concluso, "ho sperato e spero che lei abbia il coraggio di dimettersi". In ogni caso, Demontis ha annunciato la sua decisione di votare contro questa giunta.Un giudizio estremamente negativo sulla Giunta e sulla maggioranza è venuto anche dall'on.Diana, (Prog. Fed.), esponente degli ambientalisti e dei Verdi.
Diana ha cominciato descrivendo le tensioni esistenti nella coalizione di governo per poi affermare che in essa non esiste coesione interna, non c'è un orizzonte politico programmatico, né strategie dell'operare. Tale situazione, ha detto Diana, è la conseguenza di un sistema elettorale che impone tra diverse forze la necessità di coalizzarsi, ma che mostra anche i suoi limiti nel momento in cui sono in ballo scelte decisive.
Dopo aver ricordato la lacerazione nata dall'esclusione di R.C. dalla maggioranza, che si è consumata sulla base di un veto pregiudiziale, Diana ha affermato che si sta ora profilando l'allargamento ai comunisti unitari ma con il dubbio che si tratti di un'apertura forzata, di una scelta determinata dalla necessità di contarsi.
E' quindi necessario spiegare al Consiglio se esiste e quale è il patto che lega questa "nuova maggioranza". Ma c'è il rischio che anche in questa occasione si stia assistendo a decisioni costruite "in una notte a palazzo", prive perciò di strategia ad ampio respiro.
Oramai, ha continuato Diana, siamo arrivati a metà legislatura ed ogni consigliere è chiamato ad un compito di responsabilità ed a cercare di migliorare il ruolo del Consiglio se non si vuole che gli si attribuisca il termine di "evasore di democrazia".
Parlando di poteri forti, Diana ha affermato che essi sono sempre esistiti e non sono invincibili; bisogna però che ognuno dica chiaramente da quale parte sta.
Diana ha successivamente indicato quali sono, a suo parere, i modi per uscire dal sistema attuale di alleanze generato dal sistema elettorale, con il sistema del ballottaggio a tre che non può produrre decise maggioranze; ha auspicato quindi maggiore visibilità della politica, condannando il regime di incompatibilità tra assessore e consigliere e denunciando le vecchie logiche di contrattazione politica.
Una lunga parte del suo intervento Diana l'ha dedicata al problema dell'ambiente, indicando questo settore come leva per lo sviluppo e l'occupazione. Ma a questo proposito ha detto che le decisioni iniziali non sono state seguite; non solo: sembra che stiano nascendo all'interno della maggioranza posizioni contrarie alla salvaguardia ambientale. Ha citato in merito la questione urbanistica affermando che essa è ancora condizionata e subordinata alle scelte degli imprenditori privati. Non si spiegherebbero altrimenti le deroghe che si vorrebbero regalare ai grossi potentati che operano nel settore dell'edilizia turistica, residenziale e non.
Dopo aver auspicato l'individuazione di un progetto di sviluppo che passi attraverso la valorizzazione dell'ambiente, il turismo, la costituzione dei parchi e lo sfruttamento intelligente del patrimonio culturale, Diana si è soffermato in particolare sul'istituzione dei parchi come strumento per l'occupazione, ma ha posto anche molti dubbi sul fatto che non si riesca ad andare avanti sui progetti: "c'è allo stato attuale una pericolosa inversione di tendenza che attraversa la maggioranza ed anche la Giunta".
Concludendo, Diana ha affermato che l'apertura di credito che aveva accordato alla prima giunta Palomba sta per venir meno. La ragionevolezza che lo induce a sostenere la Giunta, affinchè la Sardegna abbia una guida in un momento estremamente difficile, non significa però arrendevolezza: "d'ora in poi non ci saranno sconti".Per l'on. Balletto (F.I.), di questa maggioranza è stato già detto tutto ciò di negativo che si poteva dire, con una perdita di tempo fine a se stessa. La maggioranza è stata cieca e sorda a tutto ciò che è stato detto, ma per rispetto dei cittadini è necessario proseguire.
Cè stato un vuoto assoluto di iniziative e risultati, in tutti i campi e i settori di intervento, ha proseguito Balletto, la disuccpazione è salita al 30%, gli sprechi continuano, i settori produttivi sono stati trascurati, gli enti inutili esistono ancora, e non è stata effettuata alcuna privatizzazione. Questa Giunta non ha affrontato i temi principali, e si è visto il fallimento totale di questa maggioranza. Sindacati, imprenditori, associazioni hanno condannato questa Giunta ed è lecito chiedersi come possa reggere ancora questa maggioranza. Anche il clero ha rivolto un pesante monito.
Ma il fallimento era scontato, ha aggiunto Balletto, e F.I. l'aveva previsto fin dalla prima Giunta Palomba. Si sono perseguiti solo fini di potere e di poltrone, con il collante della lottizzazione che tiene insieme questa maggioranza.
Balletto ha proseguito rilevando l'ingovernabilità e la vergogna di una classe politica "inetta e meschina", ma per mandare a casa Palomba non sono bastate le manifestazioni e le minacce di scioperi generali. Nella stessa maggioranza 8 consiglieri hanno preso le distante dal Presidente, mostratosi "debole, equivoco nelle dichiarazioni, inconcludente, privo di fascino e di carisma nei confronti del governo nazionale".
Balletto ha poi ricordato quanto da lui detto in occasione della discussione delle precedenti dichiarazioni del Presidente, quando aveva esortato Palomba a prendere le distanze da questa maggioranza. Ma il Presidente ha "ceduto al canto delle sirene" perdendo credibilità e dignità politica.
Gli elettori che hanno dato la fiducia a Palomba sapranno trarre le loro conclusioni, ha detto ancora Balletto e, visti gli esiti insoddisfacenti delle precedenti Giunte, ci sarebbe da chiedersi come mai le opposizioni critichino questa maggioranza. Ma la sua morte politica non può coincidere con la morte del popolo sardo che attende speranzoso concreti atti di governo.
Rivendicando al suo gruppo il ruolo di portatore di cambiamento, Balletto ha quindi detto che è necessario limitare i danni per poter ereditare una situazione economica non irrecuperabile, ed ha poi criticato l'atteggiamento assunto dai Pattisti in questa occasione, definito "contradditorio" rispetto alle enunciazioni teoriche. Senza l'apporto dei Comunisti unitari, Palomba avrebbe avuto solo 38 voti. E non si può credere che questa maggioranza possa reggere.
Davanti a questa "devastazione", ha proseguito Balletto, i Pattisti devono dire quali sono i veri legami che li uniscono a questa maggioranza.
Balletto ha quindi concluso affermando che l'opposizione farà di tutto per limitare i danni di questa coalizione, nell'interesse dei sardi."Se non ho capito male, stiamo finalmente discutendo la proposta di una Giunta, che dovrebbe porre fine ad una lunga e travagliata crisi politica", ma per l'on. La Rosa, (Misto), sarebbe meglio, più che della conclusione della crisi, partire dall'esame del suo inizio. Perchè, si è chiesto La Rosa, Palomba ha accettato la crisi? Con le scadenze e gli appuntamenti esistenti nel mese di settembre, una crisi, una verifica, sarebbe dovuta essere avviata solamente se fosse stata disponibile una soluzione immediata.
Critica, quindi, la posizione di La Rosa, il quale ha contestato a Palomba la sua incapacità di svolgere non solo il ruolo di presidente della Giunta, ma anche quello di leader della maggioranza. Palomba, anche nelle dichiarazioni fatte in occasione della sua rinuncia, ha infatti parlato di impossibilità di fare il regista e di un mandato "bello e impossibile" ricevuto dai partiti della maggioranza.
Queste dichiarazioni, secondo La Rosa, suscitano non poche perplessità, perchè si evita accuratamente di dare le opportune risposte a numerose domande. Perchè è impossibile svolgere compiti e ruoli ai quali si è stati chiamati? Quali i limiti e le caratteristiche dei mandati ricevuti? Come si arriva alla composizione delle nuove giunte, con nomi che cambiano, con incarichi agli amici o agli amici degli amici? Domande senza risposte Eppure la crisi, l'azione della maggioranza, il programma della Giunta interessa "noi tutti, riguarda la Sardegna". E tutti hanno diritto di sapere quali siano le ragioni all'origine di tutti questi avvenimenti.
La Rosa, per cercare di dare una "propria risposta" a queste perplessità, ha esaminato il quadro politico all'interno del quale ci si deve muovere: "Non chiamiamo in causa l'Ulivo. L'Ulivo lavora a Roma, qui non è ancora un soggetto politico". Bisogna, dunque, lavorare ancora per fare chiarezza. Nelle elezioni regionali del 1994, Rifondazione Comunista faceva parte in modo organico della coalizione di sinistra ed ha contribuito all'affermazione di questa lista ed al successodi un programma alla cui elaborazione, anche R.C. ha fattivamente contribuito.
Quindi, per La Rosa occorre fare chiarezza sul programma del nuovo esecutivo, "anche su quello nuovo, in avanzata fase di elaborazione e che sembra strordinario". Molte perplessità, comunque, su questo programma che non si conosce, ma che deve essere diverso rispetto a quello del Palomba-uno, l'unico che effettivamente sia stato illustrato. Ma se il programma non si conosce, cosa c'è alla base di questo accordo? In questa crisi tutto è stato umiliante, fonte di grande amarezza. Ed allo stesso presidente Palomba non è stato risparmiato nulla, neanche il bigliettino di fronte alle telecamere.
Secondo La Rosa, esiste anche un altro aspetto, più propriamente politico, sul quale occorre fare chiarezza. Il presidente Palomba ha o non ha una maggioranza che lo sostiene? Ma questa maggioranza è quella che lo ha eletto al secondo scrutinio o quella che ha bocciato il nuovo stanziamento a favore dell'EMSA? Programma e maggioranza sono gli stessi che hanno permesso l'accordo con i sindacati? Troppi punti oscuri, così come lascia perplessi il fatto che Palomba non abbia partecipato alle trattative con le diverse forze politiche e che non conoscesse i nomi dei suoi assessori. In buona sostanza si è passati dalla Giunta del Presidente ad una Giunta senza Presidente. Sono due aspetti di una stessa medaglia, ma di cartone.
Ma tutta levoluzione della crisi, ha aggiunto La Rosa, lascia perplessi, perchè l'unico gioco sembrava fosse quello di scaricare sugli altri le "colpe della crisi", salvo il fatto che poi tutti tentassero di scaricare "tutto sul PDS". La verità non è certo questa "e forse qualche esponente di questi partiti avrà la bontà di dircele, queste vere ragioni. Ma come al solito saranno solo chiacchiere". Eppure, anche se molti non sembra lo abbiano capito, questa è una crisi di gravità inaudita, perchè il ritorno sulle scene di forze politiche dagli ambigui atteggiamenti, "uccide le speranze della società sarda".
I partiti, i gruppi consiliari, secondo La Rosa, hanno creato, quindi, una situazione particolarmente lacerante, dalla quale non si ha voglia e capacità politica di uscirne. Ma i consiglieri non possono essere condizionati da questi strani giochi, devono poter scegliere ed agire di conseguenza, nel pieno rispetto delle proprie convinzioni, del ruolo al quale sono stati eletti.
Tutto lo svolgersi di questa vicenda politica, ha concluso La Rosa, dimostra come si voglia ingabbiare questo presidente, come si voglia ingessare l'azione politica della maggioranza. Ma Palomba "una risorsa politica da non perdere", deve avere il coraggio di un moto d'orgoglio e deve "rinunciare a guidare questa giunta". E, concludendo il suo intervento, La Rosa ha invitato Palomba a rinunciare al nuovo incarico.L'ex assessore Manunza (PPI), escluso da Palomba nella formazione della Giunta di "alto profilo", ha svolto una lunga riflessione sulle cause che hanno portato alla crisi. A quella crisi, ha detto, che sta mettendo in ginocchio la Sardegna e che il cittadino sardo stenta a comprendere. La verità è che, secondo Manunza, le formule nebulose ed equivoche che hanno accompagnato la formazione del Palomba ter nascondevano il fatto che pochi soggetti hanno operato per fa valere le proprie posizioni di potere.
Manunza, nel chiedersi, a nome dei cittadini sardi, quali concreti vantaggi avrebbe prodotto la crisi, ha affermato che bisogna spiegare a tutti perchè si sia perduto tanto tempo e che bisogna dire ad alta voce che a causare il blocco dell'attività regionale è stato il partito di maggioranza relativa. Questa crisi, infatti, è stata voluta in aperto dissenso con le altre componenti della coalizione di maggioranza.
Con questa crisi, ha detto ancora Manunza, si sono riprodotte tensioni, schermaglie, agguati politici e si è perso totalmente il senso di responsabilità. "A Federico Palomba, ha aggiunto, alla cui quarta elezioni anche io ho contribuito nonostante le numerose riserve ed in ossequio alle decisioni del mio gruppo, devo però dire che non apprezzo i suoi ultimi comportamenti. L'avrei voluto vedere alla guida di un forte e duraturo esecutivo e non in quella posizione di prigioniero in cui egli stesso si è voluto trovare. E poichè conservo stima personale per lui, devo insistere affinchè si attivi per recuperare la credibilità che ormai ha perduto ed ha fatto perdere alla coalizione".
Manunza ha quindi affermato che soprassederà ad un giudizio negativo sulla nuova giunta solo se il presidente vorrà e saprà rispondere ad una serie di domande che la comunità dei sardi si pone: 1) perchè ha ceduto,, pur non volendola, alla richiesta di crisi; 2) se ritiene che la Sardegna avesse bisogno, dopo il Palomba 2, di una Giunta dalto profilo; 3) se ha valutato le conseguenze di diverso carattere che avrebbero causato le sue definizioni sulla Giunta dei leaders; 4) come garantirà il processo di sviluppo che in parte era stato avviato e che avrebbe avuto completamento a breve termine; 5) a che cosa sono dovuti gli atteggiamenti contradditori da lui espressi in occasione della formazione dell'ultima Giunta e perchè non ha partecipato alle ultime fasi delle trattative lasciando ad altri decisioni che lo avrebbero drammaticamente coinvolto.
Solo alla prima domanda, ha detto ancora Manunza, il presidente ha risposto quando in quest'Aula, nello scorso ottobre, ha rinunciato al mandato sostenendo però che la sua seconda Giunta aveva lavorato bene impostando la soluzione dei problemi e molti avviandoli a conclusione. Alle altre domande dovrà ora rispondere affinchè la pubblica opinione sappia su chi devono ricadere le responsabilità di questa gravissima situazione politica. "Se le risposte saranno appaganti, ha concluso Manunza, non gli mancherà neanche questa volta il mio sostegno".L'on. Biancareddu (F.I.). dopo aver ironicamente invitato i colleghi dell'opposizione a stampare un manifesto in cui Palomba appaia a fianco di Prodi vestito da Pinocchio, ha esposto alcune sue riflessioni sulla crisi della maggioranza.
Ricordando il mandato elettorale ricevuto, Biancareddu ha definito "subdole" le manovre che hanno portato a questo nuovo Esecutivo. Il popolo ha il diritto di essere rappresentato al di sopra di tutto, ha proseguito, ed è necessario trovare le vere ragioni che hanno portato a questa situazione. Occorre puntualizzare che il Presidente e la Giunta dimissionari sono stati eletti con manovre di corridoio in cui hanno prevalso gli interessi dei singoli. Occorre chiedersi "che fiducia può ricevere questa sinistra che vuole distruggere tutti i valori spirituali all'insegna del neomaterialismo".
Una vera coalizione può essere paragonata a un comparto chimico in cui i componenti sono omogenei, ha proseguito Biancareddu, ma qui siamo davanti ad un vero problema che riguarda la democrazia.
Biancareddu ha quindi paragonato Palomba al gestore di un albergo con 12 stanze che vuole innalzare il livello dell'albergo e quindi sfratta alcuni clienti non ritenuti all'altezza. Ma questi ultimi, d'accordo col proprietario, hanno cambiato la serratura, ed il gestore ha accettato il compromesso, accettando tutto.
Dopo aver ironizzato sul concetto di "volare alto" riferito al programma, peraltro "compilato da gente incapace", Biancareddu ha concluso affermando di aver visto solo una "vigorosa picchiata" verso la palude del cattivo gusto.Per l'on. Degortes (PSFD) c'è da sperare che il tempo non sia trascorso invano e che le aspettative trovino concreti risultati. Ma non si può ignorare il travaglio che ha investito questa maggioranza: è palpabile, ingombrante e non lo si può negare.
Appellandosi alla ricerca della verità, Degortes ha quindi detto che è necessario rispondere ai quesiti che tutti si pongono. Solo così si possono schiarire gli orizzonti futuri. Ma il quadro che si delinea non è incoraggiante, ed è augurabile che il Presidente sappia padroneggiare le sfide che si troverà davanti. In caso contrario, sarà difficile scommettere sulla riuscita di questo tentativo.
La politica cambia, ha proseguito Degortes, il consenso verso una coalizione è mutevole e deve essere ricercato continuamente. Il consenso del Consiglio lo si deve guadagnare sul campo. Altrimenti è aleatorio e remoto. Non vi può essere vincolo di solidarietà di schieramento se il programma non incontra l'adesione dei singoli.
Oramai il degrado è giornaliero, ha proseguito Degortes riferendosi alla Gallura, terra che attende da anni la conclusione della vicenda del Master Plan. Occorre un verdetto, quale che sia, senza ammiccamenti e menzogne.
Dopo aver rivendicato al proprio gruppo l'elaborazione di uno studio accurato sul problema, Degortes ha ricordato che questo studio ha avuto l'approvazione delle popolazioni interessate. Ma, ha proseguito, si è scatenata una campagna di disinformazione orchestrata da una parte della maggioranza con l'aiuto di una certa parte della stampa. E' stata creata la diceria che l'Assessorato al Turismo assegnato a Federazione Democratica avrebbe significato l'accettazione del Master Plan. E', questa, un'ipotesi da respingere. Ma la parte del programma relativa ai temi dellambiente non è soddisfacente e, se nella replica del Presidente non vi saranno risposte esaurienti, ha concluso Degortes, non sarà possibile accordare la fiducia a questa Giunta.I consiglieri dell'opposizione dovrebbero denunciare quelli della "pseudo-maggioranza, per esercizio abusivo della professione"; in Consiglio, infatti, non si capisce bene chi sorregga la nuova Giunta Palomba. L'on. Locci (A.N.), è partito da questa considerazione, sottolineando come le posizioni di molti componenti l'attuale maggioranza, su alcuni grandi temi, siano tra loro decisamente contrapposte, per rivendicare alla minoranza il proprio ruolo "che è quello di fare politica". Le forze di opposizione, infatti, non hanno nessuna intenzione di farsi coinvolgere nelle lotte di potere, che sembra stiano caratterizzando la vita di molte forze politiche che compongono l'attuale coalizione.
Questi partiti hanno smesso di "fare politica", ha aggiunto Locci, ma le minoranze non vogliono farsi coinvolgere nei soliti giochi di potere. L'opposizione infatti "si tira fuori da questa vicenda, continua a fare il suo ruolo, a fare politica".
Locci ha chiesto al presidente Palomba se le tensioni, le fratture avvenute all'interno dei diversi schieramenti siano stati ricuciti, se le divisioni siano state superate. Il presidente della Giunta deve anche spiegare come mai sia riemerso il pericolo dei "poteri forti" e chi siano "i colleghi" che permettono l'ingresso di questi poteri all'interno dell'Assemblea sarda.
Per Locci ci sono troppi punti oscuri, troppi equivoci da sciogliere, perchè spesso i "poteri forti esistono quando esiste la politica debole". Ed in Sardegna esiste la "non politica", con il rischio che la burocrazia prenda il sopravvento e gestisca il potere, creando quelle tensioni, quei vuoti di potere che tanti guai hanno creato e creano anche nella nostra isola.
Locci, quindi, ha esaminato l'attuale quadro politico, le posizioni che le varie forze hanno da tempo assunto. Ad esempio, i tre punti che il Patto ha posto alla base della sua azione politica per le riforme sono largamente condivisibili. Ma come si fa a battersi per le riforme e poi chiedere, con insistenza, gli assessorati ai Lavori pubblici ed all'Ambiente, detti "di spesa" e non certo di riforma? Se si punta sulle riforme, infatti, perchè non si chiedono assessorati nei quali si possano realmente fare delle buone riforme?
La verità, ha aggiunto Locci. è che la nuova cultura politica, della cui mancanza ci si lamenta spesso, è ancora ben lontana dal permeare le forze politiche, specie quelle della sinistra. Forse è il caso di cambiare metodo, di ricordare che le riforme sono di competenza dell'Assemblea regionale. Occorre, dunque, modificare radicalmente modo di lavorare, non solo all'interno dei partiti, ma anche all'interno delle istituzioni e delle forze politiche.
Serve chiarezza, ha concluso Locci, serve realismo politico. Non si può sempre trovare un colpevole, qualcuno da crocifiggere. La crisi nella società sarda è sempre più grave. O si cambia o i sardi faranno piazza pulita di questo sistema.Una delle cause che hanno provocato la crisi, ha detto l'on. Ladu (PPI), è forse il fatto che la nuova classe politica, quella che rinnovato per il 75 per cento i banchi di questo Consiglio, non ha dato grandi prove di sè. Bisogna però dire che la crisi, sia politica che economica e sociale, non è una prerogativa della sola Sardegna, ma è comune all'Italia ed all'Europa. Ed è con l'Europa che bisogna confrontarsi se, come regione e come nazione, non si vuole retrocedere a paese di terzo mondo.
In questa situazione di gravi tensioni e preoccupazioni, quale deve essere, si è chiesto Ladu, il compito del consigliere regionale? La risposta è che il Consiglio è ancora in grado di dare un ruolo propulsivo e di guida per lo sviluppo sociale ed economico della Sardegna. Ma per questo è necessario il contributo di tutti i consiglieri, dell'intera Assemblea nelle sue diverse articolazioni rappresentative.
Dopo aver detto che per Palomba, da lui votato ultimamente sebbene con molte riserve, questa è la prova d'appello, Ladu ha annunciato che il voto a favore rappresenta un voto di speranza nella consapevolezza che la Sardegna sta vivendo un periodo cruciale.
Ladu ha quindi indicato quali devono essere le azioni di governo della Giunta che verrà, sia nei confronti dello Stato e sia nei confronti dell'Unione Europea. Ha posto in primo luogo le politiche per l'agricoltura, il problema della zona franca, il piano per la metanizzazione dell'Isola ed il piano energetico: tutti settori che conducono non solo sulla via dello sviluppo, ma anche e subito favoriscono l'occupazione. Ma Ladu ha ricordato anche altre tematiche importanti, quali il sistema del credito, il completamento della riforma degli enti e la rivendicazione dell'attuazione dellart. 13 dello Statuto.
Su questi problemi, ha detto ancora Ladu, si registra un insostenibile ritardo della Giunta. Ritardo che si è manifestato ampiamente in occasione del viaggio a Bruxelles dei pastori sardi. Non è possibile, ha detto, che la Regione sia sorda ed inerte di fronte alle restrizioni imposte dalla UE al settore agropastorale, che è uno dei presupposti sui quali poggia l'economia della Sardegna.
In conclusione, Ladu ha affermato che questa maggioranza, premiata dagli elettori, deve conquistare i consensi della gente, ed i consensi arrivano solo se si cambia rotta. Se invece continueranno a prevalere i balletti delle nomine e gli interessi di parte si perderà ogni residuo credito. Ma il Consiglio dovrà allora assumersi la responsabilità di rinnovarsi.L'on. Zucca (Progr. Fed), preannunciando un intervento non rituale, ha affermato di non condividere il modo in cui è nata e si è sviluppata la crisi. Si tratta ora di recuperare il tempo perduto, senza dispute oziose, spendendo bene i fondi a disposizione, senza creare illusioni, attenendosi alla realtà dei fatti.
Nella situazione attuale di crisi e di sfiducia da parte della società, ha proseguito Zucca, è facile trovare capri espiatori. E Palomba sembra "il ricettacolo di ogni nequizia". Ma Palomba è il Presidente incaricato da questa maggioranza che deve dargli il pieno sostegno per consentirgli di governare serenamente.
E' necessario un governo che operi bene, ha sostenuto Zucca, per dimostrare di aver voltato pagina, con un efficace piano di sviluppo. Se non si farà così, il fallimento sarà di tutti. Zona franca e riforma della Regione sono alcuni dei punti qualificanti per ridare fiducia agli imprenditori e a tutti gli operatori.
Per Zucca la credibilità la si deve riacquistare con i fatti, accelerando le procedure di spesa che oggi scoraggiano chiunque. Per questo la riforma della macchina regionale è indispensabile. Le popolazioni vogliono segni tangibili, e tutti, maggioranza e opposizione, devono operare costruttivamente.
Dopo aver espresso il suo dissenso su quanto dichiarato da La Rosa e Biancareddu, Zucca ha concluso affermando che è indispensabile varare quanto prima questa Giunta per il bene della Sardegna.Decisamente critico, invece, l'intevento dell'on. Cadoni, (A.N.). Dopo aver ricordato come il presidente Palomba abbia sempre detto che avrebbe fatto una Giunta slegata dalla volontà dei partiti, Cadoni ha sottolineato come gli assessori siano stati tutti indicati dai partiti presenti in Consiglio. Ma tutta l'attività del presidente Palomba sembra condizionata dalle volontà dei partiti.
A parere di Cadoni, il Presidente della Giunta, infatti, ha sempre rivendicato una "legittimazione popolare", mentre questa legittimazione gli è stata data dal Consiglio regionale e dai partiti che di questo fanno parte e che hanno dimostrato chiaramente di poter condizionare, pesantemente, le decisioni del presidente.Questi condizionamenti, ha concluso Cadoni, sono i veri poteri forti, dai quali Palomba non può certo difendersi. Così come è costretto ad accettare nomi ed assessori che non ha certamente scelto. Una situazione difficile, forse drammatica, di fronte alla quale Palomba ha mostrato tutta la sua incapacità, anche perchè ha "subìto" i suoi assessori e non è stato in grado di cambiarli, scegliendone dei migliori.
Una impostazione più propriamente politica, con particolare riferimento al ruolo delle diverse componenti, del tipo di confronto che deve esistere tra maggioranza ed opposizione, al rapporto che deve esistere tra il governo, le forze che lo sostengono e l'intero Consiglio sono stati i temi toccati dall'on. Vassallo, del gruppo Misto-Comunisti unitari.
Vassallo, partendo dalla gravità della crisi attuale, ha rimarcato la necessità di azioni politiche serie. Non si può tergiversare su tutto, ha detto; "le opposizioni, in questa situazione, hanno accusato i Comunisti unitari di aver fornito un soccorso rosso alla Giunta. E di averlo fatto per un piatto di lenticchie. In questa crisi, troppi sardi non hanno le lenticchie e nemmeno il piatto".
L'esponente dei Comunisti Unitari ha quindi lamentato la "superficialità" con la quale vengono affrontati molti temi, veramente importanti. Ad esempio, sono stati bocciati i fondi per il fermo biologico e per l'Emsa e questa decisione avrà gravi ripercussioni su larghi strati della popolazione sarda. Occorre, quindi, un maggiore senso di responsabilità da parte di tutti, "perchè tutti devono guardare al di là degli schemi tipici dei propri partiti, dei propri interessi particolari". Bisogna guardare agli interessi generali, non solo ai particolari aspetti politici, quindi.
Vassallo ha poi allargato il suo intervento all'azione dell'esecutivo regionale, alla composizione della nuova Giunta. La situazione è talmente complicata che era facile ipotizzare una Giunta di questo tipo. "Tutte le situazioni sono perfettibili, migliorabili. L'unica cosa necessaria è lavorare insieme, per andare avanti", ha aggiunto Vassallo, per dare poi un giudizio particolarmente positivo sul nuovo programma messo a punto dal nuovo esecutivo. Ed ha indicato nel tema delle "nuove politiche europee" uno dei suoi aspetti più qualificanti, così come è degno di particolare attenzione quanto previsto per creare nuovi posti di lavoro. Proprio un nuovo metodo di intervento attivo per il lavoro era stato già avviato dall'assessore Murgia. Ora bisogna continuare su quella strada. Sono anche altre, però, le risorse sulle quali si deve puntare e sono le bellezze naturali e le ricchezze delle coste sarde, beni da utilizzare nel modo migliore. Il programma Palomba, comunque, è un buon programma che può essere discusso ed approvato, tenendo conto che, in ultima analisi, è sempre il Consiglio che deve e può decidere.Per Vassallo è necessario, comunque, fare presto e muoversi per la zona franca, per la metanizzazione dell'Isola, per la realizzazione delle grandi infrastrutture.Dopo aver auspicato una maggioranza omogenea ed un'opposizione seria e disposta ad avanzare proposte e a collaborare con la Giunta, Vassallo ha concluso affermando che la Sardegna si batte, ha forza di volontà e carattere, lotta per avere un futuro migliore ed i consiglieri regionali devono operare proprio per dare ai sardi un futuro migliore.
Rivolgendosi al presidente Palomba, l'on. Nizzi (F.I.), ha chiesto con quale maggioranza voglia governare la Sardegna e se di tale maggioranza i comunisti unitari facciano parte integrante. Quindi ha polemizzato con l.oratore che l.aveva preceduto ed in particolare con il gruppo del Patto a proposito del programma di governo.
Nizzi ha quindi criticato tutto l'operato delle varie Giunte Palomba che non hanno salvaguardato i sistemi produttivi della Sardegna. Ma soprattutto il rappresentante di F.I. ha condannato il presidente per non aver voluto prendere una decisione nei riguardi del Master Plan. Così facendo ha voluto "castigare" tutto il nord est dell'Isola nel quale la promozione turistica ha di fatto favorito la crescita di un'estesa attività produttiva.
Per Nizzi, il blocco del Master Plan, "una delle poche iniziative serie degli ultimi anni", significa il blocco di tante altre imprese che avrebbero portato un benessere diffuso a tutta l'Isola.
Dopo aver criticato le prese di posizione di "professoroni" come Giovanni Lilliu e l'ing. Mura che hanno osato "sparare fango" sul cemento della costa gallurese, ma non hanno detto una parola sul fiume di miliardi speso dalla Regione per il porto canale di Cagliari. Nizzi ha invitato i Consiglieri della Gallura contrari al Master Plan a votare contro la Giunta Palomba.Secondo l'on. Busonera (Progr. Fed.): il dibattito in corso doveva analizzare i perchè dell'esigenza di un rafforzamento del quadro politico, ma invece si è approfittato dell'occasione per accusare il Presidente e la maggioranza. Si sarebbe dovuto discutere sul programma; invece si opera per danneggiare le istituzioni e la Sardegna, aggravandone la crisi.
E' necessario un atto di responsabilità collettiva, ha proseguito Busonera, per dare risposte alle attese di chi ha creduto a questa maggioranza e al nuovo corso della politica. Ci si è persi dietro la ricerca di equilibri che non danno risposte ai problemi, semplici o complessi che siano.
Busonera si è dichiarata convinta che le scelte politiche devono restare agganciate ai valori fondamentali dell'individuo e della qualità della vita. Oggi è urgente difendere lo stato sociale che rischia di essere smantellato, anche se si deve ripensare la spesa sociale.
Dopo aver illustrato il degrado sociale che oramai investe tutta la Sardegna, Busonera ha affermato che in questo scorcio di legislatura non sono state date risposte esaurienti ai problemi legati al settore socioassistenziale. La lotta alla povertà e all'esclusione sociale, ha detto ancora, passa attraverso misure che devono contrastare i lunghi periodi di disoccupazione. Ciò è essenziale se si vuole dare pienezza a questo esecutivo.
Busonera ha concluso esprimendo il suo appoggio, la sua fiducia e i suoi auguri al presidente Palomba del quale ricorre oggi il compleanno.Ultimo ad intervenire nel lungo dibattito pomeridiano è stato l'on. Granara (F.I.) il quale, dopo aver premesso che questa crisi ha bloccato l'attività del Consiglio, delle commissioni e dell'apparato regionale in un momento particolare e difficile, ha detto che era facile prevedere che il rapporto innaturale tra componenti diverse della maggioranza avrebbe portato ad una crisi difficilmente sanabile e comunque deleteria per le sorti della Sardegna.
Granara ha, con modi pacati, svolto una disamina dell'attuale situazione economica dell'Isola addossandone le responsabilità alla mancanza di progettualità economica della maggioranza di centro sinistra. Ha preso quindi in esame con maggior approfondimento la situazione nel settore dei trasporti chiedendosi come mai sia irrisolto ancora il problema della continuità territoriale. Non si è fatto nulla, e ciò è inconcepibile in un territorio che dipende totalmente dal sistema dei trasporti marittimi e non solo marittimi.
In merito ai trasporti, Granara ha aggiunto che l'Isola permette ancora che la maggior compagnia di navigazione di traghetti sia ancora nelle mani di Napoli, che fa e disfa a piacimento senza alcun riguardo per gli interessi della Sardegna e dei lavoratori sardi.
Infine, dopo aver affermato che la Giunta Palomba o non è stata capace di fare o non ha voluto fare per motivi che non si conoscono, Granara ha concluso affermando che nonostante sia facile attaccare il governo regionale, l'opposizione ha sempre dimostrato una notevole sensibilità che però non è stata apprezzata dal presidente Palomba.
I lavori del Consiglio proseguiranno
domani alle ore 9,30